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litante, avendo alla scuola, prima di Virgilio, poi di Matelda che reca l'opera di quello a compimento, terminata la carriera della vita in sè buona, od attiva, altro non gli rimane che di dedicarsi alla contemplativa, che è ottima, sotto la scorta di Beatrice; ciò che adombra nel terzo viaggio al Paradiso. Di questo, come al solito, tesseremo una breve esposizione, limitandoci sempre all'unico prefato senso allegorico.

Svincolato com'era da ogni affetto mondano sino al punto da lasciar dubbio se si mettesse in quest'ultimo arringo solo in ispirito, ovvero unito, come nei due precedenti, al suo corpo mortale, Dante trovavasi già puro e disposto a salire alle stelle, in guisa che il rimanersene più a lungo sulla terra sarebbe stata cosa così fuori dell'ordine naturale, come fiamma che, priva d'impedimento non si levasse in alto; o come rivo che non discendesse per la china. Di cotesta sua nuova e fortunata condizione Beatrice lo fa capace col seguente ragionamento: Tutte cose, ella dice, sono coordinate da Dio ad un fine prestabilito :

Onde si muovono a diversi porti

Per lo gran mar dell'essere, e ciascuna
Coll'istinto a lei dato che la porti.

Il fine della umana creatura è Dio medesimo, il quale tiene l'alto suo seggio nel cielo empireo;

Ed ora lì, come a fino decreto,

Cen porta la virtù di quella corda 1

1

Che ciò che scocca, drizza in segno lieto.
Vero è che, come forma non s'accorda
Molte fiate alla intenzion dell'arte,
Perchè a risponder la materia è sorda,
Così da questo corso si diparte

Talor la creatura, che ha podere

Di pregar, così pinta, in altra parte.

Nessun impedimento di tal natura legava più Dante; talchè, per levarsi in alto, non ha duopo che di fissare lo sguardo, prima nel sole, simbolo di Cristo, poi in Beatrice quasi specchio od immagine o ministro di quello:

Beatrice tutta nelle eterne rote.

Fissa con gli occhi stava: e io in lei
Le luci fisse, di lassù rimote,

Nel suo aspetto tal dentro mi fei

Qual sì fe' Glauco nel gustar dell'erba
Che il fe' consorto in mar degli altri dei.

Così trasumanate, e spinto dalla concreata e perpetua sete del deiforme regno, il Poeta colla velocità del fulmine passa la sfera del fuoco, e giunge al primo cielo della Luna.

Dopo quanto s'è detto sulla morale allegoria della Commedia che significa il risorgimento del peccatore, il rinnovamento del penitente, e il

1 Della divina Provvidenza.

perfezionamento del giusto, non fa oggimai più bisogno di nessun mio cenno, perchè il lettore comprenda come le cose qui sopra discorse e quelle che sono per aggiungere, possano e debbano applicarsi, moralmente, all'uomo viatore figurato in Dante, che si mette su quell'ultima via del perfezionamento, o della contemplazione. Per ben intendere le une e le altre converrà tener applicata la mente a queste tre verità capitali : 1.o che il Paradiso, giusta il prefato senso morale, figura, al pari della Divina foresta del Purgatorio, la Chiesa militante; 2.° che i beati ond' è popolato, trovano riscontro in quei fedeli che intendono alla vita perfetta tracciata dai consigli evangelici, ossia alla contemplativa; e 3.o che Dante è sempre il tipo dell'uomo viatore il qual si mette su quest'ultima carriera dopo avere percorsa la precedente, cioè l'attiva, che le serve di apparecchio.

Non lo seguiremo, che sarebbe un allungarci di soverchio, di cielo in cielo; bastando al nostro assunto di ben chiarire i due seguenti punti; cioè la condizione di queste anime sante considerate sotto il mentovato aspetto, e il frutto che ne ritrae il Poeta mano mano che procede su pei diversi gradi e s'avvicina

Al Vero in che s'acqueta ogni intelletto,

ciò che faremo nel seguente Capitolo.

CAPITOLO XIX.

Condizione delle anime beate, figura dei perfetti cristiani Frutto che ne ritrae il Poeta dal suo terzo viaggio.

La schiettezza d'animo, la carità vicendevole che esclude ogni livore, ogni senso d' invidia, e desidera ogni sorta di bene al proprio simile, la perfetta sommessione a Dio che rende impossibile qualunque sentimento d'orgoglio, la conformità del volere al voler di Dio sono le principali disposizioni de' fortunati abitatori del terzo regno; e ne vengono premiati coll'acume dell' intelletto che s'interna nella natura e negli attributi di Dio; « perocchè la verace beatitudine di quelli consiste « nel sentire il principio della verità, come af

ferma S. Giovanni in quelle parole: Questa è la « vera beatitudine, che conoscano te Dio vero » 1. Da ciò deriva la pace dell'anima, l'amore immenso di Dio che li sazia di una dolcezza di un contento inesprimibile e sempre maggiore quanto il merito di ciascuno è più perfetto. Similmente conforme al merito, ciascuno palesa i diversi gradi di questi santi affetti col lieto viso, colla vivida luce ond' è ammantato, col prestarsi volenteroso ad ogni inchiesta del Poeta, con inni

'Lett. a Cane XXXIII.

di lode a Dio, con danze, canti ed armonie che allietano quel beato soggiorno.

Per letiziar lassù fulgor s'acquista,
Siccome riso qui; ma giù s'abbuja

L'ombra di fuor come la mente è trista '.

Di questa invidiabile condizione Dante ne porge un concetto quasi completo nel solo III Canto dove racconta il suo ingresso nel primo cielo della Luna nel quale trova Piccarda sua stretta parente. Io qui ne riporterò pochi versi; ma raccomando al lettore di meditare attentamente tutto il tratto di questa maravigliosa conversazione 2.

1 Par. IX, 70.

↑ Onde sia viemmeglio gustata l'inarrivabile soavità dei versi qui citati, darò un cenno su Piccarda Donati la più amabile fra quante fanciulle sono introdotte nella Divina Commedia, da Beatrice in fuori. Essa era sorella di messer Forese, intrinseco più che fratello del Poeta, e di messer Corso principalissimo in Fiorenza, capo di parte Nera, e nemicissimo a Dante. Questi nel Poema la nomina tre volte: prima nel Purgatorio, dove ne chiede con ansia a Forese, che trova nel sesto girone, dicendo: Ma dimmi, se tu sai, dov'è Piccarda ?

ed egli:

La mia sorella, che tra bella e buona
Non so qual fosse più, trionfa lieta
Nell'empireo ciel di sua corona.

Poi l'introduce qui nel cielo della Luna ed è la prima creatura che incontra in questo terzo viaggio, discorre

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