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tario turbarsi degli affetti. Ecco il passo con che

si apre il Canto XVIII:

Già si godeva solo del suo verbo
Quello spirto beato; e io gustava

Lo mio, temprando col dolce l'acerbo.
E quella donna che a Dio mi menava,
Disse: Muta pensier; pensa ch'io sono
Presso Colui che ogni torto disgrava.
Io mi rivolsi all' amoroso suono

Del mio conforto; e quale io allor vidi
Negli occhi santi amor, qui l'abbandono.........
Tanto poss' io di quel punto ridire

Che, rimirando lei, lo mio affetto
Libero fu da ogni altro desire.

L'altro episodio è in quel magnifico brano dell'ottavo cielo, dove Dante riceve da S. Pietro la missione di inveire contro i vizi del clero de'suoi tempi, massime contro papa Bonifazio VIII suo capital nemico perchè cagione precipua del suo esilio. Tocca della morale riforma del clero, su cui penso di intrattenermi largamente più innanzi; e per ora ci basti individuarne l'allegoria morale. A tale effetto richiamo alla memoria i diversi modi seguiti dall'autore nel distinguere i varii passaggi che fece da uno ad altro stadio della sua carriera. Per entrare nella porta dell'Inferno, che fu il primo suo passo ed il più arduo fu mestieri che Virgilio porgesse a lui, come si usa coi fanciulli, la mano e ve lo confortasse con le carezze:

E poi che la sua mano alla mia pose
Con lieto volto, ond' io mi confortai,
Mi mise dentro alle segrete cose 1.

E quando, raddrizzatosi spiritualmente dopo la vittoria riportata sopra Dite, egli stava per incamminarsi alla volta del Purgatorio, bastò un semplice eccitamento del suo duca perchè riprendesse l'accorto passo:

Levati su, disse il maestro, in piede

La via è lunga e il cammino è malvagio 2.

Ma sulla vetta del sacro monte, tosto che il suo arbitrio fu fatto libero e sano, Virgilio, che rappresentava la filosofia e la sovranità temporale, licenziollo dalla sua scuola, creandolo, come già si è discorso, maestro e signore di sè medesimo col dirgli :

Ond' io te sovra te corono e mitrio.

Entra Dante nell' ottavo cielo che è delle stelle fisse, dove si figurano raccolti tutti i beati del paradiso formanti il bel giardino Che sotto i raggi di Cristo s'infiora, e sta per essere intromesso nel nono, o primo mobile, al cospetto di Dio che vi risiede in figura; e perocchè a Dio (disse

1

2

1 Inf. III, 19. XXXIV, 94. 3 XXIII, 71.

egli nella Monarchia), si accede mediante le tre virtù teologali fede, speranza e carità, nulla di più ragionevole che S. Pietro, a cui nostro Signore lasciò le chiavi di quel miro gaudio, in un cogli apostoli Giacomo e Giovanni, provino la fede, la speranza e la carità del Poeta sottoponendolo a rigoroso esame, prima di schiudergli il varco al sommo grado cui possa elevarsi l'anima contemplativa. Dopo la solenne professione di fede emessa da lui, la vita di S. Pietro, lì presente in forma di splendente fiaccola, esprime la propria soddisfazione coll' atto seguente:

Come il signor che ascolta quel che piace,
Da indi abbraccia il servo, gratulando

Per la novella, tosto ch'el si tace;
Così benedicendomi e cantando

Tre volte cinse me, sì come io tacqui,
L'apostolico lume, al cui comando

Io avea detto; sì nel dir gli piacqui 1.

Con ciò, licenziatolo maestro in teologia cattolica, il sommo Apostolo lo dichiara degno dell'aspetto di Dio medesimo; a cui Beatrice indi a poco lo solleva con la virtù di un semplice sguardo.

Codesto insigne coronamento del Poeta, quasi premio della sua professione di fede, se si collega colla missione conferitagli alquanto dopo da

1 XXIV, 148.

S. Pietro, apre la via a scorgere nel lungo passo che occupa i Canti xxv, XXVI e metà del seguente un altro significato che è una conseguenza del primo or ora mentovato, e pur si rannoda colla morale allegoria qui da noi esplicata, che ha per soggetto Dante tipo dell'uomo viatore. Rilevatosi dallo stato di colpa, è naturale che proceda salendo per tutti i gradi di virtù, di grazie, di dignità cui può venir assunto il cristiano. Or nella Chiesa di Cristo vi ha il popolo discente, e vi ha chi tiene da Dio speciale incarico d' insegnare e di riprendere; e Dante, che aveva cominciata la propria carriera dall' infima lacuna fattosi discepolo prima di Virgilio poscia di Beatrice, avendola presso che terminata quivi nell'ottavo cielo, in quello stesso modo che Virgilio all' ingresso della divina foresta l'aveva fatto maestro di sè medesimo, ora S. Pietro col triplicato aggirarsi intorno alle sue tempie non solo commenda l'ortodossia della sua fede, ma simbolicamente lo investe di un'autorità straordinaria e sacra e lo costituisce maestro degli altri; e gli fa comando, ritornato che fosse dal suo mistico pellegrinaggio, di ripetere quanto avea da lui udito sulla mala condotta di papa Bonifacio, dicendogli :

E tu, figliuol, che per lo mortal pondo
Ancor giù tornerai, apri la bocca,

E non asconder quel ch'io non ascondo '.

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Ma dappoi che Dante ebbe contemplato il cielo di tutti i Santi e conversato a lungo con essi, uno sguardo di Beatrice, come accennammo, lo solleva dagli eterni Gemelli (costellazione che presiedette alla sua nascita, e che gli fu sortita quando entrò in questa ottava sfera) al nono cielo degli Angeli, o primo mobile, nella cui virtude - L'esser di tutto il suo contento giace; che è quanto dire, sta la radice del moto e di tutti i benefici influssi che, emanando da quello, si comunicano agli otto cieli sottostanti ed alla terra. Esso corpo celeste contiene l'emblema di Dio rappresentato da un punto impercettibile in quanto a sottigliezza, ma luminosissimo, cinto da nove cerchi igniti, circolanti sempre intorno a lui più o meno veloci e più o meno ampi secondo l'ordine e la distanza dal centro. Sono questi i nove cori angelici distinti in tre ternari. Il più veloce, più sfolgorante e più vicino al punto medio, si compone tutto di Serafini che appaiono al Poeta in forma di vivaci innumerevoli faville: Così veloci seguono i suoi vimi (i vincoli di amore con che Dio a sè li tira) Per somigliarsi al punto (a Dio) quanto ponno E posson quanto a veder (a penetrare nella infinita grandezza divina) son sublimi. L'ultimo (cerchio) è tutto di angelici ludi. Tutto questo magnifico apparato, Dio nel centro che spande torrenti di luce con intorno le miriadi degli angelici spiriti, distinti e posti con sì bell'ordine in nove giri, rendono immagine di

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