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mai meno a questi nobili sentimenti, ma volse a benefizio di lei, anzi di tutta Italia, la potenza della sua gran mente; e cogli scritti, e massime col Poema, monumento unico di quanto possa l'umano ingegno, si sforzò di francarla dalla barbarie coll'additarle gli eterni principii del bello, del vero e del giusto, mercè de' quali potesse ritemprarsi a maschie virtù e rifarsi all'antica grandezza.

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PARTE PRIMA

DELL'ALLEGORIA MORALE

NELLA DIVINA COMMEDIA.

CAPITOLO I.

Sul concetto e sulla natura del Pocma.

L'amore, che in Dante ancora giovanissimo si accese di natura così ingenuo e in grado così elevato, quale traspare da ogni pagina della Vita nuova; che mutossi più tardi in amore della sapienza, e finalmente salendo all'idea della perfezione vesti le sembianze di amore per l'umanità, e massime per l' Italia, fu la causa vera che lo determinò a dettare il suo Poema. Quest' è a mio parere, tra le molte, l'opinione più giusta. Lo dice chiaro lo spirito ond' è informato il Poema stesso, dove si scorge come l'Autore indirizzi ogni suo pensiero al grande scopo di rilevare il sentimento morale presso che spento nel comune degli uomini, e di ricostruire sopra le salde basi dell'autorità e della giustizia gli ordini civili viziati e declinanti a manifesta ruina. Le piaghe della società ai suoi tempi, quali ci vengono da lui spesse volte indicate, si riducevano a queste : 1.o le sêtte dei Guelfi e dei Ghibellini suddivise in altre minori, e tante forse quante erano le

città d'Italia che si osteggiavano tra loro senza un'autorità temuta e potente a contenerle; 2.o il rilassamento della disciplina monacale, l'ignoranza del basso clero, il fasto smodato dei prelati, e quel civile arbitrato che la corte romana si sforzava di mantenere in Italia, anzi in tutta Europa; arbitrato che l'Alighieri diceva competere al solo imperatore; 3.o la comune depravazione dei costumi. Dante vide la funesta cagione di questo universale scompiglio nella smodata cupidigia pei beni transitorj di quaggiù, e cercò di guarirne l' infezione col farmaco dell'amore per le bellezze eterne della virtù, destandone la scintilla nel cuore umano col soffio della sua poetica parola attinta al fonte autorevole della parola di Dio. Quindi egli intese soprattutto alla riforma interiore dell' uomo individuo, fermamente convinto essere questa la via più certa, rimosso il più forte ostacolo, per cui guidare l'umana società, e segnatamente l'Italia, alla scelta di una stabile forma di governo civile sotto l'alto dominio di un solo imperante, e per ricondurre l'ecclesiastica gerarchia alla pratica della santità evangelica.

La Divina Commedia può dunque rettamente definirsi un completo sistema di riforma morale e civile radicato nei principj religiosi; perocchè Dante, ben ponderata l' intima correlazione tra questi tre elementi della civile convivenza, con profondo senno politico reputava doversi tra loro

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