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mutazione politica da lui tanto caldeggiata; e se lo fa dire da Beatrice nel cielo Empireo coi seguenti versi :

In quel gran seggio a che tu gli occhi tieni,
Per la corona che già v'è su posta,
Prima che tu a queste nozze ceni,
Sederà l'alma, che fia giù augosta,
Dell'alto Arrigo, che a drizzare Italia.
Verrà in prima ch'ella sia disposta '.

Concentratosi tutto in sè medesimo di non altro più si occupò che del suo poema in cui tolse a svolgere le vere cagioni donde originavano i mali d'Italia, ed a specularne gli efficaci rimedi. La cupidigia (la lupa del senso morale) ne era insieme la causa e l'effetto: era la causa presente da cui veniva l'opposizione fatta ai retti intendimenti di lui, dei ghibellini onesti e infine dell' imperatore Arrigo :

La cieca cupidigia che v'ammalia
Simili fatti v' ha al fantolino,

Che muor di fame e caccia via la balia.

Così Beatrice, seguitando al primo detto; ed egli combattè questa lupa nell'allegoria morale del Poema, dannando tutti inesorabilmente senza distinzione di setta quanti si erano allontanati dai severi principii di morale evangelica, che denno

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essere la norma delle azioni umane e la salda base di ogni buon reggimento civile. Ma questa stessa cupidigia ei la credeva altresì l'effetto dell'anarchia, dei tiranni ond'erano piene tutte le terre d'Italia non raffrenati dalla podestà imperiale: in una parola, del guelfismo dominante già da tempo nella penisola (ancora la lupa giusta il senso politico). Lo dice in chiari termini e ripetutamente nel Poema, in prova di che citeremo due soli passi.

Nel xvi del Purgatorio chiede a Marco Lombardo la cagione perchè il mondo era tutto diserto d'ogni virtù, quasi in dubbio se dovevasene incolpare la malizia degli uomini, o più veramente i mali influssi celesti; e Marco dopo avere dimostrato che quest' ultima influenza, tutto che inizi alcuna volta i movimenti dell'uomo, non lede però mai il suo libero arbitrio, soggiunge:

Però, se il mondo presente disvia,

In voi è la cagione, in voi si cheggia;
E io te ne sarò or vera spia.

E ne assegna la causa all'essere venuto meno l'uno dei due Soli che aveva Roma in antico, cioè l'imperatore incaricato dalla Provvidenza a far osservare le leggi che tenessero in freno il disordinato amore degli uomini pei falsi beni di quaggiù; perocchè l'altro Sole (il romano pontefice), tutto dedito alla celeste sapienza ed alla

preghiera, non è atto al governo civile del mondo.

Ecco le sue parole:

Ben puoi veder che la mala condotta
È la cagion che il mondo ha fatto reo,

E non natura che in voi sia corrotta.
Soleva Roma, che 'l buon mondo feo,
Duo Soli aver,
che l'una e l'altra strada
Facean vedere, e del mondo e di Deo.
L'un l'altro ha spento, ed è giunta la spada
Col pasturale, e l'un coll'altro insieme
Per viva forza mal convien che vada.
Però che, giunti, l'un l'altro non teme.
Se non mi credi, pon mente alla spiga;
Chè ogn'erba si conosce per lo seme 1.

E la prova di fatto che ne reca è il confronto tra i morigerati Lombardi antichi, Prima che Federico avesse briga (cioè prima che trovasse oppositori alla sua autorità in quel paese nella Lega lombarda e nel papa Alessandro III), e i tralignati Lombardi del 1300. Ecco il guelfismo, ovvero la primazia papale sostituita nel mondo (especialmente in Italia) alla imperiale, designata dal Poeta quale principalissima cagione di tutti i mali.

L'altro luogo non è meno solenne, e trovasi nel xxvIII del Paradiso, dove Beatrice esprime il suo rammarico per il mal costume che imperversava, ne addita la cagione e ne predice il rimedio, che è la comparsa del Veltro, esclamando:

1 V. 82.

O cupidigia, che i mortali affonde

Sì sotto te, che nessuno ha podere

Di ritrar gli occhi fuor delle tue onde!...
Fede ed innocenzia son reperte

Solo ne'pargoletti; poi ciascuna

Pria fugge che le guancie sian coperte.
Tale balbuziendo ancor digiuna,

Che poi divora con la lingua sciolta
Qualunque cibo per qualunque luna:
E tal balbuziendo ama ed ascolta

La madre sua, che con loquela intera
Disia poi di vederla sepolta....
Tu, perchè non ti facci maraviglia,
Sappi che in terra non è chi governi;
Onde si svia l'umana famiglia.

Ma prima che gennaio tutto sverni
Per la centesma, ch'è laggiù negletta,
Ruggiran sì questi cerchi superni,
Chè la fortuna, che tanto s'aspetta,
Le poppe volgerà u' son le prore,
Sì che la classe correrà diretta,
E vero frutto verrà dopo il fiore 1.

Qui si deplorano di bel nuovo gli stessi effetti, cioè la cupidigia con tutta la caterva dei disordini morali e sociali ond'è l' infausta radice, proveniente dalla stessa causa, cioè dalla mala condotta o mal governo, ossia dal guelfismo. A distruggere i quali, cupidigia e guelfismo, è consecrato tutto quanto il Poema; conciossiachè, mentre coll'Allegoria morale in esso adombrata Dante combatte la cupidigia nell' in

1 V. 121.

dividuo, non lascia di flagellare il guelfismo nei capi, di metterlo in discredito, di renderlo odioso, accagionandolo di tutte le piaghe che hanno Italia morta si moralmente che civilmente. E lo fa in due modi diversi : l'uno palese, ma quasi per incidenza, come per esempio nei luoghi sopracitati, nel lamento sull'Italia ec.; l'altro nascosto, ma più intimamente collegato colla sostanza del Poema e sotto forma allegorica; e questa è l'allegoria che noi classificammo col nome di politica, della quale entriamo più distesamente a parlare.

1

CAPITOLO III.

Le due Istituzioni designate a salute dell'Italia. - II

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brate nei tre Regni.
dei ghibellini adombrate nelle due società dei pec-
catori e dei giusti.

Le due sêtte dei guelfi e

Del senso politico nascosto nella Divina Commedia già ne demmo ai nostri lettori un' idea sommaria nei primi due Capitoli di quest'opera, dove si è ragionato del fine del Poema tendente a raddrizzare l'umana famiglia non solo nel morale, ma eziandio nel civile; e si è chiarito il significato e l'ufficio dei personaggi allegorici

1 Purg. VI, 76.

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