Sayfadaki görseller
PDF
ePub

esercitarla in nome di Lui? Quindi, se taluno di que' mostri non s' arrende alle intimazioni di Virgilio, questi passa alle minacce; se malgrado ciò si ostinano a far resistenza, l'alta Provvidenza, che con Scipio Difese a Roma la gloria del mondo, soccorre tosto all' uopo, come soccorse assai volte a pro dei Romani antichi nelle loro gloriose imprese. Ed ecco un Messo dal Cielo (il Veltro, messo di Dio, simbolo della potenza imperiale), che scende a rintuzzare i demonii della città di Dite colla forza aperta, e grida:

O cacciati dal ciel, gente dispetta

[ocr errors]

Ond' esta oltracotanza in voi s' alletta ?
Perchè ricalcitrate a quella voglia,

A cui non puote il fin mai esser mozzo,
E che più volte v' ha cresciuta doglia?
Che giova nella fata dar di cozzo? 2

Così tutti o per amore o per forza si sottomettono quei manigoldi all' impero di Virgilio e lasciano a Dante libera facoltà, e i più arrendevoli gli prestano anco talvolta soccorso, di far passaggio dalla selva oscura dell' Inferno al bel colle del Purgatorio; non escluso Lucifero, maladetto... Da tutti i pesi del mondo costretto 3, cioè reo, in causa, di tutti i peccati del mondo.

il

Chi fosse tenero pei raffronti, e volesse trovarne uno tra Lucifero ed un personaggio vivente ai tempi di Dante, deve cercarlo in quello

[merged small][merged small][merged small][merged small][ocr errors][merged small]

che per la soverchiante sua potenza era divenuto l'arbitro, in luogo dell' imperatore, dell Europa e dello stesso pontefice, cui Dante fa segno dell'ira sua tremenda in più luoghi del Poema, dipingendolo qual tipo dell'avarizia e del dispotismo, che s'era fatto il principale sostenitore del guelfismo; in una parola, nel gigante apparso sopra il carro nella divina foresta, ossia in Fi lippo il Bello. Noi, veggendo come Dante siasi mantenuto sempre fedele alla gran sentenza di Platone, che quanto più le cose prendono dell' universale tanto più si accostano alle divine, ci appagheremo di riconoscere nell' Imperator del tenebroso regno la parodia dell'imperatore romano, ossia il partito guelfo personificato, lo stesso che la bestia senza pace, ossia la lupa del senso politico. Al vederlo il Poeta rimase gelato e fioco, e dice: Io non morii, e non rimasi vivo; e aveva già detto della lupa: Ella mi fa tremar le vene e i polsi. Ma Dante, o il popolo italiano, non è più quello di prima Quando chinava a ruinar le ciglia; e dopo l'esperienza acquistata lungo il viaggio per il mondo senza fine amaro, è convinto nell' intelletto che giace in uno stato di morte, e risolto nella volontà di alzare le vele per correre miglior acqua, e tanto basta. Sorretto dal suo maestro, s'affronta col vermo reo che il mondo fora, passa sul suo corpo, lo soggioga, lo lascia capovolto, ed egli si raddrizza; e volte le spalle all' Inferno, intra

prende com'uom che sale quell'altro viaggio a cui Virgilio accennava da principio, che è la salita per la montagna del Purgatorio, Lasciando dietro sè mar sì crudele.

CAPITOLO V.

II Purgatorio.

La divina foresta.

El Paradiso.

Il secondo regno del Purgatorio è agli antipodi del primo ossia dell' Inferno: ha la stessa forma conica e le stesse dimensioni e divisioni ; ciò che prova significare ambedue, materialmente la stessa cosa, o l' Italia. Pur non di meno quale differenza tra l'uno e l'altro circa gli accidenti ! Se nel primo si discende per la via della colpa che mena a Dite da cui procede ogni lutto, nel secondo si sale verso la felicità di cui è capace la natura umana reintegrata nelle sue virtù e nelle sue prerogative, donde è lecito ed agevole far passaggio alla felicità celeste. Se il primo è avvolto fra le tenebre del disordine, dell' ignoranza e della malizia, il secondo è disciolto nell'aria pura ed illuminato dal sole; e nell'allegoria politica, il sole senza cui è impossibile muovere un passo verso la cima, è il simbolo dell' imperatore. Leggansi i seguenti versi posti in bocca a Virgilio:

O dolce lume, a cui fidanza io entro

Per lo nuovo cammin, tu mi conduci,
Dicea, come condur si vuol quinc'entro.

Tu scaldi il mondo, tu sovr'esso luci :
S'altra cagione in contrario non pronta,
Esser den sempre li tuoi raggi duci 1;

e si confrontino colla citazione registrata a pagina 112. Ambedue i regni rappresentano dunque l'Italia, od a meglio dire, due reggimenti o fasi dell' Italia; l'una capovolta, disordinata e guelfa, vera e reale qual'era nel 1300; l'altra raddrizzata, ideale e futura: ossia l'Italia imperiale o ghibellina, quale il Poeta si confidava di creare colla virtù della sua parola. Perciò gli abitatori dei due mondi sono il contrapposto gli uni degli altri. Degli uni già dicemmo abbastanza nel precedente capitolo. Gli altri, quelli del Purgatorio, compongono una società di gente eletta, pia, desiderosa del bene, intenta a conseguirlo con tutte sue forze, stretta coi vincoli della carità vicendevole. La meta delle loro brame e continui travagli è la vetta della montagna dove le aspetta una vita innocente e felice, quale fu data da Dio ai nostri progenitori per arra di eterna pace. Sicchè Dante, il quale dal momento in cui pose piede in questo secondo regno personifica in sè i suoi abitatori, dice a taluno di questi:

Voi dite, ed io farò per quella pace

Che dietro ai piedi di sì fatta guida (Virgilio)
Di mondo in mondo cercar mi si face 2.

[blocks in formation]

E ne ha per risposta:

Quinci si va chi vuol andar per pace'.

3

Questa è la beatitudine della vita presente, che consiste nelle operazioni della propria virtù, figurata nel paradiso terrestre ?. Ma colassù nessuno arriva se non per mezzo degli ammaestramenti filosofici.... operando secondo le virtù morali ed intellettuali ; o in altri termini: nessuno arriva che non sia riescito a spegnere dentro sè ogni mala affezione, perchè l'affetto, dice Dante, lo intelletto lega", incatena l'arbitrio, toglie di vedere il meglio, ed anche visto, toglie di volerlo efficacemente. Laonde il Poeta ci mostra le anime elette del Purgatorio unicamente premurose di spogliarsi le reliquie della colpa e di raddrizzare il proprio arbitrio; in una parola, di perfezionarsi moralmente; il che ottenuto, ogni traviamento della ragione nella scelta del miglior partito, anche politico, diviene impossibile, e vien rimosso ogn' impedimento a procedere verso la cima. Tanto equivale alla sentenza da noi espressa dove ragionammo delle due allegorie morale e politica del Poema, dicendo: essersi Dante proposto di spegnere nel cuore degli uomini la mala cupidigia con tutta la sequenza dei vizii originati da lei che offuscano l'intelletto e fanno parer dritta la via torta. Ottenuto questo fine,

[blocks in formation]
« ÖncekiDevam »