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PItal

333.1

L'ESPOSIZIONE NAZIONALE ITALIANA

AGRARIA, INDUSTRIALE E ARTISTICA

TENUTA IN FIRENZE NEL 1861.

Cenni, Carteggi e Giudizü

Da varii nostri collaboratori abbiam ricevuto ragguagli generali o speciali intorno alla Esposizione Italiana apertasi in Firenze il 15. settembre 1861, dei quali gli incumbensammo.

Non tutti risposero peranco alla missione loro affidata, epperciò nel presente quaderno della RIVISTA CONTEMPORANEA Scarseggiano gli esami speciali di tale o tal'altra classe d'oggetti esposti in mostra.

Peraltro, i resoconti generali sembranci bastantemente completi e adatti a fornire anco ai lontani un'adeguata idea di questa prima solennità artistico-industriale d'Italia.

Al rendiconto meglio compiuto e dettagliato, dovuto al nostro collaboratore Avv. D. GIURIATI, facciam tener dietro un esame, generale pur esso, ma il quale credemmo non dover pretermettere, inquantochè, se in qualche ragguaglio combinasi col primo lavoro, e' si sofferma sovr'altro con maggior cura e dipigne le generalità per modo che più distinta e profonda se ne imprima la immagine nella mente del lettore.

D'altra parte, in una Rivista, come la nostra, essenzialmente eclettica, credemmo non disdicevole udir da due organi diversi ragguagli e giudizii sovra identici oggetti.

Nel venturo quaderno, oltre ad altri carteggi e lavori volti ad esaminare i prodotti di qualche più importante specialità dell'Esposizione, incominceremo l'esame estetico e la rassegna critica delle opere d'arte, le quali in queste pagine vengono solo sommaria

mente accennate.

Il lavoro principale su questo importantissimo subbietto è dovuto alla penna del prof. CAMILLO Borro ed intitolasi: L'ARTE ITA

LIANA CONTEMPORANEA.

LA REDAZIONE.

I.

SULLA ESPOSIZIONE ITALIANA

I. La sede della Esposizione.

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II. La legge 25 giugno 1860 e gli avvenimenti che ne seguirono. III. Nazionalità italiana. IV. Regolamento, classificazione dei prodotti.-V. I premii, i giurati. VI. Altre pecche.-VII. Il palazzo dalla Porta a Prato. VIII. La mostra a volo d'uccello. IX. Numero dei visitatori. X. Numero degli esponenti. XI. Statistica delle produzioni e rispettiva utilità XII. La mancanza del prezzo agli oggetti esposti. XIII. Statistica dei prodotti in rapporto alle provincie: spiegazioni.-XIV. Quadro sinottico. XV. Comparazione fra i diversi paesi. — XVI. Roma e Venezia.-XVII. Premii conferiti. Augurio. -XVIII. Potenza industriale in Italia. XIX. Mezzi di accrescerla.

- XX. Benefizio supremo della Esposizione.

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I. Firenze, per lo splendore dei suoi monumenti, per la mite, socievole, culta indole dei suoi cittadini, per la sua medesima posizione rispetto alle altre terre d'Italia, doveva essere e fu la sede della prima nostra Esposizione industriale. Era giustizia che quel paese il quale primo nel mondo aveva tenuto le pubbliche mostre, moria che risale al secolo XIII, fosse prescelto a primo convegno degli Italiani. Ma era ben più giustizia che quel gentile paese entro alle cui mura si alimentò più che altrove la rabbia dei partigiani, e si diè spettacolo miserando di fraterne guerre, quel gentile paese di preferenza a tutti fosse chiamato ad assaporare le dolci primizie della civile concordia.

Imperciocchè se la patria oggidì si viene costituendo in un forte e libero Stato, se non abbiamo a temere fra noi tiranni che ci sog

gioghino, o villani che parteggiando diventino Marcelli, il merito di questa grande novità a cui vuolsi attribuire? Certo vi conferirono i leali e buoni propositi del Principe, gli avvedimenti del Governo, l'ardire e l'abnegazione di un capitano, lo intervento di un alleato ma tutto ciò non bastava a rinnovare l'Italia, quando uno spirito di concordia ed una ferma volontà di mutua benevolenza non avesse dominato gli animi. Per chi legge le storie dei secoli andati, o per chi pur solo rammenta le scene di pochi anni addietro, siffatto rapporto di causa ad effetto apparisce manifesto. Si comprese una volta quella verità indarno ripetuta le cento: che per fare l'Italia conviene disfare i partiti.

II. La Esposizione venne decretata con legge del 25 giugno 1860, proponente il deputato Quintino Sella. Fu stabilito che non solo i prodotti agricoli ed industriali, ma sì le opere di belle arti sarebbero ammesse che una Commissione governativa ne avrebbe la direzione e la sorveglianza: che seguirebbe nel settembre del 1861: che nel bilancio di quest' anno sarebbe stanziata a tal uopo la somma di lire 150 mila.

Allorchè la legge fu promulgata non si prevedeva che di tanta parte sarebbe il Regno accresciuto, quanta è Napoli, Sicilia e la bassa Romagna. Ma quando la Commissione reale condusse a termine il Regolamento e diramollo con lettera esortativa nelle varie provincie dello Stato, quegli splendidi fatti erano già compiuti, e la circolare alle Camere di commercio, agli agricoltori, industriali ed artisti italiani che non facessero parte del Regno fu diretta soltanto alle sventurate provincie della Venezia e di Roma, ed ai punti appena percettibili di San Marino e di Monaco.

Ell'era dunque veramente una Esposizione italiana che veniva bandita. La penisola, sino al di prima schiava, radunavasi al convito dei liberi popoli: gli occhi degli stranieri si sarebbero fissati sopra le sue produzioni. Ora, quale giudizio sarà da noi meritato? Ecco l'arduo problema significato dal Palazzo della Esposizione nazionale.

Saremo noi arguiti di soverchia baldanza, quasi la mostra fosse disfida lanciata ad altre nazioni, e contesa di un primato che pur ci appartenne? Ovvero diranno, commiserando, che siamo sempre la terra dei morti? O non piuttosto ci saremo degnamente preparati alla Esposizione mondiale che Londra terrà nell'anno venturo?

III. Fu gelosa, e giustamente, la Giunta reale di conservare nell'Esposizione integro il carattere di nazionalità. Coll'articolo 7 del Regolamento 20 ottobre 1860 si ammisero soltanto per via di parifi

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