Anzi li sembreria sollazzo e gioco Che non distrigne te, che vai gabbando; Al contrario di questo Iacopo, sembra che Fra Guittone fosse miglior poeta nei sonetti che nelle canzoni, se veramente appartengono a lui le poesie che gli sono attribuite. Certamente, per quell' età dovrebbe giudicarsi assai bello il seguente sonetto: Donna del cielo, glorïosa madre Del buon Gesù, la cui sacrata morte, Che tira l'alma nostra al primo loco, un altro sonetto dove il poeta ragiona della morte lo conduce anzi tempo la durezza della donna da mata, trascriverò soltanto le terzine: Ben forse alcun verrà dopo qualch' anno, Sembrara. Sembraria, sembreria. * Sbaldimento. S' interpreta: Letizia, allegrezza. Nelle Canzoni, come già dissi, riuscì minor poeta che nei Sonetti; tanto minore, che duriamo fatica a credere che quelli e queste uscissero d'un medesimo ingegno. E benchè sia possibile ripescare anche da queste canzoni qua e là qualche gruppo di versi abbastanza felice, generalmente ridondano di bisticci, di frasi contorte e di rime sforzate. Perciò non si addirebbe allo scopo di questo libro, nè alcuno potrebbe ragionevolmente desiderare che io ne trascrivessi qui più che una qualche strofa per saggio: Tantosto, donna mia, Com' eo voi vidi, fui d' amor sorpriso; Altra cosa che ciò non divisoe, E si m'è bon ch' eo sia Fedele a voi, che in me non trovo cosa Per ciò contrarïosa, Chè l'alma e lo saver deletta cioe. Perchè tutto me doe Voi, cui più che meo soe. Meo non son già; chè a far vostro piacere Volontero isfarei me' in persona Per far cosa di mene Che più vi stesse bene; Chè già non m' osa unqu' altro essere a voglia Che ubbidir vostra voglia. E s'io di voi disio cosa altra alcona, Credo che savvi bona, E che valor v' accresce in allegranza Di vostra innamoranza. Non piaccia a Deo che mai possa movère. Meno lontano dalla pulita maniera del secolo XIV mostrasi non di rado Fra Iacopone da Todi. Così, per esempio, nella canzone a Maria Vergine: Porgi soccorso, o Vergine gentile, A quest' alma tapina, E non guardar ch' io sia terreno e vile, E tu del ciel reina; O stella mattutina, O tramontana del mondan viaggio, Porgi il tuo santo raggio Alla mia errante e debil navicella... Ricevi, donna, nel tuo grembo bello Tu sai che ti son prossimo a fratello, Vergine, non tardare, Chè carità non suol patir dimora: Che 'l lupo mangi la tua pecorella. Ma benchè questo non sia un grado di bellezza poetica molto elevato, bisogna pur confessare che Iacopone non vi si mantiene generalmente: però s'egli da alcuni è preferito a'suoi contemporanei, più che una maggior perfezione di forma, n'è causa una certa ricchezza di idee provenienti da studio e da esperienza d'affari, ed anche un sentimento più profondo e più vivo. Dal lato della dottrina fu unico, piuttostochè primo, in quel secolo Brunetto Latini, famoso altresì per essere stato maestro dell' Allighieri. Ma la sua maggior opera, che porta il nome di Tesoro e fu considerata come un' enciclopedia di quell'età, è scritta in prosa francese; e il lavoro in versi italiani intitolato il Tesoretto, come poesia, non ha pregi nè d'invenzione nè di stile o di lingua che lo distinguano dai già citati. Un altro lavoro poetico, il Pataffio, fu lungamente attribuito a Brunetto Latini: ora è provato che non gli appartiene; se gli appartenesse, non per questo meriterebbe che se ne citasse qui verun saggio. Opere da potersi veramente dir letterarie non si trovano se non verso la fine del secolo XIII: perciò le scritture precedenti a Federico II, e nemmanco le poesie di quell' imperatore, de' suoi figli Enzo e Manfredi, di Pier delle Vigne suo segretario e di altri vissuti in quel tempo, e famosi in quella corte, non possono trovar luogo in questo Manuale. Ben è vero che, sotto questo rispetto, dovremmo forse escludere dal nostro libro tutti i poeti che precedettero l'Allighieri e il Petrarca: stimai nondimeno di dover dare qualche saggio delle poesie di Guido Guinicelli e di Guido Cavalcanti, non solo perchè furono lodati singolarmente da Dante, ma perchè in loro si scorgono già le tracce di quella perfezione che si veniva accostando: e nel trascurare affatto i primi fondatori di un'arte v'è una specie d'ingratitudine da cui l'animo naturalmente rifugge. Il Guinicelli fu bolognese: trovasi affermato che nel 1270 insegnava in Bologna lettere umane: nel 1274 fu mandato in esilio colla fazione de' Lambertazzi alla quale aderiva la sua famiglia, e morì esule nel 1276. Nè molto diversi furono i casi di Guido Cavalcanti fiorentino. Perciocchè egli pure fu cacciato della patria per le discordie civili ond'era agitata al suo tempo; e benchè dopo alcuni anni ottenesse di poter ritornare, morì nondimeno ben tosto (nel 1300) in conseguenza dell'infermità cagionatagli dall' aria insalubre di Sarzana dove lo avevano relegato. Del resto nè l'uno nè l'altro ci fa sentire direttamente o indirettamente questi suoi casi ne' versi che ci rimangono di loro. Volendo ragionare Di così grande affare; 2 Ma scusami ch' io si fortemente Sento li suoi tormente3 ond' io mi doglio. -- E' par che da verace piacimento Lo fino amor discenda, Guardando quel ch' al cor torni piacente.* E cresce con disio immantinente; Fiorisce e mena frutto. 1 Ancorch'è. Sebbene falla, erra chi vuol ragionare ec. 2 Scusami che ec. Ma questo mi serve di scusa, che io ec. 3 Tormente. Tormenti. 4 Guardando persona o cosa che riesca piacevole al cuore; o (come dice subito appresso) di talento, cioè cosa che gli talenti o gli piaccia, Al cor ec. Circonda, avviluppa il cuore di pensieri. Però mi sento isdutto 1 L'amor, crescendo, fiori e foglie ha messe, ↑ Isdutto. Deviato, deluso; perchè dopo i fiori e le foglie, viene il tempo di mietere e non raccolgo alcun frutto. 2 Per caldura. Per caldo desiderio. 3 Meritato. Rimeritato, ricompensato. Lo suo pensato. La cosa da lui pensata, il suo pensiero. 5 E orgoglio. per ec. E in luogo di pietà (pietanza) e compassione trova solo Chero. Chiedo, dall' ant. cherere, lat. quærere. 7 A voi ee. A voi che, per quanto a me pare (al mio parvente), potete fare tutto ciò che vi piace. Allotta, per Allora, voce antiquata. 9 Spesso avviene che il servire con animo volonteroso non è rimeri tato (allotta che) quando chi serve aspetta il premio; ma viene poi un tempo ch'è accolto e rimunerato della sua servitù. Questa interpretazione è pel Nannucci, e la fonda sul provenzale escoill che significa accoglienza. Nel resto della canzone, dove tutti e due commentiamo colle stesse parole, siami permesso avvertire che il mio Manuale precedette di circa dieci anni l'opera del Nannucci. |