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rentino. E partito il convito, l'ambasciadore di Fiorenza mandò per lo catellino ed ebbelo. Poi vi mandò l'ambasciadore di Pisa, e trovò come l' aveano avuto gli ambasciadori di Fiorenza. Recarolosi a onta e a dispetto, non sapiendo com'era intervenuto: e trovandosi insieme i detti ambasciadori per Roma, richiedendo il catellino, vennono a villane parole; e di parole, si toccarono; onde gli ambasciadori di Fiorenza furono soperchiati e villaneggiati; perocchè gli ambasciadori di Pisa avieno3 cinquanta soldati di Pisa: per la quale cosa tutti i Fiorentini ch'erano in corte del papa e dello imperatore, ch'erano in gran quantità, e anche n' andò di Fiorenza per volontà, onde ne fue capo messer Oderigo Fifanti, e si accordarono e assalirono i detti Pisani con aspra vendetta. Per la quale cosa scrivendone a Pisa, com'erano stati soperchiati da' Fiorentini e ricevuto grande vergogna, incontanente feciono arrestare tutta la roba dei Fiorentini che si trovò in Pisa, ch' era grande quantità. I Fiorentini, per fare restituire a' loro mercatanti, più ambascerie mandarono a Pisa, che per amore dell' amistà antica dovessono rendere la detta mercatanzia. Non l'assentirono, dando cagione che la detta mercatanzia era barattata. Alla fine s' arrecarono a tanto i Fiorentini, che mandarono pregando il Comune di Pisa, che in luogo della mercatanzia mandassero altrettante some di qualunque vile cosa fosse, a sodisfazione del popolo, e che non se lo recassono a onta; e 'l Comune di Fiorenza restituirebbe di suoi danari i suoi cittadini; e se ciò non volessono fare, protestavano che più non poteano durare l'amistà con loro, e sarebbe cagione di principio di fare loro guerra; e questa richiesta durò per più tempo. I Pisani per loro superbia, parendo loro essere signori del mare e della terra, rispuosono a' Fiorentini, che qualunque ora uscissono fuora contro di loro a oste, rammezzerebbono loro la via: e cosi avvenne ch'e Fio

1 Recarolosi. Se lo recaro, Se lo recarono; e intendi l'ambasciadore co' suoi compagni Sapiendo per Sapendo; voce antiquata.

2 Si toccarono. Dalle parole vennero alle mani ed alle percosse. 3 Avieno per Aveano, voce antiquata. Qui poi manca la sintassi, e perciò la chiarezza.

Feciono per Fecero, e poco dopo Dovessono per Dovessero, voci antiquate. Intendasi che i Pisani fecero arrestare ec.

5 Barattata. Permutata, venduta, passata da uno ad un altro.

6 A sodisfazione ec. Affinchè il popolo, credendo avvenuta la restituzione, fosse sodisfatto. Si notino i plur. mandassero e recassono concordati coi collettivi Comune e Popolo.

7 Restituirebbe. Risarcirebbe. E si noti il bell' uso della preposizione di 8 Rammezzerebbono ec. Verrebbero loro incontro fino a metà del cammino.

rentini, non possendo sostenere l' onta e il danno che riceveano, cominciarono loro guerra.

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Come i Fiorentini andarono sopra a Pisal

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Come i Fiorentini ebbono riformata la città di Volterra, senza tornare in Fiorenza, andarono sopra la città di Pisa: e's Pisani avendo inteso le vittorie de' Fiorentini, e come aveano preso la città di Volterra, isbigottiti mandarono loro ambasciadori a' Fiorentini colle chiavi in mano in segno d'umiltà, per trattare pace con loro; e fue accettata la pace in questo modo: Che in perpetuo fossono franchi in Pisa i Fiorentini senza pagare gabella diritto di mercatanzia che 'ntrasse o uscisse di Pisa per mare o per terra; e ch' e' Pisani terrebbono il peso di Fiorenza, e la misura de' panni, e la loro moneta alla lega di quella del comune di Fiorenza; e di non fare contro, nè guerra a' Fiorentini, nè dare aiuto privato o palese a' loro nemici. E per patto addomandarono la terra di Piombino, ovvero il castello di Ripafratta; di che i Pisani ne furono molto crucciosi, spezialmente perchè i Fiorentini non pren. dessono Piombino per cagione del porto; e negare non poteano alla pitizione de' Fiorentini. Uno Pisano ch' avea nome Vernagallo consigliò: Se noi vogliamo ingannare i Fiorentini, mostriánci più teneri di Ripafratta che di Piombino, ed egli prenderanno piuttosto quello crederanno che più ci spiaccia; per conforto de' Lucchesi prenderano Ripafratta. E così avvenne, e presono Ripafratta; e poco appresso i Fiorentini la donarono a' Lucchesi: e ciò fue poco senno de' Fiorentini; chè avendo Piombino, poteano avere porto in mare.

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Due usanze de' Fiorentini antichi in tempo di guerra.

Avvenne che negli anni di Cristo 1260 del mese di maggio i Fiorentini feciono oste generale sopra il Comune di

1 Possendo. Ora diciamo potendo. I poeti per altro usano del pari potente e possente.

2 Riformata. Nel 1254 i Fiorentini presero Volterra e la riformarono o riordinarono a modo loro.

3 E'. E i.

Fossono. Fossero; desinenza antiquata.

5 Di non fare ec. Non opporsi, non far danno nè guerra.

6 Mostriánci ec. Mostriamo, fingiamo di pregiar più Ripafratta che Piombino. Egli. Eglino, essi.

7 Quello crederanno. Qui l'omissione della voce che giova a fuggire la spiacevole ripetizione.

8 Feciono. Fecero; forma antiquata. Fare oste sopra o contra uno vale

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Siena, e menaronvi il Carroccio. E nota che 'l Carroccio era uno carro in su quattro ruote tutto dipinto vermiglio, ed eravi suso due grandi antenne vermiglie, in sulle quali stava e ventolava il grande stendale dell' arme del Comune di Fiorenza ch'era dimezzata bianca e vermiglia; e ancora oggi si mostra in San Giovanni: e tiravalo un gran paio di buoi coperti di panno vermiglio che solamente erano diputati a ciò, ed erano dello Spedale de' Preti,' e 'l guidatore era franco nel Comune: Questo Carroccio usavano gli antichi per trionfo e degnità; e quando s'andava in oste, i conti vicini e' cavalieri il traevano dell' Opera di Santo Giovanni, e conducevanlo in sulla piazza di Mercato Nuovo, e posato per me' di uno termine che v'è d'una pietra intagliata tonda a guisa di ruota di carro, sì lo accomandavano al popolo, e' popolari il guidavano nell' oste; e a ciò erano diputati in guardia de' migliori e più perfetti e più forti e vertudiosi popolari della città, e a quello s' ammassava tutta la forza del popolo. E quando l'oste era bandita, 6 uno mese dinanzi ove dovesse andare, si ponea una campana in sull'arco di Porta Santa Maria, ch' era in sul capo di Mercato nuovo, e quella era sonata al continovo di dì e di notte; e ciò era per grandigia, di dare campo al nimico contro cui era bandita l'oste, che si apparecchiasse; e chi la chiamava Martinella, e chi la Campana degli Asini. E quando l'oste andava, si levava dall' arco, e ponevasi in su uno castello di legname fatto in su uno carro; e il suono di quella si guidava l'oste. E di queste due pompe, del Carroccio e della Campana, si reggea la superbia del popolo vecchio e de' nostri antichi.

DINO COMPAGNI.

La storia di Ricordano Malispini fu continuata da un suo nipote Giacotto; ma con molto maggiore cele

Muovergli guerra. Più sotto trovasi con questo significato la locuzione andare in oste. E si noti che oste significò Esercito, ed anche Campo dov'è radunato l'esercito.

1 De Preti. Il Villani dice: Spedale di Pinti.

2 Opera si diceva il luogo dove risiedeva il Magistrato sopra una delle Arti. In San Giovanni risiedeva quello dell' Arte della lana.

3 Per me'. Per mezzo. Disusato.

▲ Vertudiosi. Virtuosi; cosi dissero anche vertù e vertude.
S'ammassava. Concorreva e si univa in massa.

Quando l'oste ec. Quando era annunziata con pubblico bando la spe

dizione militare da farsi.

brità poi gli è sottentrato Dino Compagni. Questi cra senza dubbio giovinissimo ancora, quando il Malispini già s'accostava agli estremi suoi giorni; perchè dice egli stesso che nel 1282 per giovinezza non conoscea le pene delle leggi; e forse il Malispini in quell'anno era già morto. Testimonio dei gravi casi che afflissero la città di Firenze negli anni del viver suo e mentre egli n'era magistrato studiosissimo del pubblico bene e della gloria del suo paese, volle lasciar memoria di quanto avea veduto, acciocchè le calamità de' suoi tempi fossero ammaestramento degli avvenire. « Le ricordanze (egli dice) dell' antiche storie lungamente hanno stimolata la mente mia di scrivere i pericolosi avvenimenti non prosperevoli, i quali ha sostenuti la nobile città. figliuola di Roma molti anni, e spezialmente nel tempo del giubbileo dell'anno 1300. Io, scusandomi a me medesimo sì come insufficiente, credendo che altri scrivesse, ho restato di scrivere molt' anni; tanto che, moltiplicati i pericoli e gli aspetti notevoli sì che non sono da tacere, proposi di scrivere a utilità di coloro che saranno eredi de' prosperevoli anni; acciò che riconoscano i beneficii da Dio, il quale per tutti i tempi regge e governa. » Rispetto poi al modo tenuto da lui nel colorire questo nobile e virtuoso disegno, soggiunge: « Quando io incominciai, proposi di scrivere il vero delle cose certe che io vidi e udii; però che furono cose notevoli, le quali nei loro principj nullo le vide certamente come io: e quelle che chiaramente non vidi, proposi di scrivere secondo udienza. 1 E perchè molti, secondo le loro volontà corrotte, trascorrono nel dire, e corrompono il vero, proposi di scrivere secondo la maggior fama. » La sua storia si stende dal 1280 al 1312 narrando le sciagure che recarono i Guelfi alla patria poichè si divisero in Bianchi e Neri, combattendosi per gara di onori e di uffici: e mentre è avuto da tutti per testimonio credibilissimo dei fatti che vien raccontando, stimano alcuni che fosse talvolta eccessivamente severo nel far giudizio delle persone. Noi possiamo dire che egli ebbe il torto sdegnandosi co' suoi Fiorentini perchè furono avversi ad Arrigo VII e studiaronsi di suscitargli nemici in ogni città: ma dobbiamo ricordarci che in questo errò con molti altri grandi e nobili ingegni, per colpa del tempo e delle circostanze.

1 Secondo udienza. Secondo quello che udii da altri.

Come scrittore poi non v' ha chi non lo collochi in altissimo grado. Il Perticari lo disse breve, rapido, denso. Il Giordani lo paragonò a Salustio. « Le sue parole (dice Atto Vannucci) sono schiette, quanto è l'animo suo: la sua lingua è elegante e purgata, quanto sono liberi e generosi i suoi sentimenti. » Si crede che morisse in Firenze a dì 26 febbraio 1324.

Come nascessero in Firenze le parti Guelfe e Ghibelline.

Dopo molti antichi mali per le discordie dei suoi cittadini ricevuti, una ne fu generata nella detta città, la quale divise tutti i suoi cittadini in tal modo, che le due parti s'appellarono nimiche per due nuovi nomi, cioè Guelfi e Ghibellini. E di ciò fu cagione in Firenze, che uno nobile giovane cittadino, chiamato Buondelmonte de' Buondelmonti, avea promesso tôrre per sua donna una figliuola di messer Oderigo Giantrufetti. Passando di poi un giorno da casa i Donati, una gentildonna (chiamata madonna Aldruda, donna di messer Forteguerra Donati, che avea due figliuole molto belle) stando a' balconi del suo palagio lo vide passare, e chiamollo, e mostrògli una delle dette figliuole, e dissegli: «Chi hai tu tolta per moglie? io ti serbave questa. La quale guardando, molto gli piacque e rispose: «Non posso altro oramai. » A cui Madonna Aldruda disse : « Si puoi, chè la pena pagherò io per te. » A cui Buondelmonte rispose: « E io la voglio; » e tolsela per moglie, lasciando quella che avea tolta e giurata. Onde messer Oderigo dolendosene co' parenti e amici suoi, deliberarono di vendicarsi, e di batterlo e fargli vergogna. Il che sentendo gli Uberti, nobilissima famiglia e potente, e' suoi parenti, dissono voleano fusse morto: chè così fia grande l'odio della morte come delle ferite: cosa fatta capo ha. E ordinorono ucciderlo il di menasse la donna; e così feciono. Onde di tal

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1 Da casa i Donati, cioè Dalla casa dei Donati, o nella quale stavano i Donati.

2 La quale guardando. Qui l'agente, o colui che guarda, è sottinteso, e la sintassi comincia dal paziente, o dalla cosa guardata. Quest' uso, derivato dal latino tuttora comune in Italia nel secolo XIII, non può quasi mai seguirsi presentemente senza che porti seco anfibologia.

3 Giurata. Si disse: Giurare la figliuola ad uno per Promettergliela in moglie; e Giurar la figliuola di uno per Darle la fede di sposo. Dissono voleano ec. Dissero che voleano che fosse ucciso.

5 I Machiavelli attribuisce a un certo Mosca queste parole, le quali significano, che dopo il fatto ad ogni cosa si trova rimedio e si accomoda. Ordinorono di ucciderlo. La desinenza in orono ritorna frequentemente in alcune stampe. A noi basterà averla avvertita.

7 Menar donna, Menar moglie, sono locuzioni corrispondenti al lat. du

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