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Ma noi, che, riguardando alle condizioni de' tempi e della patria, ci siamo proposti di riguardare la scienza e l'arte nelle lor necessarie relazioni con i bisogni d'oggi, noi non possiamo non avere fortemente, non confessare altamente, non difendere a viso aperto i nostri principii.

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N alcuno degli ultimi numeri della Nazione lessi con piacere un avviso del Gonfaloniere di Firenze per le ammissioni alle Scuole elementari della sera. E penso che i fiorentini vorranno aggiungere questo merito dell' aver instituito e del mantenere le scuole serali ai tanti che il Comune ha pe 'l suo amoroso, perseverante, efficace adoperarsi a migliorare le condizioni del popolo. Certo, è un bene, un gran bene, che la gente del popolo, in quelle ore che le avanzano dal lavoro, abbia dove imparare a leggere scrivere e far di conto: cosí potrà curar da sé i propri interessi, stendere al bisogno una ricevuta o una lettera, senza avere a ricorrere al terzo e al quarto, co 'l dispiacere di recare in pubblico i fatti suoi, e, in certi casi, co 'l pericolo d' esser messi di mezzo. Ma basta egli cotesto? o piú tosto non è

cotesta dell' istruzione popolare una parte utile senza dubbio, ma ancora puramente materiale? E l'istruzione non deve essere, insieme con l'educazione, uno svolgimento delle facoltà sí intellettuali si anche morali, e un avviamento di esse alla ricerca del vero e del buono? Ora, coll' insegnare al popolo leggere e scrivere, se gli danno dell' istruzione solo gli istrumenti. Ma, se non conosce il modo di adoperarli, che ne farà egli? Diciamolo cosí alla buona; i giovanotti sapran tanto da mostrarsi discreti calligrafi alla dama; ed essi ed i più anziani potran leggere un giornale che acconci e condisca la politica al gusto dei diversi partiti, o qualche romanzo de' soliti. Tanto valeva non insegnargli nulla. - Per lo innanzi, si dirà, il Governo ha promesso di pensar sul serio e provvedere davvero all'istruzione elementare: per la generazione d' adesso è pur qualcosa saper leggere e scrivere: d'altra parte i modi d'istruzione son tanti oggigiorno: lasciate fare, lasciate fare. Delle letture, abbiamo veduto: e metterei pegno che il popolo, fuori di due o tre romanzi, ma che non può intendere tutti, in Italia non ha altro da leggere se non inezie e peggio. I teatri popolari? Sappiamo tutti come le son concie per lo più, su quelle scene, la verità, la moralità, l'arte e se il popolo ha da perfezionare il sentimento morale ed il gusto a coteste rappresentanze, vi so dir io che c'è da star freschi. O dunque a che para cotesta diceria? Para a questo.

So che nello scorso inverno si provarono in Firenze, e con ottimo successo, per quel che ho in

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teso, da persone autorevoli e oneste, certe lezioni con le quali uomini di buon volere e di egregie prove ne' migliori studi si adoperavano a narrare agli artigiani e lavoranti, cosí alla buona, e con l'affetto che nasce dalla coscienza di fare il bene, e co 'l calore che provien dall' affetto, a narrare, dico, qualche cosa della storia patria, e degli uomini illustri che vissero un tempo in Firenze e in Italia: e davan loro qualche nozione dei diritti e doveri reciproci, e spiegavano un po' di geografia, con un zinzino anche di economia politica. Ecco, io desidererei, e con me desidererebbero molti, che coteste lezioni si proseguissero; o se non tutte, quelle almeno su i diritti e i doveri, e quelle di geografia e di storia patria, sotto il qual titolo dovrebbero comprendersi le biografie degli uomini illustri cosí per opere d'ingegno come di mano. Con siffatto insegnamento, che, non dubitate, attecchirà, daremo tanto. al popolo, che gli basti come di face nelle sue letture, ne' suoi ragionamenti, ne' suoi giudizii: sarà un addentellato su 'l quale adagio adagio con le sue povere fatiche potrà seguitare da sé il piccolo edificio della sua istruzione.

E dobbiamo. Perché, in verità, il diritto altamente umano di conoscere e d'istruirsi forse che è solamente per noi degli ordini privilegiati? Sono solamente per noi le gioie supreme dello spirito che impara e sente d'imparare e di perfezionarsi? Noi abbiamo università, accademie, gabinetti di lettura, grandi teatri: noi de' severi diletti dello spirito ci siano avvezzati a crearcene tutto giorno altrettante

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