A mattina del venti ottobre [1872] a ore otto e un quarto convenni con gli altri nelle sale del Comune di Modena. C'era, a dispetto del cattivo tempo, una bella manata di brava gente; tutta seria e officiale, sufficientemente annoiata, e, senza mancare ai debiti rispetti, noiosa. Ahimè, quelle marsine, quelle croci, quelle mutrie, con quella pioggia, con quell' umido, con quel cielo grigio e con quella luce cenerina! Mi fu mostrato Cesare Cantú: bella testa; faccia risoluta, ferma ed acre: ha ormai sessantasette anni, e ne mostra a pena cinquanta. Riconobbi Atto Vannucci, grande e un po' incurvo, co' suoi favoriti bianchi e con una faccia che dicono d' in glese e a me pare d'un onesto contadino toscano. V'era la dritta e marziale figura del generale Fabrizi: v'era Nicomede Bianchi, e chi sa quanti altri grandi uomini di quello stampo: v'erano pochi soci delle Deputazioni storiche dell' Emilia, tra i quali riconobbi, dei bolognesi, il vice presidente professor Rocchi; dei parmensi, il segretario professor Martini, oratore e poeta preparato ed improvviso, e Luciano Scarabelli, erudito e polemista infaticato e infaticabile. Il presidente della Deputazione modenese, signor Malmusi, avvocato e cavaliere, vecchione con faccia rubiconda e gioconda pancia, insieme al sindaco della città, facevano, come si dice, gli onori della casa agli invitati. Tra i quali notai anche un signore attempatotto che teneva il paletot raccolto sul petto, ma in guisa che ne scappasse fuora a quando a quando uno sprizzo di luce aurea, argentea, diamantina, e qualcuno de' molti ciondoli s' affacciasse senza parere: seppi ch' egli era il signor marchese Albergati di Bologna, il quale interveniva come ambasciatore e plenipotenziario della repubblica di San Marino. V'era (come dicono) rappresentata la stampa; mi mostrarono in fatti un corrispondente della Perseveranza, un ufficiale dell' esercito che mi fu detto essere il corrispondente del Fanfulla, il signor Ebhardt libraio tedesco a Venezia. che mi fu detto esser li come relatore per la Gazzetta d'Augusta. Alle otto e mezzo partimmo per Vignola su vetture provvedute e largite dal Comune di Modena. La pioggia restò; e potei ammirare da un omnibus aperto, che scelsi a preferenza delle carrozze chiarissime e serrate, la graziosa e variatissima vallata del Panaro, che da una parte si perde nella gran pianura del Po, dall' altra è coronata di colli, di poggi, di monti, sparsi di antichi castelli e di più antichi ruderi etruschi ed umbri, ruderi di città che guardavano dall' alto la immensa palude che ora è il piano dell' Emilia. Per ville e casali, e specialmente a traverso Spilamberto, già castello feudale dei Rangoni (un cui discendente, diciamolo tra parentesi, il marchesino...., non so come si chiami e non importa, fu zuavo del papa), tutto era tappezzato di bandiere nazionali, di drappi, di fiori, e di visi di fanciulle alle finestre; e le bande musicali sonavano; e il popolo accorreva o aspettava, non curioso stupidamente quale in certi paesi, ma lieto a un tempo e grave, quasi conscio che coteste giubbe lunghe venivano ora, cosí per cerimonia, a rendere omaggio alla memoria di un grande e onesto uomo uscito di lui, Costui, sangue di plebe, generoso (come scrisse degnamente se non elegantemente in una canzone, ristampata in questa occasione delle feste muratoriane, il signor Vecchi), e mostrando che egli sarebbe capace, chi sapesse educarlo, di ben altri culti che non il cattolico, del culto, cioè, alla virtú ed ai maggiori i quali servirono e onorarono la patria e il genere umano. Vignola si era adoprata del suo meglio per rispondere al consiglio o al comando poetico, che le aveva fatto un de' festeggianti, il signor Ron. caglia modenese, scrittore di commedie graziose nel patrio dialetto e professore d'italiano al liceo di Bologna: O terra beata, che a piede ti miri Adorna i balconi di splendidi manti, Ella infatti ci accolse, con un gran concorso di contadini forti e donne belle e con poco di abiti neri di villeggianti e magistrati, sotto un arco di trionfo a verdura e fiori e drappi, "la cui pompa „, come diceva la iscrizione sovrapposta, " era dovuta a gentili offerte spontanee delle donne vignolesi ". Vignola è bella terra che giace un po' come Firenze (si licet con quel che segue), se non che ha più apertura e più sfondo, a piè dell' Appennino, tra bei colli e bei fiumi. Benedetta di ubertà e d' ingegno, produsse il Barozzi il Muratori e il Paradisi; e produce cavoli stupendi, a cui non ho veduto gli eguali nelle mostre agrarie d'Italia. Rammento i cavoli, e frutte vistosissime, e prosciutti molto promettenti; perché alla commemorazione delle glorie passate vollesi unire la dimostrazione del lavoro presente in una esposizione d'agricoltura e d'industria. E fu ottimo consiglio. L' Italia è stata troppo inebriata. finora d'idealismo: per me un bel cavolo e ben coltivato è cosa molto più estetica di cinquecento canti della poesia odierna e di mille cento articoli della stampa anche di opposizione. I signori invitati fecero alle ore undici la visita inaugurale, come fu chiamata, alla esposizione agricola e industriale; e già a pena arrivati avean visitato la casa del Muratori, o, per dir meglio, la stanza in cui nacque Lodovico Antonio Muratori e che poi fu incorporata in una casa del signor Antonio Trenti. La via sur un cui angolo sorge la casa ora si intitola dal Muratori; e nel rifacimento fu serbata non tócca, salvo l'intonacatura, la camera genetliaca. Io guardava quei quattro muri, assai nudi, assai poveri, assai vicini tra loro, e il tetto basso e la finestrella. Era cosí ristretta e misera cosa quella stanzuccia, che ce ne capivano pochine di quelle marsine crociate: io guardavo e pensavo, quando ebbi un urto negli occhi e nei pensieri. Era il signor marchese Albergati che passava, sfolgorando dai cordoni e dai ciondoli: avea levato il paletot. Divenni pensoso più che prima, quando mi distrasse anche una volta il corrispondente della Perseveranza, parmi, che passava zufolando; e dovei, lí dove nacque il Muratori, pensare a Ruggero Bonghi, professore di tutte le cose in tutte le università del regno. Intanto la gente avviavasi ad esaurire, come dicono con molta eleganza i ben parlanti italiani, un' altra parte del programma: il collocamento, cioè della prima pietra d'un ponte su 'l Panaro, che si |