seconda è lo intento trattato; la terza è quasi una serrigiale delle precedenti parole. La seconda comincia quivi: Angelo clama; la terza quivi: Canzone, io so. La prima parte si divide in quattro: nella prima dico a cui dir voglio della mia donna, e perchè io voglio dire; nella seconda, dico che mi pare a me stesso quand' io penso lo suo calore, e come, io direi se non perdessi l'ardimento; nella terza dico come credo dire di lei, acciò che io non sia impedito da viltà; nella quarta ridicendo ancora a cui intendo di dire, dico la ragione per che dico a loro. La Che divenissi per temenza vile; E dice: Sire, nel mondo si vede Chè parla Iddio, che di madonna intende: Che vostra speme sie quanto mi piace Linea 1. Ch' i' divenissi: c; Ch'io divenisse: be. 2. Ma i': a; Ma io: c. - di suo: e. - 5. di parlarne: e; da parlare: P.; da dir con: V. 6. chiama divino: a c; chiama 'n divino: e; chiama nel divino: P.; chiama il divino: b; G. 7. Siri: a. 8. d'un atto:V. - 9. angiola: V. che 'n fin: T. 10. aveva a; P.; avea: ce. 14. Per poco non accettiamo l' interpunzione seguita dal T.: Che parla Iddio? che di madonna intende? Soltanto in luogo del primo punto interrogativo, lascieremmo stare la virgola. È un fatto che secondo la lez. conservata nel testo, il collegamento tra i versi 38 e 39 non è punto naturale, nè di quel che s'intende bene la ragione. 16. sia: P. T Fr. G. 17. dov'è: e. 18. nell' Inferno: P. T. Fr. Nel cod. V. i versi stan così: E nel mondo uno che per dendo lei intende D' andare nello Inferno agli malnati E veder la speranza dei beati. 20. in sommo: bcef; P. V. 22. Chè qual vuol donna 23. vadi collei: e. 21. suo: e. - savere: a f. gentile apparere: V. 25. pen siere: f. Rubrica, lin. 1. tractato intento: f. Il T. e il G. sostituiscono intero ad intento, allontanandosi così dall' autorità dei codd., che tutti s'accordano nell' altra lezione. Altrettanto non faremo noi, sembrandoci che il testo non guadagni dalla mutazione. Che sia questo trattato, di cui in addietro non s'è detto nulla, si vede poco bene, se non v'è un epiteto che lo determini qualitativamente, e non quantitativamente. A ciò appunto ci pare soddisfi la voce intento, dura si, ma adatta allo stile filosofico di queste chiose. B. dicere voglio: b. - 16. dico quale: b; Fr. Preferiamo il che dei codd. e f, giacchè nel luogo della canzone a cui si allude non si espone già quale appaia la donna, ma piuttosto che accada nell' animo del poeta e che cosa 14. e che voglio: T.; e che vuò: a lui sembri, s' egli pensa delle sue eccellenze. 23. credo seconda comincia quiri: Io dico; la terza quici: Ed io non vo' parlar; la quarta quiri: Donne e donzelle. Poi quando dico Angelo clama, comincio a trattar di questa donna; e dividesi questa parte in due. Nella prima dico, che di lei si comprende in cielo; nella seconda dico, che di let si comprende in terra, quivi: Madonna è disiata. Questa seconda parte si divide in due; chè nella prima dico di lei quanto dalla parte della nobiltà della sua anima, narrando alquante delle sue virtudi E qual soffrisse di starla a vedere Com' esser può sì adorna e sì pura? effettive che dalla sua anima procedeano: nella seconda dico di lei quanto dalla parte della nobiltà del suo corpo, narrando alquante delle sue bellezze, quivi: Dice di lei Amor. Questa seconda parte si divide in due; chè nella prima dico d'alquante bellezze, che sono secondo tutta la persona; nella seconda dico d'alquante bellezze, che sono secondo determinata parte della persona, quivi: Degli occhi suoi. Questa Linea 1. trova è la lez. volgata; truova recano il cod. f, e il T.-4. suo: e. -5. Vedendo in tutti i codd. dona e non dà, non sappiamo proprio accomodarci ad accettare la lez. delle Ra., del T. e del Fr.: Che gli addivien ciò che gli dù salute. 7. l'à Iddio: b.; l' à Dio: f. 10. puote: Ra.; puote così adorna e pura: V.; e così: T. 12. ne intende: recano le stampe, eccettuata quella del T. 13. o quasi: b. in forma: f; S. B. Ra.; ha quasi in forma: V. 14. A donna si convien non fuor misura: V. 15. Ella è di ben quanto può far natura: V. Ell'è: a; T. 16. esempio: bce; P. Fr. biltà: a. 18. N' escono: è la lez. del cod. b. Comunemente si legge: Escono. 19. Leggiamo la col cod. b, col V. e col T., anzichè gli, che è la lez. comune. Quest'ultima dev'esser nata da un po' di saccenteria effettive è recata dal cod. b, e dall' ed. P., nè ci pare che seconda parte si dicide in due; chè nel l'una dico degli occhi, che sono principio di Amore; nella seconda dico della bocca chè fine d'Amore. E acciò che quinci si leri ogni vizioso pensiero, ricordisi chi legge, che di sopra è scritto che il saluto di questa donna, lo quale era operazione della sua bocca, fu fine de' miei desiderii, mentre che io lo potei ricerere. Po scia quando dico: Voi le vedete Amor pinto nel riso, A donne assai, quando t' avrò avanzata: Ingègnati, se puoi, d'esser palese Raccomandami a lui come tu dêi. Canzone io so, aggiungo una stanza quasi come ancella dell' altre, nella quale dico quello che da questa mia canzone desidero. E perocchè quest'ultima parte è liere ad intendere, non mi travaglio di più divisioni. Dico bene, che a piu aprire lo intendimento di questa canzone si converrebbe usare più minute divisioni; ma tuttaria chi non è di tanto ingegno, che per queste che son fatte la possa intendere, a me non dispiace se la mi lascia stare: chè certo io temo d'avere a troppi comunicato il suo intendimento, pur per queste divisioni che fatte sono, s'egli accenisse che molti le potessono udire. Appresso che questa canzone fu alquanto divolgata tra le genti, conciofossecosa che alcuno amico l' udisse, volontà il mosse a pregarmi ch'io gli dovessi dire che è Amore, avendo forse per le udite parole speranza di me oltre che degna. Ond'io pen (XX) Linea 1. viso: a b c; P. T. - 1. Ritorniamo al Là u' di quasi tutti i codd. e delle ediz. aut., perchè, mentre è naturalissimo che alcuni, offesi nell' orecchio, sostituissero ove o dove, come stampano gli edd. Pes., il T., il Fr. e il G., non s'intende come mai potesse esservi chi rimutasse quest'ultima lez. nell'altra. 4. Con donne assai, poichè: b; V. - 7. là ove: b; S. P. Ra. P.; la vè giunga: V. 9. da cui laude: b. La lez. sono ornata, che insieme con qualche ms. recano quasi tutte le ediz., non sapremmo attribuire ad altra origine, che al solito vezzo di voler correggere.-10. voli gire: b. 11. Non restare: b; P. dove: a; P. - 13. donne: a f; S. B. -uom: a f. 16. a lui: recano tutti e sei i codd.; nè ci sembra punto necessa -- rio accettare col Fr. la lez. a lor dell' ed. Pes.; raccoman- (XXI). sando che appresso di cotal trattato, bello era trattare alquanto d'Amore, e pensando che l'amico era da servire, proposi di dire parole, nelle quali io trattassi d'Amore; e dissi allora questo sonetto: Questo sonetto si quiri: Beltate appa- ride in due: nella Amore e 'l cor gentil sono una cosa, Siccome 'l Saggio in suo dittato pone; Amor per sire, e'l cor per sua magione, E tanto dura talora in costui, Che fa svegliar lo spirito d'amore: prodotti in essere, e come l'uno guarda l'altra, come forma materia. La seconda comincia quiri: Fagli natura. Poi quando dico: Beltate appare, dico come questa potenza si riduce in atto; e prima come si riduce in uomo, poi come si riduce in donna, quioi: E simil face in donna. Poscia che io trattai d'Amore nella sopra detta rima, vennemi volontà di voler dire anche in loda di questa gentilissima parole, per le quali io mostrassi come si sveglia per Linea 1. trattare alcuna cosa: S. B. T. Fr. ; ma alquanto leggono i sei codd. e l'ed. P. 2. io, omesso da alcuni nostri, le edd. ant., il T.; poco: P. 14. desio: P. T. Fr. 18. Poichè: bce; P. Fr. di dire: a c; T. Fr. Qui pure per sofisticheria si è espulsa la voce volere, che è nei codd. bef, e nell' ed. S. Una simile sovrabbondanza del verbo volere, che in questi casi attenua il suo significato, è comune anche alla lingua latina. 19. lode: a b c e; P. Fr. Rubrica, lin. 19 prodotti insieme: f; B. Fr.; ma la lez. nostra si regge su più valide autorità (a e; P. T.), ed è meglio suffragata dalla ragione. Si badi che Dante parla qui di soggetto e di potenza, ossia usa un linguaggio filosofico, col quale ottimamente s'accorda il produrre in essere. Per contro la voce insieme stuona, e non dice nulla che sia propriamente nel sonetto; però sembra doversi porre tra le lezioni introdotte da gente in cui la presanzione fosse maggiore della dottrina. 19. l'altro: f. 20. poscia : f. 21. poscia: f. lei quest'amore, e come non solamente si sveglia là ove dorme, ma là ove non è in potenza, ella mirabilmente operando il fa venire. E dissi allora questo sonetto: Questo sonetto ha tre parti. Nella prima dico siccome questa donna riduce in atto questa potenza, secondo la nobilissima parte degli occhi suoi: e nella terza dico questo medesimo, secon Negli occhi porta la mia donna Amore; do la nobilissima Nasce nel core a chi parlar la sente; T. --- - Linea 1. lo sveglia: Fr. e G., non sappiamo su quali autorità. Codd. ed edd. recano del pari si sveglia, che è lez. di gran lunga preferibile in grazia della collocazione della voce ella. 2. mirabilmente lo fa cf; P. Fr. G. La parola operando è nei codd. a b d e, nelle edd. ant., e in quella del T. E allora dissi: Negli occhi: f; S. B. 5. ognun: 7. Abbassando: c. smore: f; P. 8. E ogni: cf; ed ogni: S. B. Ra. 9. Fuggon: il Fr. e il G., che per ingiusti scrupoli grammaticali abbandonarono la lez. dei mss. e delle anteced. edd. 10. Aitatemi voi : P. donne, farle: f; B. 17. Gli edd. Pes. introdussero primi la lez.: Ond' è beato, accolta poi generalmente a dispetto dei codd., e pensarono di aver reso non lieve servigio al sonetto. Ci pare s'illudessero. Qui non si tratta punto di felicità, di beatitudine, ma si di miglioramento morale, che appare per qualche poco manifesto sul volto di ognuno a cui è toccata la ventura di vedere la donna. Però chi prima la vide ottiene le lodi di quanti poi lui riguardano. 16. Tant'è: a c. miracolo gentile: f; Fr. G. Rubrica, lin. 1. sì à : f. - 3. sì come secondo: f. 12. bontà: f. 17. alle procedenti |