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seconda è lo intento trattato; la terza è quasi una serrigiale delle precedenti parole. La seconda comincia quivi: Angelo clama; la terza quivi: Canzone, io so. La prima parte si divide in quattro: nella prima dico a cui dir voglio della mia donna, e perchè io voglio dire; nella seconda, dico che mi pare a me stesso quand' io penso lo suo calore, e come, io direi se non perdessi l'ardimento; nella terza dico come credo dire di lei, acciò che io non sia impedito da viltà; nella quarta ridicendo ancora a cui intendo di dire, dico la ragione per che dico a loro. La

Che divenissi per temenza vile;
Ma tratterò del suo stato gentile,
A rispetto di lei, leggeramente,
Donne e donzelle amorose, con vui,
Chè non è cosa da parlarne altrui.
Angelo clama in divino intelletto,

E dice: Sire, nel mondo si vede
Maraviglia nell' atto, che procede
Da un'anima, che fin quassù risplende.
Lo cielo, che non have altro difetto
Che d'aver lei, al suo Signor la chiede;
E ciascun santo ne grida mercede.
Sola Pietà nostra parte difende;

Chè parla Iddio, che di madonna intende:
Diletti miei, or sofferite in pace,

Che vostra speme sie quanto mi piace
Là, ov'è alcun che perder lei s'attende,
E che dirà nello 'nferno a' malnati:
Io vidi la speranza de' beati.
Madonna è disiata in l'alto cielo:
Or vo' di sua virtù farvi sapere.
Dico: qual vuol gentil donna parere
Vada con lei; chè quando va per via,
Gitta ne' cor villani Amore un gelo,
Per che ogni lor pensiero agghiaccia e père.

Linea 1. Ch' i' divenissi: c; Ch'io divenisse: be. 2. Ma i': a; Ma io: c. - di suo: e. - 5. di parlarne: e; da parlare: P.; da dir con: V.

6. chiama divino: a c; chiama 'n divino: e; chiama nel divino: P.; chiama il divino: b; G. 7. Siri: a. 8. d'un atto:V. - 9. angiola: V. che 'n fin: T. 10. aveva a; P.; avea: ce. 14. Per poco non accettiamo l' interpunzione seguita dal T.: Che parla Iddio? che di madonna intende? Soltanto in luogo del primo punto interrogativo, lascieremmo stare la virgola. È un fatto che secondo la lez. conservata nel testo, il collegamento tra i versi 38 e 39 non è punto naturale, nè di quel che s'intende bene la ragione. 16. sia: P. T Fr. G. 17. dov'è: e. 18. nell' Inferno: P. T. Fr. Nel cod. V. i versi stan così: E nel mondo uno che per dendo lei intende D' andare nello Inferno agli malnati E veder la speranza dei beati. 20. in sommo: bcef; P. V. 22. Chè qual vuol donna 23. vadi collei: e.

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21. suo: e. - savere: a f.

gentile apparere: V.

25. pen

siere: f.

Rubrica, lin. 1. tractato intento: f. Il T. e il G. sostituiscono intero ad intento, allontanandosi così dall' autorità dei codd., che tutti s'accordano nell' altra lezione. Altrettanto non faremo noi, sembrandoci che il testo non guadagni dalla mutazione. Che sia questo trattato, di cui in addietro non s'è detto nulla, si vede poco bene, se non v'è un epiteto che lo determini qualitativamente, e non quantitativamente. A ciò appunto ci pare soddisfi la voce intento, dura si, ma adatta allo stile filosofico di queste chiose. B. dicere voglio: b. - 16. dico quale: b; Fr. Preferiamo il che dei codd. e f, giacchè nel luogo della canzone a cui si allude non si espone già quale appaia la donna, ma piuttosto che accada nell' animo del poeta e che cosa

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14. e che voglio: T.; e che vuò:

a lui sembri, s' egli pensa delle sue eccellenze. 23. credo
dire, acciocchè: Fr. 27. ridicendo anche: f; T. 28. io
intendo dire: T.; io intenda dire: e. 29. cagione: P.
30. dica a loro: f; dica loro: Fr.

seconda comincia quiri: Io dico; la terza quici: Ed io non vo' parlar; la quarta quiri: Donne e donzelle. Poi quando dico Angelo clama, comincio a trattar di questa donna; e dividesi questa parte in due. Nella prima dico, che di lei si comprende in cielo; nella seconda dico, che di let si comprende in terra, quivi: Madonna è disiata. Questa seconda parte si divide in due; chè nella prima dico di lei quanto dalla parte della nobiltà della sua anima, narrando alquante delle sue virtudi

E qual soffrisse di starla a vedere
Diverria nobil cosa, o si morria:
E quando truova alcun che degno sia
Di veder lei, quei prova sua virtute;
Chè gli avvien ciò che gli dona salute,
E sì l'umilia, che ogni offesa oblia.
Ancor le ha Dio per maggior grazia dato,
Che non può mal finir chi le ha parlato.
Dice di lei Amor: Cosa mortale

Com' esser può sì adorna e sì pura?
Poi la riguarda, e fra sè stesso giura
Che Dio ne 'ntende di far cosa nova.
Color di perla quasi informa, quale
Conviene a donna aver, non fuor misura:
Ella è quanto di ben può far natura;
Per esemplo di lei beltà si prova.
Degli occhi suoi, come ch' ella gli muova,
N'escono spirti d'amore infiammati,
Che fieron gli occhi a qual, che allor la guati,
E passan sì che 'l cor ciascun ritruova.

effettive che dalla sua anima procedeano: nella seconda dico di lei quanto dalla parte della nobiltà del suo corpo, narrando alquante delle sue bellezze, quivi: Dice di lei Amor. Questa seconda parte si divide in due; chè nella prima dico d'alquante bellezze, che sono secondo tutta la persona; nella seconda dico d'alquante bellezze, che sono secondo determinata parte della persona, quivi: Degli occhi suoi. Questa

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Linea 1. trova è la lez. volgata; truova recano il cod. f, e il T.-4. suo: e. -5. Vedendo in tutti i codd. dona e non dà, non sappiamo proprio accomodarci ad accettare la lez. delle Ra., del T. e del Fr.: Che gli addivien ciò che gli dù salute. 7. l'à Iddio: b.; l' à Dio: f. 10. puote: Ra.; puote così adorna e pura: V.; e così: T. 12. ne intende: recano le stampe, eccettuata quella del T. 13. o quasi: b. in forma: f; S. B. Ra.; ha quasi in forma: V. 14. A donna si convien non fuor misura: V. 15. Ella è di ben quanto può far natura: V. Ell'è: a; T. 16. esempio: bce; P. Fr. biltà: a. 18. N' escono: è la lez. del cod. b. Comunemente si legge: Escono. 19. Leggiamo la col cod. b, col V. e col T., anzichè gli, che è la lez. comune. Quest'ultima dev'esser nata da un po' di saccenteria

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effettive è recata dal cod. b, e dall' ed. P., nè ci pare che
chi legga attentamente la terza strofa della canzone
possa indursi a lasciarla. 27. de la: b; dalla: T. Fr.
procedono: P. Fr. L' imperfetto, attestato dai tre no-
stri codd. che hanno la chiosa (b e f) e dalle ediz. anti-
che, ci riporta al tempo quando Beatrice era in vita.
quanto dalla nobiltà: f. 28. bellezze secondo tutta la glo-
ria: P. Nel cod. f mancano le parole tutta... secondo
31. diterminata: f. 31. Gli edd. Pes. omettono col loro
codice la nuova suddivisione, stampando: Degli occhi suoi:
li quali sono principio d' Amore. Ed acciocchè, etc. In una
nota pretendono che la suddivisione discordi dalla canzo-
ne, nella quale dicono non essersi punto parlato della
bocca. Tutto ciò nasce dall' aver essi adottato la lez. viso
nel penultimo verso della quarta strofa, quantunque il
confronto della glossa dovesse persuaderli che conveniva
leggere riso, e farli accorti che il loro ms. era ben lungi
dal potersi tenere in conto di autorità infallibile.

seconda parte si dicide in due; chè nel

l'una dico degli

occhi, che sono principio di Amore; nella seconda dico della bocca chè fine d'Amore. E acciò che quinci si leri ogni vizioso pensiero, ricordisi chi legge, che di sopra è scritto che il saluto di questa donna, lo quale era operazione della sua bocca, fu fine de' miei desiderii, mentre che io lo potei ricerere. Po

scia quando dico:

Voi le vedete Amor pinto nel riso,
Là u' non puote alcun mirarla fiso.
Canzone, io so che tu girai parlando

A donne assai, quando t' avrò avanzata:
Or t'ammonisco, perch' io t'ho allevata
Per figliuola d' Amor giovane e piana,
Che dove giugni, tu dichi pregando:
Insegnatemi gir; ch' io son mandata
A quella, di cui loda io so' adornata.
E se non vogli andar siccome vana,
Non ristare ove sia gente villana .

Ingègnati, se puoi, d'esser palese
Solo con donna o con uomo cortese,
Che ti merranno per la via tostana.
Tu troverai Amor con esso lei;

Raccomandami a lui come tu dêi.

Canzone io so, aggiungo una stanza quasi come ancella dell' altre, nella quale dico quello che da questa mia canzone desidero. E perocchè quest'ultima parte è liere ad intendere, non mi travaglio di più divisioni. Dico bene, che a piu aprire lo intendimento di questa canzone si converrebbe usare più minute divisioni; ma tuttaria chi non è di tanto ingegno, che per queste che son fatte la possa intendere, a me non dispiace se la mi lascia stare: chè certo io temo d'avere a troppi comunicato il suo intendimento, pur per queste divisioni che fatte sono, s'egli accenisse che molti le potessono udire.

Appresso che questa canzone fu alquanto divolgata tra le genti, conciofossecosa che alcuno amico l' udisse, volontà il mosse a pregarmi ch'io gli dovessi dire che è Amore, avendo forse per le udite parole speranza di me oltre che degna. Ond'io pen

(XX)

Linea 1. viso: a b c; P. T. - 1. Ritorniamo al Là u' di quasi tutti i codd. e delle ediz. aut., perchè, mentre è naturalissimo che alcuni, offesi nell' orecchio, sostituissero ove o dove, come stampano gli edd. Pes., il T., il Fr. e il G., non s'intende come mai potesse esservi chi rimutasse quest'ultima lez. nell'altra. 4. Con donne assai, poichè: b; V. - 7. là ove: b; S. P. Ra. P.; la vè giunga: V. 9. da cui laude: b. La lez. sono ornata, che insieme con qualche ms. recano quasi tutte le ediz., non sapremmo attribuire ad altra origine, che al solito vezzo di voler correggere.-10. voli gire: b. 11. Non restare: b; P. dove: a; P. - 13. donne: a f; S. B. -uom: a f. 16. a lui: recano tutti e sei i codd.; nè ci sembra punto necessa

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--

rio accettare col Fr. la lez. a lor dell' ed. Pes.; raccoman-
dami lui: il cod. V. 18. gli mosse a pregare me: P.
dicessi: P. che cosa è: ce Rubrica, lin. 7. della bocca
sua: f.
22. dico quello che in questa: e. - 25. la inten-
tione: f; la intenzione: B. T. di più minute: e f.
29. se adiviene: e. lo potessero: b; la potessero: e;
Fr. la potessono: f. Col T. e col G. amiamo scrivere le,
parendoci che il pronome si deva riferire alle divisioni,
non alla canzone, e che da intelligenza poco retta sia
nata la lez. la. Piuttosto ammetteremmo il lo del cod.
b, prendendolo nel significato di ciò, se non ci ratte-
nesse il timore che questa variante sia nata dall' avere
taluno riferito il pronome alla voce intendimento.

(XXI).

sando che appresso di cotal trattato, bello era trattare alquanto d'Amore, e pensando che l'amico era da servire, proposi di dire parole, nelle quali io trattassi d'Amore; e dissi allora questo sonetto:

Questo sonetto si
divide in due parti.
Nella prima dico di
lui in quanto è in
potenza; nella se-
conda dico di lui
in quanto di potenza
si riduce in atto. La
seconda comincia

quiri: Beltate appa-
re. La prima si di-

ride in due: nella
prima dico in che
soggetto sia questa
potenza; nella se-
conda dico come
questo soggetto e
questa potenza sieno

Amore e 'l cor gentil sono una cosa,

Siccome 'l Saggio in suo dittato pone;
E così esser l' un sanza l'altro osa,
Com' alma razional sanza ragione.
Fagli natura, quando è amorosa,

Amor per sire, e'l cor per sua magione,
Dentro allo qual dormendo si riposa
Tal volta poca, e tal lunga stagione.
Beltate appare in saggia donna pui,.
Che piace agli occhi sì, che dentro al core
Nasce un disio della cosa piacente:

E tanto dura talora in costui,

Che fa svegliar lo spirito d'amore:
E simil face in donna uomo valente.

prodotti in essere, e come l'uno guarda l'altra, come forma materia. La seconda comincia quiri: Fagli natura. Poi quando dico: Beltate appare, dico come questa potenza si riduce in atto; e prima come si riduce in uomo, poi come si riduce in donna, quioi: E simil face in donna.

Poscia che io trattai d'Amore nella sopra detta rima, vennemi volontà di voler dire anche in loda di questa gentilissima parole, per le quali io mostrassi come si sveglia per

Linea 1. trattare alcuna cosa: S. B. T. Fr. ; ma alquanto

leggono i sei codd. e l'ed. P. 2. io, omesso da alcuni
edit. (P. T. Fr.), è nei codd. a b c d e. 3. e allora dissi:
a ef; P. il seguente: a. 4. e cor: bc; Fr.; ma
preferiamo l'autorità dei codd. a d e f, confortata dall'ed.
P. e dal T. Se dinanzi ad Amore manca l'articolo, si è
che questa voce è usata come nome proprio, a designare il
dio; però ci sembra rettissima la distinzione. 5. dettato: f.
6. Così recano il verso i codd. a bef, e tutte le edd.
ant., salvo che dai più leggesi senza; gli edd. Pes. invece,
seguiti dai posteriori, tra cui il T. che adduce l'autorità
di un ms., danno: E così senza l'un l'altro esser osa; verso
più scorrevole di certo, ma anche per ciò stesso sospetto in
questo caso. S'avverta che dei nostri codd. il solo c fa
eccezione, poichè il d tralascia, all'infuori del primo verso,
tutto quanto il sonetto. 10. a la qual: a; alla qual: ce;
S. B. 11. brieve: Ra. Fr.; ma poca leggono tutti i codd.

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nostri, le edd. ant., il T.; poco: P. 14. desio: P. T. Fr. 18. Poichè: bce; P. Fr. di dire: a c; T. Fr. Qui pure per sofisticheria si è espulsa la voce volere, che è nei codd. bef, e nell' ed. S. Una simile sovrabbondanza del verbo volere, che in questi casi attenua il suo significato, è comune anche alla lingua latina. 19. lode: a b c e; P. Fr. Rubrica, lin. 19 prodotti insieme: f; B. Fr.; ma la lez. nostra si regge su più valide autorità (a e; P. T.), ed è meglio suffragata dalla ragione. Si badi che Dante parla qui di soggetto e di potenza, ossia usa un linguaggio filosofico, col quale ottimamente s'accorda il produrre in essere. Per contro la voce insieme stuona, e non dice nulla che sia propriamente nel sonetto; però sembra doversi porre tra le lezioni introdotte da gente in cui la presanzione fosse maggiore della dottrina. 19. l'altro: f. 20. poscia : f. 21. poscia: f.

lei quest'amore, e come non solamente si sveglia là ove dorme, ma là ove non è in potenza, ella mirabilmente operando il fa venire. E dissi allora questo sonetto:

Questo sonetto ha tre parti. Nella prima dico siccome questa donna riduce

in atto questa potenza, secondo la nobilissima parte degli occhi suoi: e nella terza dico questo medesimo, secon

Negli occhi porta la mia donna Amore;
Per che si fa gentil ciò ch' ella mira:
Ov' ella passa, ogn' uom vêr lei si gira,
E cui saluta fa tremar lo core:
Sicchè, bassando il viso, tutto smuore,
E d'ogni suo difetto allor sospira;
Fugge dinanzi a lei superbia ed ira:
Aiutatemi, donne, a farle onore.
Ogni dolcezza, ogni pensiero umile

do la nobilissima
parte della sua boc-
ea. E intra queste
due parti ha una
particella,ch'è qua-
si domandatrice
d'aiuto alla prece-
dente parte ed alla
seguente, e comincia quiri: Aiutatemi, donne. La terza comincia quivi: Ogni dolcezza.
La prima si divide in tre; chè nella prima dico, come virtuosamente fa gentile cio
ch'ella rede; e questo e tanto a dire, quanto inducere Amore in potenza la ove non
ė. Nella seconda dico, come riduce in atto Amore ne' enori di tutti coloro cui vede
Nella terza dico quello che poi rirtuosamente adopera ne' lor cuori. La seconda
comincia: Öv' ella passa; la terza: E cui saluta. Quando poscia dico: Aiutatemi,
donne, do ad intendere a cui la mia intenzione è di parlare, chiamando le donne
che m'aiutino ad onorare costei. Poi quando dico: Ogni dolcezza, dico quel medesimo
ch'è detto nella prima parte, secondo due atti della sua bocca: uno de' quali è il suo
dolcissimo parlare, e l'altro lo suo mirabile riso; salvo che non dico di questo
ultimo come adoperi ne' cuori altrui, perchè la memoria non puote ritener lui, ne
sue operazioni.

Nasce nel core a chi parlar la sente;
Ond'è laudato chi prima la vide.
Quel ch'ella par quand' un poco sorride,
Non si può dicer, nè tener a mente,
Si è novo miracolo e gentile.

T.

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-

Linea 1. lo sveglia: Fr. e G., non sappiamo su quali autorità. Codd. ed edd. recano del pari si sveglia, che è lez. di gran lunga preferibile in grazia della collocazione della voce ella. 2. mirabilmente lo fa cf; P. Fr. G. La parola operando è nei codd. a b d e, nelle edd. ant., e in quella del T. E allora dissi: Negli occhi: f; S. B. 5. ognun: 7. Abbassando: c. smore: f; P. 8. E ogni: cf; ed ogni: S. B. Ra. 9. Fuggon: il Fr. e il G., che per ingiusti scrupoli grammaticali abbandonarono la lez. dei mss. e delle anteced. edd. 10. Aitatemi voi : P. donne, farle: f; B. 17. Gli edd. Pes. introdussero primi la lez.: Ond' è beato, accolta poi generalmente a dispetto dei codd., e pensarono di aver reso non lieve servigio al sonetto. Ci pare

s'illudessero. Qui non si tratta punto di felicità, di beatitudine, ma si di miglioramento morale, che appare per qualche poco manifesto sul volto di ognuno a cui è toccata la ventura di vedere la donna. Però chi prima la vide ottiene le lodi di quanti poi lui riguardano. 16. Tant'è: a c. miracolo gentile: f; Fr. G. Rubrica, lin. 1. sì à : f.

-

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3. sì come secondo: f. 12. bontà: f. 17. alle procedenti
parti: P.; alla parte dinanzi e alla seguente: f; alle parti
dinanzi e alle seguenti: B. 19. comincia quivi: f. — la
iii quivi: f. 20. nella prima parte dico sì come: e f.
21. adducere: B. T. Fr. G. 24. Quando poscia: e; Fr. G.
26. dico di quel: b; P.T. 27. decto. E nella : f.
29. però che f.
:
30. sua operazione: P.

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