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donne, e come promisi loro di dirla: nella seconda dico, com'io dissi a loro. La seconda comincia quici: Mentr' io pensava. La prima parię si dicide in due: nella prima dico quello che certe donne, e che una sola, dissero e fecero per la mia fantasia, quanto è dinanzi ch'io fossi tornato in verace cognizione; nella seconda dico quello che queste donne mi dissero, poich' io lasciai questo farne

Veggendo gli occhi miei pien di pietate,
Ed ascoltando le parole vane,

Si mosse con paura a pianger forte;
Ed altre donne, che si furo accorte
Di me per quella che meco piangìa,
Fecer lei partir via,

Ed appressârsi per farmi sentire.
Qual dicea: Non dormire;

E qual dicea: Perchè sì ti sconforte?
Allor lasciai la nova fantasia,
Chiamando il nome della donna mia.
Era la voce mia sì dolorosa,

E rotta sì dall' angoscia del pianto,
Ch'io solo intesi il nome nel mio core;
E con tutta la vista vergognosa,
Ch'era nel viso mio giunta cotanto,
Mi fece verso lor volgere Amore.
Egli era tale a veder mio colore,
Che facea ragionar di morte altrui:
Deh confortiam costui,

Pregava l' una l'altra umilemente;
E dicevan sovente:

Che vedestù che tu non hai valore?
E quando un poco confortato fui,
Io dissi: Donne, dicerollo a vui.
Mentre io pensava la mia frale vita,
E vedea 'l suo durar com'è leggiero,
Piansemi Amor nel core, ove dimora;
Perchè l'anima mia fu sì smarrita,

Linea 4. Et l'altre f; E l'altre: S. Ra. B. T.

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7. farsi P. 8. Qual dice: c; Ra. 9. E qual dice: c; Ra. 10. nuova f. 13. Scriviamo come recano i codd. a e, e le edd. B. e V., sebbene gli edd. P., seguìti dai posteriori, pongano col S., le Ra. e alcuni mss. dall'angoscia e dal pianto, e in nota dichiarino sicura questa lezione. Ma noi per verità siamo indotti in altra opinione dal singulto del piangere, che corrisponde a questo passo nella prosa. 15. voce: f.

--

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27. E

come

18. Ed era: P. - 20. consoliam: a b c; P. V. 21. Di-
ceva l'una all'altra: P. 22. E diceanmi: b. 23. che
non e; P. 25. voi: f.
26. Mentre pensava : P.
mie frale: c; mie fragil: a; mia fragil: Ra.
vedie: a c. il suo volare: c. quant'è: a c.
è: f. 28. cor ove: P.; eor dove: f; S. B. Rubrica,
linea 4. a infinita f; P.; G. 6. d'una fantasia: P. ;
da una vana fantasia: T.; in una vana fantasia: B.
21. quanto e: P. 23. vera condizione: P.

-

tieare; e comincia questa parte quiri: Era la Voce mia Poscia quando dico: Mentr'io pensava, dico com' io dissi loro questa mia imaginazione; e intorno a cio fo due parti. Nella prima dico per ordine que sta imaginazione: nella seconda, di cendo a che ora mt hiamaro, le rin grazio chiusamente: e questa parts comincia quiri: Voi

mi chiamaste.

Che sospirando dicea nel pensiero :
Ben converrà che la mia donna mora.
Io presi tanto smarrimento allora,

Ch' io chiusi gli occhi vilmente gravati;
E furon si smagati

Gli spirti miei, che ciascun giva errando.
E poscia imaginando,

Di conoscenza e di verità fuora,
Visi di donne m' apparver crucciati,
Che mi dicean pur: Morra'ti, morra'ti.
Poi vidi cose dubitose molte

Nel vano imaginare, ov' io entrai;
Ed esser mi parea non so in qual loco,
E veder donne andar per via disciolte,
Qual lagrimando, e qual traendo guai,
Che di tristizia saettavan foco.
Poi mi parve vedere appoco appoco
Turbar lo sole ed apparir la stella,
E pianger egli ed ella;

Cader gli augelli volando per l' a're,

Linea 2. chella: f. - mie: a. 3. I' presi: f. 5. Ci parrebbe grave colpa se contro il consenso dei cinque nostri codd. che recano la canzone, nonchè delle edd. ant., scrivessimo cogli edit. Pes. e col Fr.: Ed eran. Questa lez. non è altro, a nostro credere, che una malaccorta correzione, introdotta in grazia del givą, che s'incontra nel v. seg., da chi non intendeva troppo bene il valore della voce smagato. Smagarsi significa smuoversi, distogliersi; quindi smagarsi di sella; mai non si smaga dal suo miraglio. Esprime dunque un'azione istantanea, alla quale seguiterà uno stato, che qui è ottimamente espresso da un imperfetto. 7. poi: P.

8. Di veritate e conoscenza fuora : V. 9. mi parver : 10. Il Fr. nella sua prima ed. aveva scritto: Che

P.

Fr.: Morrati pur, morrati. La questione si riduce dunque
a sapere se il pur debba essere unito a dicean o a mor-
ra' ti. Leggendo nella prosa: Tu pur morrai, noi terremmo
senz'altro questa seconda opinione, se: pur morra' ti po-
tesse prendersi nel senso di: Morrai tu ancora. Ma sic-
come, per quanto riflettiamo, codesto non ci sembra pos-
sibile, preferiamo ammettere che non si debba a inten-
zione deliberata se, tanto nella rima quanto nella prosa,
s' incontra questa voce pur. Del resto aggiungeremo che
leggono dicien i codd. ae; e che quest' ultimo ms. iusie-
me con un altro, il c, reca per errore morratti, morratti.
11. molto: S. B. 18. e apparir: f. - le stelle: G. È questa
una lezione arbitraria del G. non confermata da nessun
cod.; e poichè tutti i mss. s' accordano nel porre il sin-

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mi dicean: Morra' tu pur, morra'ti. Il T. accolse lagolare, nè potrebbe essere altrimenti per l'ordine delle correzione, la quale invece fu poi rifiutata dal suo autore, come quella che non era suffragata da alcun codice. Non meno arbitraria è la volgata: Che mi dioien: Se' morto: pur morrati, che gli E. M. difesero, e che il B. aveva proposto di rimutare a questo modo: Se' mort' o pur morrati. Il confronto della prosa, che in generale reca grande vantaggio, pare che qui sia stata cagione di guai; per troppo voler accordare, si è alterato il testo. La collocazione della voce pur dinanzi a morra'ti è accertata dalla testimonianza di tutti i nostri codd. e d'altri ancora; però non iscriveremo neppure, come posteriormente il

rime nella strofa, ove concordano fra loro l'8.° il 9.o il
13.o e il 14. verso, lasciamo il testo qual è: sia che, come
vuole il Fr., s'abbia a veder qui una sineddoche, sia in-
vece che per la stella s' abbia a intendere il pianeta di
Venere, il quale più d' ogni altro aveva cagione di pian-
gere la morte di Beatrice. Cercar l'accordo colla prosa,
sta bene: pretenderlo esattissimo, non è sempre ottimo
consiglio. 19. ed elle: G.; e ella: f. - 20. Cader augelli:
P.; gl' uccelli: a; gli uccielli: c.
Rubrica,
acre: f.
linea 2. comincia quivi: P. Fr. G. 15. chiamarono : f.—
17. comincia quivi questa parte: f; P.

--

E la terra tremare;

Ed uom m' apparve scolorito e fioco,
Dicendomi: Che fai? non sai novella?
Mort' è la donna tua, ch' era sì bella.
Levava gli occhi miei bagnati in pianti,

E vedea, che parean pioggia di manna,
Gli angeli che tornavan suso in cielo:
Ed una nuvoletta avean davanti,
Dopo la qual gridavan tutti: Osanna;
E s'altro avesser detto, a voi dire❜lo.
Allor diceva Amor: Più non ti celo;
Vieni a veder nostra donna che giace.
L'imaginar fallace

Mi condusse a veder mia donna morta;
E quando l'ebbi scorta,

Vedea che donne la covrian d'un velo;
Ed avea seco una umiltà verace,

Che parea che dicesse: Io sono in pace.
Io diveniva nel dolor sì umile,

Veggendo in lei tanta umiltà formata,
Ch' io dicea: Morte, assai dolce ti tegno:

Tu dei omai esser cosa gentile,

Poi che tu se' nella mia donna stata,

E dêi aver pietate, e non disdegno.

Vedi che si desideroso vegno

D'esser de' tuoi, ch' io ti somiglio in fede:

Vieni, chè 'l cor ti chiede.

Poi mi partia, consumato ogni duolo;

E quando io era solo,

Dicea, guardando verso l'alto regno:
Beato, anima bella, chi ti vede!

Voi mi chiamaste allor, vostra mercede.

f.

Linea 2. E uomo apparve: a; Ed homo apparve : f; E omo apparve: b. - 4. Morta è: e; P. T. G. 13. Lo'mmaginar: 14. mie donna: a c; Madonna: S. Ra. 15. l' avea : f; B. T.; io l'avea: P.; l'avie: a. Riteniamo il perfetto dei codd. bc, parendoci che l'impf. si debba al solito vezzo di voler assimilare i tempi. 16. Vedie: a c. - 17. Ed avie seco una umiltà verace: a; E avie seco un'umiltà verace: c; Ed avea

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Appresso questa vana imaginazione, avvenne un dì, che sedendo io pensoso in alcuna parte, ed io mi sentii cominciare un tremito nel core, così come s'io fossi stato presente a questa donna. Allora dico che mi giunse una imaginazione d'Amore: chè mi parve vederlo venire da quella parte ove la mia donna stava; e pareami che lietamente mi dicesse nel cuor mio: Pensa di benedire lo dì ch' io ti presi, però che tu lo dêi fare. E certo mi parea avere lo core così lieto, che in me non parea che fosse lo core mio, per la sua nova condizione. E poco dopo queste parole che 'l core mi disse con la lingua d'Amore, io vidi venire verso me una gentil donna, la quale era di famosa beltade, e fu già molto douna di questo primo amico mio. E lo nome di questa donna era Giovanna; salvo che per la sua beltade, secondo ch'altri crede, imposto l'era nome di Primavera: e così era chiamata. E appresso lei guardando, vidi venire la mirabile Beatrice. Queste donne andaro presso di me così l'una appresso l'altra, e parvemi che Amore mi parlasse nel core, e dicesse: Quella prima è nominata Primavera solo per questa venuta d'oggi; chè io mossi lo 'mponitore del nome a chiamarla così Primavera, cioè prima verrà lo dì che Beatrice si mostrerà dopo l'imaginazione del suo fedele. E se anco vuoli considerare, lo primo nome suo tanto è dire quanto Primavera, perchè lo suo nome Giovanna è da quel Giovanni, lo quale precedette la verace luce, dicendo: Ego vox clamantis in deserto: parate viam Domini. Ed anche mi parve che mi dicesse, dopo queste, altre parole, cioè: Chi volesse sottilmente considerare, quella Beatrice chiamerebbe Amore, per molta simiglianza che ha meco. Ond' io poi ripensando, proposi di scrivere per rima al primo mio amico, tacendomi certe parole le quali pareano da tacere, credendo io che ancora il suo cuore mirasse la beltà di questa Primavera gentile. E dissi questo sonetto:

Questo sonetto ha the porti: la priwa delle quali dice, come io mi sentir stpoliare lo tremore Panto nel core, e come parre chi

Io mi sentii svegliar dentro dal core

Un spirito amoroso che dormia:
E poi vidi venir da lungi Amore
Allegro sì, che appena il conoscia.
Dicendo: Or pensa pur di farmi onore;
E'n ciascuna parola sua ridia.

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Linea 1. questa imaginazione : P.; questa mia imaginazione:
b.; questa mia vana imaginazione: V. avviene un dì che:
B.; avenne uno miracholo di che: a; avenne un miracolo
di che: c.
essendo: P. in alcun luogo, ed io mi
sentii: P.; in alcuna parte io mi senti': c; in alcuna
parte, io mi sentii: T.; in alcuna parte, e io mi senti': f. -
2. venire: b; P. tremuoto: a c.
core, com'io: P.
3. mi venne: P.; mi vinse: S.
5. il dei: f.
6. che non mi parea ( pareva: a c) che (ch' e': T.)
fosse (fusse: e; fossi: c) il mio cuore: a c d e f; S. B. T.;
che mi parea che non fosse il mio cuore: P.; che non mi
parea fosse lo core mio: Fr. Nel testo noi abbiamo dato
luogo alla lez. del cod. b. 8. verso di me:
gentilissima: P. biltà: f. 9. molte volte donna: P.
10. per questa sua :
biltà: f; beltà: T. nome Primavera: f. 11. ed
anco così: S. Queste andaro: P. 12. andarono :

di questo mio amico primo: P.
d.

C.

-

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f; T. appresso di me: a c. -
parve che: a f.
parlasse e dicesse : P. - 13. chiamata: P. T. - 14. lo imposi
tore: P. Fr. G. -a chiamarla Primavera: cde; P. Fr. G. -
15. anche: a e.
16. tanto è
roglio: ad ef; B. T.
quanto dire: b; P. Fr. G. 18. pare: f; B. mi parea: P.
che mi dicesse dopo queste parole altre cose: a d e f; V.; che mi
dicesse queste parole ed altre cose: S. B.; che mi dicesse que-
ste parole: P. 20. per molta somiglianza: f; per molte
somiglianze: P.; per molte sembianze: b. - in pensando:
tacendo: b; P. Fr. G.
22. lo suo: f.
pajono: P.
biltà: f. Sonetto lo quale
comincia qui: b.; sonetto: Io mi senti': f.— - 1. senti': f. - 23. lo
core: bc; Fr.; a lo core: P.; allo core: G. 24. Riteniamo
col f; P. V. un spirito, per le ragioni addotte dal Fornaciari,
Discors. filolog. 119. 25. di lungi: P.; da lunge: Ra.-26. Al-
legro che: d. - a pena: f. 28. E ciascuna : f ; P. —- ridea:
4. senti': b.
Rubrica, linea 3. delle quali è: f; B. T.

c. 21. in rima: de f; B. T.

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Amore m'apparisse allegro da lunga parte; la seconda dice, come mi parce che Amore mi dicesse nel mio core, e quale mi parea; la terza dice come, poi che questo fu alquanto stato meco eotale, io ridi ed

E poco stando meco 'l mio signore,

Guardando in quella parte onde venia,
Io vidi monna Vanna e monna Bice
Venire invêr lo loco là ov' i' era,
L'una appresso dell' altra maraviglia:
E sì come la mente mi ridice,

Amor mi disse: Questa è Primavera,

E quella ha nome Amor, sì mi somiglia.

udii certe cose. La seconda parte comincia quiri: Dicendo: Or pensa pur; la terza quiri: E poco stando. La terza parte si divide in due: nella prima dico quello ch'io vidi; nella seconda dico quello ch' io udii: e comincia quiri: Amor mi disse

Potrebbe qui dubitar persona degna da dichiarargli ogni dubitazione, e dubitar potrebbe di ciò ch'io dico d'Amore, come se fosse una cosa per sè, e non solamente sostanza intelligente, ma sì come fosse sostanza corporale. La qual cosa, secondo la verità, è falsa; chè Amore non è per sè siccome sostanza, ma è un accidente in sostanza. E che io dica di lui come fosse corpo, ancora come se fosse uomo, appare per tre cose che io dico di lui. Dico che 'l vidi di lungi venire; onde conciossiacosa che il venire dica moto locale, e localmente mobile per sè, secondo il filosofo, sia solamente corpo; appare che io ponga Amore essere corpo. Dico anche di lui ch'elli ridea, e anche che parlava; le quali cose paiono esser proprie dell'uomo, e specialmente esser risibile; e però appare ch'io ponga lui esser uomo. A cotal cosa dichiarare, secondo ch'è buono al presente, prima è da intendere che anticamente non erano dicitori d' Amore in lingua volgare, anzi erano dicitori d'Amore certi poeti in lingua latina: tra noi, dico, avvegna forse che tra altra gente addivenisse, e avvegna ancora che, siccome in Grecia, non volgari, ma litterati poeti queste cose trattavano. E non è molto numero d'anni passato, che apparirono prima questi poeti volgari; chè dire per rima in volgare tanto è quanto dire

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fosse: f; P. T. G. 11. substantia intelligentia: f. Gli

edd. Pes. dicono che il loro cod. recava: sostanza in-
telligenza, e pretendono di ottenere una lezione più giu-
sta di quella che abbiano le altre edd., col sopprimere il
primo di questi sostantivi. ma siccome fosse: T. V.; ma
sì come fussi: c; ma come se fosse: Fr. G.; ma come sostanza :
P. 12. sì come substantia: f; siccome sustanzia: T.
13. come fusse... se fusse: e. 14. che io il vidi venire: f; B;
16. che egli ridea: f; che ride-
17. pare: S.

che 'l vidi venire: T. va: bde; P. Fr. G.

18. pongo: P.

di

-

chiarare (che è buono a presente): P. - 19. dicitori d'Amore
certi poeti in volgare: B.; dicitori d'Amore in volgare: P. ·
20. anzi erano certi poeti: P. — 21. advenisse: f. -e adive-
gnu: e; e adivenga: a. - ancora sì come: a d f; ancora
siccome: e; P. 22. leterati: f; letterati: P.
passati:
f; P. 23. apparirono questi : e; S. B. ; appariro questi:
chè dire per rima in volgare tanto è, quanto dire
per versi in latino; S. B. Rubrica, linea 2. allegro nel mio
cuore: e f; T.; allegro nel mio core: B. Attenendoci al cod. b,
e all'ediz. P., non riponiamo nel testo queste parole, sem-
brandoci al tutto improprie, e anticipate qui (mi dicesse nel
mio core) per svista di qualche amanuense

a.

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3. nella seconda: P. T. 4. dico: f; P. T. -come par-
ve: f; P. T. 6. nel core: P. Fr. G. 12. udi': f.
La Il comincia: f.; che io uli'. La II comincia: f.

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