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(XLIII)

VI.

Appresso a questo sonetto apparve a me una mirabil visione, nella quale vidi cose, che mi fecero proporre di non dir più di questa benedetta, infino a tanto che io non potessi più degnamente trattare di lei. E di venire a ciò io studio quanto posso, sì com'ella sa veramente. Sicchè, se piacere sarà di Colui, per cui tutte le cose vivono, che la mia vita duri per alquanti anni, spero di dire di lei quello che mai non fu detto d' alcuna. E poi piaccia a Colui, ch'è sire della cortesia, che la mia anima se ne possa gire a vedere la gloria della sua donna, cioè di quella benedetta Beatrice, che gloriosamente mira nella faccia di Colui, qui est per omnia saecula benedictus.

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ANNOTAZIONI

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LIBRO DELLA MIA MEMORIA.... Canz. E' m' incresce etc.: Secondo che si trova Nel libro della mente che vien meno. Parad. XXIII, 52.: profferta degna Di tanto grado, che mai non si stingue Del libro che il preterito rassegna. Inf. II, 8.: 0 mente che scrivesti ciò ch' io vidi. Usitate a DANTE le metafore e le imagini da libro, carta, scrivere, leggere. Parad. XV, 50: leggendo nel maggior volume U non si muta mai bianco nè bruno (vedendo in Dio); Parad. XXXIII, 86, nella visione della Trinità contempla Legato con amore in un volum Ciò che per l'universo si squalerna; Parad. XII, 121, San Bonaventura dice dell' ordine francescano: chi cercasse foglio a foglio Nostro volume, ancor troveria carta U' leggerebbe: I' mi son quel ch' i' soglio; Parad. II, 78, la luna Nel suo volume cangerebbe carte; Inf. XXIV, 4: Quando la brina in su la terra assempra L'imagine di sua sorella bianca, Ma poco dura alla sua penna tempra.

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INCIPIT VITA NOVA. Ecco un antico es. nel quale cotesta frase indica rigenerazione, rinovellamento: E conoscendo i preti costui (Muzio) per uomo pessimo, maravigliavansi di si subito mutamento, e dubitavano se egli dicesse vero o no; e conoscendo per la sua perseveranzia che egli diceva da dovero, ammonironlo dicendo che era bisogno che egli si rimanesse dall' opere di prima, se egli voleva incominciar vita nuova. E promettendo egli al tutto di lasciare ogni mala opera, dierongli il battesimo e gli altri principi della fede: Vite SS. Padri, part. I, cap. XLVIII.

INCIPIT VITA NOVA. II FRATICELLI interpretò vita giovenile, valendosi di parecchi passi di DANTE del PETRARCA del BOCCACCIO e di loro contemporanei, ne'quali età nuova o novella significa a punto gioventù. Ma qui si parla di VITA nova, e non di età, e in latino: il FRATICELLI, come osserva il WEGELE (D. A. 's Leben u. Werke, Iena, Mauke, 1865, pag. 105 in nota), doveva provare che anche novus equivaleva allora a iuvenilis. Il FRATICELLI, e il BALBO che lo seguì (Vita di D., 1. II. c. VII), non ricordarono come DANTE affermi che la gioventude, comincia dopo il venticinquesimo anno e nel quarantacinquesimo si compie (Conv. IV, 24). E nè pur vita nova può significare, come voleva lo SCOLARI, adolescenza; perocchè questa età, sempre secondo le dottrine di DANTE, comincia presso ad otto mesi dopo la nascita, e non dal nono anno, come pare che leggesse o intendesse egli in quel luogo del Convito. Già il SALVINI l'aveva intesa per naktyɣevesía, cioè rigenerazione nell' animo di DANTE operata per virtù d'amore; e così intesero il TRIVULZIO e il GIULIANI. Vita nova

significa in somma che l'incontro di Beatrice, specialmente il secondo incontro a diciotto anni, dal quale veramente s' incomincia la esposizione, fu al poeta come principio di un nuovo essere: per Beatrice distruggitrice di tutti i vizi e reina delle virtù, DANTE uscì della volgare schiera. Così intendono il WEGELE citato, K. FORSTER (Das neue Leben von D.A... übers. u. erläut., Leipzig, Brockhaus, 1841, pag. 105) e il WITTE (Anmerkungen zu den Gedichten der V. N. in D. A.'s lyrische Ged. übers. u. erl. von K. Ludw. Kannegiesser u. K. Witte, Leipz., Brockhaus, 1852: vol. II, pag. 10). Il WITTE accenna al significato di meraviglioso o straordinario che nuovo e novello avevano specialmente nella lingua poetica: cfr. v. 4, st. 4, della canz. Donne ch' avete; e CINO (son. Gli occhi vostri gentili): E dico nel mirar vostra beltate: Questa non è terrena creatura: Dio la mandò dal ciel, tanto è novella; e Purg. XIII, 145, ove al sentir che DANTE è vivo, la Sapia dice: Oh, questa è a udir si cosa nova..........

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ASSEMPRARE. CINO: (ed. Ciampi, p. 71). Canzone, io t'ho di lagrime assemplata E scritta nella trist' anima mia. E GUIDO (Canz. II), Canzon, tu sai che de' labbri d' Amore Io l'assemplai quando Madonna vidi.

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LO CIELO DELLA LUCE ec. Il quarto, cioè, de' nove cieli, quello ove gira il sole, carro della luce (Purg. IV, 59). Anche nel Son. di risposta a CINO il poeta circoscrive il tempo del suo amore così: Io sono stato con Amore insieme Dalla circolazion del sol mia nona.

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......

NON SAPEANO CHE SÌ CHIAMARE. Uno dei passi più controversi della V. N. e da cui voglionsi trarre indizj contro la reale esistenza di Beatrice, è questo appunto: Nove fiate già appresso al mio nascimento era tornato lo cielo della luce quasi ad un medesimo punto . . . . . . quando alli miei occhi apparve prima la gloriosa donna della mia mente, LA QUALE FU CHIAMATA DA MOLTI BEATRICE LI QUALI NON SAPEANO CHE SÌ CHIAMARE. Leggendo quì cogli Edd. Mil.: LI QUALI NON SAPEANO CHE SÌ CHIAMARE, non mi par di trovare in questo passo disputato nulla altro che una di quelle ingegnose speculazioni sulla virtù de'nomi e sul loro recondito significato, di che abbiamo molti esempj in DANTE stesso, conciossiacosa che li nomi seguitino le nominate cose siccome è scritto: Nomina sunt consequentia rerum (V. N. pag. 13. §. XIII), ed in altri dell'età sua. Confr. a pag. 34 della V. N. quel ch'e' dice dell' amica di Guido: E lo nome di questa donna era Giovanna; salvo che per la sua bellate, secondo ch'altri crede, imposto l'era nome di Primavera, e così era chiamata.... E parvemi che Amore mi parlasse nel core e dicesse: Quella prima è nominata Primavera solo per questa venuta d'oggi; che io mossi lo 'mponitore del nome a chiamarla così Primavera, cioè prima verrà lo di che Beatrice si mostrerà E se anco vuoli considerare, lo primo nome suo tanto è dire quanto Primavera, perché lo suo nome Giovanna è da quel Giovanni lo quale precedette la verace luce.... Ed anche mi parve che mi dicesse dopo queste, altre parole, cioè: chi volesse sottilmente considerare, quella Beatrice chiamerebbe Amore per molta simiglianza che ha meco (§. XXIV). E Parad. XII: O padre suo veramente Felice, O mare sua veramente Giovanna, Se interpretata val come si dice.

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CINO nelle sue rime va ghiribizzando sul valore del nome di Selvaggia: Selvaggia n'è il bel nome, Në fuor di sua proprietà lo tiro Se ancor vo' dir selvaggia, cioè strana D'ogni pietà. Il BOCCACCIO in una Epistola cangia un nome, appropriandone un altro che gli sembra più significativo: Et ideo ex Violante cum viveret, mortuam, coelestem, idest Olympiam voco. E nel proemio al Centonovelle parlando delle sue eroine: Per nomi alle qualità di ciascuna convenienti o in tutto o in parte, intendo nominarte. Così anche e' cangiò il nome della amata, di Maria in Fiammetta: Il suo nome è da noi chiamato Fiammetta, posto che la più parte delle genti nel nome di colei la chiamino per la quale quella piaga che'l prevaricamento della prima madre aperse, si racchiuse. Il PETRARCA nel suo panegirico in funere matris: Electa Dei tam nomine quam re. Anche il BARBERINO innamorato di una Costanza,

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