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scovo di Padova li 4 Marzo del 1287, ma da originale di questo archivio, con cui il predetto Pontefice (19) accorda a Bernardo eletto di Padova, di poter prendere a censo 2000 fiorini per i bisogni suoi e della sua Chiesa, si vede esser stato eletto fino dai 10 di Febbrajo. Bernardo era Platon di cognome e non Giovannini, siccome hanno scritto li nostri storici, e con essi l'Ughelli. Giovanni suo fratello, che cra vicario ed economo suo, si chiama nelle carte Joannes de Platonis frater Dni Episcopi (20). Ottenuta la consecrazione dal Vescovo Bernardo, io lo trovo in Padova il giorno 22 Giugno di questo medesimo anno 1287. Erano stati assoggettati (21) alla Badia della Vangadizza li due monasterj in Padova di S. Benedetto novello e di S. Benedetto vecchio, e forti e clamorosi litigj si erano suscitati tra l'Abbate, il Vescovo e li Canonici, siccome abbiamo fatto osservare nella passata Dissertazione (22). Ora in questo anno li 22 Giugno per togliere ogni vertenza, le parti litiganti, cioè Bernardo Ab. della Vangadizza da una parte, ed il Capitolo dei Canonici quanto al monastero di S. Benedetto novello dall' altra, si compromisero nei due Vescovi Pietro di Vicenza e Bernardo di Padova, acciocchè da essi fosse terminato e transatto ogni litigio. L'atto di questo componimen to non è arrivato fino a noi. Il nostro Vescovo poi, giacchè avea preso 2000 fiorini a censo dalla società dei Firentini usurarj, ne fece re stituzione di 1500 nel mese di Novembre (23). I Firentini si erano a quei giorni sparsi per tutta l'Italia facendo il mestiere di prestatori di denaro, ma con usure tali, che recavano orrore, e rovinavano le fortune delle famiglie. La de crizione delle lor ruberie e dei loro contratti si può vedere nelle Dissertazioni del Muratori e negli Annali di Gennari (2). Sopra tale argomento il Gennari stesso lesse alla nostra Accademia un'erudita Memoria..

VI. Dopo circa dieci mesi dalla vacanza della S. Sede, per la morte del papa Onorio IV, si unirono li Cardinali li 22 Febbrajo del 1288 per eleggere in Papa il Cardinal d'Ascoli Frate minore, che prese il nome di Nicolò IV. Il nostro vescovo Bernardo, avendo molta conoscenza col detto Papa, fino da quando era a Roma uditore della camera, pensò di recarsi personalmente a venerarlo a Rieti dove il detto sommo Pontefice erasi trasferito. Bernardo prima di partire confermò al suo Capitolo i soliti privilegj (25); delle quali conferme non ne diamo che il principio, essendo turte simili a quelle dei Vescovi antecessori Che poi Bernardo sia andato a Rieti in questo anno, e vi sia andato col Canonico Pie ro Colonna, il quale fu poi Cardinale, lo rilevo da uno stromento dell' archivio di S. Pietro di Vicenza, riportato dall' Ab. Gennari (26), con il quale le monache atteggiando col mezzo del loro procuratore in faccia a Bovetino Arciprete di Padova, non poterono essere ascoltate, perchè egli era occupato nel dottorato di Pietro Colonna, che si fece in Padova nella Cattedrale li primi giorni di Aprile. Ecco le parole dell'atto: 5 Aprilis 1288, Padue in Ecclesia majori etc. Partes predicta cum presentiam et copiam dictorum Judicum hibere non possunt, propter conventum faciendum Dni Petri de Columna, ut ipsius et Episcopi Patuani recessum ad Curiam, protestate fuerunt etc.

VII. Si ricorderanno quelli, che hanno lette queste Dissertazioni, siccome nel 1274 e nel 1282 furono fatte dal Podestà ed Anziani alcune leggi in aggravio del Clero, per le quali avvertiti li sommi Pontefici Gregorio X e Martin IV minacciarono li fulmini della Chiesa, se le leggi medesime non fossero state e ritrattate e abolite. Anzi nell'anno 1280 Onorio papa ne scrisse al Vescovo di Verona, perchè s'interessasse (27) a persuadere i Padovani, dei quali

lodava l'antica pietà, a togliere gl' iniqui Statuti, che fatti avevano, o, in caso di resistenza, gli assoggettasse alle ecclesiastiche censure. Il Breve fu rilasciato da Roma li 27 di Giugno. Quando del 1287 venne praticato l' iniquo Statuto fatto nel 1282, che non dava di multa a chi ave se uccisa una persona religiosa, che un denaro grosso unicamente, ovvero fosse dichiarato assolto; questo Statuto produsse la strage di molti ecclesiastici sì secolari che regolari. Et multi Presbiteri ac religiosi viri in Padua et paduano districtu occisi fuerunt, quoniam tunc fuit per Commune Padue stabilitum et scriptum in quodam parvo volumine, quod vocabatur Donatellus, quod pro homicidio commisso in persona alicujus ecclesiastica persona condemnari debeat homicida in uno solo denario veneto grosso (28). Che questo Statuto sia stato particolarmente contro ai frati Gaudenti guardati di mal occhio, siccome Guelfi, credo la sia piuttosto erudizione del P. Federici, che verità (29). Lo spirito di partito, l' interesse per le decime, la barbarie dei tempi, e molto più la cattiva condotta degli ecclesiastici furono le vere cagioni dell' iniqua legge. Il Cronico padovano lo dice chiaramente: Quod Statutum factum fuit propter multa et enormia scelera, quæ committebantur per clericos. E poi quantunque anche vogliasi credere, che il processo fatto contro il canonico Abbati nella elezion sua di Vescovo fosse alterato, non ostante qualche cosa dovea esservi di vero, molto più poi, che l'incontinenza ed il delitto di concubinato era pur troppo a quei giorni comune in tutto il Clero d'Italia. I Concilj ed i Sinodi lo dimostrano con evidenza. Le lagnanze medesime si fanno dal Podestà di Padova in lettera scritta al Cardinale Pietro Colonna, il quale essendo stato e studente e canonico in questa città, si chiama a testimonio della vita disordinata degli ecclesiastici, e come per questo motivo solo fossero stati fatti quegli statuti. Pro

eo, quod a perversis clericis et eorum iniquis operibus, quæ non sunt vobis incognita propter conversationem vestram nobiscum assiduam, per opportuna remedia defendere nitebamur. Così presso il Gennari. Comunque siasi, Fra Bonaventura Arcivescovo di Ragusi, che trovavasi a quei giorni legato apostolico a queste parti, ebbe commissioni dal S. Padre con Bolla primo Ottobre 1288, perchè si recasse a Padova, e commettesse al Podestà ed Anziani, che gli Statuti tutti offensivi alla libertà e disciplina ecclesiastica fossero tolti (30), altrimenti, che dichiarasse la città e lo studio interdetti. Inutili furono i passi dell'Arcivescovo, ed avendo concessi quindici giorni, perchè il Sindico prestasse il giuramento a nome della Città, che quegli Statuti sarebbero tolti, esso Sindico ricusò di prestarlo. In conseguenza il Legato, radunato un Sinodo in Monselice, la città di Padova in esso dichiarò solennemente scomunicata, assoggettata all'interdetto, sospeso lo studio, licenziati gli scolari e sottoposta ad altre fatali conseguenze della sua resistenza. Colpiti da questo fulmine i Padovani pensarono di ricorrere al Cardinal Pietro Colonna loro ben af fetto, acciocchè s' interponesse presso del Papa, onde levata fosse la terribile scomunica. Il Cardinale ne parlò al Pontefice, e questi demandò al predetto Cardinale l'esame di tutti gli Statuti, che erano stati raccolti nel Sinodo di Monselice. Il Colonna avvedutamente alcuni ne rigettò, alcuni ne ammise per ben della pace, e così fissate le cose, il sommo Pontefice levò l'interdetto alla città ed allo studio, i Padovani vennero riconciliati con la Chiesa, la pace fatta, ed ogni cosa dell'operato dal Cardinale approvato dal Papa con sua (31) Bolla 2 Agosto 1290. Felicemente a merito del Colonna ebbe fine un affare, che poteva esser ferace di gravissime conseguenze, giacchè quasi tutte le città d'Italia, siccome per primo atto della lor libertà

avevano fatte leggi ristrettive la libertà della Chiesa. Che poi per essersi radunato in Monselice nella casa del Legato alcuni capi del Clero e della Città, onde trattare di questi Statuti e convenirne, si possa questo chiamare un vero Sinodo, che meritasse registrarsi nella collezione dei Concilj, come pensò il P. Federici, e non piuttosto una conferenza di semplice trattativa, dove nessun canone o legge si fece, lo lascieremo decidere a chi lo vedrà nei nostri Documenti. Concludiamo con una notizia di più, in quest'anno 1289 fu dal Papa approvato l'istituto del terzo ordine dei Penitenti di S. Francesco. Vi erano in esso ammessi ed uomini e donne. In Padova vi si stabilirono quasi fin da principio, abitando in diversi luoghi della Città. Le donne poi si separarono affatto dagli uomini, e nel 1440 si ritirarono al ponte del Busenello, dove sotto l'invocazione di S. Elisabetta osservando la regola francescana, vi rimasero fino all'epoca fatale del 1810.

VIII. Assai male andavano gli affari dei Cristiani in Soria, mentre il Soldano di Babilonia, dopo aver preso Tripoli, assediava con immenso esercito Acri piazza importantissima per la sicurezza dei Fedeli in Terrasanta. Giunte queste triste nuove all'orecchio di Papa Nicolò, si diede subito a pubblicar la crociata per tutta l'Europa ed in Italia particolarmente, spedendo nell' Oriente e truppe e denari. Appunto Bernardo Vescovo di Tripoli Legato apostolico stando a Trevigi nel 1290, commise a due Frati Minori del Santo di predicar la crociata qui in Padova e nella Diocesi (32). Poco effetto però produr potevano queste predicazioni in un popolo, che trovavasi allora involto in una guerra sanguinosa coi Veneziani, la quale felicemente ebbe fine nell'anno presente, ma che dovette rinnovarsi per i soccorsi, che diedero i Padovani ai medesimi Veneziani, che guerreg,

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