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dell' Arciprete e di altri Canonici, egli dichiara il proprio diritto d'intervenire come Primicerio alla elezione del nuovo Vescovo unitamente al Capitolo, siccome il Primicerio vi era sempre intervenuto, che perciò domanda di esser chiamato al caso dell'elezione, intendendo adesso per allora di appellarsi alla S. Sede, qualora non fosse chiamato. Ciò avvenne li 24 Luglio del 1283. Pochi giorni doро si radunò novellamente il Capitolo, e concordemente fu eletto a Vescovo di questa Sede vacante Prosavio allora Vescovo di Treviso. Di questo Prelato poche cose si sanno, fuorchè d'essere stato Vescovo di Ceneda, indi traslato a Treviso. Di lui fa ricordanza appena il Canonico Avogadro nella sua Serie (4), e l'Ughelli ne forma l'elogio seguente (5): singularis sapientiæ vir, suavissimæque memoriæ apud omnes. Ma Prosavio rinunciò alla nomina di esso fatta dal Capitolo di Padova, forse per la Sua età avanzata, che compiè nel 1291. Attesa adunque questa rinunzia, il Capitolo si radunò nel primo giorno di Agosto dell'anno medesimo 1283, presiedendovi Bovetino Arciprete, ed in quella radunanza si divisero i voti dei Canonici, mentre cinque, cioè Lodovico Codevacca, Giacomo da Carturo, Angelo Gandolfi, Antonio Cossodaca e Francesco di Dionisio nominarono in Vescovo Prencevalle di Bonifaccio Conti Canonico, e gli altri cinque, Tommaso ed Antonio Guarnerini, Giovanni Ungaro, Simon Botazzo e Oliviero da Monselice elessero il Canonico Giovanni dagli Abbati in Vescovo di questa chiesa vacante (6). Il Canonico Conti nominò a Vescovo D. Bonaccorso Priore di S. Maria in Vanzo, e l'Arciprete Bovetino, Giov. dagli Abbati ed Andrea Gussoni non vollero nominare e neppure dichiararsi per alcuno dei due partiti. Non appena avevano li Canonici terminati questi primi atti, atti, che comparvero in

Capitolo gli Abbati di S. Giustina e di S. Stefano di Carrara unita

mente al Primicerio dei Cappellani cioè dei Parrochi, ed al Seniore dei Mansionarj della Cattedrale, e nella notizia della nomina fatta dell' Abbati a Vescovo della Sede vacante, prelato multe litterature, honeste vite, laudabilis conversationis, eximia prudentia in spiritualibus et temporalibus, et in sacro ordine constituto, qui potest et valet Ecclesiam predictam ab incursu malignantium defensare, et cui multa meritorum prerogativa noscitur suffragari, et cui nihil deest de iis, que secundum canonum instituta requiruntur in Episcopo et Pastore, la elezione medesima lodano e confermano in ogni sua parte (7). Lo che fecero con fatto dei 6 di Agosto, nel quale vi entrarono anche i custodi della Cattedrale, pretendenti anch'essi di aver diritto nell' elezione del Vescovo. Tutti questi elettori fecero procura al Parroco di S. Giacomo (8), acciocchè presentasse lo stromento di elezione al Can. Giovanni dall' Abbate, onde acconsentisse e si potesse poi produrre il proces so al Metropolita Patriarca d'Aquileja, per ottenerne la canonica istituzione. Presentata l'elezione all' Abbati, esso richiese tempo per deliberare; ma infine nell'ultimo giorno di Agosto formalmente accettò (9).

III. Lo stesso che fecero gli elettori dell' Abbati, fecero quelli del Conti; e la causa fu recata al tribunale del Metropolitano, e gli atti della medesima si veggono ventilati nel mese di Marzo del 1284 Questi (10) atti non ci rimangono interi; sono mancanti; ma ciò non toglie loro l'autenticità. In questi si è per certo fatta la più nera pittura dei costumi e della vita degli elettori di Giov. dall' Abbati caratterizzati per simoniaci, concubinarj e scandalosi, che erano ipso facto dalle costituzioni del Cardinal Latino privati d'ogni diritto di eleggere. E che cosa non si disse in quel processo dell' eletto Giovanni dall' Abbati? Quali empietà, quali calunnie, giacchè così chiamare si

possono considerati gli elogi, che vengon fatti dell'Abbati da tutte le carte e monumenti di quel tempo! Era anche accusato di essere di servil condizione, giacchè suo padre ed egli erano servi di Gerardo Maltraverso di Calaone. Ma e dopo quanto abbiamo riportato di sopra in lode di lui, la lapide dello Spedale di S. Daniele lo qualifica . Prudens vir, cujus virtutes crescunt, ut fontibus amnes, justitiæ rector, cujus famam bene concinit orbis, ed anche resplendens nobilitate, lo che pare che escluda la servil condizione. E nel rapporto dell' altre accuse date all' Abbati ed a' suoi elettori, siccome di gravissime dannose calunnie, Nicolò da Perugia avvocato e procurator dell' Abbati richiese, che gli avversarj fossero obbligati a pagare 2000 marche d'argento di pena. Il Patriarca udite ambe le parti e per allegazione e per voce, le chiamò a Mestre per udire nel giorno seguente la definitiva sentenza. Era duopo in fatti in questa causa attaccare la capacità degli elettori, giacchè ammessa la loro capacità ad eleggere, la scelta dell' Abbati era canonica e legittima, avendo avuto dieci voti a suo favore, contro cinque del Conti, e si potrebbe dire anche dodici, mentre i due voti dell' Arciprete e del Gussoni, che non vollero dichiararsi, dovevano essere apposti al maggior numero. Ma il Conti era di una nobilissima e potente famiglia, fiancheggiata dalle più forti aderenze della Città, e dalla influenza d'un Padre, che ne era quasi Signore. Presso il Patriarca la vinse il Conti, e probabilmente da lui consacrato nel seguente 1285, non però confermato o riconosciuto della S. Sede, mentre nei registri del Vaticano, nelle lettere d'Onorio IV all'anno primo N.° 53. Prenceval Conti è chiamato intruso della Chiesa di Padova, e gli è comandato di restituire i frutti percetti. Ciò fu nel 1286, giacchè l'anno primo di Onorio papa compiva ai due d'Aprile del 1286, e fino li 19 Luglio del

1285 si vede la nostra Sede vacante (1). Nell' anno poi 1286 li 17 di Giugno Prencevale si dice Vescovo di Padova (12), avendo a suo Vicario il celebre giurista Riccardo di Malombra, ed anzi soggiunge l' Ab. Gennari d'aver veduto per altro istrumento dei 10 Marzo nel 1287, che il Conti era ancora Vescovo di Padova; lo che non si accorderebbe gran fatto con la lettera 246 del predetto Onorio papa, con la quale nell'anno secondo del suo pontificato, e precisamente ai 4 di Marzo del 287 nomina a Vescovo di Padova Bernardo Canonico Agatense uditore della camera apostolica. Non si nomina ad una chiesa vescovile, quando non sia vacante, ed è perciò che io credo avere il Vescovo Prencevale li primi giorni del 1287 rinunciato al Vescovado di Padova, per la di cui rinuncia fu nominato dalla S. Sede Bernardo. Aveva Prencevale ottenuto dal Vescovo di Porto, Legato apostolico, la facoltà di poter essere nominato a tutte le Cattedrali, facoltà che gli fu confermata con lettera di Nicolò IV all'anno primo, siccome consta dai registri vaticani al N.° 354, e per la lettera 747 del medesimo Pontefice dell'anno secondo, nella quale si parla di lui siccome eletto di Cagliari. Ivi morì Vescovo il Conti (13) nell'anno 1295.

IV. Non sono da ommettersi prima d'innoltrarsi in questa Dissertazione alcune notizie, dirò quasi intermedie tra l'elezion dell' Abbati e quella di Bernardo; al finire del 1283 appartiene una carta importante, che registra gli officj e le obbligazioni degli Avogadri o difensori civili del Vescovado (14). Da questo documento si riconosce quanto e quale fosse il potere dei Vescovi nei feudi e sui vassalli, su dei quali esercitavano il jus sanguinis col mezzo del loro avvocato, ed il Vescovo era dei beni della sua Chiesa Episcopus, Dux, Comes, Rex. Questo era il sistema di quei tempi, di cui abbiamo veduto

un esempio anche nella sesta Dissertazione (15). Il Capitolo della vacante Chiesa padovana fece varj atti; siccome quello si fu di confermare il nuovo Priore del monastero di Porcilia eletto da quei Monaci, per la morte di Frate Filippo (16). Li duc d'Ottobre dell'anno 1284 si vede il pagamento fatto dal Capitolo e Clero padovano delle procurazioni, a Bernardo Cardinal Vescovo di Porto, Legato della S. Sede, ascendente alla vistosa somma di Fiorini 450. Questo fagamento (17) fu verificato a Bologna nella casa dei Signori Fieschi, dove il Legato abitava. Corrispondeano queste procurazioni alle antiche albergarie cioè a quanto i vassalli contribuir dovevano ai loro feudatarj per vitto ed albergo, e quanto i Vescovi e gli Abbati prestavano ai Re d'Italia e ai loro messi. Così si è introdotto, che anche ai Legati o Cardinali, che venivano di Roma, si pagassero cotali propine dette procurazioni. Ma ben più importante alla nostra Chiesa si è la carta seguente (18), per la quale s'impara, che essendosi introdotti gravissimi disordini nella amministrazione delle Parrocchie, e singolarmente nella confusion dei diritti di una con l'altra, si fecero degli Statuti disciplinali con annesse penalità; Statuti che furono in Scde vacante letti in pien Capitolo ed approvati nel giorno 5 di Luglio del 1285. Si vieta a Parrochi di ingerirsi nell'amministrar sacramenti nella Parrocchia altrui, ad essi ed ai Preti o Chierici, di andar ai funerali senza essere invitati, e consimili discipline, che furono di già rinovate nei Sinodi susseguenti.

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V. Attesa dunque la rinuncia o il traslato di Prencevale Conti, resa vacante questa Sede padovana, il Som. Pont. Onorio IV elesse a Vescovo Bernardo Canonico di Agde in Linguadoca, generale uditore della camera apostolica e celebre giureconsulto sotto Martino IV. Nei registri delle lettere pontificie sembra che Bernardo fosse eletto Vc

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