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Chi volesse affermare che quella è una mera visione poetica, un tipo tutto immaginario, e questa qui è la sola donna viva e reale, direbbe cosa puerile e falsa, perchè tanto di realtà ebbe l'una nel pensiero di Dante, quanto. l'altra in quello del Leopardi, e perchè la donna, in termini generali, può apparire all' intelletto ora come Beatrice ed ora come Aspasia. E qui mi sembra che stia il nodo della quistione.

Giacchè piuttosto si potrebbe domandare: or com'è che quei primi nostri poeti portarono a cielo la donna, coronandola di luce e di stelle, e com'è che all'età nostra ella ha perduto il suo fascino e l'incanto, e l'uomo che prima si chinava dinanzi a lei e a lei riferiva ogni opera del suo ingegno, ora sente di avvilirsi, porgendole la mano e innalzandola al suo posto? e com'è che quell'essere pieno di forza, che inspirava ogni cosa egregia e buona e in cui si riconosceva un efficace impulso allo svolgimento e all'indirizzo dell' ingegno dell'uomo, ora è divenuto una creatura assai debole, per la quale se una parola pronunzia il labbro questa non può essere per lei di molto conforto? Donde l'origine di tanto pervertimento e di cosiffatta decadenza? La medaglia si è rovesciata: di chi la colpa? nè tutta dell' uomo per vero, nè tutta della donna: ma colpa vi hanno entrambi. E se un significato a queste solenni onoranze han voluto dare coloro che primi furono illuminati dal pensiero di tributarle alla Musa dell'Alighieri, come a universale personificazione di quest'essere, che fu mai sempre un potente inspiratore del genio umano nelle sue più alte manifestazioni; quel significato dev'essere doppio, e precisamente intento a raccendere nell'uomola spenta, o quasi spenta, idealità della donna, a degnificare la donna di quella sovrana Idea (1).

Non diremo già che la donna de' nostri giorni sia inferiore in qualità morali alla donna del Trecento: chi fosse di questo avviso, potrebbe disilludersi leggendo il Boccaccio; accanto alla fedeltà di Lisabetta e di Gismonda e al celeste martirio di Griselda, anche li quante debolezze, quali frodi, quanta vergogna! ma in complesso la donna di quei tempi, se pure imbrattata di fango, serba in sè qualche cosa che la sorregge e non la prostra a terra; il puro senso non trionfa mai pienamente della pudicizia di lei; ella dopo tutto lascia sempre trasparire un lembo di cielo che la idealizza e la protegge dall' insulto. La donna era cosa sacra: ell' era

(1) Il pensiero di celebrare il centenario di Beatrice balenò primo alla mente della egregia Signora Felicita Pozzoli, professoressa nella scuola normale di Milano; ma ad effettuarlo era necessaria l'opera amorosa della illustre Carlotta Ferrari, da Lodi, la quale oltre a interessare la parte più colta del sesso gentile, a cominciare da S. M. la Regina, ha saputo raccogliere le adesioni di uomini chiarissimi, come fra gli altri, il Bonghi, il Conti, il P. Tosti, l'Alfani, il Mantegazza, il Fogazzaro, il Bersezio, il Gandino, il Vitrioli, il Lizio-Bruno.. Spetta poi all' illustre Sig. Co. Angelo De Gubernatis il merito della Mostra nazionale di lavori femminili in Firenze, organizzata a rendere più solenne la festa del 9 giugno.

un terso cristallo, cui il menomo soffio appannava; però l'attentato al suo pudore era l'estremo del delitto: nell'onore di lei stava la reputazione non pure dell'uomo ma dell' intera famiglia, e quindi l'uomo sentivasi a lei legato da vincoli indissolubili, sia ch'ella gli fosse madre o sorella, moglie o figliuola. Oggi l'indissolubilitá da noi rimane cristallizzata, come avanzo di tradizione, nella religione e nella legge; ma nei costumi chi oserebbe pienamente affermarla? e non può esservi dove la fedeltà manca, e la fedeltà è parola vana, se l'amore non è unimento ideale.

Quella candida figura di donna oggi è una visione della fanciullezza, breve raggio di luce che sparisce con l'innocenza. Come il giovinetto scende le ginocchia materne, che sino a jeri l'han cullato, come dinanzi ad un altare della Vergine sente menomata la sua dignità d'uomo chinandosi per adorarla; come alla presenza di vaga donzella egli non più abbassa il volto, rosso di vergogna; voi potete dire che la donna per lui ha perduto il suo proprio valore.

Finisce l'età dei sogni e degl' incanti: sottentra l'età positiva e mondana: alle visioni della fanciullezza succedono le figure reali; e quella donna di cui si fuggiva la presenza e non si resisteva lo sguardo, perchè dal velo della sua serafica forma traspariva la luce di uno spirito sceso dal cielo, quella donna che s' invocava nelle angosciose ore di solitudine, e per la quale si sentiva un'adorazione tale che si sarebbe desiderato divenir sasso della via per essere tôcco dal piede di lei; quella donna man mano perde le sue ali di angelo, e diventa un essere umano fatto di carne e di ossa, e niente più. Ella apparisce un essere pieno di debolezze, che l'amor vero, quello che si nasconde nelle latebre del cuore e non si palesa dal labbro non intende, perchè ella non è fatta per amare nobilmente, adusata a sorridere a chi più abbonda in blandizie e carezze, proclive a girar lo sguardo al di fuori, incapace a farlo penetrare al di dentro, non essendo ella una di coloro

Che per entro il pensier miran col senno.

Ma ella si rivela quale un essere che si lascia facilmente abbagliare e sedurre al lampo dell'orpello che luccica, che il cuore poco a poco perde passando di amore in amore, come farfalla che attratta dal lieve profumo vola di rosa in rosa, e qui lascia un lembo e li un altro delle sue ali, nell' intricarsi fra le spine; una creatura, insomma, per eccellenza incostante, volubile, frivola, senza forza di carattere, senza vigoria di affetti, una creatura che può apparire adorabile ed amabile in un momento, ma che dopo tutto non vale il cuore di un uomo. La donna, mèta a cui s' indirizzava il cammino della vita, modello in cui s' informavano le azioni, simbolo di

grazia e di gentilezza, cui era follia solo agognare e sperar di meritare, di grado in grado sparisce e dà luogo alla donua che si può facilmente avvicinare, conseguire . .. contaminare.

Ora se questa trasformazione avviene nel concetto che si ha della donna, passando attraverso le diverse epoche della storia o le diverse età della vita, se la Venere celeste, espressione divina della bellezza intelligente e pura, si tramuta nella Venere terrena, qualche colpa è da attribuirsi alle volute debolezze della donna, ma molta ne resta ancora da addebitare al cuore dell'uomo. Giacchè nell'atto di disprezzare le leggerezze altrui, spesso non si giunge a riconoscere e detestare la propria volubilità, per la quale appunto si è condotti a gonfiar molto sè stessi e ritenersi di natura diversa e superiore a quella degli altri. Così la nostra incostanza può inavvedutamente trarci a scorgere frivolezze da per tutto; un atto di abnegazione, un tratto di carattere possiamo ascriverlo a biasimevole debolezza; velata nell'uomo la vista della mente da' traviamenti e dalle colpe del senso, avvelenato il cuore da' filtri di un' animalesca voluttà, egli può confondere le donne buone e virtuose con le femmine dal facile costume, puỏ a una stregua sola misurarle tutte, e quindi molto agevolmente passare da una ad un'altra, da quella ch'era inespugnabile a quella che cede, e senza avvedersi d'nn salto dal cielo precipitare nell'inferno. Ora egli è perduto, l'anima sua ed il suo corpo son dannati; egli bestemmia e maledice, e nessuno certo lo salverà. Nato verme torna a strisciare nel fango, perchè le ali dell'angelica farfalla invano si dibattono impaniate del vischio delle sue volgarità e delle sue sozzurre. Colpa della donna? debolezze di donna? ah! è molto facile scagionarsi delle proprie pecche, e gli altri aggravarne.

Ma che la donna, del resto, ordinariamente non corrisponda all' ideale che l'uomo saggio e virtuoso se ne possa aver formato, è cosa non meno vera e giustificabile; e dobbiamo convenire che l'educazione che oggi le si impartisce non è tale quale sarebbe necessaria per farne una dolce sorella, una pia figliuola, una cara consorte, un'ottima madre. Vorremmo forse decantare l'educazione de' tempi andati? ohibò! ma alla maggior luce sparsa su l' intelletto potrebbe e dovrebbe accompagnarsi una più illuminata educazione del cuore.

Abbandonata quasi sempre a sè stessa nelle secrete cose di amore, la fanciulla di fronte alla famiglia e alla società prende tutta su di sè la responsabilità delle sue azioni. Senza una guida certa e sicura, quell'essere da cui sovente chiede aiuto e consiglio e in cui confida i misteri del suo animo, è troppo volgare e troppo ignorante: ella viene informata male, consigliata peggio; le si avvelena la fantasia, le si guasta il sentimento; ed ella, povera farfalla, ammaliata da' bagliori d'un lume ingannatore, vi gira attorno e vi consuma miseramente.

A tali mali, dimando, non si potrebbero opporre altrettali rimedj? in luogo del romanzo veristico, procacciato furtivamente o letto fra l'una e l'altra smozzicatara di giornale non si potrebbero porgere libri buoni e sani? alla parola prezzolata e ingannatrice della serva non si dovrebbe sostituire il consiglio sereno ed amorevole della madre e della educatrice? la ignoranza e la menzogna non dovrebbero essere dissipate dalla luce della verità? (1) Perocchè all'animo vergine d'una fanciulla la prima interna rivelazione d'amore si presenta come una colpa; ella lo nasconde; ma spintavi da una forza irresistibile vi tende costantemente; e poichè non sa la via nè la direzione del pericoloso cammino, può darsi che davvero ella precipiti, incautamente, nella colpa, e quando si ravvede, allora non le resta che il pentimento ed il dolore.

È così naturale scambiare il facile sorriso e la facile parola di adulazione come una promessa di amore perenne e di fede immutabile; quindi la fanciulla, abbandonandosi agl' impulsi del cuore e a' voli della fantasia, carezza un ideale che spesso è in antitesi con la realtà e si chiude in un castello pieno di estasi e d' incanti, ma tutto campato in aria.

Pur nondimeno l'ora del disinganno viene e deve venire; allora le balde fidanze e i sogni rosei son rotti dal dubbio: alle porte del cuore batte lo scoramento e la tristezza; gli orizzonti della vita si tingono di fosco, e ogni cosa sembra perduta guardata da un punto di vista scettico e pessimista. E qui se la tragedia non sopravviene, dal dramma si passa alla commedia; e si finisce col ridere di tutto e di tutti, e ogni sentimento più nobile e cavalleresco, e ogni più dolce affetto, ogni più cara poesia rimangono esposti a' dardi dell'ironia e del sarcasmo: l'amore diviene un trastullo, è fatto un giuoco; e poche son le donne che possono menar vanto di aver amato un solo uomo, pochissime quelle che sposano l'uomo che hanno amato. Quasi petali di delicato fiore avvizziscono 'n su la prima stagione gl' ideali della donna, il calore del sentimento si stempera in una vaporosa sensualità: gli ammollimenti, l' effeminazioni, le languide fantasticherie fiaccano l'anima, la guastano, l'ammorbano. Sicchè se le nozze giungono un po' tardi, si è già svigorita la forza degli affetti e la donna, conseguentemente, di rado sa inspirare una nobile passione o mantenere vivo e generoso l'amore nel seno di colui che l' ha prescelta a compagna

(1) La sdegnosa anima del Foscolo dava questi santi consigli: « Secondate i cuori palpitanti de' giovanetti e delle fanciulle; assuefateli, finchè son creduli ed innocenti, a compiangere gli uomini, a conoscere i loro difetti nei libri, a cercare il bello ed il vero morale; le illusioni dei vostri racconti svaniranno dalla fantasia con l'età; ma il calore con cui cominciarono ad istruire, spirerà continuo ne' petti. Offerite spontanei quei libri, che, se non saranno procacciati abilmente da voi, il bisogno, l'esempio, la seduzione li procacceranno in secreto. Già i sogni e le ipocrite virtù di mille romanzi inondano le nostre case; gli allettamenti del loro stile fanno quasi abborrire come pedantesca ed inetta la nostra lingua, la oscenità di mille altri sflora negli adolescenti il più gentile ornamento de' loro labbri, il pudore >>.

di sua vita di rado ella sa irrorare l'arido pensiero con quell'onda di sentimento, che scaturisce dal cuore, e può spandersi soltanto per le graziose curve d'un labbro femmineo.

Molta ignoranza dunque, molta leggerezza nella donna: molti vizj, niuna o quasi niuna fedeltà nell'uomo: ecco le radici prime di quei mali che pervertiscono i costumi, che minano la più cara delle umane istituzioni, la famiglia, che attoscano il più bello ideale dell'arte e della vita, l'ideale della donna.

Innalziamo dunque i nostri cuori, innalziamo la mente alla contemplazione dell'austera figura di Dante, e i nostri affetti si accomunino nel culto di Beatrice. Dimentichiamo le poche femmine, nate al mal fare, anzi sceveriamole dalla umana specie; e nella donna vediamo l'angelo tutelare dei nostri giorni. O dolce e desiato bene, o primo dono di natura, nella virginea letizia del tuo sorriso si acchetino le nostre ire, si plachino i nostri sdegni, cessino le lotte e le discordie, e le anime nostre si affratellino e si sollevino dal dolore, attingendo vita nuova all'esaltazioni di un incorruttibile affetto. Sempre bella, sempre pura, sempre veracemente amata, consolaci, rafforzaci, cancella da' nostri spiriti i volgari e repellentisi egoismi, e tutte le nostre energie raccogli, quasi intorno a un centro comune, ravviandole al conseguimento d'un solo e altissimo fine. Nella sventura e nella gioja, nell'oscurità e nell'apoteosi, rendici cara ed operosa la vita, additala quale un agone a' forti, quale un' infamia a' vili. Mostrati a noi, miracolo di perfezione, come un premio serbato a chi non devia da un magnanimo fine, a chi per meritarti non si arrende a' bassi sentimenti, non piega alle prave tendenze, non si spezza all'urto delle seduzioni, ma per te serba immacolato il fiore della sua giovinezza. Allora, discendendo dal tuo carro di cortesia e di amore, cedendo alle nostre invocazioni, aprici le tue braccia, e teco trasportaci in una onda di splendore e d'infiniti congioimenti. Gloria a te, o donna! nella tua sublimazione si rinnovelli la fede all'arte e alla scienza, l'amore alla libertà e alla vita; nelle tue sorti șia, come in arco di luce, disegnato l'avvenire delle umane sorti; grandi le civiltà e i popoli, grandi le istituzioni, dove l'ardenza del tuo ideale non si spenga nei cuori, dove alla voce mefistofelica che ti condanni perduta, si contrapponga vittorioso, e per terre e per mari risonante il grido delle anime angeliche: É salva! E ben venga il giorno, che l'umanità promovendo, diffondendo, nobilitando il culto di te, si faccia di te sempre più degna, più degna di sè e dei suoi altissimi destini!

Monteleone, addì 3 Giugno 1891.

Avv. PROF. GIUSEPPE M. FERRARI
Dott. in Legge, Lettere e Filosofia
Tit. del R. Liceo Filangieri

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