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come i fioretti chiusi dal gelo della nolle, aprono le lor bocche ai primi sorrisi del giorno; il mio cuore si apriva a' tremoli raggi di questo conforto: Ne' petti della gioventù italiana si rinfiori per il culto della Divina Commedia il culto della teologica scienza. Questo mi fe' venire l'uzzolo : non volli essere ignavo e con intelletto di amore mi accinsi li per li a colorire il disegno.

Considerai tre aspetti armonicamente congiunti nella Divina Commedia l' estetico, il teologico e il sociale; l' estetico come sua forma, il teologico come sua vita e il sociale come suo scopo. Vi considerai perciò la triade creata: il bello, il vero e il buono; il bello ch'è lo splendore del vero, il vero ch'è il fondamento del bello, il buono ch'è il fine del bello e del vero. Imperocchè l'Alighieri, eminente statista, voleva ritrarre la civil convivenza dalla selva oscura dell'anarchia e delle rivolte allo splendore

e che perciò

Dell'alta luce che da sè è vera (1),

Mena dritto altrui per ogni calle (2).

Di qui spontanei nacquero i lineamenti del mio libro, che ha in fronte queste parole: LA TEOLOGIA ESTETICA E SOCIALE DELLA DIVINA COMMEDIA DI DANTE ALIGHIERI.

Ecco, Eminentissimo Principe, la storia del presente volume. Accoglietelo di buon grado; Vi esprime l'omaggio del mio cuore e la messe teologica, direi quasi, da me raccolta nel feracissimo campo della Divina Commedia. Spero intanto, per ripetere una vostra confortativa parola, spero farà del bene questo libro, soprattutto ai giovani (3).

M' inchino con riverente ossequio al bacio della sacra porpora, soscrivendomi

S. Agata de' Goti, 2 di Agosto 1892.

Di Vostra Eminenza Reverendissima

Dev. e Umilis. Servitore

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Alfonso M. Iannucci
Canonico Teologo

(1) Paradiso, XXX, v. 5.

(2) Inferno, I, v. 18.

(3) Lettera dell' Eminentissimo Cardinal Capecelatro all' autore, 5 ottobre 1892.

PROLEGOMENI

CONFERENZA I.

Il primato d'Italia nell'arte; il più grande artista Dante Alighieri; la sua Teologia estetica e sociale; la intitolazione dell'opera agl'Italiani.

La musica, il canto, l'architettura, la statuaria, la plastica, la pittura ed altrettali creazioni dell'ingegno umano non esprimono completamente le mirifiche visioni dell' anima. Ti additano si, ma riverberata nella natura estrinseca la luce che irradia dal mondo psichico. Quelle arti belle sono alcuni raggi, ma non tutti i raggi che sfavillano dalla fronte della verità; giacchè il bello è lo splendore del vero giusta la definizione platonica. L'arte reina, coronata di tutti i raggi del vero, la piena rivelazione dello spirito, il fedele riflesso di tutta la civiltà di un popolo è la poesia: la quale, vestita a lusso di una parola colorita ed elevata nel massimo grado di perfezione sì nell'idea che nella forma, nacque nell'ispirazione divina dell'estro e nella spontaneità dell'incalorito affetto; epperò, senza velo d'ipocrisia, scrutina rivelando nell' ima parte del cuore la tendenza, l'indole, l'abito intellettivo e morale dell'artista e del popolo di cui l'artista è figlio.

JANNUCCI-Teologia estetica e sociale della Div. Comm.

1

Abbiamo detto che la poesia nasce dalla dinamica dell'ispirazione divina; perciò col poeta di Solmona tutti i poeti escla

marono:

<< Est Deus in nobis; agitante, calescimus, igne.
Est Deus in nobis, et sunt commercia coeli »>.

Il vero poeta è quegli che su le penne arrubinate della fantasia lieto si solleva per la scala delle bellezze cosmiche a Dio, centro di tutte le bellezze, che, quai splendidi raggi, dove più dove meno le fa piovere nell'universa natura dalla sua faccia luminosa. Epperò un vero poeta è quegli che, nato sotto a un cielo tutto splendore e tutto gioventù, si bea ne' ridenti ed odorosi giardini, s'inebria a'gorgheggi soavi e melodiosi degli augelli, si specchia nelle marine sfumate del più lucido azzurro, leva le pupille ad un sole, la cui bellezza non tramonta mai. Così l'artista o il poeta ha sempre innanzi a' suoi sguardi l'effetto e la causa, il bello e la sorgente del bello, che non può non ritrarre con le tinte più nobili del suo pensiero, con i colori più vivi del suo gentil cuore.

Se così è, la poesia è dote singolare, proprietà esclusiva de' popoli meridionali, in cui le tepide aure, le tremolanti marine, i dilettosi colli, le fiorite pianure, il limpido e trasparente cielo cooperano a formare un carattere bello, affettuoso, aperto, ch'è il linguaggio più eloquente di un popolo, che tutti gli arcani ti palesa dell'intima vita: onde la poesia è una pianta esotica sotto un freddo ed umido cielo del Nord, che ispira un carattere cupo, gelido, meditativo sulla materia senza espansione e senza slancio.

<< La terra molle e lieta e dilettosa

Simile a sè gli abitator produce (1) ».

Tra i popoli meridionali primeggia l' Italia, l'impero del bello e dell'armonia. Il suo scintillante cielo si apre tutto allegrezza e tutto riso, la sua terra si profuma alla fragranza delle erbe aromatiche, il suo cittadino, bello e gaio come la

(1) T. Tasso, La Gerusalemme liberata, Cant. 1, Ott. 62.

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natura che lo circonda, si specchia nelle limpide e cristalline acque e beve la luce purissima delle incantevoli aurore e de' fervidi soli. Niente vi manca: sereno azzurro de' cieli, aere puro e luminoso, fertilità di suolo, bellezza di rive, possanza di mari. Altrove anche ne' più bei giorni si vede la nebbia sull'orizzonte, e la vista non iscopre quanto potrebbe: tra noi quanto si può vedere, si vede tutto e chiaro; le bellezze del Paradiso, riflesse nelle bellezze dell'italo cielo, stanno sempre vive innanzi a'nostri sguardi. Così è la mente nostra, così l'arte. Dicono che noi siamo un popolo di artisti, ed è verissimo: questo senso dell'arte è il nostro carattere. L'italiano medita palpitando; è artista se adora Dio, è artista se filosofeggia, è artista se governa, è artista se traffica, è più che artista se verseggia: ha un gran senso di armonia, perchè nobilmente specchia le naturali bellezze del bel Paese, e se ne ingioiella e se ne illeggiadrisce. «L'arte nostra ha tanta varietà e ricchezza e splendidezza che neppure la greca », come afferma il Settembrini (1). In Italia si convergano come in un foco tutti i raggi della bellezza cosmica: a questo fuoco divino si accende la immaginazione del poeta, e ti appare la sua poesia come una colonna di odoroso fumo che si stende nell'aria, che lene lene sale verso il cielo, e la sua cima più lucente si trasfigura in celestial bellezza e va a confondersi tra le nubi dorate da fulgido sole. Dove più solenne originalità di poemi, più squisita domesticità e naturalezza di drammi, più fino sapore di satire troverete voi, se tutte queste cose non le trovate in Italia? Quì venne trasferito il Parnaso de' nuovi tempi; qui venne aperto un'altra volta e in modo più degno il giardino delle Grazie : le Muse fuggite dalla Grecia, lavatesi dal sangue e dalla sozzura dei Romani degeneri, corsero a trattare più nobilmente l'arpa nostra melodiosa, a sospirare nella nostra tromba, a maneggiare il nostro plettro, a vestire il nostro coturno: esse irraggiano della nostra idea, parlano la nostra lingua, ardono de'nostri amori, accompagnano al campo i nostri prodi, seguitano sul

(1) L. Settembrini, Lezioni di Letteratura italiana, dettate nell'Università di Napoli, Vol. I, cap. IX.

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