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appo Dio, che n'è l'artefice, il padre, il protettore. Ecco dunque un novello diritto solennemente dichiarato ed introdotto dal Cristo nel Codice di tutte le nazioni. Prima di Gesù Cristo tutto il mondo era diviso, ridotto a minuzzoli, sperperato: egli pel primo introdusse il legame tra i popoli, l'amistà tra i regni, l'armonia e come il diapason tra tutte le nazioni. Di qui la Diplomazia ch'è la nobile scienza delle relazioni tra Stato e Stato e fra sovrani e sovrani, sorse fiorente e vigorosa, ovunque diramando il benefico influsso.

L'Alighieri, quell' illustre diplomatico dell'età mediana, dà grande rilievo alle cose che abbiam tra mano. Egli con dolce musa parla a Virgilio, cantore della Monarchia romana e rappresentante della più insigne civiltà:

«

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Tu prima m'inviasti

Verso Parnaso a ber nelle sue grotte,

E poscia appresso Dio m'alluminasti (1) ».

Vale a dire: Tu dapprima fosti cagione che io diventassi poeta e poi che io conoscessi il vero Dio. Virgilio, a cagione della sua Egloga IV, si considera come uno de' precursori della verità religiosa in mezzo al mondo pagano; son questi i versi di Virgilio:

<< Magnus ab integro saeclorum nascitur ordo.
Iam redit et Virgo, redeunt Saturnia regna:
Iam nova progenies coelo demittitur alto. »

Questa profezia, tratta da' libri sibillini, è applicata da Virgilio alla nascita del figlio di Pollione; ma vari scrittori cristiani, fra i quali sant'Agostino, opinarono che fosse un cenno al divin Redentore, al Cristo. Laonde Virgilio, il più splendido tipo della civiltà, coopera grandemente perchè l'Alighieri s'innalzi alla parvenza luminosa del vero Dio, del Verbo umanato, ch'è il ristoratore munifico della civiltà umana. Ma l'Alighieri prima di affissar gli occhi al secondo de' tre giri (2) che aveva una figura umana in colore divino, cioè prima di

(1) Purgatorio, XX, vv. 64-66.

(2) Paradiso, XXXIII, vv. 127-132.

contemplare al termine di tutta l'armonia poetica coll'alto sacramento della Triade il pietoso sacramento dell'Incarnazione, riceve da san Bernardo un sapiente consiglio :

« Riguarda omai nella faccia ch'a Cristo
Più s'assomiglia, chè la sua chiarezza

Sola ti può disporre a veder Cristo (1). >>

Diamo un po' di comento a questa terzina. La umana natura è così formata, che dal grado meno perfetto passa al più perfetto. Ora in Cristo più che l'umanità, balena la Divinità: mentre l'arte se vuol vedere l'uomo trasformato in Dio, non vuole rimanere abbagliato dalla luce di Dio. Evvi dunque il bisogno di un altro tipo, in cui si appalesi l'umanità perfezionata dal contatto di Cristo; un tipo cioè in cui l'uomo ravvisi la propria natura congiunta a Dio con quanti sono nodi più intimi e stretti di simiglianza, parentela, consaguineità; un tipo in cui la bellezza, la santità, la gloria tocchino i limiti dell' infinito, ma non siano infiniti. Solo contemplando questo tipo ch'è la Vergine Maria, l'artista può apparecchiare la pupilla dell'animo a contemplare gli splendori che raggiano dalla fronte dell'Uomo-Dio. Ella, venerata dopo il Cristo da tutti i popoli, da tutti i regni, da tutte le nazioni, è la benefica luce dell'aurora, che sull'orizzonte dell'umanità prepara il luminoso e ridente giorno sociale, apparecchia dalle ringhiere dell'oriente il magnifico sole della civiltà umana.

(1) Paradiso, XXXIII, vv. 85-87.

CONFERENZA VIII.

La Chiesa col Romano Pontefice e l'Albero giovaneggiante delle nazioni.

La più grande di tutte le istituzioni è la Chiesa; perchè opera tutta divina, fatta per tutti gli uomini e per tutti i secoli. Sulle ali di viaggiotori cosmopoliti percorrete tutto quant'è l'universo, tuonò forte agli orecchi degli Apostoli Gesù Cristo: sedete a scranna fra tutte le tribù, rincivilite col vostro magistero i popoli, ricostruite coll' insegnamento vostro le nazioni: Euntes in mundum universum, praedicate Evangelium omni creaturae (1). Ed ecco tutti i popoli per divina Giurisprudenza entrano nell'immacolato seno della Chiesa, si stringono a' suoi fianchi e sono di robusta vigoria fecondati dalla nuova Maestra, la cui bocca tramanda l'alito di vita, le cui mani spargono qua e colà raggi di sapienza e di virtù, sul lembo della cui porpora sta scritto così: L'universo, sotto i cui piedi rovina fragoroso il torrente de' secoli. Perciò la Chiesa è una società perfettissima, indipendente, autonoma, fondata dal divin Redentore non già per essere guidata, ma per guidare gl' individui e la società degl' individui alla felicità immortale. Laonde nessun Governo può ergersi a maestro della Maestra, quasi fosse riguardo alla Chiesa il Supremus Imperator et Pontifex de' Cesari pagani. Deve piuttosto difenderla e tutelarla, codesta civilizzatrice de' popoli, dalle velenose armi dell' oste nemica.

Nell' età contemporanea il giornalismo acattolico e la rivo(1) Marc. XVI, 15; Matth. XXVIII, 19.

luzione cosmopolita ripete su tutti i toni il la di Chiesa cattolica da opprimere; è la fredda parola di Porcio Catone le mille volte ripetuta dalla Ringhiera, donde tuonava, senza smuoversi: Delenda Carthago. Eppure la Chiesa è sempre intenta a promuovere la felicità de' popoli col mantenere la giustizia ne' governanti, l'obbedienza ne' sudditi, la rettitudine nelle leggi. Ella, primogenita tra gl' inciviliti, abitò questa casa di Europa, ricomponendola con le sue mani e arricchendola de' preziosi tesori di civiltà. Ella fondò le antiche Monarchie, le antiche Repubbliche che durarono secoli. Fondò le une con insegnare il rispetto all' autorità, fondò le altre con istillare e raffermare nel popolo il buon costume. A tanto splendore di verità, gli Stati che mirarono con occhio diffidente la Chiesa e le portavano il broncio, sospettando la propria rovina nel libero esercizio delle sue facoltà, omai cominciano, nel sentirsi quasi spenta la vita da ben altra cagione, a desiderarne amichevole aiuto. Un grande statista francese, il Guizot, ha detto ricisamente che contro all'anarchia morale e civile che minaccia d'inabissare l'intera società, non può aversi altro scampo se non dal consorzio amichevole dello Stato e della Chiesa, destinati dalla Provvidenza a correre una medesima sorte nella floridezza e nella rovina (1).

I Moderni, per acquistar fede, si fanno belli dell'autorità di Dante Alighieri; e noi quest' autorità presentiamo loro, con una sposizion vera e diritta. Egli nella presente Conferenza ingemma di folgorante poesia le verità teologiche della Chiesa e del Pontefice romano; manifesta eziandio quanto giovaneggi l'albero di una nazione, innestato alla Cattedra dell'una e dell'altro. Questo è il tema: sarà svolto con autorità, cui ogni più passionato cultore delle umane lettere dovrà far di cappello. Tornate, o cortesi lettori, ad affisarvi nelle verità imperiture e sublimi, di che è monumento la Divina Commedia.

Tutte le nostre tradizioni sacre, dalle antichissime alle re

(1) Guizot, Studi Morali, prefazione. La sentenza del Diplomatico non è tutta vera rispetto alla Chiesa; perchè il divino Autore di essa non ha mestieri di umani argomenti per sostenere le sue opere.

centi, si accordano nel promulgare che la vera Chiesa di Cristo non è che la romana. A sentenza di sant' Ambrogio la Chiesa è Roma (1); san Fulgenzio protesta una stessa doversi credere la Chiesa di Cristo e la romana Chiesa (2); Ormisda e Gregorio II hanno come sinonimo il dirci Chiesa romana, Chiesa cattolica e Chiesa di Cristo (3); Teodosio il Giuniore, la Chiesa fondata dagli Apostoli chiama Chiesa romana (4). Tanto la Chiesa cattolica si è connaturata in Roma! tanto Gesù Cristo, rifulgente ne' suoi Vicari, si è fatto, a così dire, domestico nella Città eterna! Sicchè Dante Alighieri nobilmente cantava:

« Di quella Roma onde Cristo è romano (5). »

Che adunque? Roma e Chiesa non si possono dividere. Il che è tanto vero e merita così alto rispetto, che il nostro Statuto fondamentale dichiara sola religione dello Stato non la Chiesa cattolica semplicemente, ma e la Chiesa romana. Dell'una e dell' altra unitamente e inseparabilmente prese cantò il più grande poeta d'Italia nel più grande poema della Religione. Nel canto quinto della 3 Canzone Beatrice, simbolo della scienza teologica, così prende a parlare:

<< Avete 'l vecchio e 'l nuovo Testamento,

E'l Pastor della Chiesa, che vi guida:
Questo vi basti al vostro salvamento.
Se mala cupidigia altro vi grida,

Uomini siate, e non pecore matte,

Si che 'l Giudeo tra voi di voi non rida.
Non fate come agnel, che lascia il latte

Della sua madre, e semplice e lascivo

Seco medesmo a suo piacer combatte (6). »

In breve la cosa è qui: L'uomo che abbandona o mette in non cale l'autorità indefettibile e l'insegnamento inerrabile della

(1) In Psalmum 1., n. 30.

(2) In Epistola ad Ioannem et Venerium.

(3) In Epistola 10 ad Avetum.

(4) In Epistola ad Acacium.

(5) Purgatorio, XXXII, v. 102.

(6) Paradiso, V, vv. 76-84.

JANNUCCI

Teologia estetica e sociale della Div. Comm.

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