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» Atque Jovis solium sacris vestirier umbris,
» Sublimes sensus cernes, et vertice Nisae

» Plectra movere Dei Musas, ac ordine miro
» Guncta trahi, dicesque libens, Erit alter ab illo,
» Quem laudas, meritoque colis per saecula Dantes,
» Quem genuit grandis vatum Florentia mater,

» Et veneratur ovans, nomen celebrisque per urbes
» Ingentes fert grande suum, duce nomine nati.
» Hunc oro, mi care nimis, spesque unica nostrum,
>> Ingenio quamquam valeas, caelosque penetres,
» Nec latium solum fama, sed sidera pulses,

» Concivem, doctumque satis, pariterque poetam
» Suscipe, junge tuis, lauda, cole, perlege: nam si

>> Feceris hoc, magnis et te decorabis, et illum

» Laudibus, o nostrae eximium decus urbis, et orbis.

Dunque è certo che il Petrarca ebbe la Commedia dell'Alighieri accompagnata da un carme del Boccaccio, che l'encomio contiene dell'Autore. Ma nella lettera di risposta del Petrarca al Boccaccio, parlando dell'Autore del poema, dichiara: et ille dignius hoc praeconio, et tu, ut ais, huic officio obnoxius: ideoque CARMEN ILLUD TUUM LAUDATORIUM amplector, et laudatum illic vatem ipse quoque collaudo; sicchè rimane dimostrato, altri non essere, se non Dante Alighieri, il poeta di cui tratta la lettera responsiva del Petrarca a Boccaccio. Quindi convien confessare che Dante, non già colla viva voce ammaestrasse il Boccaccio, ma colle Opere, e massime colla divina Commedia, a quel modo che Dante stesso disse a Virgilio nel canto I. dell' luf.: Tu se' lo mio Maestro ec.

Un elegantissimo codice in foglio di pergamena, esistente nella biblioteca Vaticana, vien predicato per quello stesso che il Boccaccio, scrittolo di sua mano (se pur la divina Commedia scrisse mai), mandò al Petrarca; e perciò in singolar venerazione è tenuto. Noi crediamo però che, portando il codice in fronte i versi latini del Certaldese, colla soscrizione del nome dell'autore in carattere similissimo a quello dell'intera divina Commedia, opera certamente di un bravo calligrafo, abbia fatto credere ai troppo devoti delle antiche carte, e spesso veggenti cogli occhiali della prevenzion favorevole, che tutto il libro fosse scritto da messer Giovanni. Ma per quanta stima possa credersi ch'egli avesse per l'Alighieri, sembra incredibile

che tanta ella fosse da accomodargli non solo la penna, ma rendergli più che docile la mano, ed armarlo di una pazienza tale da porre a termine un così nitido codice; chè non sarà mai gran pregio di un dotto e letterato uomo averlo trascritto con perdimento di tempo si vano, e meglio forse impiegato in tornire, ad esempio del Petrarca stesso, alcun poco ed accarezzar quegli esametri che non sono la cosa più degna del Certaldese, che di migliori assai fatti n'aveva.

(Bb) Tuttavia non si può contrastare che l'interessante e singolar poema dell'Alighieri sia in gran parte allegorico, come sostengono fra gli altri il P. Venturi ed il sig. de Cesare, come meglio si vedrà verso il fine del presente volume: oltrechè si tran consultare i cap. 44-57. della Preparazione istorica-critica del più volte lodato Monsig. Jacopo Dionisi.

po

LETTERA

DI

UN ACCADEMICO DELLA CRUSCA

(MONSIGNORE GIO. BOTTARI)

SCRITTA

AD UN ALTRO ACCADEMICO

DELLA MEDESIMA

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