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di marzo, a carte 588, dove ne vedrete almeno un buono squarcio. I medesimi trascrivono ancora una descrizione di questo Purgatorio fatta da Silvestro Giraldi nella Topografia d'Ibernia, e una di Errico Salteriense, e il modo di fare in esso penitenza, secondo la relazione di David Roto, vescovo ossoriense, nel suo trattato del Purgatorio di s. Patrizio. Io credo, da quello che ho potuto vedere, che questa favola non sia più antica del XII secolo; poichè Jocelino, monaco cisterciense, che scrisse una lunga Vita di s. Patrizio, non ne fa una positiva memoria; e se ne dà un cenno, è così da lontano, che si può dire che non ne parli. Ora questo monaco scrisse circa l'anno 1180. Questa favola era andata in dimenticanza, come avete veduto, perchè l'Ariosto l'accenna come cosa rancida, e come si accennano le cose seguite ne' tempi mitologici. Venne in capo nel 1634 a Tommaso Messingam di rimetterla alla luce del mondo. Compose questo prete ibernese un libro in foglio, non molto grosso, stampato per Sebastiano Cramoisì in Parigi, 1624, intitolato: Florilegium Insulae SS., seu Vitae et Acta SS. Hiberniae, quibus accesserunt non vulgaria monumenta, hoc est S. Patritii Purgatorium, S. Malachiae Prophetiae de Summis Pontificibus etc. In fine del quale fa un trattato di questo Purgatorio. Ma per non tenervi più a bada, chè ben veggo che non la finirei mai, vedete una dissertazione del cel. Padre Pietro Le-Brun dell'Oratorio, fatta espressamente su questo argomento, e inserita nel supplemento della sua Istoria delle pratiche superstiziose, che è il quarto tomo di quell'Opera ; e vedrete molte altre erudizioni e istorie appartenenti a questo argomento, in guisa che ve ne daranno una sufficiente contezza: e, se voi aveste gusto di sapere come egli era fatto, basta che voi guardiate Jacopo Wareo cavaliere

aurato, che nel libro intitolato de Hibernia, et antiquitatibus ejus Disquisitiones, stampato in Londra l'anno 1658 per la seconda volta, ci dà la Pianta di esso, e lo pone in una piccolissima isoletta presso l'isola di s. Dabeoce, che è nel lago detto Derg. Ma lo stesso Wareo dice che fu demolito da un P. Francescano per ordine di Alessandro VI. Vero è che a tutte queste cose non entro mallevadore. Mettendosi poi a rivoltare i libri ex professo, troppo più ci sarebbe da dire; ma non mette conto il perdere tanto tempo sopra una favola, riconosciuta per tale universalmente da tutti. E con vero ossequio resto.

DI UN ANTICO TESTO A PENNA

DELLA

DIVINA COMMEDIA DI DANTE

CON ALCUNE ANNOTAZIONI SULLE VARIANTI LEZIONI

E SULLE POSTILLE DEL MEDESIMO

LETTERA

DI EUSTAZIO DICEARCHEO

(IL P. AB. DI COSTANZO)

AD ANGELIO SIDICINO

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