Sayfadaki görseller
PDF
ePub

studj e la vita et i costumi, e quali sieno l'opere state dello splendido uomo DANTE ALIGHIERI, poeta chiarissimo, e con esse alcuna altra cosa, facendo trasgressione, secondo che conceduto m'ha colui che di ogni grazia è donatore: ma la mia fatica non è ancora al suo fine venuta, rammemorandomi una particella nel processo promessa restare a dichiarare, cioè il sogno della madre del nostro Poeta, quando gravida era di lui, et il significato di quello; nel quale se un pochetto mi distendessi, priego pazientemente il sofferino i lettori.

Dico adunque che la madre del nostro Poeta essendo gravida di quella gravidezza, della quale esso poi al debito tempo nacque, dormendo le parve nel sonno vedere sè essere appiè d'uno altissimo alloro a lato a una chiara fontana, e quivi partorire un figliuolo, il quale le parea il più pascersi delle bacche che dello alloro cadeano, e bere desiderosamente dell'acqua di quella fontana; e, da questo cibo nodrito, le parea che in picciol tempo crescesse e divenisse pastore, e nella vista grandissima vaghezza mostrasse d'aver delle frondi di quello alloro, le cui bacche l'avean nutricato; e, sforzandosi d'aver di quelle avanti che ad esse giunto fosse, le parea ch'egli cadesse; et aspettando ella di vederlo levare, non lui, ma in luogo di lui le parea vedere un bellissimo paone esser levato: dalla qual maraviglia la gentil donna commossa, senza più avanti vedere, ruppe il dolce sonno. Nè tenne quello, che veduto avea, nascoso, comechè niun fosse, che quello per quel comprendesse che seguire ne dovea. Il che, poichè avvenuto è, più leggiermente conoscer si puote, siccome io appresso mi credo mostrare.

Opinione è degli astrolaghi e di molti filosofi naturali, per la virtù et influenza de' corpi superiori, gl'inferiori, quali che essi si sieno, e producersi e nutricarsi, e

ne,

ciascuno, secondo la qualità della virtù infusa, essere più utile ad alcuna o alcune cose, che altrimente dell'altre: il che assai appare negli uomini, se le loro attitudini guarderemo. Perciò che noi tra molti ne vedremo alcuno che senza dottrina, senza maestro, senza alcuna dimostraziosospinto solamente da uno istinto naturale, divenire ottimo cantatore; e, se quanti fabbri furon mai gli fosser d'intorno, non gli potrebbero insegnare tenere un martello in mano, non che formare una spada; e se è pure costretto, e per molta consuetudine dell'arte fabbrile alcuna cosa apparasse o facesse, come in suo arbitrio sarà, al natural suo intento, cioè al canto, si tornerà, se da sè, già per la forza della sua libertà, non lasciasse il canto, e al martel si attenesse. Così alcuno altro nascerà a disegnare e ad intagliare sì disposto, che ogni piccola dimostrazione il farà in ciò in brevissimo tempo sommo maestro, dove in qualunque altra leggiere arte fia durissima cosa ad introdurlo. Che dirò della varietà delle singolari disposizioni degli uomini, se non quello che il nostro Poeta medesimo ne dice:

» Un ci nasce Solone, et altro Serse;

» Altri Melchisedech, et altri quello

» Che, volando per l'aere, il figlio perse? » Appare adunque varie costellazioni a varie cose disporre gli ingegui degli uomini; e per ciò, considerato chi fu DANTE e quale la sua principale affezione, assai bene si conoscerà il cielo nella sua natività esser disposto a dover producere un poeta. E per ciò che lo alloro, come davanti avem mostrato, è quello albero, le cui fronde testimoniano nella coronazione la facoltà del poeta; meritamente dir possiamo, l'alloro dalla donna veduto significare la disposizione del cielo nella natività futura di DANTE, e la precipua affezione e studio di colui che nascer dovea, siccome

chiaramente n'ha dimostrato quello che appresso la natività di DANTE è seguito. L'essersi colui che nato era, delle bacche, che dell'alloro cadevan, nutrito, assai chiaramente dimostra quali doveano essere gli studj di DANTE; perciò che, siccome il corpo si nutrica e cresce del cibo, così gl'ingegni degli uomini si nutricano et aumentano degli studj; e le bacche, che i frutti sono dello alloro, non vogliono altro significare che i frutti della poesia nati, li quali sono i libri da' poeti composti, e de' quali DANTE senza dubbio ha nutrito et aumentato il suo ingegno. Il chiarissimo fonte, del quale pareva alla donna che il suo figliuolo bevesse, niuna altra cosa credo che voglia significare, se non il copioso et abbondantissimo seno della filosofia, del quale ciò che comporre si vuole è di necessità che si prenda ; e, siccome il poto è ordinatore e disponitore nello stomaco del cibo preso, così la filosofia, d'ogni cosa buona maestra verissima, colla sua dottrina è ottima componitrice di ogni cosa a debito fiue. Nelle cui scuole, come di sopra mostrammo, acciò che sè e le sue invenzioni ordinar sapesse, et intender compiutamente l'altrui, il nostro Poeta bevve più tempo digestivo e salutevole beveraggio. Appresso il parere pastor divenuto, la sublimità del suo ingegno ne mostra, per la quale in brieve tempo divenne tanto e tale, che non solamente bastevole fu a governar sè, ma eziandio a mostrare agli altri ingegni la sua dottrina. Sono, a mio giudizio, di pastori due maniere, corporali e spirituali. Li corporali similemente sono di due qualità, l' una delle quali sono quelli che per le selve e per gli prati le pecore, gli buoi e gli altri armenti pascendo menano: l'altra sono gl'imperadori, i re, i padri delle famiglie, li quali con giustizia e pace hanno a conservare i popoli a lor commessi, et a trovare onde vengano nei tempi opportuni i cibi a'sudditi et a' figliuoli. Gli spirituali pastori

similemente dire si possono di due maniere, delle quali è l' una quella di coloro, li quali pascono l'anime de'viventi di cibo spirituale, cioè della parola di Dio; e questi sono i prelati, i predicatori e i sacerdoti, nella cui custodia son commesse l'anime labili di qualunque sotto il governo a ciascuno ordinato dimora. L'altra è quella di coloro, li quali, in alcuna scienzia ammaestrati prima, poi ammaestrano altrui leggendo o componendo; e di questa maniera di pastori vide la madre il suo figliuolo divenuto. Lo sforzarsi ad aver delle fronde assai manifesto ne mostra essere il desiderio della laureazione; perciò che ogni fatica aspetta premio, et il premio dallo avere alcuna cosa poetica composta è l'onore che per la corona dello alloro si riceve. Ma seguita che cadere il vide, quando pur a ciò si sforzava ; il quale cadere niuna altra cosa fu, se non quel cadimento che tutti facciamo senza levarci, cioè il morire: il che a lui avvenne quando già avea finito quello, perchè meritamente la laureazion gli seguiva. Seguentemente dice che in luogo di lui vide levarsi un paone; ove intender si dee che dopo la morte di ciascuno a servare il nome suo appo i futuri surgono l'opere sue. E perciò in luogo d'Alessandro Macedonico, di Juda Maccabeo, di Scipione Affricano, abbiamo le lor vittorie e l'altre magnifiche opere. In luogo d'Aristotile, di Solone e di Virgilio, abbiamo i lor libri, le loro composizioni, eterne conservatrici de' nomi e della presenzia loro nel cospetto di que'che vivono. E così in luogo di DANTE abbiamo la sua Commedia, la quale ottimamente si può conformare ad un paone. Il paone, secondo che comprender si può, ha queste proprietà: che la sua carne è odorifera e incorruttibile; la sua penna è angelica, et in quella ha cento occhi; li suoi piedi son sozzi, e tacita l'andatura; et oltre a ciò, ha sonora et orribile voce: le quali cose colla Commedia del nostro Poeta ottimamente

si convengouo. Dico adunque primieramente che, cercando in assai parti lo intrinseco senso della Commedia, et in assai lo intrinseco e lo estrinseco, si troverà esser semplice et immutabile verità, non di gentilizio puzzo spiacevole, ma odorifera di cristiana soavità, et in niuna cosa dalla reli

gione di quella scordante. Dissi appresso, il paone avere angelica penna, et in quella cento occhi. Certo io non vidi mai alcuno angelo; ma, udendo che voli, estimo che penne aver debba; e, non sappiendone alcuna fra questi nostri augelli più bella, nè così peregrina, considerata la nobiltà di loro, immagino che così la debbano aver fatta, e però non da queste le loro, ma queste da quelle denomino; et intendo per quelle, delle quali questo paone si cuopre, la bellezza della pellegrina storia che appare nella lettura della Commedia ; et il cambiare del colore di quella, secondo i varj mutamenti di questo uccello, niuna altra cosa esser sento, se non la varietà de'sensi che a quella, in una maniera et in altra, leggendola, si posson dare. Et in cento occhi chi non intenderà li cento canti di quella, ne' quali ella così è ordinata e distinta et ornata, come ne' lor luoghi distinti mirabilmente si veggono gli occhi del paone? Sono e al paone i piè sozzi e l'andatura queta: le quali cose ottimamente alla Commedia del nostro Autore si confanno; perciò che, siccome sopra i piedi pare che tutto il corpo si sostenga, così prima facie pare che sopra il modo del parlare ogni opera in iscrittura composta si sostenga; et il parlare volgare, nel quale e sopra il quale ogni giuntura della Commedia si sostiene, a rispetto dell'alto e maestrevole stile letterale che usa ciascuno altro poeta, è senza dubbio sozzo. L'andare quieto e tacito significa l'umiltà dello stile, il quale nelle commedie di necessità si richiede, come color sanno che intendon che vuol dir Commedia, Ultimamente dico che la voce del paoue è sonora et orribile; la

« ÖncekiDevam »