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belle cose, con gentilezza di rima esplicate, prendono la mente di ciascuno che legge, e molto più di quelli che più intendono. La finzione sua fu mirabile e con grande ingegno trovata; nella quale concorre descrizione del mondo, descrizione de'cieli e de' pianeti, descrizione degli uomini, meriti e péne della vita umana, felicità, miseria e mediocrità di vita intra due estremi. Nè credo che mai fusse chi imprendesse più ampla e fertile materia da potere esplicare la mente d'ogni suo concetto, per la varietà delli Spiriti loquenti di diverse ragioni di cose, di diversi paesi e di vari casi di fortuna. Questa sua principale opera cominciò DAnte avanti la cacciata sua, e di poi in esilio la finì, come per essa opera si può vedere apertamente. Scrisse ancora canzone morali e sonetti. Le canzone sue sono perfette e limate e leggiadre e piene d'alte sentenze, e tutte hanno generosi cominciamenti, siccome quella canzona che comincia:

Amor, che muovi tua virtù dal Cielo,
Come il Sol lo splendore.

dove è comparazione filosofica e sottile intra gli effetti del Sole e gli effetti di Amore. E l'altra che comincia:

Tre donne intorno al cor mi son venute.

E l'altra che comincia:

Donne, che avete intelletto d'amore.

E così in molte altre canzone è sottile e limato e scientifico. Ne'sonetti non è di tanta virtù. Queste sono l'opere sue vulgari. In latino scrisse in prosa e in versi. In prosa è un libro chiamato Monarchia, il qual libro è scritto a modo disadorno, senza niuna gentilezza di dire. Scrisse ancora un altro libro intitolato De vulgari eloquentia. Ancora scrisse molte epistole in prosa. In versi scrisse alcune egloghe, e 'l

principio del libro suo in versi eroici; ma, non gli riuscendo lo stile, non lo seguì. Morì DANTE negli anni MCCCXXI a Ravenna. Ebbe DANTE un figliuolo, tra gli altri, chiamato Piero, il quale studiò in legge e divenne valente; e per propria virtù, e per favore della memoria del Padre, si fece grand' uomo e guadagnò assai, e fermò suo stato a Verona con assai buone facultà. Questo messer Piero ebbe un figliuolo chiamato Dante, e di questo Dante nacque Lionardo, il quale oggi vive ed ha più figliuoli. Nè è molto tempo che Lionardo antedetto venne a Firenze, con altri giovani veronesi, bene in punto e onoratamente, e me venne a visitare, come amico della memoria del suo proavo DANTE. E io gli mostrai le case di DANTE e de' suoi antichi, e diegli notizia di molte cose a lui incognite, per essersi stranato lui e i suoi dalla patria (1). E così la Fortuna questo mondo gira, e permuta li abitatori col volgere di sue rote.

(1) La discendenza mascolina del poeta Dante mancò in Francesco, ultimo figliuolo di Dante terzo, e pronipote di questo Lionardo, di cui parla l'Aretino. (Vedi Memorie per la Vita di Dante §. 4. fac. 38 dell'edizione in 4.° del Zatla.) L'ultima poi delle femmine fu Ginevra, figliuola di Pietro, fratello del sopraddetto Francesco, maritata l'anno 1549 nel conte Marc'Antonio Sarego Veronese, ed i suoi discendenti furono eredi delle facoltà e del cognome Alighieri. Vedi come sopra, fac. 38 39. (Gli Editori)

Fol. K

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VITA

DI DANTE ALIGHTERI

SCRITTA

DAL CAVALIERE

GIROLAMO TIRABOSCHI

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