Giacomo Leopardi und der "Canto notturno di un pastore errante nell'Asia"

Ön Kapak
GRIN Verlag, 2007 - 52 sayfa
Studienarbeit aus dem Jahr 2002 im Fachbereich Romanistik - Italienische u. Sardische Sprache, Literatur, Landeskunde, einseitig bedruckt, Note: 1-, Rheinische Friedrich-Wilhelms-Universität Bonn (Romanisches Seminar), Veranstaltung: Proseminar - Giacomo Leopardi, Sprache: Deutsch, Abstract: Diese Arbeit versucht einen Einblick in die Lebensanschauung Giacomo Leopardis und dessen Motivierung für den "Canto notturno di un pastore errante nell'Asia" zu vermitteln.Leopardi durchläuft in seinem Leben verschiedene Stationen des Pessimismus. Seine Grundstimmung ist ein unheilbarer Weltschmerz. Alle Gegenwart ist schal, leer und nichtig. Trost und Ansporn zu Tätigkeit findet das Gemüt nur in zwei unüberwindlichen Täuschungen: Hoffnung und Erinnerung, sie allein verklären "l'infinita vanità del tutto". Mit jeder neuen Station ändern sich seine Weltsicht, seine Lebensanschauung und sein Naturverständnis. Der Canto notturno entstand in einer fortgeschrittenen Phase des leopardischen Pessimismus und kann daher als Synthese seiner Reflexionen angesehen werden. Die Motivierung zu diesem Gedicht resultiert aus den großen Themen der leopardischen Konzeption des Lebens. Ziel dieser Arbeit ist folglich anhand des Canto notturno und dessen Prämissen Leopardis finale Lebensauffassung und deren Aufkommen darzustellen und zu beschreiben.Die von mir zu diesem Zwecke ausgesuchten Texte sind vor allem Gedichte aus der Sammlung "Canti" und aus den "Operette morali". Des Weiteren wird anhand einiger Auszüge aus dem "Zibaldone" seine Konzeption des Lebens und der Dinge unterstrichen, die für die Motivierung des Canto notturno eine wichtige Rolle spielt.Kapitel eins befasst sich zunächst mit Leopardis Weltsicht und Lebensanschauung mittels der Darstellung der Entwicklung seines Pessimismus und Naturverständnisses. Im zweiten Kapitel werden die signifikanten Reflexionen aus dem "Zibaldone" beschrieben, die als gedankliche Vorüberlegungen seine Motivierung für den Canto notturno markieren. Anschließend erfolgt im dritten Kapitel die Darstellung und Beschreibung des Canto notturno.

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Popüler pasajlar

Sayfa 13 - Nasce l'uomo a fatica, Ed è rischio di morte il nascimento. Prova pena e tormento Per prima cosa; e in sul principio stesso La madre e il genitore Il prende a consolar dell'esser nato.
Sayfa 12 - Che cosa è la vita? il viaggio di un zoppo e infermo che con un gravissimo carico in sul dosso per montagne ertissime e luoghi sommamente aspri, faticosi e difficili, alla neve, al gelo, alla pioggia, al vento, all'ardore del sole, cammina senza mai riposarsi dì e notte uno spazio di molte giornate per arrivare a un cotal precipizio o un fosso, e quivi inevitabilmente cadere.
Sayfa 14 - Così meco ragiono: e della stanza smisurata e superba, e dell'innumerabile famiglia; poi di tanto adoprar, di tanti moti d'ogni celeste, ogni terrena cosa, girando senza posa, per tornar sempre là donde son mosse; uso alcuno, alcun frutto indovinar non so.
Sayfa 6 - ... ora ci minacci, ora ci assalti, ora ci pungi, ora ci percuoti, ora ci laceri, e sempre o ci offendi o ci perseguiti, e che, per costume e per instituto, sei carnefice della tua propria famiglia, de' tuoi figliuoli e, per dir così, del tuo sangue e delle tue viscere.
Sayfa 16 - Tu se' queta e contenta; E gran parte dell'anno Senza noia consumi in quello stato. Ed io pur seggo sovra l'erbe, all'ombra, E un fastidio m'ingombra La mente, ed uno spron quasi mi punge Sì che, sedendo, più che mai son lunge Da trovar pace o loco.
Sayfa 16 - O greggia mia, né di ciò sol mi lagno. Se tu parlar sapessi, io chiederei: Dimmi: perché giacendo A bell'agio, ozioso, S'appaga ogni animale; Me, s'io giaccio in riposo, il tedio assale?
Sayfa 14 - Spesso quand'io ti miro star così muta in sul deserto piano, che, in suo giro lontano, al ciel confina; ovver con la mia greggia seguirmi viaggiando a mano a mano; e quando miro in cielo arder le stelle; dico fra me pensando: a che tante facelle? Che fa l'aria infinita, e quel profondo infinito seren? Che vuoi dir questa solitudine immensa?
Sayfa 8 - Tutto è male. Cioè tutto quello che è, è male; che ciascuna cosa esista è un male; ciascuna cosa esiste per fin di male; l'esistenza è un male e ordinata al male; il fine dell'universo è il male; l'ordine e lo stato, le leggi, l'andamento naturale dell'universo non sono altro che male, né diretti ad altro che al male. Non v'è altro bene che il non essere; non v'ha altro di buono che quel che non è; le cose che non son cose: tutte le cose sono cattive.

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