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Or proseguiamo con Dante. « Poichè furono passati tanti dì, che appunto erano compiuti li nove anni, appresso l'apparimento soprascritto di questa gentilissima, nell'ultimo di questi di avvenne, che questa mirabile donna apparve a me vestita di colore bianchissimo in mezzo di due gentili donne, le quali eran di più lunga etade; e passando per una via volse gli occhi verso quella parte, ov' io era molto pauroso, e per la sua ineffabile cortesia...

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mi salutò, e virtuosamente tanto, che mi parve allora veder tutti i termini della beatitudine E perocchè quella fu la prima volta, che le sue parole vennero a' miei orecchi, presi tanta dolcezza, che come inebbriato mi partii dalle genti. Ricorso al solingo luogo d'una mia camera, puosimi a pensare di questa cortesissima; e pensando di lei mi sopraggiunse un soave sonno, nel quale m' una maravigliosa visione.

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apparve

Nuova, cioè che Beatrice parlò per la prima volta a Dante nella via; ma ciò non s'oppone all'essersi trovati prima i due fanciulli in casa Portinari senza parlarsi. Chi conosca bimbi, non istupirà di ciò. Del resto non lo noto se non per far vedere, come si possa facilmente rispondere alle gravi sgridate fatte da tanti al buon Boccaccio.

.... E pensando io a ciò, che m'era apparuto, proposi di farlo sentire a molti, i quali erano famosi trovatori in quel tempo; e con ciò fosse cosa ch'io avessi già veduto per me medesimo l'arte del dire parole per rima, proposi di fare un sonetto, nel quale io salutassi tutti i fedeli d'amore, e, pregandoli, che giudicassero la mia visione, scrissi a loro ciò, che nel mio sonno avea veduto. E cominciai allora questo sonetto. "

A ciascun alma presa, e gentil core
Nel cui cospetto viene il dir presente
In ciò che mi riscrivan suo parvente 4
Salute in lor Signor, cioè Amore!
Già eran quasi ch' atterzate l'ore
Del tempo ch'ogni stella n'è lucente,
Quando m' apparve Amor subitamente,
Cui essenza membrar mi dà orrore.
Allegro mi sembrava Amor, tenendo
Mio core in mano, e nelle braccia avea
Donna avvolta in un drappo dormendo.
Poi la svegliava, e d' esto core ardendo
La paventosa umilmente pascea:
Appresso gir lo ne vedea piangendo. »

D

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«A questo sonetto fu risposto da molti, e di diverse sentenze; tra li quali fu risponditore quegli ch'io chiamo primo de' miei amici, e disse allora un sonetto lo quale comincia: Vedeste al mio parer ogni valore. E questo fu quasi il principio dell' amistà tra lui e me, quando seppe, che io era quegli che ciò avea mandato. » 5 Questo risponditore e primo degli amici di Dante fu Guido Cavalcanti, il maggiore tra i poeti predecessori di lui. Veda chi vuole poi tra le rime di Dante 6 non solo il sonetto in risposta di Guido Cavalcanti, ma pur quelli di Cino da Pistoia e di Dante da Maiano; gentili i due primi non questo, che manda il poeta fanciullo quasi disennato a farsi curare dal medico. Ad ogni modo vedesi che la pruova puerile di Dante trasse l'attenzione di tutti i poeti di grido allora in Firenze. E vedesi fin di qua, ciò che può osservarsi poi in tutte, anche le più mediocri poesie di Dante, belli sempre meno il primo e l'ultimo verso.

al

Segue Dante a narrare come perdendosi il

(5) Vita Nova, pp. 4, 5, 6, 7.

(6) Dante op. Venezia 1758, IV, pp. 389, 390.

suo spirito in tali pensieri « ei ne venisse in sì frale e debole condizione, che a molti pesava

della sua vista; » che richiestone, ei diceva, << era amore, che così l'aveva governato... E quando mi domandavano: per cui t'ha così distrutto questo amore? ed io sorridendo guardava e nulla diceva loro.» 7 Un giorno poi essendo in chiesa, e guardando la sua Donna, un'altra gentildonna di molto piacevole aspetto che stava in mezzo credendo essere guardata essa, e guardandolo, fece credere, ch'ella fosse l'amata di Dante. Ed egli compiacendosene, immantinente pensò di fare di questa gentildonna uno schermo della veritade; tanto che il suo segreto fu creduto sapere dalle più persone, che di lui ragionavano. Così si celò più anni; e per più fare credente altrui, fece per la donna, schermo suo, parecchie cosette per rime; e poi un serventese, dove per poter nominare celatamente

la sua donna

vera, introdusse i nomi di sessanta delle più belle della città. Finalmente « la donna con la quale tanto tempo io avea celiato, convenne che si partisse della sopra detta cittade,

(7) Vita Nova

p.

Vol. I

8.

5

e andossi in paese molto lontano. Perchè io quasi sbigottito della bella difesa, che mi era venuta meno, assai me ne disconfortai, più che io medesimo non avrei creduto dinanzi. E pensando che, se della sua partita io non parlassi alquanto dolorosamente, le persone sarebbero accorte più tosto del mio nascondere, proposi di farne alcuna lamentanza

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e allora dissi

questo sonetto. 8 „

O voi, che per la via d'amor passate,

Attendete e guardate

S'egli è dolore alcun, quanto il mio, grave:
E prego sol, ch' audir mi sofferiate;

E poi immaginate

S'i' son d'ogni tormento ostello e chiave.

Amor non già per mia poca bontate,

Ma per sua nobiltate,

Mi pose in vita si dolce e soave,
Ch'i' mi sentia dir dietro spesse fiate
Deh! per qual dignitate

Cosi leggiadro questi lo cor ave.

Or ho perduta tutta mia baldanza

Che si movea d'amoroso tesoro,

(8) Sonetto chiamavasi ancora ogni breve poesia fatta per accompagnamento. A poco a poco si restrinse il nome alla nota forma di 44 versi.

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