§. XI. Potenza, che la vista e il saluto di BEATRICE esercitavano sopra di lui. Dico, che quando ella appariva da parte alcuna, per la speranza dell'ammirabile salute 1) nullo nemico mi rimaneva; anzi mi giugneva una fiamma di carità, la quale mi facea perdonare a chiunque 2) m'avesse offeso; e chi allora m'avesse addimandato 3) di cosa alcuna, la mia responsione 4) sarebbe stata solamente Amore, con viso vestito d'umiltà. E quando ella fosse alquanto 5) prossimana 6) al salutare, uno spirito d'Amore distruggendo tutti gli altri spiriti sensitivi pingeva fuori li deboletti spiriti del viso 7), e dicea loro: Andate ad onorare la donna vostra; ed egli si rimanea nel luogo 8) loro. E chi avesse voluto conoscere Amore, far lo potea mirando il tremore 9) degli occhi miei. E quando questa gentilissima donna 10) salutava, non che Amore fosse tal mezzo che potesse obumbrare a me la intollerabile beatitudine 11), ma egli quasi per soverchio di dolcezza diveniva tale, che 'l mio corpo, lo quale era tutto allora 12) sotto il suo reggimento, molte volte si movea come cosa grave ed inanimata 13): sicchè appare manifestamente che nelle sue salute 14) abitava la mia beatitudine 15), la quale molte volte passava e redundava 16) la mia capacitade. Note al S. XI. 6) propinqua - Cod. B., EP. e CC. e CC. 9) tremare S. 12) Introduciamo nel testo quest' avverbio mancante nella volgata, ma che leggesi nei Codd. B., F. in S., nell'EP. e nel CC. 13) ed manca in S. e nell' EP. 14) nelle sue salute (plurale, cioè salutazioni, saluti) leggiamo col Biscioni e colle stampe seguaci; nella sua salute - leg gono gli EM., l' EP. e il CC.; ma quando alla voce salute non si dia il significato del salutare, sarebbe men retto l'intenderla qui in diverso senso. « Salute alla latina, in salutationibus suis, siccome dice l'Autore nella Monarchia, Lib. I, c. 4. La Crusca qui non la incolpo di niente; ricordo solo a' moderni ristoratori di quella, che alleghino più che possono Dante : qui v. g. per saluti ». Dion. ( Aned. V, pag. 140 )." E Gidino da Sommacampagna veronese,. altro mio concittadino, che poetava fin dal principio del 1300, finisce così una sua Canzone: « Poi da mia parte da mille salute - A ciascun, che s'ammanta di virtute ». (V. Maffei, Verona illustrata, Lib. II). · §. XII. Dolore amarissimo per la privazione del saluto. Lagrimando s’addormenta; e Amore lo racconsola, e gli fa animo a scrivere una Ballata, in cui rassicuri BEATRICE ch'egli non s'è punto tolto all' amore di lei. Ora, tornando al proposito, dico che, poichè la mia beatitudine 1) Dante, Vita Nuova. 3 mi fu negata, mi giunse tanto dolore, che partitomi dalle genti in solinga parte andai a bagnare la terra di amarissime lagrime. E poichè alquanto mi 2) fu sollevato questo lagrimare, misimi 3) nelle mia camera là dove io poteva lamentarmi 4) senza essere udito; e quivi chiamando misericordia alla donna della cortesia 5), e dicendo Amore, ajuta il tuo fedele, m' addormentai come un pargoletto battuto lagrimando. Avvenne quasi nel mezzo del mio dormire, che mi parea 6) di vedere nella mia camera lungo me 7) sedere un giovane vestito di bianchissime vestimenta, e pensando molto. Quanto alla vista sua, mi riguardava lå ove io giacea; e, quando m' avea riguardato alquanto, pareami che sospirando mi chiamasse, e dicessemi 8) queste parole: Fili mi, tempus est ut praetermittantur simulacra nostra 9). Allora mi parea ch' io il conoscessi, perocchè egli mi chiamava così, come assai fiate nelli miei sospiri 10) m' avea già chiamato e ragguardandolo, pareami 11) che piangesse pietosamente; e 12) parea che attendesse da me alcuna parola. Ond' io assicurandomi cominciai 13) a parlare così con esso: Signore della nobiltade 14), perchè piangi tu? E quegli 15) mi dicea queste parole: Ego tanquam centrum circuli, cui simili modo se habent circumferentiae partes 16); tu autem non sic. Allora, pensando alle sue parole 17), mi parea ch' egli mi avesse parlato molto oscuramente 18), si che io mi sforzava di parlare 19), e diceagli queste parole: Che è ciò, Signore, che parli 20) con tanta oscurità? E quegli mi dicea in parole volgari : «Non domandare più, che utile ti sia » 21). E però cominciai 22) con lui a ragionare della salute, la quale mi fu negata, e domandailo 23) della cagione; onde in questa guisa da lui mi fu risposto: Quella nostra Beatrice udi da certe persone, di te ragionando, che la donna, la quale io ti nominai nel cammino de' sospiri, ricevea da te 24) alcuna noja; e però questa gentilissima, la quale è contraria di tutte le noje, non degnò 25) salutare la tua persona, temendo non fosse nojosa 26). Onde, conciosiacosachè veracemente sia conosciuto per lei alquanto il tuo segreto per lunga consuetudine, voglio che tu dichi certe parole per rima 27), nelle quali tu comprenda 28) la forza ch' io tengo sopra te per lei, e come tu fusti suo tostamente dalla tua puerizia 29); e di ciò chiama testimone colui che 'l sa, e come tu prieghi lui che gliele dica: ed io, che sono quegli 30), volentieri le ne ragionerò; e per questo sentirà ella la tua volontade, la quale sentendo, conoscerà le parole degl' ingannati. Queste parole fa che sieno quasi un mezzo 31), sì che tu non parli a lei immediatamente; chẻ non è degno: e non le mandare in parte alcuna, ove potessero essere intese senza me da lei 32); ma falle adornare di soave armonia, nella quale io sarò tutte le volte che sarà mestieri 33). E dette queste parole, disparve, e 'l mio sonno fu rotto. Ond' io ricordandomi, trovai che questa visione m' era apparita nella nona ora del di; ed anzi 34) che io uscissi di questa camera, proposi di fare una Ballata, nella quale seguitassi 35) ciò che 'l mio Signore m' aveva imposto; e feci poi 36) questa Ballata. BALLATA III. Ballata 37), io vo' che tu ritrovi Amore, E con lui vadi a Madonna davanti, Aver dovresti 40) in tutte parti ardire; Chè forse non è buon 42) senza lui gire : S'è 43), com' io credo, in ver di me adirata, Leggieramente 44) ti farfa disnore. Con dolce suono, quando se' con lui, Appresso che averai 45) chiesta pietate : Sed egli 47) ha scusa, che la m' intendiate. Con si fermata fede, Ch'a voi servir 50) ha pronto ogni pensiero : Di, che domandi Amor 53), sed egli è vero; Lo perdonare se le fosse noja, Che mi comandi per messo, ch'io muoja ; E vedrassi ubbidir buon servitore 55). E di a colui 56) ch'è d'ogni pietà chiave, Che le saprà contar mia ragion buona : Per grazia della mia nota soave 58) Riman tu 59) qui con lei, E del tuo servo ciò che vuoi 60) ragiona: E s'ella per tuo priego gli perdona, Fa che gli annunzj in bel 61) sembiante pace. Gentil Ballata mia, quando ti piace, Muovi in quel 62) punto, che tu n' aggi onore. † + Questa ballata si divide in tre parti. Nella prima dico a lei, ov❜ella vada; e confortola, perch'ella vada più sicura; e dico nella cui compagnia si metta, se vuole 63) sicuramente andare, e senza pericolo alcuno. Nella seconda dico quello, che a lei s'appartiene di fare intendere 64). Nella terza la licenzio del gire 65) quando vuole, raccomandando il suo 66) movimento nelle braccia della sua fortuna 67). La seconda parte comincia: Con dolce suono. La terza: Gentil Ballata. Potrebbe già l'uomo opporre contro a me, e dire che non sapesse α cui fosse il mio parlare in seconda persona 68), perocchè la parlata non è altro che queste parole, ch' io parlo. E però dico, che questo dubbio io lo intendo solvere 69) e dichiarare in questo libello ancora in parte dubbiosa; ed allora intenda chi qui dubbia 70), o chi qui volesse opporre, in questo modo 71). Note al S. XII. 2) mi manca nell' EP. e nel CC.* missimi- le altre edizioni.* 4) ove potea lamentare ecc. - EP.e CC. 5) Donna della cortesía, e qui appresso Signore della nobiltà, per Donna cortese, e Signor nobile; come donna di virtù disse nel C. II Inf. v. 76, per donna virtuosa. 6) Così il CC. e l' EP., nella quale però, come nella volgata, manca la partic. di.* 7) Lungo ove, cioè vicino, accosto rasente, da aggiungersi al Vocabolario, ove bensì sono esempli di questa preposizione data a luoghi, ma non a persone, sebbene oltre al presente alcun altro potrebbe citarsene di Dante stesso. Inf. C. X: « Allor surse alla vista scoperchiata - Un'ombra, lungo questa, ( di Farinata) in sino al mento ». Ivi, C. XXI: « lo m' accostai con tutta la persona - Lungo il mio duca ecc.». E Parad. C. XXXII: « Siede lunghesso; e lungo l'altro posa - Quel duca ecc. - Anche in Albertano Giudice, Trat. I, cap. 44, leggesi : « Due ladroni posti lungo lui (cioè Cristo in croce) da ambedue le la B. meglio d' abbandonare gl'Idoli nostri. Cod. Qui al nostro Fraticelli piace meglio leggere simulata nostra, cioè le nostre simulazioni del far credere alla gente, che Dante fosse innamorato non di Beatrice ma d'altre femmine; e soggiunge, che dalla lezione comune non ne leva un senso così chiaro, come da quella ch'egli segue giusta il Cod. Martelli. Tuttavia nulla osta che anco al simulacra degli altri testi diasi il significato di finzioni. 10) nelli miei sonni - legge il Cod. B., e l'EP. ha nelli miei sospiri, soltanto in nota interlineare. * 41) parvemi - S., mi parea - EP. e CC. 42) Dopo pictosamente il Cod. B. ha solo e attendesse. * 13) così nel sonno cominciai a parlare con esso EP. e CC. 44) Signor della nobiltà - ebraismo. Salv. Vedi sopra la nota 5). 15) Così S., EP. e CC.; que' - la vulgata; quello - ÉM. 16) Invece di partes l' EP. ha protex, ed in nota « pro tex, cioè pro texlu, prout est in textu ».- - Nessuno schiarimento porge questa nota all' arcano senso del discorso profferito da Amore; e Dante, che mostra di trovarlo oscuro declina di spiegarne il 37) È notabile la fina accortezza nelle parole che fa dire l'Autore alla Ballata composta per comando d'Amore, il quale gli prescrive di dirigere il discorso alla donna sua non immediatamente, ma mediatamente, cioè fingendo di parlare per altrui mezzo, mentre in fatti dovea ragionare colla propria donua all'oggetto di giustificarsi, e di sincerarla riguardo alla di lui vera intenzione. In apparenza la Ballata figura da mediatrice. Lo sviluppo sembra esposto, benchè in modo enigmatico, nella obbiezione e nella riposta fatta a sè stesso dall' Autore nel periodo che segue alla divisione della Ballata. * 38) Così leggiamo coll' edd. Sermartelli e Pesarese, e col CC., evitando l' iato della volgata che ha con lei il mio.* vv. 3, 4: Intendi: Sicchè la mia scusa, la quale da te, o Ballata, si espone coi versi, sia poscia con lei, cioè con la mia donna, ragionata verbalmente dal mio Signore, vale a dire da Amore. PF. 39) Leggiamo va coll' EP. e col CC., essendo qui modo imperativo, e non colla volgata vai, persona 2.da del pres. indicat. Nè osta che siffatta lezione trovisi nella maggior parte delle stampe e in qualche codice, perchè dove sono in contrario le regole, un idiotismo popolare (chè tale si è vai, o va' coll'apostrofo nel suddetto tempo imperat.) non può prevalere. Vedi il Mastrofini ai verbi andare, fare, dare, stare, seguito dal Compagnoni, Teorica de' verbi, e in particolare l' Antolini nel Rimario Italiano 41) Così l' EP. e il CC.; vuogli - la volgata. 42) Al. non è ben - AB. ecc. · la 43) Se (com' io credo) è in ver' di me adirata, ecc. Cod. B. «Sì, com' io credo, è in ver' di me » EP., quale ha punto fermo dopo adirata; « perchè questa intenzione, (ivi si nota) rende il senso più distinto»; e ritiene la preposizione Se come la volgata, al principio del verso che segue, in luogo della congiuntiva E dagli EM. e da noi preferita coll'appoggio del Cod. B., parendoci così procedere più chiaro il discorso. * 44) « Ti faria leggiermente disonore ». Cod. Ric. 45) chesta S., e così EP. e CC. che leggono tu avrai, invece di averai come nella volgata. 46) Così leggiamo cogli EM., e così dee leggersi, come osserva nella seguente nota il Biscioni, il quale tuttavia conservò nel testo la lezione comune voi, che non rima se non virtualmente con lui del verso primo di questa stanza: «Spesse volte si trovano ne' MSS. simili desinenze, le quali |