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pare che rendano alquanto alterata la rima; ina è da sapere che gli scrittori delle poesie scrivevano le voci nella loro ordinarià maniera, le quali poi, in leggendosi, si dovevano pronunziare accordate colla rima : onde in questo luogo si deve leggere manda a vui , per la stretta parentela che l'o ha sempre avuto con l'u; e così si deve fare in ogni altro luogo delle rime che sono sparse in questa raccolta; servendo l' aver notato questo passo solamente ». AB. — Noi però credemmo far meglio, stampando vui, nui, pui, sui ecc., ogni qualvolta la rima il richiedeva, attenendoci al parere del can. Dionisi, il quale a chi volesse opporre che deesi stampare voi, noi, ecc. e pronunziare vui, nui ecc., perchè così bene spesso si trova ne' MSS., risponde che approverebbe la regola purchè fosse mantenuta ; ma non vedendosi costante ne' testi a penna, e nè anco negli stampati, stima bene fissare il metodo contrario, di stampare cioè secondo la pronunzia dalle rime voluta ( Aned. II, pag. 99). *

47) Sed qui e al v. 5 della stanza seguente hanno S., gli EM. e il Cod. M. a cui ci attenghiamo, anzichè al Se della volgata, ond' evitare il duro scontro delle due e ed anche per la giusta misura del verso. Sed, ned, ched si rinviene frequentemente negli antichi poeti. PF.

*

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48) Tutte le stampe - qui. Noi dobbiamo la retta lezione quei al sagace criterio del Sig. Fraticelli, il quale spiega : « Amore quei, che a motivo della vostra beltà fa a sua voglia cangiare a Dante la vista, vale a dire fa a sua voglia dirigere a Dante lo sguardo. E il perchè Amore fece guardare a Dante altra femmina, il potete dunque immaginare da per voi, dacchè sapete ch' ei non mutò il cuore. E ritroverete che quello fu uno strattagema, per celare altrui l' affetto che nutre per voi nel seno ».

49) Li face- EP. e CC.

*

50) Cosi li Codd. F. ed M. La lezione comune « Ch' a voi servir l'ha pronto ogni pensiero »; - gli ha pronto ecc. S.;

che 'n voi servir l'ha 'n pronto ecc. EP. e CC Il can. Dionisi in un codice del secolo XIV contenente molti Sonetti e Canzoni di Dante, che trovasi alla Biblioteca civica di Roveredo, lesse la variante lo pronta, dicendola ottima lezione invece della volgata l'ha pronto. Quanto al significato del verbo prontare, gli sembra che in questo luogo sia semplicemente far pronto (Aned. V, pag. 142 ). Il Sig. Fraticelli adotta appunto questa variante, spiegando, lo fa pronto è sollecito, lo incita

sprona.

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51) Spagnuolo: desmayado, perduto, confuso, smarrito. Salv.

52) Così S., EM. Vedi la nota 47) di sopra.

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53) Noi leggiamo così con le RA. e l'ediz. S. La volgata: « Di che domandi Amore, s' egli è vero », colla sola differenza che l' EP. e il CC. hanno - en avanti domandi. *

54) Francese: prière, preghiera e preghiero; demeure, dimora e dimoro; demande, dimanda e dimando. Salv.

55) Cosi il Cod. B. e l' ediz. Giuntina 4527 delle RA. e il testo S. La volgata « E vedrassi ubbidire al servitore ». Il Biscioni però dà come variante la lezione da noi adottata; e l'EP. ha il seguente verso, di cui pare non doversi far couto : « E vedrà ben ubbidir servitore ».

56) Il Biscioni mette in nota la variante colui, ma legge nel testo colei, ch'è errore, perocchè qui la Ballata ha relazione a quelle parole dell' Autore poc' anzi udite nella visione : e di ciò chiama testimone colui che 'l sa, e come tu prieghi lui che gliele dica: ed io che sono quello, volentieri ne le ragionerò ecc. EM. Anche RA., S. e l' EP. leggono colui, riferendosi infatti il discorso ad Amore.

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A noi per altro uiente di strano sembra vedervi mentre abbiamo altresì Donneare con parecchi esempii di prosa e di poesia nel Vocabolario, tanto in senso proprio che in figurato; ed usollo Dante stesso due volte nel Paradiso, C. XXIV, v. 118: « Ricominciò la grazia che donnea - Con la tua mente ecc.»; ove notarono gli Accademici (Div. Com. ediz. di Cr. 1695 ) : « La grazià, la quale nella tua mente ti ha, ti signoreggia». Ed ivi, C. XXVII, v. 88: «La mente innamorata che donnea - Con la mia donna sempre » ecc.; al qual passo un egregio nostro concittadino fa le seguente chiosa: « Qui donneare in significato di pensar con piacere, l'opposto di sdonneare che usò Dante nella V. N. (Torelli, Opere varie ecc., vol. 2. pag. 182 ). «Avanti che sdonnei, cioè prima che tu, Ballata mia, ti parta da quella donna giacchè saprà ben egli (Amore) portare le mie ragioni. Vedi che Sdonneare significa qui Partir dalla donna, laddove Donneare risponde a Intrattenersi con donne >>. Dion. (Aned. V, pag. 139).

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§. XIII. Quattro pensieri, uno contrario all'altro, combattono la volontà di lui intorno alla sua passione amorosa.

Appresso di questa soprascritta visione avendo già dette le parole, che

Amore m' avea imposte 1) a dire, m' incominciaron molti e diversi pensieri a combattere 2) ed a tentare, ciascun quasi indefensibilmente 3); tra li quali pensamenti, quattro m'ingombravano 4) più il riposo della vita. L'uno de' quali era questo: buona è la signoria d' Amore; perocchè trae lo intendimento del suo fedele da tutte le rie cose 5). L'altro era questo non è buona la signoria d' Amore; perocchè quanto il suo fedele più fede gli porta, tanto più gravi e dolorosi punti 6) gli conviene passare. L' altro era questo lo nome d'Amore è si dolce 7) a udire, che impossibile mi pare che la sua propria operazione sia nelle più cose altro che dolce; conciosiacosachè li nomi seguitino le nominate cose, siccome è scritto: Nomina sunt consequentia rerum 8). Lo quarto era questo la donna, per cui Amore ti stringe così, non è come l'altre donne, che leggiermente 9) si muova del suo cuore. E ciascuno mi combatteva tanto, che mi faceva stare quasi come colui 10) che non sa per qual via pigli il suo cammino, che vuole andare 11) e non sa ove 12) si vada. E se io pensava di voler cercare 13) (XVI) una comune via di costoro, cioè là ove tutti si accordassero, questa era 14) molto inimica verso me, cioè di chiamare e di mettermi nelle braccia della Pietà 15). Ed in questo stato dimorando, mi giunse 16) volontà di scrivere parole rimate, e dissine 17) questo Sonetto.

SONETTO IV.

Tutti i miei pensier parlan d'Amore,
Ed hanno in lor si gran varietate,
Ch' altro mi fa voler sua potestate;
Altro folle ragiona il suo valore;
Altro sperando m'apporta dolzore 18);
Altro pianger mi fa spesse frate;

E sol s'accordano 19) in chieder pietate,
Tremando di paura, ch'è nel core.

Ond'io non so 20) da qual materia 21) prenda;
E vorrei dire, e non so ch'io mi dica:
Cosi mi trovo in amorosa erranza.
E se con tutti vo'fare accordanza 22),
Convenemi chiamar la mia nimica,

Madonna la Pietà, che mi difenda. †

† Questo Sonetto si può dividere in quattro parti. Nella prima dico e propongo, che tutti li miei pensieri sono d'Amore 23). Nella seconda dico, che sono diversi, e narro la loro diversità 24). Nella terza dico, in che tutti pare che s'accordino. Nella quarta dico, che volendo dire d'Amore, non so da qual parte 25) pigliar materia; e se la voglio pigliar da tutti, convien ch'io chiami la mia nimica, madonna Pietà: e dico Madonna, quasi per isdegnoso modo di parlare 26). La seconda parte comincia: Ed hanno in loro. La terza: E sol s'accordano. La quarta: Ond'io non so.

Note al S. XIII.

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- ma

che nota interlineare o marginale »;
di ciò non siam persuasi, perchè appunto
quest' emistichio rende la ragione del dirsi
dolce il nome d' Amore. *

8) «Cioè a dire: I nomi son quelli che seguitano le cose. » Cod. B.

9) Leggeramente - Cod. M.

40) che mi faceano stare come colui ecc. Così il CC. e l'EP., nella quale si legge questa nota: «È più ragionevole la nostra lezione, perchè non un pensiero solo, ma tutti insieme lo teneano incerto della via

che pigliasse »,- Al che per altro si può ri-
spondere, che il faceva della volgata si ri-
ferisce al ciascuno di sopra.
41) che non sa qual via pigli, e che
vuole andare ecc. - EP. e CC.
12) Così gli EM. col Cod. B. La volgata
- onde. *

43) trovare - Cod. F.V. Append. N.° XVI. 14) Così il Cod. F. La volgata - e questa era molto inimica ecc. EM. questa

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§. XIV. Tempo dopo egli trovasi ad uno sposalizio, dove erano molte e belle donne sedute a convito. Vede fra queste BEATRICE, e non può far che le altre e BEATRICE medesima non s'accorgano del suo stordimento. Ne lo deridono; e scrive un Sonetto.

Appresso la battaglia deʼdiversi pensieri avvenne, che questa genti

lissima venne in parte, ove molte donne gentili erano adunate. Alla qual parte io fui condotto per amica persona, credendosi fare a me gran piacere, in quanto mi menava là dove tante donne mostravano le loro bellezze. Onde io, quasi non sapendo a che io fossi 1) menato, e fidandomi 2) nella persona, la quale un suo amico alla estremità 3) della vita condotto avea, dissi a lui: Perchè semo venuti noi a queste donne? Allora egli mi disse: Per fare che elle sieno degnamente servite. E lo vero è 4), che adunate quivi erano alla compagnia d' una gentil donna che disposata era il giorno 5); e però, secondo l'usanza della sopraddetta città, conveniva che le facessero compagnia 6) nel primo sedere 7) ch'ella facea alla mensa nella magione del suo novello sposo. Sicchè io, credendomi fare il piacere 8) di questo amico, proposi di stare al servizio delle donne nella sua compagnia; e nel fine Dante, Vita Nuova.

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del mio proponimento mi parve sentire un mirabile tremore 9) incominciare nel mio petto dalla sinistra parte, e stendersi 10) di subito per tutte le parti del mio corpo. Allora dico, che poggiai la mia persona simulatamente ad una pintura, la quale circundava questa magione; e temendo non altri si fosse accorto del mio tremare, levai gli occhi, e mirando le donne vidi 11) tra loro la gentilissima Beatrice. Allora furono si distrutti li miei spiriti per la forza che Amore prese, veggendosi in tanta propinquitade alla gentilissima donna, che non ne rimase 12) in vita più che gli spiriti del viso; ed ancora questi rimasero fuori delli loro strumenti, perocchè Amore voleva stare nel loro nobilissimo luogo per vedere la mirabile 13) donna. E avvegnachè io fossi altro che prima, molto mi dolea di questi spiritelli che si lamentavano forte, e diceano: Se questi non ci sfolgorasse 14) cosi fuori del nostro luogo, noi potremmo stare a vedere la maraviglia di questa donna, siccome 15) stanno gli altri nostri pari. Io dico che molte di queste donne, accorgendosi di questa mia transfigurazione 16), si cominciarono a maravigliare, e ragionando si gabbavano di me con questa gentilissima. Onde, di ciò accorgendosi, l'amico mio 17) di buona fede mi prese per la mano, e traendomi fuori della veduta di queste donne, mi domandò che io avessi ? Allora io riposato alquanto, e risurti 18) li morti spiriti miei, e li discacciati rivenuti alle loro possessioni, dissi a questo mio amico queste parole: Io ho tenuti 19) li piedi in quella parte della vita, di là dalla quale non si può ire più per intendimento di ritornare. E 20) partitomi da lui, mi tornai nella camera delle lacrime, nella quale piangendo e vergognandomi fra me stesso dicea: Se questa donna sapesse la mia condizione, io non credo che così gabbasse la mia persona; anzi credo 21) che molta pietà le ne verrebbe. Ed in questo pianto stando, proposi di dire parole, nelle quali parlando a lei significassi la cagione del mio transfiguramento, e dicessi che io so bene, ch'ella non è saputa 22); e che 23) se fosse saputa, io credo che pietà ne giungerebbe altrui : e proposi di dirle 24), desiderando che venissero per avventura nella sua audienza; ed allora dissi questo Sonetto.

SONETTO V.

Coll'altre donne mia vista 25) gabbate,

E non pensate, donna 26), onde si mova
Ch'io vi rassembri si figura nova,
Quando riguardo la vostra beltate.

Se lo saveste, non potria pietate

Tener più contra me l'usata 27) prova;

Chè quando 28) Amor si presso a voi mi trova,
Prende baldanza e tanta sicurtate,

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