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del Biscioni e quelle degli Editori milanesi e pesaresi, non che del moderno fiorentino, doveano naturalmente avervi posto, onde si trovassero congiunti gli studii di coloro che mi precedettero; e se alcuna volta non fui d'accordo con essi, mi feci debito di soggiunger le ragioni della mia discrepanza di parere, salvo sempre il rispetto da me altamente professato a quegli uomini distinti.

In aggiunta ai due codici Trivulziani B. F. descritti nell' Indice bibliografico delle stampe e dei manoscritti, che precede il testo della Vita Nuova, per le citazioni dei quali mi riportai pienamente all'unica e rara edizion di Milano, mi è stato utilissimo un altro codice di casa Martelli di Firenze, che a mia istanza prestossi a confrontare il chiarissimo amico mio sig. abate Giuseppe Manuzzi con somma diligenza, e colla singolare perizia di cui già diede tante prove in questa sorta di lucubrazioni. Del qual codice e del fattone riscontro da egli ragguaglio nella lettera che gli piacque dirigermi, e che, siccome a proprio luogo, premisi alla Tavola delle voci e maniere di dire non registrate nella quarta impressione del Vocabolario, da lui cavate nello spoglio appositamente eseguito della V. N., e ch' io aggiunsi alla Tavola (IV) delle voci registrate dagli Accademici della Crusca - 20), per convenevol corredo del libro, ed a vantaggio degli studiosi della italiana favella.

XII. E siccome il surriferito filologo, per la compilazione della sua Tavola (VI), si è servito della edizione pesarese; così mi fu necessario raffrontare la citazione delle pagine della medesima con quelle del testo Biscioni (1723), principalmente usato dagli Accademici; ond' è che venni accorgendomi di non poche varianti nei passi allegati per esempio di voci o maniere di dire; il che diede motivo ad

20) Questa debbesi al ch. Professore che fu DANIELE ab. FRANCESCONI, già Bibliotecario della Università di Padova, che secondò le mie preghiere, trascrivendola di sua mano dall' Elenco universale di tutti i testi compilato dal veneto patrizio conte ALVISE

MOCENIGO del fu cavaliere ALVISE. Io riscontrai. le voci ad una ad una nel Vocabolario a fronte della Vita Nuova; e di qualche rettificazione negli esempii ho fatto avvertenza a suo luogo.

alcune delle noterelle, che andai ponendo sotto i paragrafi o nella Tavola anzidetta. Ciò per altro che accresce valore a molte lezioni della stampa di Pesaro, e che in più occasioni mi persuase di preferirle a quelle della volgata, si è la conformità di essa con un codice prezioso della Corsiniana di Roma n.° 1085, che il cultissimo giovine sig. Francesco Cerroti, addetto alla medesima in qualità d'ajuto, raffrontò colla edizione primitiva del Sermartelli, notandovi in margine tutte le differenze, e trascrivendone le divisioni onde questa è mancante (V. Alleg. Lett. D.): del cui lavoro diligentissimo potei profittare per la gentile concessione che me ne fece fin da quando ebbi, nel principio del 1842, la fortuna di stringere in Roma stessa amichevoli relazioni con lui. Potranno i lettori vedere, quasi ad ogni pagina, come il suddetto codice concorda colla stampa surriferita.

Ne dai soli codici Martelli e Corsini trassi giovamento per questa mia edizione, ma d'altri due mi venne opportuna la notizia per alcune delle Rime; uno della ducale Parmense per le varianti a quattro Sonetti favoritemi dal benemerito Prefetto di essa il ch. Cav. Angelo Pezzana, ed altro della Vaticana n. 3973 per le varianti alla Canzone - Donne, che avete intelletto d'Amore, desunte dal ragguaglio pubblicatone nel Giornale Arcadico di Roma (fascicolo di Settembre 1842) dal ch. Prof. Betti, che per la benevola parzialità, onde mi onora, volle farmi dono d' una copia di quell' articolo pregevolissimo. (V. Appendice, pag. 158).

XIII. Mentre dalle sopraddette fonti aveva io tratta e già messa in ordine la mia letteraria suppellettile, fu propizia ventura che mi ponessi in relazione col nob. sig. conte Alessandro Mortara, soggetto ornato d'ogni coltura, come diedesi a conoscere pubblicando più saggi di retto sentire nelle amene discipline e nel particolare della nostra lingua. Io, mercè di lui, venni in grado di poter consultare un prezioso codice contenente tutte le Rime di DANTE riscontrate con altri più antichi, le cui varianti da me fedelmente trascritte per quanto riguarda le poesie della Vita Nuova, vengon' ora, grazie alla con

discendenza di quel cortese signore, fatte di comune diritto, e segnate nel modo che si accenna nell' Indice Bibliografico summentovato. Nè a ciò solo si rimase la compiacenza di lui, poichè volle altresì farmi grazioso dono d'una Ballata tuttora inedita, nella quale a più contrassegni appare il genio, lo stile, il pensare di DANte, e che come dettato veramente suo, anche per l'autorevole credere del celebre Vincenzio Borghini, riporto nell' Appendice sotto il N.° VII. Forse questo leggiadro componimento era destinato a far parte della V. N., siccome alcune altre delle poesie liriche, le quali l' Autore stesso dice in due o tre luoghi della medesima di aver espressamente composte, comunque poi non ve le abbia comprese.

Io nutro fiducia, che di tale presente saranno per avermene grado gli studiosi, i quali pur volentieri troveranno inserita nella stessa Appendice (N. XX) una bella Lezione del ch. sig. Luigi Cibrario di Torino sopra il migliore forse dei Sonetti di DANTE - Tanto gentile e tanto onesta pare, che trassi da un libro venutomi di fre.sco alle mani, ove altri pregevoli scritti si contengono di quell' egregio Autore - 21), degnatosi di acconsentire ch' io ne facessi quest'uso.

E se a questi, non men dotti uomini che gentili, io debbo e rendo qui solenne azione di grazie pei compartitimi segnalati favori, uguale obbligo mi corre verso l'illustre sig. professore Melchiorre Missirini, per una nota piena d' erudizione che gli piacque concedermi (V. Appendice N.° IX.) a giustificazione di DANTE, per essersi da lui frammischiati nella Vita Nuova del pari che nel Convito i versi alle prose.

XIV. A questa Introduzione ho fatto seguire le Prefazioni dei precedenti editori con qualche mia annotazione, cominciando dal primo, il Sermartelli, fino al più recente, il Carrer; e ciò sull'esempio di quanto hanno lodevolmente usato nelle pregevoli loro edizioni degli antichi autori li celebri Volpi di Padova: esempio a torto

21) Milano, da Placido Maria Visai, 1835 in-12.°

trascurato generalmente; perocchè tali scritti, oltre al porgere, a così dire, la storia bibliografica dell' opera che si ristampa, danno anche lume sull' indole della stessa e sulle cure via via usate, onde ridurre a buona condizione il testo. E quantunque il Biscioni abbia nella sua Prefazione compreso anche ciò che parvegli opportuno di dire riguardo al Convito; tuttavia non era possibile lo staccarne la sola parte che concerne alla Vita Nuova, pel collegamento che hanno fra loro i suoi ragionamenti intorno a queste due opere; ritenendo egli, come si disse, essere affatto identico e allegorico nell' una e nell'altra il personaggio, che n'è il protagonista.

Credo poi che non sarà mal gradito l' Indice Bibliografico di tutte l'edizioni della V. N. finora eseguitesi, non che dei codici e d'altri scritti relativi; il quale accenna i segni d' abbreviatura, con cui sono contraddistinti nelle note a piè del testo o altrove li rispettivi editori od autori (pag. CI-IV). Questa Bibliografia chiude i Preliminari storico-critici al primo anello della presente collezione, quello con che DANTE aperse la sua luminosa letteraria carriera.

All'Appendice (pagg. 97 a 136) seguono alcune Tavole confacevoli all'uso del libro, comprese le due citate di sopra nei §§. XI e XII, le quali pei cultori della bellissima lingua nostra confido che dovranno riuscire non meno accette che utili sì per sè stesse, e si per le osservazioni che mano a mano le accompagnano. E profittevole altresì per l'intelligenza storica della Vita Nuova tornerà l'Indice delle materie in essa contenute (Tav. VII), il quale cogli Argomenti dei Paragrafi (Tav. I) che debbo alla cortesía amichevole del cavaliere De' Scolari, e colle annotazioni insieme congiunte dello Zotti alle Rime che ne fanno parte (V. pagg. 93 a 96), porge intera l'analisi di questa cara operetta.

XV. Se la riunione di tanti ragguardevoli ornamenti contribuirà per avventura a mettere in maggior evidenza la povertà delle cose mie sparse per entro il volume; varrà tuttavolta, se male non mi lusingo, il merito di quelli ad ottenermi indulgenza dal pubblico, se non altro per l'opera laboriosa da me impiegata con intenso studio, nella

vista di render meno indegna del sommo Autore la pubblicazione di questa e delle altre sue Prose. Per esse io seguirò, come già annunziai, l'ordine cronologico nel quale furon composte, indicato non tanto dalla ragione, ma dalla necessità pur anco di ajutare la spiegazione di una colle dottrine dell' altra, pel vincolo strettissimo che hanno fra loro, comechè dettate co' medesimi sentimenti e principii, li quali veggonsi più ampiamente sviluppati e ridotti a perfetto sistema nella Divina Commedia, lumeggiandosi tutte scambievolmente - 22).

XVI. Quanto alle Poesie Liriche di DANTE, delle quali in addietro io non pensava di occuparmi, avvegnachè lavoro troppo scabroso per la dubbiezza che si solleva circa la legittimità d'una gran parte di quelle 23); ho poi riflettuto che avendo già riprodotto il principale Poema dell' ALLIGHIERI unitamente all' Ottimo Comento dell'Anonimo suo contemporaneo - 24), era convenevole ch' io non trach'io lasciassi anche questa parte non poco interessante degli scritti del mio Autore, dando così compiuta l'edizione delle sue Opere Minori.

Pisa, nell' Ottobre del 1843.

ALESSANDRO TORRI.

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nell'anno 1834. (V. Ragionamento filologico-critico ecc., di cui alla seguente nota 25). Cosi, col riprodurle, avrò saziata la più che ventenne sete di dare in luce colle mie cure

tutte le opere di quel Grande, nello studio delle quali trovarono qualche conforto le incresciose vicende della mia vita ; avendomi egli insegnato ad esser tetragono ai colpi di sventura, ed a soffrire con dignitosa rassegnazione.

24) Pisa, per Niccolò Capurro, 1827-2829, vol. 3 in 8.o Se non paresse forse immodesto vanto il citare i nomi de' cospicui letterati che mi scrissero in modo lusinghevole oltre a quanto io sapessi aspettarmi, potrei con ambizione metterne in mostra una bella schiera, alcuni de'quali da me conosciuti soltanto di fama. Apprezzando essi umanamente il mio lavoro, vollero anche compartirmi degli elogi, i quali, trattane la parte che può avervi la cortesía d'animo di

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