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sicchè in piccol tempo, forse di -31) trenta mesi, cominciai tanto a sentire della sua dolcezza, che l'suo amore cacciava e distruggeva ogni altro pensiero, perchè io sentendomi levare dal pensiero -32) del primo amore alla virtù di questo, quasi maravigliandomi, apersi la bocca nel parlare della proposta Canzone, mostrando la mia condizione -33) sotto figura d'altre cose; perocchè della donna, di cu'io m'innamorava, non era degua rima di volgare alcuno palesemente - 34) parlare: nè gli uditori erano tanto bene disposti, che avessero si leggiero le - 35) non fittizie parole apprese: nè sarebbe data loro fede alla sentenza vera, come alla fittizia; perocchè di vero si credea del tutto, che disposto fosse a quello amore, che non și credea di questo. Cominciai adunque a dire : Voi, che'ntendendo il terzo ciel movete.

E perchè -36), siccom' è detto, questa donna fu figlia d' Iddio, regina di tutto, nobilissima e felicissima Filosofia, è da vedere, chi furono questi movitori, e questo terzo cielo » ecc. X. Dalla quale sposizione - 37) allegorica e vera, che in bocca dell' Autore è una storia, evidentemente rilevasi, che siccome il secondo suo amore, quello cioè per la gentil donna, fu scientifico e filosofico; così il primo per Bice o Beatrice, dounesco fu e femmiuile, e per lui cagione di pensieri e vaneggiamenti fin ch' ella visse, e di travaglio inconsolabile dopo la morte della qual pazzia (non essendo in somma amor altro che infamia, a giudicio de' savj universale) egli guari fortunatamente nel modo, che testè per lui stesso è narrato. Ci volle però tutto 'l suo ingegno a sì felice riuscita e per questo quando impazzisce in simigliante maniera un giovane senza talento, suol darsi per disperata la sua guarigione, poichè gli manca il mezzo migliore, onde far buon uso delle medicine a sanarsi.

XI. Una questioncella rimane, ed è, che nella Vita Nuova, §. 41, Dante chiama vilissimo, ed anche, §. 43, avversario della ragione, e desiderio malvagio, e vana tentazione il pensiero, che per consolarlo nella vedova vita parlavagli di quella gentil douna, la quale abbiamo poco fa veduto, ch' era la Filosofia. All'opposto nel Convito (Trat. II, Cap. II), di questo stesso pensiero dice, che era virtuosissimo, siccome virtù celestiale. Or come conciliar questi detti?

XII. Durante in lui la battaglia tra la dolorosa ricordanza di Beatrice, e la consolazione mostratagli dalla donna gentile, cioè dalla Filosofia, avvenne, che nella Vita Nuova prevalse la memoria e 'l tutto per la dipartenza del primo suo amore; e però non è maraviglia, se'l pensiero che voleva distoglierlo dal deplorarne la perdita, per lui troppo amara, gli sia paruto in allora vilissimo, e alla ragione contrario. Ma in processo di tempo la vittoria si dichiarò in favore della nuova donna consolatrice, come si narra nel

31) Così è in tutti i testi da me veduti : ma, con buona licenza degli eruditi, nella nuova edizion del Convito leggerassi - di tre mesi, poichè di trenta non è picciol tempo; nè è verisimile che l'ingegno di Dante abbia tardato molto a gustar la dolcezza della Filosofia, nè l'estro poetico a celebrarne le lodi. Per contrario là dove dice Dante (Purg. VIII, 46):

Solo tre passi credo, ch' io scendesse,

E fui di sotto, e vidi un che mirava Pur me, come conoscer mi volesse; pregherei molto a legger - Sol trenta passi; parendomi che dal balzo, dov' egli era in prima, a poter dire - fui di sotto, non ci volesse di meno. E che sono a quella scesa tre passi? Veggasi nel Canto antecedente v. 64 e segg.

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Convito; e allora fu che il vittorioso pensiero meritò d'essere appellato virtuosissimo, qual era in sostanza, siccome virtù celestiale. Ed ecco sciolta - 38) la questione. Checchè però si giudichi da' Letterati di questa risposta, che non sarò tardo a cangiare, se ne intenderò una migliore, a me bassa che per essi, come spero, stia saldo, che 'l nostro Dante finisce il corso degli amori suoi femminili colla fine del primo suo opuscolo, e che nel principio delle Rime egli dispiega le vele all' amor delle scienze.

38) Simigliantemente l'Autore in non dissimil contrasto, nel Conv. T. II, Cap. II: «E dice poi uccide; e dice poi sono « morta; che pare contro a quello, che « detto è di sopra della salute di questa « donna. E però è da sapere, che qui parla

<<< l'una delle parti, e là parla l'altra; le « quali diversamente litigano, secondo che « di sopra è manifesto. Onde non è maraa viglia, se la dice sì, e qui dice nò, se « ben si guarda, chi discende e chi sale »>.

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CORNIANI GIO. BATISTA

(1 Secoli della Letteratura Italiana ecc.— - Milano 1832, Vol. 1, pag. 49).

La fiamma di Dante fu Bice, o sia Beatrice, figlia di Folco Portinari. Egli ci rap

presenta in questa donna un' anima angelica. Ci descrive inoltre la sua affezione egualmente pura e sublime. Ci racconta egli nella Vita Nuova, opuscolo da lui scritto in prosa italiana nell' anno vigesimosesto dell' età sua, che, riandando un giorno le poche notizie, delle quali la sua memoria teneva conserva, ravvisò un periodo della sua vita su cui stava scritto : principio di vita nuova. L' epoca era appunto quella del suo innamoramento. Considerando nell'oggetto amato un modello di perfezioni, si elevarono eziandio i suoi sentimenti, e si posero con esso a livello. Senti egli un total cangiamento in sè stesso, nè più ritrovò l'uomo di pria. Sublimandosi le sue idee, le sue affezioni altresì perdettero quanto avevano di terrestre, ed acquistarono spiritualità e purezza, e la sua volontà rettitudine ed energía. Questa improvvisa rivoluzione dell' interna parte di Dante ci richiama al pensiero quell' altra simile, che Gio. Giacomo Rousseau asserisce essere avvenuta a lui stesso in una sua gita a Vincennes. Si potrebbe affermare, che alcuni genj elevati vanno soggetti alle medesime modificazioni, o piuttosto ai medesimi trasporti di fantasía.

Ritornando alla Vita Nuova di Dante, diremo che sulle tracce dell' enunziato argomento piovono dalla sua penna le idee platoniche a furia: alle quali noi tralasceremo di tener dietro, per non perderci seco nelle astrazioni e nei vaneggiamenti.

U

FOSCOLO UGO

(Scelte Opere, Poligrafia Fiesolana 1835, Vol. I, pag. 212).

Sin dal 1295 Dante, che scriveva allora la sua Vita Nuova, dava quivi uno schizzo

del suo Poema, che pare sia stato il pensiero di tutta la sua vita.

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Egli v' ha disseminato ( nella Divina Commedia, deliziose comparazioni tratte dalla

vita campestre, o che vi si riferiscono ; e sotto l'allegorico velo ch' egli ha tessuto, la sincerità del di lui amore per Beatrice, compagna della prima sua infanzia, oggetto della passione di tutta la sua vita, costantemente ci comparisce, onde moderar l'ira sua e raddolcire il sentimento delle sue pene.

V

RENZI ANTONIO

(Estratto dall' Allegoria del Poema di Dante premessa alle Annotazioni della edizione detta dell'Ancora, per cura dell' Ab. Antonio Renzi. Firenze 1819, Vol. 4 in f.).

Dante intende per Vita Nuova l'adolescenza, che nel suo sistema è il discorrimento

dell' età fino al venticinquesimo anno: onde questo titolo si diede alla citata operetta, perchè in essa de'suoi amori con Beatrice ragiona fino all'uscire dell'adolescenza d'amendue, cioè fino all'epoca della morte di lei, che seguì nel 1290, nell'anno vigesimo sesto dell' età sua. Leggendo attentamente quest' opera si vede, ch' egli amò veramente Beatrice; ma che fin d'allora la sua elevata fantasía e la nobiltà del suo animo lo portavano a sublimare questo amore, e a distinguersi dalla schiera degli altri amanti, facendo della sua donna un essere più che terreno. La morte di lei lo fortificò in questo proponimento, e gli fe' nascere il pensiero di perpetuarne la memoria, formandone un personaggio allegorico nel gran Poema, che fin d'allora meditava. Ciò apertamente si deduce da quanto egli dice in fine della Vita Nuova.

Nella seconda parte di questa - 1) egli ci fa conoscere, che dopo la morte della sua Beatrice cominciò a dilettarsi nell'amore d' un'altra donna gentile, bella, giovine, savia, e si pietosa in vista, che tutta la pietà pareva in lei raccolta. Ed ecco com'egli si esprime nel suo Convito in proposito di questo suo nuovo amore: «La stella di Venere » ecc. (Tratt. II, Cap. II. - 2).

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Questo suo nuovo amore però fu tutto simbolico ed apparente; di che non ci lascia luogo a dubitare l'Autore, allorchè passa alla esposizione vera della sentenza nel seguente Cap. XIII dello stesso Trattato: « Come per me fu perduto il primo diletto della mia ani« ma» ecc. (p. 128). E altrove (p. 139) : « Così dico e affermo, che la donna, di «< cui io m'innamorai, appresso lo primo amore (cioè dopo quello per Beatrice), fu la << bellissima e onestissima figlia dello 'mperadore dell'Universo, alla quale Pittagora pose <<< nome Filosofia ». Se fosse d'uopo, dopo sì luminose prove, aggiungerne altre conoscere, che questo nuovo amore di Dante era puramente fittizio, egli ce lo somministrerebbe là dove dice: ( Tratt. III, Cap. XV): « La vera intenzione mia fu altra, che <«< quella che di fuori mostrano le Canzoni predette » ( del Convito ). E là dove assegna la ragione che lo mosse a comentarle (p. 70): « Temo la infamia di tanta passione aver << seguíta, quanto concepe chi legge le soprannominate Canzoni in me avere signoreggia << to: la quale infamia si cessa, per lo presente di me parlare, interamente; lo quale <<< mostra che non passione, ma virtù sia stata la movente cagione ». Chi legge poi le altre Rime di Dante, osserverà ch' egli di continuo loda le virtù de' begli occhi della sua donna, i quali, non sono altro che le dimostrazioni della Filosofia, che dirette negli occhi dello intelletto innamorano l'anima (p. 138 ). Leggasi il bellissimo Sonetto che comincia: «Da quella luce, che il suo corso gira », ove immagina che i sette cieli de' Pianeti piovano tutti sopra la sua donna de' loro mirabili effetti; lo che significa, com'ei dimostra nel Convito (p. 129 e seg.), che del lume di tutte le scienze si abbellisce la Filosofia. Leggasi la Ballata: « Poichè saziar non posso gli occhi miei »; o l'altra: « Io mi son pargoletta bella e nuova »; non che la nobilissima Canzone: « Amor, che muovi tua virtù dal cielo »; e vedrassi che tutto nobile e virtuoso si fu l'amore dell' Allighieri, tutto inteso alle cose intellettive; e che dopo avere nell' adolescenza amato per gentilezza di cuore si diede nella gioventù alla passione e allo studio della Filosofia, e passò poi da questo all'amore delle cose celesti, cioè della Sapienza, o Scienza divina, simboleggiata nella Beatrice gloriosa della Divina Commedia.

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4) Nella nostra edizione comincia a pag. 64, §. XXIX. *

2) Vedi sopra, pag. LXXIII, lin. 23*

ORELLI GASPERO

(Estralto dalla Vita di Dante Allighieri compilata da Gaspero degli Orelli. Coira, per A. T. Otto, 1822, in-8.o).

Di Bice, o Beatrice, figlia di Foleo Portinari, cittadino molto benemerito, e fon

datore dello Spedale di S. Maria Nuova, Dante medesimo ragiona nella Vita Nuova, opera giovanile, mista di rime e di prose, fervida e passionata, qual convenivasi all' età in cui la compose (1293), e che contiene la fantastica dipintura di quel santissimo amore, che in un novello vivere lo fece entrare...... Ma dopochè per più anni Beatrice << avea col suo volto sostenuto il geutil suo amante, e mostrando gli occhi giovinetti a «< lui, seco l' avea menato in dritta parte vólto », gli fu rapita da improvvisa morte nel ventesimosesto anno dell' età sua, il dì 9 Giugno 1290; ond' egli restò dapprima «< come « abbandonato dalla sua salute », e « dispregiava talor questa vita ». In mezzo a tal dolore compose la Vita Nuova, nella quale tuttora accenna il gran disegno che volgeva in mente, cioè: « di dire di lei quello, che mai non fu detto d' alcuna.

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ARRIVABENE FERDINANDO

(Amori e Rime di Dante Allighieri. — Mantova 1823, in-16.° pag. XXVI).

Udiamo le confessioni di Dante nel suo libro intitolato la Vita Nuova. Altro non

è questo suo scritto, che una storia de' suoi giovanili amori distesa in forma di comento ad alcuni poetici componimenti fatti da lui in occasione degli stessi amori. Due anni dopo la morte della sua donna ordinò in libro quelle Rime scritte prima d' entrare in gioventù. Diremo in compendio come racconti in prosa gli amorosi accidenti a lui occorsi.

(Secolo di Dante, Vol. 3.o, lib. III, pag. 600. Udine 1827, e Vol. 2.° pag. III, Firenze 1832).

Nel 1293 Dante, in sul fiorire del vigesimo ottavo anno di sua età, ordinò le Rime

da lui scritte per Beatrice in un libro, che gli piacque intitolare Vita Nuova, raccontando ivi pure in prosa gli occorsi casi.

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