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SALFI FRANCO

(Resume de l'Histoire de la Littérature italienne. Seconde période, Chap. I, pag. 25, Vol. 1).

Paris 1826, Vol. 2 in-18.°

Dante ante non aveva ancora dieci anni, allorchè vide ed amò Beatrice, fanciulletta della stessa età, della quale egli fece la sua musa, e cui celebrò fino alla fine de' suoi giorni. Questa passione, che giammai non cessò, appresegli l'arte di far versi, e dettógli le sue poesie. Nella prima delle sue opere, la Vita Nuova, egli descrive le agitazioni e i piccioli avvenimenti dell' amor suo; ed in questa narrazione, o specie di romanzo erotico, egli nicchia i varii componimenti in versi da lui scritti per la sua Beatrice.

Fino a Dante non si era fatto che rimare; ma per opera di lui ricomparve in Italia la vera poesía. Tutti gli altri versificatori, prima di lui, non erano amanti che per cantare; Dante nou cantò, se nou perchè amava veracemente e non esprimeva cantando se non quello ch' egli sentiva. A ciò solo tendeva con tutta l'arte e l'ingegno: egli stesso disse ad uno deʼrimatori del suo tempo, il quale componea versi pieni d'ornamenti e vuoti di senso,

Io mi son un, che quando

Amore spira, noto ; ed a quel modo

Ch' ei detta dentro, vo significando.

Dotato egli era d' una profonda sensibilità, la quale comunicava alle sue idee ed alle sue passioni uno straordinario grado di esaltazione. È noto ch' egli trovò un giorno nella officina d' uno speziale non so qual libro, che da lungo tempo era da lui ricercato. Postosi a leggerlo, un gran romore si leva frattauto nella strada, ed egli nulla n'ode e resta ivi immobile, continuando fino a sera la lettura. In questa sorte di concentrazione estatica, alla quale di sovente s'abbandonava, si riconosce facilmente la tempra del suo cuore e della sua mente. Di là uscirono quelle immagini vivaci, quegli elevati pensieri, que' sogni poetici onde sono ripieni i suoi componimenti. Vuol egli dipingere la bellezza da lui amata? Il suo pensiero non si ferma già solo a quanto è visibile; esso internasi ancora nelle qualità secrete e più preziose. Contemplando nella perfezione delle parti esteriori la perfezione delle parti non apparenti, egli s' inalza fino al cielo, il sole e gli astri del quale ci fan credere che racchiuda il Paradiso. Similmente egli immagina, che tutti i piaceri della terra sieno compresi in quello che non può vedere. Siffatta guisa di pensare, divenuta famigliare dopo Dante, era allora del tutto nuova, ed apparteneva a lui solo. Non ci diamo però a credere, che ne' suoi lirici voli egli dimentichi la sensibilità del suo cuore ; la passione più viva dappertutto l'accompagna. Anche malato, non per altro egli è agitato che per la salute di Beatrice. Appena addormentato, mirasi attorno al letto alcune femmine scapigliate, che gli annunziano la morte di lei; e mentre il cielo s' oscura, e trema la terra, un amico gli riferisce che Beatrice mori. Egli piange e grida; viene risvegliato, e tuttavia gli piovon le lagrime dagli occhi. Questo sogno funesto è da lui narrato in modo, che ci fa sognare e piangere con lui. Direbbesi, che Dante presentiva, colla forza del suo pensiero, ciò che doveva intravvenirgli. Ei trema bentosto pel pericolo dell' amante sua gravemente malata; e nell'atto stesso che rivolge le sue preghiere alla morte, vede già il cielo aprirsi, e scenderne gli Angeli per riportare sulle loro ali quell' anima santa. A malgrado delle sue preci, Beatrice sen muore, giunta appena all'età di venticinque anni; e Dante deplora questa perdita crudele con lamento si patetico e vero, che il Petrarca in pari circostanza non esitò ad imitarlo.

(Traduz. dell' Editore).

CC

MAFFEI AB. GIUSEPPE

(Storia della Letteratura Italiana ecc. Milano 1825-34, Vol. 1.o pag. 57).

Varie rime di Dante si leggono nella Vita Nuova, ch'è la storia de'giovanili suoi

amori con Beatrice, frammischiata a diversi componimenti che per essa compose. In un Sonetto, encomiato dal Muratori *), si trova una vaga e viva immagine, la quale comechè sia espressa con umili parole, tuttavía è maravigliosamente ajutata da una graziosa purità. Essendo morta la sua donna, egli dice di aver trovato Amore che veniva per la via mesto e con gli occhi bassi, come uomo che abbia perduto signoría, o sia caduto da

alto stato :

Cavalcando l'altr' ier per un cammino ecc.

La prosa della Vita Nuova è distinta da un certo candore, ed è colorita da una dolce melanconía, ch' era lo stato abituale dell'anima del Poeta. Vi si legge un sogno ch'è pieno di affetto, e destato da una viva sensibilità.

*) Perf. Poes. Lib. I, Cap. 15.

DD

AMBROSOLI FRANCESCO

(Manuale della Letteratura Italiana ecc. Milano 1828, Vol. 1.o pag. 73).

Di nove anni Dante s' innamorò di Beatrice Portinari, fanciulletta allora di pari età ;

e di lei cantò, senza nominarla per altro, nelle produzioni del suo ingegno; e lei morta in sul fiore degli anni (nel 1290) eteruò nella Divina Commedia, fingendo ch'ella gli fosse scorta a visitare le sedi dei beati nel Paradiso.

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Nella Vita Nuova, operetta mista, di poesía e di prosa, il Poeta ragiona della pas

sione amorosa in ciò ch' essa può avere di più puro e di più nobile, rappresentandoci sè medesimo da quella passione rigenerato. Vi sono esposte tutte le circostanze più notabili del suo amore; e, benchè in alcune parti la filosofia di quella età ci possa stancare, nell'universale però dell'opera tutto è condíto di maraviglioso diletto.

Dante, Vita Nuova.

M.

EE

RICCARDI AB. ANTONIO

(Manuale d'ogni Letteratura ecc. Milano 1831, pag. 207.).

Compose Dante ancor giovine la Vita Nuova, prosa volgare tutta involta nelle astra

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zioni platoniche. Descrive in questa un periodo della sua vita in cui parve a lui di cominciare una nuova vita, o di sentire un gran cambiamento in sè medesimo; e questa era l'epoca de' suoi amori con Beatrice.

FF

LIBRI PROF. GUGLIELMO

(Histoire des Sciences mathématiques en Italie, depuis la renaissance des Lettres jusqu'à la fin du dix-septième siècle. Paris, 1838. Articolo tradotto dal sig. L. Toccagni, e inserito nella Rivista Europea. Milano 1842, p. 140 ).

L'influenza di Beatrice, di quella Beatrice che Dante amava fin dall' età di nove anni

d'un amor sì puro, si straordinario, si stende su tutta la vita del Poeta. Bello è veder nella Vita Nuova l'impero che su lui esercitava questa donna sì pura - a): essa gli dettò i primi suoi cauti b); essa fu una delle molle principali di quella gran vita. Anche lungo tempo dopo la morte di lei, e dopo aver amate altre donne, Dante conservava per essa una smisurata tenerezza; e i versi ch' egli consacrò alla memoria sua, già vecchio e affranto dal dolore, sono impareggiabili. Nessuna donna fu mai tanto onorata, quanto colei, alla quale fa dire verso di lui quelle parole:

Ben ti dovevi per lo primo strale

Delle cose fallaci levar suso

Diretr' a me, che non era più tale.
Non ti dovea gravar le penne in giuso,
Ad aspettar più colpi, o pargoletta,
O altra vanità con sì breve uso

a) « E quando ella fosse presso d'alcuno, tanta onestà venía nel cuor di quello, ch' egli non ardiva di levar gli occhi ».

c).

(Dante, Vita Nuova).
b) Ibid.

c) Purg. C. XXXI, vv. 58 a 65.

GG

ROSSETTI GABRIELE

(Il Mistero dell' Amor platonico ecc. Vol. II, Cap. IV, Della Donna mistica, pag. 319 a 324. Londra 1840).

Dante, dopo di aver riferita la sua prima visione avuta per ingegno in Vita Nuova,

e dopo averla descritta nel Sonetto ch' ei mandò ai fedeli d' Amore, o sia

A ciascun' Alma presa e gentil Core,

soggiunge : « Il verace giudicio di detto Sonetto non fu veduto allora per alcuno ». Ciò dice chiaro, che quella era una figura significativa, e non già una visione vera ; ma di sì difficile congegnamento, che non si trovò Edipo per quella Sfinge! Dopo ciò ei segue a indicare, che non solo nascose il vero oggetto della sua mira, ma fe' credere esser uno in vece di un altro ; ossia che la sua visuale intellettiva mirava ad un bersaglio ben diverso da quello, a cui fingeva dirigerla. Udiamone le parole:

« пе

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«‹ Molti, pieni d'invidia, già si procacciavano di saper di me quello, ch' io volea del « tutto celare ad altri. Ed io, accorgendomi del malvagio addomandare che mi faceva« no, per la volontà d'Amore, il quale mi comanda va secondo il consiglio della Ragio1), rispondeva loro che Amore era quegli che m' avea così governato. Diceva « d'Amore, perchè io portava nel viso tante delle sue insegne, che questo non si « poteva ricoprire - 2). E quando mi domandavano: Per cui t' ha così disfatto questo << Amore? ed io sorridendo gli guardava, e nulla dicea loro. Un giorno avvenne, che « questa gentilissima sedeva in parte, ove s' udivano parole della Reina della gloria ; ed io era in luogo dal quale vedea la mia beatitudine 3); e nel mezzo di lei e di me, « per la retta linea, sedea una gentil donna di molto piacevole aspetto, la quale mi mi<< rava spesse volte, maravigliandosi del mio sguardare, che pareva che sopra lei termi« nasse - 4); onde molti s'accorsero del suo mirare. Ed in tanto vi fu posto mente, che « partendomi di questo luogo mi sentíi dire appresso: Vedi come cotal donna distrugge « la persona di costui? E nominandola, intesi che diceano di colei, che mezza era stata « nella linea retta che movea dalla gentilissima Beatrice, e terminava negli occhi miei. «Allora mi confortai molto, assicurandomi che il mio segreto non era comunicato, « il giorno, altrui per mia vista: ed immantinente pensai di far di questa gentil don« na schermo della VERITÀ; e tanto ne mostrai in poco tempo, che il mio segreto fu « creduto sapere dalle più persone che di me ragionavano. Con questa donna mi celai « alquanti anni e mesi; e, per più far credente altrui, feci per lei certe cosette per rima - 5). « Dico che in questo tempo che questa donna era schermo di tanto amore, quanto dalla

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« parte mia - 6), mi venue una volontà di voler ricordare lo nome di quella gentilissima ; «<ed accompagnarlo di molti nomi di donne, e specialmente di questa gentil donna » (ch' era schermo d'un tanto amore ); « e presi li nomi di sessanta le più belle della « città, ove la mia donna fu posta dallo altissimo Sire >> 7).

Or veggasi come Dante stesso ci fa intendere quali siano le sessanta donne, coi nomi delle quali accompagnò quello della donna sua, « reina di tutte le virtù e distruggitrice « de' vizj ». Ei lo indica nel Convito, scritto per giovare la Vita Nuova.

,

« Di costei, dice Salomone, sessanta sono le regine, e ottanta le amiche concubine, « delle ancelle adolescenti non è numero: una è la colomba mia, e la perfetta mia. Tutte le scienze chiama regine e drude e ancelle; e questa, umana colomba, perchè è senza macola alcuna; e questa chiama perfetta, « perchè perfettamente ne fa il vero « vedere, nel quale si cheta l'anima nostra. Questa donna è la Filosofia, la quale ve«ramente è donna piena di dolcezza, ornata di onestade, mirabile di savere gloriosa « di libertade. - Gli occhi di questa donna sono le sue dimostrazioni, le quali diritte negli occhi dello INTELLETTO innamorano l'ANIMA, liberata nelle condizioni - O dolcissimi « ed ineffabili sembianti, e rubatori subitani della MENTE umana, la quale nelle dimo<<<strazioni degli occhi della Filosofia appare, quando ella alli suoi drudi ragiona! Vera<< mente in voi è la salute, per la quale si fa beato chi vi guarda 8), e salva dalla « morte della ignoranza e dalli vizj. E cosi dico e affermo, che la donna, di cui io « m'innamorai, appresso lo primo amore - 9), fu la bellissima e onestissima figlia dello << Imperatore dell'universo, alla quale Pittagora pose nome Filosofia ». Egli stesso quivi spiega, che Filosofia vale Amore della Sapienza; ecco dunque di qual amore e di qual douna parla; e spiega, che Filosofo significa Amante della Sapienza: tal era egli, tale ogni altro che farneticò platonizzando.

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Parole di Dante sono queste qui sopra trascritte, come si leggono nel Convito - 10); ed ei dichiara, che scrisse il Convito per farci capire la Vita Nuova - 11). Quindi comprendiamo che le sessanta donne, con cui accompagnò il nome della donna sua, son le sessanta donne ch' egli spiega nel Convito, cioè quelle di cui parla Salomone : « SEXAGINTA sunt reginae. ..... una est columba mea, perfecta mea. Quae est ista, quae progreditur quasi aurora consurgens, pulcra ut luna, electa ut sol, terribilis ut castrorum acies ordinata 42)? » E Salomone stesso, che fe' di questa donna mistica la sua

6) Quanto dalla parte di lui era schermo di tanto amore; perchè, quanto dalla parte di lei, ella l'avrebbe fatto bruciar vivo, se avesse potuto accorgersi a qual oggetto mirava, fingendo di mirar lei.

7) Mai non dice qual' era questa città. (Vita Nuova, pp. 9, 10).

8) Cioè, l'intelletto che in lei fissa gli occhi si fa beato, come qui sopra ha detto; onde lo spiritello ch' era nell' intelletto, nel veder questa donna, gridò dalla camera dove era: Apparuit jam etc. etc.

9) Appresso lo primo amore vale: apud primum amorem; e che cosa sia il primo amore, è spiegato da Dante stesso (Inf. III): Fecemi la divina Potestate,

La prima Sapienza, e 'l primo Amore. 10) Vedi le pp. 137, 139, ediz. di Zatta. 11) « La vivanda di questo Convito sarà di quattordici maniere ordinata, cioè quattordici Canzoni si d'Amore come di Virtù materiate; le quali, senza lo presente pane, aveano d' alcuna scurità ombra, sicchè a molti lor bellezza più che lor bontà era

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in grado; ma la presente sposizione sarà la luce, la quale ogni colore di lor sentenzia farà parvente. E se nella presente opera, la quale è Convito nominata, e vo' che sia, più virilmente si trattasse che nella Vita Nuova, non intendo però a quella in parte alcuna derogare, ma maggiormente giovare per questa, quella. E conciossiacosachè la vera intenzione fosse altra che quella, che di fuori mostrano le Canzoni predette, per allegorica sposizione quelle intendo mostrare. Priego tutti che, se il Convito nou fosse tanto splendido, non al mio volere, ma alla mia facultate, imputino ogni difetto.... parlare, sponendo troppo a fondo, non pare ragionevole ». Ed. cit., p. 67.

12) Cant. Cantic. vv. 7, 8, 9. Dante rassomiglia perciò Beatrice alla Luna ed al Sole: « Quale nei plenilunii sereni » ecc.; « E la faccia del Sol nascere ombrata » ecc.; e fa invitarla con le stesse parole della Cantica di Salomone: Veni, Sponsa de Libano. Sapientia, termine del cap. VII e principio delI' VIII.

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