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sposa, ne indica nel libro seguente che essa è la Sapienza : « Est enim Sapientia speciosior sole, et super omnem dispositionem stellarum luci comparata invenitur prior; illi autem succedit nox. Sapientiam autem non vincit malitia. Attingit ergo a fine usque ad finem fortiter, et disponit omnia suaviter. HANC AMAVI, ET EXQUISIPI A JUVENTUTE MEA, ET QUAESIVI SPONSAM MIHI EAM ASSUMERE, ET AMATOR FACTUS SUM FOR

MAE ILLIUS ». Dante replicò quest'ultima dichiarazione di Salomone, come nou ha guari udimmo: « Dico ed affermo, che la donna di cui m'inuamorai, fu la bellissima ed one«stíssima figlia dell' Imperatore dell'universo, alla quale Pittagora pose nome Filosofia ». Quindi, per identificare sè con una tal donna, cioè con la sua mente, ov' ella era impressa, nel Convito stesso scrive così: « Amore giugne e unisce l'amante con la persona <amata; onde Pittagora dice: Nell'amistà si fa uno di più. E perocchè le cose congiunte <<< comunicano naturalmente intra sè le loro qualità, in tanto che talvolta è che l'una tor« na del tutto nella natura dell'altra; incontra che le passioni della persona amata entrano « nella persona amante, sicchè l'amor dell'una si comunica nell'altra, e così l'odio e 'l desi« derio e ogni altra passione. Onde io, fatto amico di questa donna, di sopra nella verace « sposizione nominata, cominciai ad amare e ad odiare secondo l'amore e l'odio suo; comin<«< ciai dunque ad amare li seguitatori della Verità, e odiare li seguitatori dello Errore e « della Falsità, com'ella face. Ragionevole e onesto è non le cose, ma le malizie delle cose « odiare, e procurare da esse di partire. E a ciò se alcuna persona intende, la mia ec«cellentissima donna intende massimamente, a partire, dico, la malizia delle cose; la « qual cagione è di Dio, perocchè in lei è tutta ragione, e in lei è fontalmente l'one« stade. Io, lei seguitando nell'opera - 13), siccome nella passione, quanto potea, gli er<< rori della gente abominava e dispregiava, non per infamia o vituperio degli errauti, «ma degli errori; li quali biasimando, credea fare dispiacere ; e dispiaciuti partire da « coloro, che per essi eran da me odiati » (p. 191).

E qui vediamo che Dante incorporò sè stesso con la sua donna, cioè con quella cui Pittagora pose nome Filosofia; perchè Pittagora stesso dice, che nell' amistà si fa uno di più, onde l'amante torna nella natura dell'amata. In fatti, ne' Dialoghi d'Amore di Leone Ebreo, prolissa opera settaria del cinquecento, « Ove l'arte d'Amore è tutla chiusa », la Filosofia è divisa in due persone, l'amante e l'amata, Messer Filo e Madonua Sofia, che fra lor discorrendo espougono in gergo tutta la scienza occulta. Questi adunque, che finora ci parvero amanti, qual di costei e qual di colei, sono, il vo' ripetere, amatori della Sapienza, la quale era da essi figurata come una donna immaginaria, e in una donna reale venía incarnata.

Che la donna mentale in una donna vera venisse personificata, è cosa che non ammette dubbio. Siccome la rettitudine e la proporzione, che sono idee astratte, si cangiano in una squadra ed un compasso, che son cose materiali; siccome il sole intellettuale è rappresentato dal fisico; così del pari la scienza era rappresentata da una donna effettiva; quindi il cammin tortuoso procedea per rimbalzo in questo modo: il proselito fingea prestar culto alla religione romana, mentre il riferiva ad una donna; e nel fingere amor per questa, aveva in mira un oggetto totalmente intenzionale, la riforma della religione e dello stato.

13) Intende della sua opera maggiore, della Commedia: parlar doppio.

(Rossetti ecc. Vol. II, Cap. VIII, Del terzo Cielo, pag. 636 a 638).

La Vita Nuova contiene XXXIII componimenti poetici, divisi da prose esplicative - 4),

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fra i quali primeggiano III sole Canzoni solenni simmetricamente situate; questo numero è segretamente relativo alle tre parti della Commedia, e quello ai trentatrè canti di ciascuna parte - 2). Il componimento centrale de' trentatrè è la più artifiziosa delle tre Canzoni, germe di tutta la finzione del libello, la quale viene sviluppata di qua e di là, ai due canti 3). Le altre due Canzoni laterali equidistanti dalla centrale si corrispondono talmente fra loro, che l'una fa intendere il gergo dell' altra ; quella a destra parla di Beatrice viva, quella a sinistra di Beatrice morta, ed ambe relativamente alla immaginazione espressa nel mezzo. Talmentechè tutta la Vita Nuova resta così divisa in tre parti, ciascuna di undici componimenti. La parte media, che contiene il germe di tutta la finzione, offre questa simetrica figura :

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E l'intero opuscolo offre quest' altra figura, anche simetrica :

Parte destra

11 Componimenti brevi

(Parte media)

(come sopra)

Parte sinistra

Componimenti brevi 14

Le due parti laterali presentano del pari uno sviluppamento progressivo della media e il gergo di qua riverbera luce sul gergo di là, scaturendo ambi dal figmento centrale. Per esempio: procedendo dalla Canzon sinistra verso la fine del libello, e retrocedendo dalla Canzon destra verso il principio di esso, cioè partendo di qua e di là dalla parte media, il quarto componimento di là e il quarto di qua si corrispondono e si spiegano a vicenda; poichè a sinistra è descritta quella donna, alla quale per malvagio desiderio e per vile pensiere, avversario della ragione, il Poeta iva inchinando; ed a destra è indicato, esser essa appunto madonua la Pietà sua nemica - 4).

Tale si è la non mai svelata artificiosissima costruzione di questo convoluto nodo, in cui il bandolo è come sepolto nel centro. Chi per assidua cura perverrà a sciorne tutte le volte e rivolte, e con l'assistenza del Convito che a ciò fu scritto, e di altre opere minori che a ciò intendono, tutta ne svolgerà l'intrigata matassa, s' impossesserà senza meno del gran segreto della Divina Commedia.

1) Uno de 33 è un Sonetto del Cavalcanti, che il Poeta cita come risposta al suo primo Sonetto enigmatico, e che in qualche antica edizione leggesi per intero, come parte del libello. G. R. La Tavola Il dell' Append., pag. 140, mostra infatti che XXXIII sono i componimenti poetici della Vita Nuova, escluso per altro il Sonetto del Cavalcanti, di cui non è riportato che il primo verso a pag. 5, leggendosi però intero nell' Append. cit. al N.° X, pag. 115. '

2) Non essendo il primo Canto dell' Inferno che un preambolo a tutto il poema (come nel mio Comento Analitico provai, e come il Landino con altri comentatori giudicò ), anche quella prima parte costa di 33 canti.

3) Il Poeta lo avverte in gergo, facendo dirsi da Amore di porre nel mezzo le pa

role esplicative della sua volontà: « Voglio che tu dichi certe parole.... queste parole fa che sieno quasi in mezzo.... *); ma falle adornare di soave armonía ». Così appunto indica di rimbalzo la Canzone centrale. (Ed. cit p. 17 ).

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4) I due componimenti in corrispondenza che indichiamo, sono i due Sonetti (e vedine anche le prose esplicative ):

Videro gli occhi miei quanta Pietate.

Tutti li miei pensier parland: 56)

(p. 20).

*) Nella nostra ediz. della V. N., pag. 18, leggiamo con migliori testi - quasi un mezzo; e vedine la ragione nella nota 34 a pag. 21 e la 3. delle Note aggiunte a pag. 92.

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(Rossetti ecc. Dalla Conclusione

· Esame delle principali critiche al presente sistema d'interpretare. Vol. V, pag. 1625 ).

Niuno ignora, che il numero nove è detto il numero perfetto, come quello che per

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feziona e compie la serie dei numeri semplici. Quindi l'età di nove anni si dice l'ETÀ PERFETTA di chi è rinato a vita nuova, perchè sorge dal NUMERO PERFETTO 1); quindi il MAESTRO PERFETTO dice aver anni nove (come Dante, quando in vita nuova s' innamoro di Beatrice), e di esser egli stesso il numero nove (come Dante in detta vita dichiarò esser Beatrice), e d'appartenere alla LOGGIA PERFETTA, la quale costa di nove individui, appellati nove luci - 2); quindi gli antichi immaginarono nove essere i Cieli 3), nove essere le Muse 4), nove i libri Sibillini - 5); quindi que' libri furon ridotti a tre, perchè radice del nove. Onde un anonimo greco scrisse: « Novem PERFECTUS NUMERUS dicitur, quia ex perfecto ternario fit ». Quindi il quadrato del NUMERO perfetto fu denominato NUMERO PERFETTISSIMO, perchè venne riguardato qual perfezione dello stesso perfetto; onde la frase di Seneca: « Consummare PERFECTISSIMUM NUMERUM, quem novem novies multiplicata componunt » (Epist. 58); quindi Dante in quel suo libro eleusino (la Vita Nuova) almanaccò misteri sopra misteri circa quel numero perfetto, il quale moltiplicato per sè stesso produce il NUMERO PERFECTISSIMO, cioè nove via nove; quindi il Petrarca scrisse di quel Sofo, da cui siffatto amore fa detto platonico: « Plato obiit annis aetatis suae uno et octoginta exactis (mira res dictu!), ipso suo natali die. Magi, qui tunc forte Athenis erant, immolaverunt defuncto, amplioris fuisse sortis quàm humanae rati, quia consummassel PERFECTISSIMUM NUMERUM, quem novem novies multiplicata componunt »; quindi Dante scrisse di Beatrice: « Ella si partè in quel« l'anno della nostra indizione, cioè degli anni Domini, in cui il PERFETTO NUMERO era « nove volte compiuto, in quel centinajo nel quale in questo mondo ella fu posta ». (Vita Nuova). Così fu esaurita esattamente tutta la tavola pittagorica, sì pel NUMERO PERFETTO, perfezione de' semplici, tauto riguardo a Platone, quanto riguardo a Beatri6); poichè 81 era perfezione, secondo l'età per Platone, secondo il secolo per

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1) « Quel âge avez-vous? Neuf ans, Trèsrespectable. Que signifie le nombre neuƒ? L'âge parfaite d'un Maçon >>.

2) « Où avez-vous été reçu maître? Dans une LOGE PARFAITE. Qui sont ceux qui composent une telle loge? Neuf, designés par les neuf lumières ». (Maçonnerie Adonhir., p. 85).

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3) Conciossiachè, secondo Tolomeo secondo cristiana verità, nove sieno li cieli che si muovono » (Vita Nuova). « La nona sfera, la nona e l'ultima parte, è PERFEZIONE, fine e compimento di tutta la Commedia, cioè la somma beatitudine »: così scrive il familiare di Dante (Parad. XXIII ). E gran cose di quella nona sfera, PERFEZIONE del suo disegno, ne va il Poeta stesso significando. 4) Cieli e Muse s' identificano: <<< Les neuf Muses, soeurs d' Apollon, nées, comme lui, de Jupiter, sont l'image des sphères célestes, aux quelles préside le Soleil, sous le nom de Musagétes, le directeur des Muses»,

scrive Lenoir nell'opera citata (Vedi sopra, nota 2).

5) Nove libri ne offri dapprima la Sibilla a Tarquinio, ed erano probabilmente corrispondenti alle Muse. Scrive Carlo Bovillo : « Horatius, cùm vellet significare opus supramodum egregium, cecinit: « Caelatumque novem Musis opus »; si caelatum legas opus, sensus erit, in quod Musae omne arrificium suum contulisse, simul videri queat » (Proverbia). Tal' era forse l'opera in nove libri di quella Sibilla Amaltea, che parlava per ambagi, come l'altra di cui Virgilio poetò:

« Talibus ex adyto dictis Camaea Sybilla Horrendas canit ambages, antroque re(mugit,

Obscuris vera involvens. ( Aeneid. VI). 6) Dante, il quale attribuisce perfezione a Platone, nota che quel filosofo « vivette ottanta uno anno ». (Convito, Tratt. IV, Cap. XXIV ).

Beatrice. Dante dunque (se vogliamo stare alla lettera) volle indicare, che la sua Beatrice nove si partì nell' anno 81 di quel secolo, quando il PERFETTO NUMERO (9) era compiuto nove volte (81) in quel centinajo, cioè nel 1281: Dante ( nato nel 1265 ), quando incontrò di giorno e sognò di notte la sua donna, aveva auni 18; dunque ciò fu nel 1283. Ma Beatrice mori nel 1281; dunque Dante incontrava bella e viva per le strade una donna ch' era già nella tomba da due anni; e questa morta ambulante lo salutava, con questa morta amoreggiava, e nell'annunziarla morta due anni prima, la descrive viva due anni dopo 7).

7) Vedi la nostra Introduzione verso il fine del S. X alla pag. XIX, e gli Scrittori da noi allegati più sopra nei preliminari, come pure i seguenti, che tutti concordano essere avvenuta nel 1290 la morte di Bea

trice. Quali poi fossero le dottrine di Dante intorno al significato allegorico del numero nove, ci pare averne dato retta spiegazione il cav. Scolari nella nota inedita al N.o XIII dell' Append., pag. 115. *

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M. MÉRIAN

(Nouveaux Mémoires de l'Académie royale des Sciences et Belles-Lettres. Année 1784, à Berlin 1786 in 4.° -Classe de Philosophie spéculative. Comment les Sciences influent dans la Poésie.

pag. 449).

Dante ante cominciò dal toccare la lira: non diversamente dagli altri suoi confratelli, che non conoscevano altro oggetto di poesía fuorchè l'amore, egli compose de' sonetti, delle ballate, delle canzoni, ovvero odi amorose. Egli era preso d'una fanciulla fiorentina, per nome Beatrice, che provò il dolore di veder morire nel fiore dell' età sua; perocchè Dio, maravigliato delle perfezioni di lei, chiamò a sè questa gentile bellezza, che la terra non meritava più di possedere. I versi ch' egli fece per lei mentre viveva, e dopo la sua morte, sono pieni d'una dolce e tenera sensibilità; essi hanno quel carattere, che gl' Italiani chiamano amatorio, e che molti di loro desiderano, sebbene a torto, nel suo grande Poema.

Beatrice a me sembra infinitamente più amabile nel senso letterale. Egli è certo, che Dante aveva amato una giovine di questo nome; ch'egli avea fatto de' versi d'amore per lei; e che una prematura morte gliel' ha rapita. Senza dunque cercare in ciò maggior sottigliezza, io m'immagino ch' egli ha voluto consacrare la memoria della sua bella, facendole sostenere nella Divina Commedia la figura più brillante.

Non può dubitarsi, che questa Beatrice non fosse un personaggio reale. Suo padre chiamato Folco Portiuari, non era il padre della Teología, la quale altronde preesistette da lungo tempo a Beatrice; dimodochè non potrebbe presumersi senza sconvenevolezza, che Beatrice vi si fosse trasformata in cielo. Essa dice Dante amico suo - L'amico mio, e non della ventura - (Inf. II, 61). La sua compagna Lucía le fa premura di soccorrere un uomo, che altra volta l'amò con tanta tenerezza, e si fece poeta per amore di lei : - Chè non soccorri quei, che t'amò tanto, - Che uscio per te de la volgare schiera? (Ibid. 104). Questo poeta medesimo dice, ch' essa è il sole che riscalda il di lui cuore ; e celebra i begli occhi di Beatrice, dove l'Amore lo prese come ad un laccio, riguardando ne' begli occhi, - Onde a pigliarmi fece Amor la corda - (Par. XXV III, 12): quale apparenza che fossero i begli occhi della Teología! Quest' amore non fu neppur

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uno di que' sentimenti più staccato dall' impressione de' sensi; le bellezze corporee di Beatrice vi aveano altrettanta parte per lo meno che quelle del suo spirito : Mai non t'appresentò natura ed arte- Piacer, quanto le belle membra in ch' io - Racchiusa fui, che sono in terra sparte - (Purg. XXXI, 50). Oltracciò, rivedendo ella il suo amante nel Paradiso terrestre, gli rinfaccia le sue infedeltà, e mostrasi gelosa di certa Gentucca, amata da lui dopo l'esilio da Firenze (Ibid. 58). E comunque vogliasi par allegorizzare questo rimprovero, facendolo cadere sull' aver Dante abbandonato la Teología, per darsi al bel mondo; non è però men certo che la Gentucca fu una cittadina lucchese, ed una femmina altrettanto vera che la Beatrice.

(Traduz. dell' Editore)

II

M. GINGUENÉ

(Histoire Littéraire d'Italie, continuée par Salf.

in-8.°

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Traduzione dal francese del Prof. Benedetto Perolti.

1823, vol. 2.° pagg. 7 e 29).

L'amore

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amore dettò a Dante i primi versi, ed in ciò somiglia agli altri poeti. Aveva egli nove anni, allorchè vide in una festa di famiglia una giovinetta della medesima età, figliuola di Folco Portinari, da' suoi chiamata Bice, diminutivo di Beatrice, nome che si sovente ripete e nelle sue prose e ne' suoi versi; e concepì per lei uno di quegli amori fanciulleschi, che la consuetudine volge sovente in passioni. Egli descrive in uno de' suoi dettati ed in parecchi carni le sollecitudini ed i piccoli avvenimenti di cotale primo amore, del quale una morte immatura gl' involò l'oggetto. Beatrice cessò di vivere nell' età di venticinque anni, ed egli la portò sempre nell' animo, e le inalzò nel suo Poema un monumento, che il tempo non potrà distrugger mai....

....

Le rime della sua giovinezza sono inserite in una specie di romanzo, composto poco dopo la morte di Beatrice, intitolato Vita Nuova, in cui viene narrando tutte le circostanze de' loro amori. Colloca in ordine i sonetti e le altre rime per lei dettate; si fa a dire in quante parti ciascuna di esse è divisa, e quello ch' ebbe in mente di dire nella prima, e quale è il disegno della seconda, ecc. Vedesi in fine che pigliò a fare tale narrazione in prosa colla sola mira d'incastrarvi i suoi versi, e d'innalzare così una specie di monumento all' amata donna. Ma trovando cotale omaggio poco degno di lei, esclama «Se piacere sarà di Colui, a cui tutte le cose vivono, che la mia vita per « alquanti anni perseveri, spero di dire per lei quello, che mai non fu detto di ve« run' altra ». Mantenne la promessa nella sua Divina Commedia; e s'egli è vero che la Vita Nuova sia stata scritta nel 1295 (V. Pelli, Memorie ecc. -), è chiaro che fin dall' età di trent'anni aveva concepito il disegno del suo Poema, e vi aveva di già posto

mano.

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Tra le pitture talvolta commoventi per la loro naturalezza, talvolta anche colorite di tinta di melanconía, ch'era lo stato abituale della sua mente, trovasi nella Vita Nuova un sogno, quale ad ogni uomo sensitivo addiviene di avere, allorchè il cuore, pieno di un caldo affetto, imprime nelll' animo dei colori, a seconda di quello che sente, o tristi o lieti. Cotale pittura riuscirà per avventura gradevole, perocchè altri ama di Dante, Vita Nuova.

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