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bero nobilitarsi gli affetti, senza che s'arricchissero le idee; e l'ebrezza dell' intelletto, l'abbondanza delle idee si manifestano colla fecondità della parola. Così la potente attrattiva, che dominava lo spirito di Dante, nol tenne in una cieca schiavitù. La imagine di Beatrice illuminava le sue veglie, ne incoraggiava i lavori, e non bandivagli dalla memoria le dotte lezioni di Brunetto Latini. Egli aveva da costui imparato gli elementi delle scienze e delle arti ; e riceveva da quelle l'ispirazione, che le ravvicina e le anima. Giovine predestinato, tra il grave Segretario della Repubblica e la dolce figlia di Portinari, mettevasi agevolmente sul cammino della gloria. A diciott' anni il bisogno di comunicare le segrete emozioni a picciol numero d'amici gli dettò i primi versi, che furono presto seguiti da lunga serie di sonetti, canzoni, serventesi e ballate: sempre più viva effusione del suo casto amore, sempre più chiara rivelazione del suo avvenire poetico. Dapprima non erano che enigmi e giuochi di parole, sogni bizzarri di cui bisognava indovinare il senso ;. sessanta nomi riuniti in un solo componimento, per porvi senza tradirlo il nome prediletto; speranze senza scopo, timori senza motivo. Era la puerile disadattaggine d'una passione nascente e d'un novello scrittore. Presto all' impazienza d'esser compreso si uni il timore di profane interpretazioni; erano allora illusioni velate, ma non coperte; circostanze destramente colpite; parole di gioja, armoniosi sospiri per tutte le gioje, per tutti i dolori della persona amata; confidenze preparate da lungi e taciute per metà. Il pensiero e la parola si purificano e si raggentiliscono; hanno acquistata una grazia, una delicatezza verginale. Questo sentimento infine, poc' anzi si timido, provato ora coll' esperienza e colla riflessione, sicuro di sua legittimità, va a sfidare la publicità. A colei, cui per tanto tempo prestò culto segreto, Dante vuol preparare un trionfo publico, e da quel punto più nulla gli costa nè l'arditezza de' concetti, nè lo splendore delle figure, nè il contrasto dei colori, nè la severità del ritmo. Si riconosce il genio virile, cui deve obbedire la capricciosa lingua d'Italia, e a cui presteran mano e cielo e terra. La Canzone seguente - Donne che avete intelletto d'amore - segna, a così dire, il passaggio dalla seconda alla terza maniera, il momento forse più degno d'interesse nella storia del Poeta.

I tristi presentimenti, che a' suoi trasporti si mescolavano dovevano presto verificarsi: « Lo Signore della giustizia chiamò questa nobile a gloriare sotto l'insegna di « quella reina benedettta virgo Maria, lo cui nome fu in grandissima reverenza nelle « parole di questa beata Beatrice ». Beatrice morì il nono giorno di giugno, l'anno di Cristo 1290. Come dire, quale in allora fu il dolore del Poeta? Nella foga de' suoi pensieri egli scriveva a tutti i principi della terra, per annunziar loro quella perdita quasi presagio minaccioso dell'avvenire del mondo, ed i suoi occhi inessiccabili pareva che più non fossero se non che « due desiderii di piangere ». Nulladimeno, quando il tempo ebbe sgombrato le tristi memorie del letto di morte e del sepolcro, e disparvero i lugubri apparati; la donna amata da Dante ritornò alla sua memoria, raggiante, immortale, più bella, più potente che mai; ella visse in lui una seconda vita; lo ricondusse alla luce e alle ispirazioni - 2). Da quel punto incominciarono di bel nuovo i canti interrotti; qui essa vi era celebrata contenta di lasciare l'esilio di quaggiù pel soggiorno dell' eterna pace; là era l'anniversario del giorno in che ella fu posta a fianco della Vergine nella sfera dei cieli abitata dagli umili; altre volte erasi lasciata mirare alla somma altezza dell' Empireo infinitamente onorata 3). Ma questi fuggevoli preludii annunciavano un' opera maggiore; un' apparizione maravigliosa ne suggerì l'idea, colla quale ha fine la Vita Nuova.

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Da questa semplice esposizione risulta senza dubbio l'esistenza storica di Beatrice, non che la purezza dell'amore ch'ella inspirò; ma vediamo in pari tempo il principio per essa di un destino nuovo e poetico, il primo splendore della sua apoteosi.

2) Convito, II, 2. «Quella Beatrice beata che vive in cielo cogli Angeli, e in terra colla mia anima »>.

3) Vedi la Canzone: - Gli occhi dolenti ecc.; e i Sonetti: - Era venuta ecc.; Oltre la spera ecc.

PP

M. DELECLUZE

(La Vie Nouvelle de Dante Allighieri, traduite etc. Estratto dalla Prefazione, pag. III).

I libretto della Vita Nuova è un' opera curiosa, istruttiva, e non di rado interessante. Si riguarda come la prima produzione letteraria di Dante Allighieri; ed è per lo meno la raccolta ordinata di trentatrè componimenti in versi, ch'egli avea dettati sino all' età di 26 auni; alla qual' epoca, se dee credersi al Boccaccio, il giovine Poeta fiorentino, tutto ancor pieno del rammarico ispiratogli dalla morte di fresco avvenuta di Beatrice (nel 1290), raccolse le poesie che avea composte per esprimere la casta passione in lui destata da questa giovinetta, unendovi la narrazione dei diversi avvenimenti che diedero luogo a tali versi, ed un comentario in cui fa spesso l'esposizione psicologica della causa, del conflitto, e del risultato de' proprii sentimenti.

Queste memorie, questo romanzo, poichè la Vita Nuova s' attiene per qualche conto a siffatte due specie d'opere, infine la Vita Nuova di Dante è scritta in tre formue, che si sviluppano simultaneamente, la narrazione particolareggiata in prosa, la stessa ristretta in versi, spiegata poscia in un comentario.

Ho creduto bene di fare avvertito il lettore di questa singolarità, sia per disporre in anticipazione il suo spirito, sia nell'intendimento di risparmiargli la briga di districare la specie di confusione d'imagini e d' idee, che questo sistema di narrazione fa nascere in una prima lettura. Questo libro è dunque insieme narrativo, poetico e filosofico, e vi s'incontra abitualmente e spesso in una stessa pagina l'espressione dei sentimenti più appassionati, ed i ragionamenti scolastici più ricercati ed aridi. Tale si è questo libro, dal quale scorgesi non meno il genio vigoroso, ma giovine ancora dell'autore della Divina Commedia, che il secolo in cui fu composto.

Ora che il lettore è consapevole di ciò, che potrebbe rinvenire di strano nella forma del libro della Vita Nuova, dirò alcune parole necessarie su la persona di Beatrice, ch'è l'anima di questa prima composizione di Dante, com' essa vivificò più tardi i grandi poemi del suo illustre amante.

Beatrice, chiamata altresì Bice per abbreviazione, è nata in Firenze nel 1266, e mori nella città stessa nel 1290 dell' età di 24 anni. Dante non avea che nove o dieci mesi più di lei. Beatrice era figlia di Folco di Ricovero Portinari, ricco e ragguardevole cittadino di Firenze, il quale fra varie sue beneficenze fondò lo Spedale di Santa Maria Nuova. Le famiglie Allighieri e Portinari eran legate d'amicizia ; ed avvenne in una riunione per la festa di maggio dell'anno 1276 in casa il padre di Beatrice, che Dante colà condotto dal proprio, videvi codesta giovinetta per la prima volta, concepì per lei una passione mistica, se così può dirsi, nè cessò durante la vita di Beatrice, ed anche dopo la morte sua, d'essere preoccupato di lei e della sua memoria. Fino a qual punto la passione di Dante fu reale o immaginaria? Ecco ciò ch' io lascio giudicare a chi leg gerà la Vita Nuova. Si troveranno ivi tutti i fatti, il confronto de' quali potrà giovare i curiosi nella soluzione di questa ricerca. Quanto a me, che ho intenzione di dirne più avanti il mio parere, vo'astenermi di prevenire in qualsiasi guisa l'animo del lettore su tale soggetto; avvegnachè, per leggere con frutto, fa sempre d'uopo non essere prevenuti, nè avere un' opinione già formata. Se la lettura ne riesce alquanto più malagevole,

assai più grande è il profitto che se ne ca va, poichè uno ha sentito, paragonato e fatto giudizio da sè stesso.

Ma per porgere i mezzi di far apprezzare con giustizia il grado di realtà della passione di Dante per Beatrice, io debbo prima fermare le idee sopra il carattere dell'amore platonico, il quale in sostanza fu il sentimento che fece nascere, pensiero che manten. ne Beatrice nell' anima di Dante, e di cui trovasi costantemente la pittura e l'espressione nella Vita Nuova.

« le sue cure

...

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Ora dagli scritti del filosofo stesso, che diede il suo nonie a questa singolar dottrina, io trarrò l'esposizione più chiara che ne sia stata mai fatta ; e riporterò quello, che Platone fa dire a Socrate su tale, materia nel suo Convito: « Quegli che vuole regolarsi <<< come conviene, dee, fino da' suoi primi anni, andare in traccia de' più bei corpi, e da << principio non amarne che un solo; quindi conoscere che la Bellezza posta in un corpo « è sorella di quella che risiede negli altri. E se sta bene il ricercare ciò ch'è bello in « generale, sarebbe contro il buon senso il non riguardare la Bellezza di tutti i corpi « come una sola e identica cosa In appresso dev' egli considerare la Bellezza « dell'anima come assai più stimabile che quella del corpo; dimodochè una bell' anima, << comunque accompagnata da poche grazie visibili, basti per richiamare il suo amore e Da ciò egli sarà guidato a considerare la Bellezza nelle azioni << degli uomini e nelle leggi, ed a vedere che il Bello morale è dovunque della medesi« ma natura : allora egli imparerà a riguardare la bellezza fisica come di poco rilievo. « Dalla sfera dell'azione egli dovrà passare a quella dello spirito, e contemplare la Bel<«<lezza delle scienze. In questa guisa arriverà a considerare la Bellezza sotto un aspetto « più esteso Bellezza eterna non generata, e non peritura, non soggetta a deca«denza nè ad augumento; Bellezza alla quale tutte le altre partecipano. Ma quando da << queste bellezze inferiori si sarà finalmente inalzato alla Bellezza perfetta, e comincerà « a intravederla, non sarà lungi dallo scopo dell' amore. Di fatti la vera strada dell' a« more è quella di principiare dalle bellezze terrene, ma rivolgendo sempre gli occhi « alla Bellezza suprema, e d'elevarsi costantemente verso quella, passando per tutti i « gradi della scala; da un sol corpo bello a due, da due a tutti gli altri; da' bei corpi « a' bei sentimenti; da' bei sentimenti alle belle cognizioni; fino a tanto che si aggiun « ga la conoscenza supremia, la quale non ha altro oggetto che il Bello stesso; di guisa « che si pervenga a conoscerlo nella propria essenza. Imperocchè la sola cosa che render « possa preziosa la vita, si è lo spettacolo della Bellezza eterna »>.

Quanto

(Estratto dalle Osservazioni, pag. LIX e seguenti).

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uanto a ciò che Dante ha scritto intorno alla dottrina amorosa, detta platonica, il più breve e sicuro mezzo di afferrarne il senso è di riferirlo all' idea fondamentale di Platone qui sopra esposta. Col soccorso di questo paragone, il quale permette al lettore di andare dal semplice al composto, non v' ha labirinto così tortuoso in cui talvolta s' interna il fiorentino Poeta, del quale non si possa giungere a conoscere i rigiri, se non si abbandonano i fili dati da Platone. Nessuno ammira Dante più sinceramente di me; ma perchè io lo legga con piacere, non vorrò la condizione di dover seguire ne' sottili particolari tutti gli artifizii allegorici, sotto cui egli non di rado nasconde le più semplici verità. Io l'amo com' egli è sì di frequente, grande con naturalezza, grazioso ed energico, sublime e chiaro al tempo stesso. Generalmente egli mi piace meno allorchè ragiona, che quando dipinge, poichè in quest' ultimo caso egli è bello, sommo e facile a comprendersi come Omero.

Dalla lettura della Vita Nuova si può, a creder mio, conchiudere che il mistico amoDante, Vita Nuova.

re, cui Dante serbò in cuore per tutta la vita a Beatrice, ebbe per principio e per causa prima un sentimento affatto reale, ma che non tardò guari a combinarsi nella propria ima ginazione colle sue invenzioni poetiche e cogli studii di teología e di filosofía morale. Dante procedè quasi per istinto dall' amor naturale al platonico, a un di presso come un abile pittore si serve d'un modello che giova allo sviluppo della propria idea, per elevarsi con questo mezzo all' altezza dell'arte ch' egli vuol raggiungere. Il modello nou rassomiglia più al capo d' opera; ma il capo d'opera non avrebbe potuto effettuarsi senza il modello.

Postochè queste riflessioni ci hanno condotto a parlare della bellezza ideale e degli attributi quasi divini, che Dante ha prestato alla figlia di Folco Portinari, a Beatrice, io non proseguirò più oltre senza rivolgere l'attenzione del lettore ad un passo della Vita Nuova, in cui il giovine Autore usò, con una strana libertà, del diritto che si è sempre accordato agli amanti poeti d'esaltare i meriti e l'indole della persona, onde sono preoccupati. Non si lesse certamente senza sorpresa le riflessioni che fa Dante circa il numero nove, e la sua radice tre, come pure i ragionamenti coll'appoggio de' quali egli pretende dimostrare e stabilire come verità matematica, « Che questa donna ( Beatrice) era un Nove, cioè un miracolo, la cui radice è la mirabile TRINITÀ ». lo non ho veste per pronunziare sulla convenevolezza più o meno disputabile di questa proposizione, considerata sotto l'aspetto religioso e teologico; e debbo credere ch' essa parve ammissibile, e che si lasciò passare come fantasía poetica, giacchè non so che alcun lettore della Vita Nuova abbia ancora pensato di considerare questo passo come contenente un'empietà od esprimeute un' idolatría. Checchè si sia, oltre al cattivo gusto di questa esaltazione poetico-matematica, questo abuso di cose sante e sacre in soggetto mondano urta in modo singolare le abitudini e il buon senso dei semplici figli della Chiesa . ; perocchè, se un personaggio in certa guisa mitologico, qual è Beatrice, vien collocato al di sopra dei Santi, e riposa presso Dio, formando in qualche modo parte della Trinità, io riguardo come d'assai cattivo gusto questa libertà, ove non sia che poetica, e molto sorprendente, se si ebbe la pretensione di renderla pia >> - a).

...

(Dopo esser passato a parlare del primo Sonetto che Dante ha indirizzato ai fedeli d'Amore, riportandone in prosa la traduzione, ed esaminate le risposte datevi da Guido Cavalcanti, Cino da Pistoja e Dante da Majano, il signor Delécluze propone la seguente domanda ):

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<< Che cosa era quest' amore platonico, li cui fedeli intendevano d'impiegare un linguaggio coperto per nascondere il loro sistema e i lor pensieri ai profani? Era ciò forse un ginoco di spirito, col mezzo del quale gli uomini più avveduti e istruiti mantenevansi volontariamente in una perpetua illusione? ovvero come alcune menti argute e preoccupate si figurarono, questa lingua erotico-filosofica non era forse che un gergo, un enigma convenuto, per cui si poteano intendere certe questioni, senza che fossero comprese dal volgo? Sopra questa così strana congettura fu composto un grosso volume molto erudito, ma più specioso che solido - b); e dopo matura riflessione io penso, che volendo dare l'origine, la ragione e la spiegazione di tutto quello, che le nazioni d' Europa hanno fatto nella transizione dal medio evo al rinascimento della civiltà, rischiasi di provare che mal si conosce quell' epoca, e che la si è studiata non senza prevenzione e con un sistema prestabilito. Già da due secoli nomini ingegnosi hanno ammucchiato con arte maravigliosa tutte le reliquie d' età e paesi diversi per formarue edifizii o monumenti letterarii, i quali a malgrado della lor bizzarría attraggono ancora la nostra ammirazione, ma sopra i quali i pretesi sapienti si perderanno sempre in sterili spiegazioni e comeuti.

a) Vedi ciò che da noi si disse già su questo particolare nella nota 13 al §. XXX, Pag. 67. *

(Traduz. dell' Editore)

6) Alludesi qui all'opera del sig. Rossetti Sullo Spirito antipapale ecc. - più sopra citata, pag. XIV, nota 16.*

QQ

M. LABITTE

( Articolo della Revue des deux Mondes, tradotto dal Sig. L. Toccagni, e inserito nella Rivista Europea. - Milano, n.i 1 e 2, Genn jo e Febbrajo, 1842).

La Vita Nuova è una maniera di racconto in prosa italiana, in cui Dante riferisce

tutte le circostanze dell' amor suo per Beatrice, e intarsia di non poche poesie a lei per l'innanzi da esso indirizzate. La prosa altro non è che il comento de' versi, i quali sono schierati coll' ordine cronologico. Il Poeta vi reca con iscrupolosa esattezza la data e l'occasione di questi componimenti; l' uno fu concetto per via, vedendo passar certi pellegrini; l'altro fu creato la notte, dopo certa visione avuta nella sua stanza; qualche altro finalmente venne serbato come da un sogno. Niuno imaginar potrebbe con quale riverenza del suo proprio pensiero Dante analizza e studia le cause occasionali de' suoi sospiri e delle sue amorose elegie. Toltone le laudi scolastiche, ch' egli è d'uopo d'attraversare; toltone quell'insensata adorazion di sè stesso, cui niente adonestar può, ma pure ch'altro non è, dopo cinquecent' anui, se non una capricciosa pennellata di più in un carattere sì scolpito e sì potente; la lettura della Vita Nuova è piena di dolcezza: tu respiri, quasi ad ogni faccia di questo semplice scritto, non so qual soave malinconia, nou so qual far naturale e sinceramente appassionato, che ti lascia meditabondo e pensoso, Ci ha per vero qua e là de' vepraj pedanteschi, che ingombrano la via e affaticano, ma dallato e dintorno de' vepri tu trovi le discrete grazie, e quella semplicità che punto non interdice l'amara scienza della vita.

Dapprima tu ci trovi allusioni coperte e timidezza giovanile, finchè l' entusiasmo sia venuto ad inanimare quella riguardosa natura, ed abbia, per così dire, trasfigurata Beatrice in un angiolo santificato, puro, inaccessibile. Quanto a' fregi di composizione, ei non sono punto studiati; uno sguardo, una rimembranza, una gioja, una pena, un presentimento, il racconto d'un sogno, la menoma circostanza della vita ordinaria poetizzata e trasformata dalla passione, la solitudine cercata dopo l'ebrietà d'un incontro, un nome diletto gettato in mezzo a sessanta altri nomi indifferenti, piuttosto in un luogo che nell'altro, affinchè non sia indovinato dal volgo: tali sono gli abituali indizii del Poeta.

Chi pensi che questa pittura, seguata con mano si commossa e tremante dalla passione, fu composta diciott' anni appresso -*), quando già Beatrice era morta; sarà chiarito come divenisse si gran poeta colui che era capace di sì costante entusiasmo, colui che deificar sapeva per sempre il suo primo sogno, senza lasciar che sotto il progressivo e inevitabile smembramento degli anni punto si cancellasse un affetto della puerizia perocchè, come dice Byron nel suo bel poema della Poesia di Dante, il poeta amò prima di conoscere il nome dell' amore; e perocchè, come dice mirabilmente un degli antichi suoi biografi, or troppo di rado citato, il Dio fanciullo gli penetrò il cuore, come tosto gli venne veduta Beatrice, per non uscire se non alla morte; e gli anni altro non fecero che accrescere questa passione: multiplicatae sunt amorosae flammae.

*) Qui l'Autore prese equivoco, e avrebbe dovuto dire due anni, o incirca, poichè diciott' anni dopo la morte di Beatrice

non solo avea Dante pubblicato la V. N., ma era molto innanzi nella prima Cantica del Poema.

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