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SONETTO VI.

Ciò, che m'incontra nella mente, muore
Quando vengo a veder voi, bella gioja;
E quando io vi son presso, sento Amore
Che dice: fuggi 11), se'l perir t'è noja.
Lo viso mostra lo color del core 12),

Che, tramortendo 13), ovunque può s'appoja;
E per la ebrietà del gran tremore

Le pietre 14) par che gridin: muoja, muoja.
Peccato face 15) chi allor mi 16) vide,
Se l'alma sbigottita non conforta,
Sol dimostrando che di me gli doglia,
Per la pietà che il vostro gabbo uccide,
La qual 18) si cria nella vista morta

Degli occhi, c'hanno di lor morte voglia. †

+ Questo Sonetto si divide in due parti. Nella prima dico la cagione, perchè non mi tegno 19) d'andar presso a questa donna. Nella seconda dico quello che mi avviene 20) per andar presso di lei ; e comincia questa parte: E quando io vi son presso. Ed anche si divide questa seconda parte 21) in cinque, secondo cinque 22) diverse narrazioni. Nella prima dico quello che Amore consigliato dalla ragione mi dice, quando le son presso: nella seconda dico 23) lo stato del cuore per esemplo del viso: nella terza dico siccome ogni sicurtade mi vien meno: nella quarta dico che pecca quegli, che non mostra 24) pietà di me, 25) acciocchè mi sarebbe alcun conforto: nell'ultima dico perchè altri dovrebbe aver pietà, cioè per la pietosa vista 26) che negli occhi giugne; la qual vista 27) pietosa è distrutta, cioè non pare altrui, per lo gabbare di questa donna, la quale trae a sua simile operazione coloro, che forse vedrebbono 28) questa pietà. La seconda parte comincia: Lo viso mostra; la terza: E per la ebrietà; la quarta: Peccato face; l'ultima: Per la pietà.

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13) Così gli EM. col Cod. B. Da essi poco diversifica la EP. e il CC. « Che tramortendo ovunque poi s' appoja ». La volgata ch'è tramortendo, dovunque い appoja. Qui la rima ha voluto per forzala alterazione appoja invece di appoggia.

44) Intendi le pietre della muraglia, ov'egli tramortendo s'appoggiò. PF. Ciò richiama alla prosa che precede il Sonetto V. *

15) Così gli EM. e l' EP.; la volgata legge -fa, benchè nella divisione del Sonetto dica che la parte quarta comincia: Peccalo face. - « Ciò porta (avverte il Dionisi) che si soggiunga « chi allor », poichè conservandosi l'allora della lezione comune il verso avrebbe una sillaba di più ».

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Peccato face: rimprovero a Beatrice la quale a quell' epoca mostravasi insensibile all' affetto del Poeta. PF.

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16) vide, latinismo in grazia della rima, invece di vede. Il Biscioni lo pone come variante in nota e legge vede nel testo. EM. « Egli è vero (nota a questo luogo il Dionisi), che gli antichi scrivevano correttamente e pronunziavano con quell'alterazione che richiedeva la rima, e quindi credo incolpato a torto dai critici, e in particolare dal P. Saverio Quadrio (Stor. della volg. Poesia, vol. I, lib. 2, pag. 768) Brunetto Latini, d'aver nel suo Te

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soretto falsamente rimato luna e persona, cagione e comune molto e tutto, uso e grazioso, sapere e venire. Nella Commedia però non di tal consuetudine rimaso vestigio nè men ne' codici più vetusti. A che dunque serbarlo soltauto in alcuna parola di queste rime?» ( Aned. V, pag. 153). Vedi anche la nota 46) pag. 21. *

17) ancide Cod. M., e forse meglio; ma (che vostro gabbo avvede) l'EP., rimando con vede; e vi si nota <<< che tale variante è incontrastabilmente da preferirsi »; nel che non siamo d'accordo, dicendo invece a creder nostro il Poeta, che il sentimento di compassione rimane estinto (per metafora ucciso) dal vostro beffardo contegno: il qual sentimento di compassione sarebbe mosso destato in altri dall' aspetto affannoso che mostra l'interna mia voglia di morire; se non che ognuno v'imita non solo in non commiserarmi, ma anzi nel prendere a dileggio il mio tormento. Cosi almeno ei sembra voler dire l'Autore nella sottoposta divisione del Sonetto. Ma il Fraticelli, che si attiene alla variante avvede, chiosa: « Per l'angoscia che s'accorge del vostro gabbo o scherno; la qual angoscia si crea nella vista moribonda degli occhi che hanno voglia della propria lor morte, perchè son essi che col guardo danno origine al loro morire ». Ciò, dir vero, ci soddisfa meno.

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18) La qual, cioè la qual pietà. Il Biscioni mette in nota come variante anche questa lezione, e la riconosce migliore poichè per essa « corre più il discorso ad unire la seconda terzina colla terza »; ma nel testo ha lo qual - EM. Anche l'EP. legge come noi, e così pure il CC. *

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20) Qui l' EP. e il CC. hanno invece - che diviene; ma il Cod. M. legge intero - m'addiviene. *

21) in cinque diverse variazioni: chè nella prima ecc. - EP. e CC.

22) diverse leggiamo qui anche noi cogli EM., anzichè divise colla volgata.

23) Al. manifesto - AB.; e così l' EP. e il CC.

24) Leggiamo così coll' EP., che rende meglio il senso del verso undecimo: « Sol dimostrando che di me gli doglia ». La lezione comune dice: non ha pietà. * ·

25) Nella EP. manca questo membretto fino ai due punti; e nel CC. la lacuna con

tinua fino a pietosa vista che segue.
si disse che acciocchè vale perciocchè. *

Già

26) Pietosa vista per angoscia; ed in simile significato adopra pure il vocabolo pietà quattro versi più sotto. PF.

27 La qual vista mi giunge, e non pare altrui variante dell' EP. contraria al senso del testo.

28) chiuderebbero - EP.

§. XVI. Fa vedere come i suoi pensieri fossero sempre più vinti dall'amor di BEATRICE, ch'è l'argomento d'un altro Sonetto di lui.

Appresso ciò ch'io dissi, questo Sonetto mi mosse volontà di dire

anche parole, nelle quali dicessi quattro cose ancora sopra il mio stato, le quali non mi parea che fossero manifestate 1) ancora per me. La prima delle quali si è, che molte volte io mi dolea, quando la mia memoria movesse la fantasia, ad immaginare quale Amore mi facea. La seconda si è, che Amore 2) spesse volte di subito m'assalía si forte, che in me 3) non rimanea altro di vita, se non un pensiero che parlava della mia donna 4). La terza si è, che quando questa battaglia d'Amore m'impugnava 5) cosi, io mi movea quasi discolorito tutto per vedere questa donna, credendo che mi difendesse la sua veduta da questa battaglia, dimenticando quello che per appropinquarmi 6) a tanta gentilezza m'addivenía 7). La quarta si è, come cotal veduta non solamente 8) non mi difendea, ma finalmente disconfiggea la mia poca vita: e però dissi questo Sonetto.

SONETTO VII.

Spesse frate vegnonmi 9) alla mente
L'oscure qualità 10) ch'Amor mi dona 11);
E viemmene pietà si, che sovente
I'dico: lasso! avvien'egli a persona?
Ch'Amor m'assale subitanamente 12)
Si, che la vita quasi m'abbandona :
Campami un spirto 13) vivo solamente;
E quel riman, perchè di voi ragiona.
Poscia mi sforzo, chè mi voglio aitare 14);
E così smorto, d'ogni valor vôto,
Vegno a vedervi, credendo guarire.
E se io levo gli occhi per guardare,

Nel cor mi s'incomincia uno tremuoto 15),
Che fa da'po'si 16) l'anima partire. †

+ Questo Sonetto si divide in quattro parti, secondo che quattro cose sono in esso narrate. E perocchè 17) sono esse ragionate di sopra, non mi trametto 18) se non di distinguere le parti per li loro cominciamenti; e dico che la seconda parte comincia: Ch'Amor ecc; la terza: Poscia mi sforzo ecc.; la quarta: E se io levo ecc.

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9)10) vienemi...._L' oscura qualità ecc. I' EP., notando : « L'oscura qualità, cioè schernevole vista di cui sopra ». Vedi il §. XV, linea 6.* Oscura ha qui figura tamente il significato di angosciosa. Così pure nel Sonetto XVIII: « La qualità della mia vita oscura ». PF.

11) « Donare, alla francese, in senso di Dare, da citarsi nel Vocabolario, lasciando fuori piuttosto l'autorità di qualche altro Scrittore ». Dion. (Aned. V, pag. 142). · Nello stesso significato sta dona del v. 11, st. 3, Canz. I, dopo il seguente paragrafo XVII.*

12) La lezione comune è : « Ch' Amor m' assale si subitamente, Che la mia vita

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§. XVII. Accenna che nuova materia e più nobile, che non lo stato dell'animo suo pel saluto negatogli da BEATRICE, gli convenne assumere; onde ne vuol dire la ragione.

Poichè io dissi questi tre Sonetti, ne'quali parlai a 1)questa donna,

perocchè furono quasi narratori di tutto il mio stato, credeimi 2) tacere e non dir più, perocchè mi parea di me assai aver manifestato 3). Avvegnachè sempre poi tacessi di dire a lei, a me convenne ripigliare

materia nuova e più nobile che la passata. E perocchè la cagione della nuova materia è dilettevole a udire, la dirò quanto potrò più brieve

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§. XVIII. E perciò narra, che conversando con altre donne potè conoscere che molto onore gli veniva da quelle cose, le quali egli scriveva in lode della sua BEATRICE; per lo che entrò in desiderio di parlar sempre quello che fosse stato lode di lei, sebbene con paura di cominciare.

Conciossiacosachè per la vista mia molte persone avesser compreso

il secreto del mio cuore 1); certe donne, le quali adunate s'erano dilettandosi l'una nella compagnia dell' altra, sapevano bene il mio cuore, perocchè ciascuna di loro era stata a molte mie sconfitte. Ed io passando 2) presso di loro, siccome dalla fortuna menato, fui chiamato da una di queste gentili donne; e 3) quella che m'avea chiamato, era donna di molto leggiadro parlare. Sicchè quando io fui giunto dinanzi da loro, e vidi bene che la mia gentilissima donna non era tra esse 4), rassicurandomi 5) le salutai, e domandai che piacesse loro? Le donne erano molte, tra le quali 6) ve ne avea certe, che si rideano fra loro. Altre v'erano 7) che mi riguardavano, aspettando ch'io dovessi 8) dire. Altre v'erano che parlavano tra loro, delle quali una 9) volgendo gli occhi 10) verso me, e chiamandomi per nome disse queste parole: A che fine ami tu questa tua donna, poichè tu non puoi 11) sostenere la sua presenza? Dilloci, perocchè 12) il fine di cotale amore conviene 13) essere novissimo. E poichè m' ebbe dette 14) queste parole, non solamente ella, ma tutte l' altre cominciarono ad attendere in vista la mia responsione. Allora dissi queste parole loro: Madonne, lo fine del mio amore fu già il saluto di questa donna, forse di cui voi intendete; ed in quello dimorava la beatitudine, ch' era fine 15) di tutti i miei desiderii. Ma poichè le piacque 16) di negarlo a me (XVII), il mio signore Amore, la sua mercè, ha posta tutta la mia beatitudine 17) in quello che non mi puote venir meno. Allora queste donne 18) cominciarono a parlare fra loro e siccome talora vedemo cadere 19) l'acqua mischiata di bella neve; così mi parve udire 20) le loro parole uscire mischiate di sospiDante, Vita Nuova.

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