Sayfadaki görseller
PDF
ePub

la

24) de' vostri - legge il Biscioni nel testo, e segna tra le varianti la lez. - de'nostri, quale a noi parve da preferirsi, poichè di sopra si dice nella prosa: com'è quella degli occhi della donna, che tanto pietosa

Ci s'è mostrata; e la particella Ci equivalente a noi corrisponde a nostri del Sonetto. EM. - E - de' nostri - leggono pure S., EP. e CC. *

§. XL. Se non che pensando bene a BEATRICE, si abbandona finalmente alla sua debolezza, e se ne rattrista, ed amaramente la piagne in altro Sonetto.

Contro a questo avversario della ragione si levò un di quasi nell'o

ra di nona 1) una forte immaginazione in me: chè mi parea 2) vedere questa gloriosa 3) Beatrice con quelle vestimenta sanguigne 4), colle quali apparve prima agli occhi miei; e pareami giovane in simile etade a quella, in che prima 5) la vidi. Allora incominciai a pensare di lei; e ricordandomene 6) secondo l'ordine del tempo passato, il mio cuore 7) cominciò dolorosamente a pentirsi del desiderio, al quale si vilmente s'era 8) lasciato possedere alquanti di contro 9) alla costanza della ragione. E discacciato 10) questo cotal malvagio desiderio, si rivolsero li miei pensamenti tutti alla loro gentilissima Beatrice. E dico, che d'allora innanzi 22) cominciai a pensare di lei si con tutto 12) il vergognoso cuore, che li sospiri 13) manifestavano ciò molte volte; perocche quasi tutti diceano, nel loro uscire, quello che nel cuore si ragionava, cioe lo nome 14) di quella gentilissima, e come si partío da noi. E molte volte avvenia, che tanto dolore avea in sè alcuno pensiero, che io dimenticava lui e là dov'io era. Per questo raccendimento di sospiri si raccese lo solennato 15) lagrimare in guisa, che li miei occhi pareano due cose che desiderassero pur di piangere; e spesso avvenía, che per lo lungo continuare del pianto d' intorno a loro si facea un colore purpureo, lo quale suole apparire per alcuno martíre 16) che altri riceva: onde appare che della loro vanità furono degnamente guiderdonati; sicché d' allora 17) innanzi non poterono mirare persona che li guardasse, si che loro potesse 18) trarre a simile intendimento 19). Onde io volendo, che cotal desiderio malvagio e vana tentazione paressero distrutti 20), sicchè alcuno dubbio non potessero inducere le rimate parole ch'io aveva dette dinanzi, proposi di fare un Sonetto, nel quale io comprendessi la sentenzia di questa ragione; e dissi allora: Lasso! per forza ecc. †

Dissi lasso! in quanto mi vergognava di ciò, che li miei occhi aveano così vaneggiato 21).

Questo Sonetto non si divide, perocchè assai il manifesta la sua ragione.

SONETTO XXI.

Lasso per forza de' molti sospiri,

Che nascon de' 22) pensier che son nel core,
Gli occhi son vinti, e non hanno valore

Di riguardar persona che li miri :
E fatti son, che pajon due disiri

Di lacrimare e di mostrar dolore;
E spesse volte piangon si, che Amore
Gli cerchia 23) di corona di martiri.
Questi pensieri, e li sospir ch'io gitto,

Diventan dentro al cor 24) si angoscrosi,
Che Amor vi tramortisce, si glien' duole;
Però ch' egli hanno in sẻ 25) li dolorosi
Quel dolce nome di Madonna 26) scritto,
E della morte sua molte parole.

[merged small][merged small][ocr errors][merged small][merged small][merged small][merged small][ocr errors][ocr errors][ocr errors][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][ocr errors][merged small][merged small][merged small][ocr errors][ocr errors][merged small][ocr errors][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][ocr errors][ocr errors][merged small][merged small][merged small][ocr errors]

§. XLI. Passando per Firenze i peregrini à venerare la Veronica in Roma, DANTE scrive per essi un Sonetto, accennando che la mestizia della città è cagionata dalla morte di BEATRICE.

Dopo questa tribolazione avvenne (in quel tempo (XXIII) che molta

gente andava 1) per vedere quella immagine benedetta, la quale Gesù Cristo lasciò a noi per esempio della sua bellissima figura 2), la quale vede 3) la mia donna gloriosamente), che alquanti peregrini passavano per una via, la quale è quasi in mezzo della città 4), dove nacque, vivette e mori la gentilissima donna; e andavano, secondo che mi parve 5), molto pensosi. Onde io, pensando 6) a loro, dissi fra me medesimo: questi peregrini mi pajono di lontana parte, e non credo che anche udissero parlare 7) di questa donna, e non ne sanno niente; anzi li loro pensieri sono d'altre cose che di queste qui; chè essi forse pensano delli loro 8) amici lontani, li quali noi non conoscemo. Poi dicea 9) fra me medesimo: Io so, che se essi fossero di propinquo paese, in alcuna vista parrebbero turbati, passando per lo mezzo della dolorosa città. Poi dicea fra me stesso: Se io gli potessi tenere 10) alquanto, io 11) pur gli farei piangere, anzi ch'essi uscissero di questa città; perocchè io direi parole, le quali farebbero piangere chiunque le intendesse 12). Onde, passati costoro dalla mia veduta, proposi di fare un Sonetto, nel quale manifestassi ciò che io avea detto fra me medesimo: ed acciocchè più paresse pietoso, proposi di dire come se io avessi parlato loro; e dissi questo Sonetto, il quale comincia: Deh! peregrini. +

E dissi peregrini 13), secondo la larga significazione del vocabolo : chè peregrini si possono intendere in due modi; in largo ed in istretto 14). In largo, in quanto è peregrino chiunque è fuori della patria sua: in modo stretto, non s'intende peregrino se non chi va verso la casa di San 15) Jacopo, o riede. E però è da sapere, che in tre modi 16) si chiamano propriamente le genti che vanno al servigio dell'Altissimo. Chiamansi Palmieri, in quanto vanno oltramare 17), lå onde molte volte recano la palma: chiamansi Peregrini, in quanto vanno alla casa di Galizia, perocchè la sepoltura di San Jacopo 18) fu più lontana dalla sua patria che di alcuno altro Apostolo: chiamansi Romei, in quanto vanno a Roma 19), là ove questi, ch' io chiamo peregrini, andavano.

Questo Sonetto non si divide, perocchè assai il manifesta la sua ragione.

SONETTO XXII.

Deh! peregrini 20), che pensosi andate
Forse di cosa che non v'è presente 21),
Venite voi di si lontana gente,

(Come alla vista voi ne dimostrate)
Che non piangete, quando voi passate
Per lo suo mezzo la città dolente,
Come quelle persone che niente
Par che intendesser la sua 22) gravitate?
Se voi restate per volere 23) udire,

Certo lo core 24) ne' sospir mi dice,
Che lagrimando 25) n' uscirete 26) pui.
Ella ha perduto la sua Beatrice 27);

E le parole, ch' uom 28) di lei può dire,
Hanno virtù di far piangere altrui.

Note al §. XLI.

1) L' EP. e il CC. - va, tempo presente,

come il testo S. *

[ocr errors]

ve

2) Cioè la Veronica, e vale a dire ra icon, o vera immagine del volto di N. S., insigne reliquia che si conserva in Roma a s. Pietro in Vaticano. Di lei il nostro Poeta cantò nel Parad. C. XXXI, v. 103 e segg. « Quale è colui, che forse di Croazia

«Viene a veder la Veronica nostra,
«Che per l'antica fama non si sazia,
« Ma dice nel pensier, fin che si mostra:
« Signor mio Gesù Cristo, Iddio verace,
« Or fu si fatta la sembianza vostra?
Ed il Petrarca, Son. XII:

Movesi il vecchiarel canuto e bianco....
E viene a Roma, seguendo il desio,
Per mirar la sembianza di Colui,
Ch' ancor là su nel ciel vedere spera.
Il Dufresne nel suo Glossario, alla V. Ve-
ronica, riferisce le parole di Nicolò IV :
Praetiosissimi vultus imaginem, quam Ve-
ronicam fidelium vox appellat. EM.

3) vedea il CC.

4) Si è già osservato altrove, nota 3) pag. 17, che Dante non nomina mai esplicitamente Firenze, designandola soltanto coll' appellativo città, quantunque chiaramente vi alluda. L'ediz. S. è quasi mezzo ecc.; il CC. - in mezzo la città ecc.'

[ocr errors]
[merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][ocr errors][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small]

Note al Sonetto XXII.

[ocr errors]

20) Deh! peregrin, che si pietosi ecc. Cod. Redi. Le RA. - pellegrini, e così il testo S., come si è già avvertito. La ragione della punteggiatura da noi adottata ne due quadernarii di questo Sonetto veggasi nell' Append. N.o XXI.

21) Cioè de' loro amici lontani, come l'Autore stesso ha detto di sopra. PF.

22) La sua mestizia. PF. Vedi nell'Append. il citato N. XXI.*

23) Al. per volerlo udire - AB.; per voler o udire l' EP. nel testo, annotando: « Cioe spontaneamente, o per curiosità di udire ».

[ocr errors]

24)25) ne' sospir - leggiamo colle RA., e n'uscirete coll' EP., in luogo - de' sospir, e n'uscireste - della volgata. E che debba leggersi lo core ne' sospir, anzi che core de' sospir ce lo assicura un' autorità

[ocr errors]
[ocr errors]
[ocr errors]

lo

[merged small][ocr errors][merged small][ocr errors][merged small][ocr errors]

§. XLII. Pregato poi da gentili donne di alcune delle sue rime, manda loro il Sonetto precedente N.° XXII col Sonetto XV, accampagnandoli tutti e due col nuovo Sonetto N.° XXIII.

Poi mandarono due donne gentili a me, pregandomi 1) che io man

dassi loro di queste mie parole rimate; ond' io, pensando la loro nobiltà, proposi di mandar loro e di fare una cosa nuova, la quale io mandassi loro con esse, acciocchè più onorevolmente adempissi 2) li loro prieghi. E dissi allora un Sonetto, il quale narra del 3) mio stato, e mandailo 4) col precedente Sonetto accompagnato, e con un altro che comincia: Venite a intender li sospiri miei 5). Il Sonetto, il quale io feci allora, comincia 6): Oltre la spera. †

Questo Sonetto ha in sè cinque parti. Nella prima dico là ove va il mio pensiero, nominandolo per nome di alcuno suo effetto. Nella seconda dico perchè va lassù, cioè 7) chi'l fa così andare. Nella terza_dico quello che vide, cioè una donna onorata 8) lassù; e chiamolo allora spirito peregrino, acciocchè spiritualmente va lassù; e, siccome peregrino, è fuori della sua patria 9) vista. Nella quarta dico com' egli la vede 10), cioè in tale qualità, ch'io non lo posso intendere, cioè a dire che il mio pensiero saglie 11) nella qualità di costei in grado 12), che il mio intelletto nol può comprendere; conciossiacosachè nostro intelletto s'abbia 13) a quelle benedette anime, come l'occhio nostro debole al Sole; e ciò dice il Filosofo nella Metafisica. Nella quinta dico che, avvegnache io non possa 14) vedere là ove il pensiero mi trae, cioè alla sua mirabile qualità,

« ÖncekiDevam »