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è più bello, nel quale più debitamente le parole (1) rispondono; e ciò fanno più (2) in Latino, che in Volgare: però il bello Volgare seguita uso, e lo Latino arte; onde concedesi esser più bello, più virtuoso e più nobile. Per che si conchiude lo principale intendimento, cioè che non sarebbe stato suggetto alle Canzoni,

ma sovrano.

Mostrato

CAPITOLO VI.

Lostrato come il presente Comento non sarebbe stato suggetto alle Canzoni volgari se fosse stato latino, resta a mostrare come non sarebbe stato conoscente, nè obbediente a quelle; e poi sarà conchiuso come per cessare disconvenevoli disordinazioni fu mestiere volgarmente parlare. Dico che latino (3) non sarebbe stato servo conoscente al signore volgare per cotale ragione: Alla (4) conoscenza del servo si richiede massima

(1) Senza l'aggiunta le parole, di che i testi hanno laguna, manca la cosa che risponde. E la correzione si è fatta secondo che l'Autore medesimo ha indicato nel contesto del suo discorso. Ved. il SAGGIO, pag. 53. Il codice Gaddiano 135 primo ha: più debitamente risponde il Latino che il vulgare, non ostante che il bel vulgare seguiti uso, e il Latino arte; concedasi adunque essere più bello, ecc.

(2) e ciò fanno più, parole aggiunte dal sig. Witte. (3) che il latino P. E.

(4) I codici e le stampe leggono: La conoscenza del servo si richiede massimamente a due persone conoscere. Ma il passo è manifestamente viziato, prima nel segnacaso la, invece di cui va posto alla, poi nella preposizione a innanzi a due, e finalmente nel cambio della parola cose in persone. E che cose e non persone debbasi leggere, chiaramente si vede: 1.o perchè la natura del signore, di cui subito dopo si parla, è cosa e non persona; 2.o perchè Dante medesimo dice più avanti L'altra cosa, e non L'altra persona. Quando poi si volesse tener ferma la lezione La conoscenza, sarebbe d'uopo almeno di togliere la particella si innanzi a richiede.

mente due cose perfettamente conoscere: l'una si è la natura del signore; onde sono signori di sì asinina natura, che comandano il contradio di quello che vogliono; e altri che sanza dire vogliono essere serviti (1) e intesi; e altri che non vogliono che 'l servo si muova a fare quello ch'è mestieri, se nol comandano. E perchè queste variazioni sono negli uomini non intendo al presente mostrare (chè troppo moltiplicherebbe la digressione) se non in tanto che, dico in genere, che cotali sono quasi bestie, alli quali la ragione fa poco prode. Onde se il servo non conosce la natura del suo signore, manifesto è che perfettamente servire nol può. L'altra cosa è, che si conviene conoscere al servo gli amici del suo signore; chè altrimente non li potrebbe onorare, nè servire, e così non servirebbe perfettamente lo (2) suo signore: conciossiacosachè gli amici siano quasi parte d'un tutto, perciocchè 'l tutto loro è uno volere e uno non volere. Nè il Comento latino avrebbe avuta la conoscenza di queste cose, che l'ha il Volgare medesimo. Che lo Latino non sia conoscente del Volgare e de' suoi amici così si pruova: Quegli (3) che conosce alcuna cosa in genere, non conosce quella perfettamente; siccome chi conosce da lungi uno animale, non conosce quello perfettamente, perchè non sa s'è cane, o lupo, o becco. Lo Latino conosce lo Volgare in genere, ma non distinto; chè se esso lo conoscesse distinto, tutti volgari conoscerebbe, perchè non è ragione che l'uno più che l'altro conoscesse. E così in

(1) Il cod. Vat. Urb.: vogliono essere intesi.

(2) Così il cod. Vat. Urb., il Marc. secondo, il Gadd. 134, e poco diversamente il Gadd. 135 primo, in cui leggesi il suo signore. Tutti gli altri testi: non servirebbe perfettamente suo Signore.

(3) Colui P. E. E da questa parola fino a siccome chi conosce, il Tasso ha interlineato il suo esemplare, contrassegnando anche in margine il passo fino a che l'altro conoscesse.

qualunque uomo fosse tutto l'abito del Latino, sarebbe l'abito di conoscenza distinto del (1) Volgare. Ma questo non è; chè uno abituato di Latino non distingue, s'egli è d'Italia, lo Volgare del Tedesco, nè il Tedesco lo Volgare italico, o provenzale : onde è manifesto che lo Latino non è conoscente del Volgare. Ancora non è conoscente de' suoi amici; perocch'è impossibile conoscere gli amici non conoscendo il principale: onde, se non conosce lo Latino lo Volgare, com'è provato di sopra, impossibile è a lui conoscere li suoi amici. Ancora sanza conversazione o familiarità è impossibile conoscere gli uomini; e lo Latino non ha conversazione con tanti in alcuna lingua, con quanti ha il Volgare di quella, al quale tutti sono amici, e per conseguente non può conoscere gli amici del Volgare. E non è contraddizione ciò che dire si potrebbe, che lo Latino pur conversa con alquanti amici del Volgare; chè però non è familiare di tutti, e così non è conoscente degli amici perfettamente; perocchè si richiede perfetta conoscenza, e non difettiva.

CAPITOLO VII.

Provato che il Comento latino non sarebbe stato servo conoscente, dirò come non sarebbe stato obbediente. Obbediente è colui che ha la buona disposizione, che si chiama obbedienza. La vera obbedienza conviene avere tre cose, sanza le quali essere non può: essere dolce, e non amara; e comandata interamente, e non spontanea; e con misura, e non dismisurata: le

(1) dal Volgare.... dal Tedesco.... dallo Provenzale. Così tutti i codici e le stampe. Ma senza le emendazioni che si sono fatte nel testo, non è possibile l'intendere ciò che l'autore abbia voluto dire. Fors' anche egli avrà scritto: sarebbe l'abito di conoscenza distinta del Volgare, ecc.

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quali tre cose era impossibile ad (1) avere lo latino Comento; e però era impossibile essere obbediente. Che allo Latino fosse stato impossibile, come detto è, si manifesta per cotal (2) ragione: Ciascuna cosa, che da perverso ordine procede, è laboriosa, e per conseguente è amara e non dolce; siccome dormire il dì e vegghiare la notte, e andar indietro e non innanzi. Comandare il suggetto al sovrano procede da ordine perverso; chè l'ordine diritto è il sovrano al suggetto comandare; e così è amaro, e non dolce: e perocchè all' amaro comandamento è impossibile dolcemente ubbidire, impossibile è, quando il suggetto comanda, la obbedienza del sovrano essere dolce. Dunque se il Latino è sovrano del Volgare, come di sopra per più ragioni è mostrato, e le Canzoni, che sono in persona di comandatori, sono volgari, impossibile è sua ragione essere dolce. Ancora è la ubbidienza interamente comandata e da nulla parte spontanea, quando quello che fa ubbidendo non avrebbe fatto sanza comandamento, per suo volere, nè tutto, nè parte. E però se a me fosse comandato di portare due guarnacche indosso, e sanza comandamento i' mi portassi l'una, dico che la mia obbedienza non è interamente comandata, ma in parte spontanea; e cotale sarebbe stata quella del Comento latino; e per conseguente non sarebbe stata ubbidienza comandata interamente. Che fosse stata cotale appare per questo, che lo Latino, sanza il comandamento di questo signore, avrebbe sposte molte parti della sua sentenzia, ed espone (3) chi cerca bene le scritture, latinamente scritte, che nol fa il Volgare in parte

(1) impossibile avere P. E.

(2) tal ragione P. E.

(3) Così la pr. ediz., d'accordo col cod. Gadd. 134 e col Vatic. Urbin. Quella del Biscioni con evidente sconciatura: e dispone. La lezione volgata di questo passo alquanto oscuro è poi la seguente: e dispone, chi cerca bene, le scritture, la

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alcuna. Ancora è la obbedienza con misura, e non dismisurata, quando al termine del comandamento va, e non più oltre; siccome la natura particolare è obbediente all'universale quando fa trentadue denti all' uomo, e non più, nè meno; e quando fa cinque dita nella mano, e non più, nè meno; e l'uomo obbediente alla giustizia comanda al peccatore. Nè questo avrebbe fatto il Latino, ma peccato avrebbe non (1) pur nel difetto, e non pur nel soperchio, ma in ciascuno; e così non sarebbe la sua obbedienza stata misurata, ma dismisurata, e per conseguente non sarebbe stata obbediente. Che non fosse stato lo Latino adempitore (2) del comandamento del suo signore, e che ne (3) fosse stato soverchiatore, leggermente si può mostrare. Questo signore, cioè queste Canzoni, alle quali questo Comento è per servo ordinato, comandano, e vogliono essere esposte (4) a tutti coloro alli quali può venire si lo loro intelletto, che quando parlano elle sieno intese. E nessuno dubita, che s'elle comandassono a voce (5), che questo non fosse loro comandamento. E lo Latino.

tinamente scritte, che ecc. Noi abbiamo seguita l'emendazione proposta dal sig. Witte.'

(1) I codici Gadd. 134, 135 primo, 3, stanno con noi e colla Critica. I due Marciani ed il Biscioni leggono malamente: ma peccato avrebbono pur nel difetto. Avvertasi una piccola varietà di lezione de' codici Gadd. qui allegati. Il 135 primo ha ma peccato avrebbe non pure nel difetto, o nel superchio; il 3: ma peccato avrebbe non pure del difetto e non pur del soperchio.

(2) adempitore P. E. Il Biscioni ed i codici empitore.

(3) Tutti i codici e tutte le stampe hanno con manifesto errore non fosse invece di ne fosse, come richiede il contesto. V. il SAGGIO, pag. 42.

(4) L'ediz. del Biscioni, d'accordo coi codici, legge disposte: noi ci siamo attenuti alla miglior lezione dell'ediz. principe e dell' altre antiche.

(5) Il codice secondo Marciano e tre Gaddiani, cioè il 134, il 135 secondo, ed il 3, come pure la prima edizione e le altre

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