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Nella sembianza mi parea meschino 3,
come avesse perduta signoria ;
e sospirando pensoso venía,

per non veder la gente, a capo chino.
Quando mi vide, mi chiamò per nome,
e disse: «Io vegno di lontana parte,
ov'era lo tuo cor per mio volere;

e recolo a servir 9 novo piacere 10 ».
Allora presi di lui sí gran parte,

ch' egli disparve, e non m'accorsi come.

Questo sonetto ha tre parti: nella prima parte dico sí com' io trovai Amore, e quale mi parea; nella seconda dico quello ch' egli mi disse, avvegnaché non compiu

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* Quando il CARDUCCI spiegò il presente capitolo della Vita Nuova (che fu il 6 decembre dell' anno 1870, siccome trovo ne' miei appunti) fece la seguente osservazione, che concorda del tutto con ciò che ho detto qui sopra: «Se dovessimo prestar fede a quello che Dante dice, cioè che i suoi amori fossero simulati per nascondere il suo amor vero, non si saprebbe vedere la ragione di questi sentimenti. Quando Dante scrisse questo sonetto non pensava già a difesa o a schermo: lo scrisse da senno».

tamente 11 ', per tema ch' io avea di discovrire lo mio segreto; nella terza dico com' egli disparve. La seconda comincia quivi: Quando mi vide; la terza quivi: Allora presi.

11. non compiutamente. Cioè non bene. Per dire bene o compiutamente, secondo la finzione qui voluta far credere, l'Autore avrebbe do

vuto esprimere l'idea ch'egli poco dopo si sarebbe affalicato a dimostrare affezione a una femminetta, e cosí non discovrire il suo segreto.

X.

Appresso la mia ritornata mi misi a cercare di questa donna che lo mio signore m' avea nominata nel cammino de' sospiri. Ed acciocché il mio parlare sia più breve, dico che in poco tempo la feci mia difesa tanto, che troppa gente ne ragionava oltre li termini della cortesia ; onde molte volte mi pesava duramente. E per questa cagione, ciò è di questa soverchievole voce che parea che m'infamasse viziosamente, quella gentilissima, la qual fu distruggitrice di tutti i vizi e reina delle virtudi, passando per alcuna parte, mi negò lo suo dolcissimo salutare, nel quale stava tutta la mia beatitudine. Ed uscendo alquanto del proposito presente, voglio dare ad intendere quello che il suo salutare in me virtuosamente 5 operava.

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1. nel cammino de' sospiri Si comprende troppo bene che allude al viaggio che aveva fatto a malincuore, accompagnato da molti sospiri, siccome è narrato nel capitolo precedente.

2. la feci mia difesa tanto, ecc. - Dante si fa qui un po' ironico verso se medesimo, come suol fare chi, dentro sé pentito d'alcun fallo, si chiama stolto; e questi giunge fino a schernirsi della propria sciocchezza.

3. mi negò lo suo dolcissimo salutare ecc. Beatrice, che, com'è detto nella nota 13 del

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cap. VII, non si era offesa per la relazione che l'amico suo aveva stretta con la gentil donna fiorentina, si sentí offesa assai invece di questo amore volgare, del quale certo si fece un gran pettegolezzo in tutte le conversazioni della città. Ella, cosí pura e cosí nobile, riamare, per quanto purissimamente, un giovine, nobile anch'esso, che scendeva tanto in basso? Ohibò!...

4. dare ad intendere - Equivale a far intendere.

5. virtuosamente - Significa per virtú, o forza propria, ch'era in lei salutante.

XI.

Dico che quando ella apparía da parte alcuna, per la speranza della mirabile salute, nullo nemico mi rimanea, anzi mi giugnea una fiamma di caritade, la quale mi facea perdonare a chiunque m'avesse offeso: e chi allora m'avesse domandato di cosa alcuna, la mia risponsione sarebbe stata solamente « Amore », con viso vestito d'umiltà 2. E quando ella fosse alquanto propinqua al salutare, uno spirito d' Amore, distruggendo

«

Il CARDUCCI, arrivato a questo capitolo XI nella lezione del 6 decembre 1870, lettone il primo periodo, disse queste parole, che trascrivo quali furono da lui pronunciate : Quando nella Vita Nuova non ci fosse di singolare e di bello altro che il primo periodo di questo capitolo, sarebbe uno dei libri piú notevoli del medio evo. Immaginarsi fra quelle risse perpetue di città a città, di casa a casa, Dante cosí umano è qualche cosa che sorprende. Bisogna ricordarsi che questo periodo non è stato immaginato nel nostro secolo, in cui il sentimentalismo dopo Rousseau si è sviluppato anche troppo ».

1. della mirabile salute - Sa

lute alla latina per saluto. È chiamata poi mirabile perché faceva in lui per forza propria, o virtuosamente, com'è detto nella fine del precedente capitolo, meravigliosi effetti.

2. con viso vestito d' umiltà Il verbo vestire, e cosí il participio vestito, vestuto, è spesso adoperato metaforicamente

dagli antichi a significare

l'idea dell' ornamento che le virtú danno all'anima. Cosí Dante stesso dirà più avanti (cap. xxvi) di Beatrice benignamente d'umiltà vestuta; e il Petrarca disse di Laura, nel sonetto Sennuccio, io vo' che sappi ecc., Or vestirsi onestate, or leggiadria.

3. E quando ella fosse alquanto propinqua al salutare Comincia il secondo periodo, e anche il secondo momento di questa mirabile salute. Il Casini dice bene: « Si osservi che, quanto agli effetti, il salutare di Beatrice è considerato in tre momenti distinti: la speranza del saluto, che induce nell'animo di Dante il sentimento della pace e della carità (1.o periodo); la vicinanza del saluto, che lo commuove tanto da impedirgli quasi la facoltà della vista (2.o e 3.o periodo); e l'atto del saluto, che ha tanta efficacia da togliergli il dominio del corpo (4. periodo) ».

4. uno spirito d' Amore - Spirito equivale in questo luogo

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tutti gli altri spiriti sensitivi, pingea fuori i deboletti spiriti del viso, e dicea loro: «Andate ad onorare la donna vostra»; ed egli si rimanea nel luogo loro. E chi a vesse voluto conoscere Amore, fare lo potea mirando lo tremore degli miei occhi'. E quando questa gentilissima salute salutava, non che Amore fosse tal

a sentimento. Cosi anche il Foscolo (Sep., v. 10-12): « Né piú nel cor mi parlerà lo spirito Delle vergini Muse e dell'amore, Unico spirto a mia vita raminga ».

5. distruggendo tutti gli altri spiriti sensitivi - Ricorda quel del capitolo XIV (son. vII) di questa stessa Vita Nuova:

Amor, quando sí presso a voi mi trova, Prende baldanza e tanta sicurtate, Che fiere tra' miei spiriti paurosi E quale ancide e qual pinge di fuora, Sí ch'ei solo rimane a veder vui » CARDUCCI.

6. deboletti spiriti del viso Le facoltà visive. Tutto ciò per dire che anima, senso, vista, tutto era in lei; e il suo modo di guardarla mostrava l'ineffabile amore di dentro. CARDUCCI.

7. mirando lo tremore degli miei occhi È uso assai frequente di Dante nella Divina Commedia, e fu degli antichi e anche dei latini, d'adoperare il nome astratto formato dall'aggettivo che dovrebbe accompagnarsi col nome (soggetto, od oggetto, o altro) e d'esprimer questo in forma di complemento di specificazione o anche addirittura facendone un aggettivo. Alcuni esempi dimostreranno bene la cosa. Qui appunto mirando lo tremore degli miei occhi corri

sponde al modo ordinario mirando i miei occhi tremanti. Cosí i versi 40-42 del c. xxi del Purgatorio: «Cosa non è che sanza Ordine senta la religione della montagna » si direbbero in costruzione regolare Non c'è cosa che la montagna religiosa senta senz' ordine. Similmente cima di giudicio è giudicio alto, di Dio. Nel canto XVII del Paradiso si leggono i versi 34-35: Ma per chiare parole e con preciso Latin rispose quell' amor paterno ecc., dove quell' amor paterno equivale del tutto a dire quel padre amoroso. Ancora nel canto xi del Purgatorio (112113), Dante disse che a Montaperti fu distrutta la rabbia fiorentina intendendo che vi furono distrutti gli arrabbiati Fiorentini.

8. questa gentilissima salute Beatrice è chiamata salute. Perché? Una persona può essere chiamata sulute, quando ha potenza di salvare. Ciò si disse di Cristo, di Maria. (Anche nelle litanie fu chiamata salus infirmorum). Quando Dante scrisse questa prosa aveva già di Beatrice il concetto che espresse nella Divina Commedia: la sua donna era già la fede religiosa; era già quella a cui nel Paradiso avrebbe poi rivolto queste parole: O donna in cui la

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