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formate dall' ambizione di dominare sugli spiriti, o dalla persecuzione che forza gli uomini a riunirsi.

Osserverò di passaggio, e forse l'osservazione non sarà fuori di proposito, che il calore delle sette e de' partiti s'accresce a misura che è più confusa l'idea dell'oggetto, per cui s'agitano. Molte volte, se ci prendessimo la pena d'esaminare, troveremo che combattiamo per una chimera: sono note le guerre che cagionarono le idee d'etichetta, d'onore, di religione...., idee che l'intelletto fa sforzi inutili per afferrare. Questa confusione d'idee viene fiancheggiata dal sentimento della vanità, che continua il combattimento, perchè lo cominciò, e difende l'amor proprio sotto pretesto del vero. Se fosse lecito dimenticare un istante la serietà dell'argomento, ricorderei quel gentiluomo napoletano, che sfoderò quattordici volte la spada, per sostenere che l'Ariosto era il primo poeta del mondo, e che morendo in duello, confessò di non averlo mai letto. Aggiungerò che la ferocità dello spirito di partito molte volte s'accresce per la persuasione dell'ingiustizia della causa che si sostiene, per nulla dire della forza che questa riceve dal carattere nazionale (1). Dirò finalmente

(1) Egli è osservabile che tra tutti i partiti che comparvero a Costantinopoli sotto gli imperadori, quelli che avevano per oggetto le immagini furono i più crudeli. Si conveniva ne' punti di dottrina, e la questione vergeva solo sul culto esteriore, per cui l'immaginazione viva ed esaltata de' Greci s'interessò ed avvampò, come se avesse dovuto perdere la gloria d'avere prodotto i Fidia e i Policleti. Tanto un'idea o tinta del carattere nazionale comu nica forza al concorso delle circostanze!

che gli odj di famiglia sono ordinariamente violentissimi, così le inimicizie concepite da una parte dello stato contro dell' altra hanno le stesse tinte di crudeltà.

Nasce da ciò quella acutezza di malignità, che cangia in perfidia tutto ciò che osserva nell'opposto partito, senza accorgersi che non fa troppo onore a se stesso, chi crede difficilmente alla buona fede. Nasce dal medesimo principio quella credula stupidezza, al cui sguardo i membri del proprio partito compariscono adorni delle più rare virtù: nasce quella delicatezza eccessiva, quella eccitabilità, appena perdonabile alle donne, che a guisa del corpo più irritabile si risente e risalta al minimo pungolo che la sfiori; nasce quella serie di falsi giudizj sull'andamento de' pubblici affari, giudizj simili ai discorsi di quegli oratori, che nel calor della declamazione, perso il filo delle idee, non serbano più alcuna traccia di logica; nasce quella ostinazione a non credere al pentimento, a riguardare l'errore d'un istante per uno stato abituale, ad eternizzare ciò che di sua natura è passaggiero. Che che ne decide lo spirito di partito, gli estremi non esistono nella natura : le cognizioni, gli errori, le virtù, i vizj, le debolezze sono il partaggio di tutti gli uomini; volerle supporre disgiunte è volere smentire l'esperienza di tutti i secoli. Enti versatili ed effimeri, mentre ci sentiamo vacillare ad ogni passo, per quale assurdità giudichiamo noi i nostri simili così diversamente? Profittiamo almeno della nostra

instabilità, della nostra inconseguenza, di tutti i nostri difetti per non affibbiare al delitto una profondità, una conseguenza incompatibile colla

nostra natura.

Sembra che gli elementi principali che compongono lo spirito di partito siano il risentimento, la vanità e la speranza. Quindi, quando viene a perdersi questa, dovrebbe il risentimento raffreddarsi, e la vanità scomparire; come parimenti la speranza dovrebbe abbandonare lo sforzo a realizzarsi, quando il risentimento e la vanità ad un fine ci conducono opposto a quello che si aveva in mira.

Ciò posto; per riguardare la cosa un poco in grande, io dico che un'attenta e scrupolosa analisi de' secoli dimostra che il corso degli eventi non è periodico, come si suppone, cioè non osservasi una serie ricorrente di fatti pubblici e nazionali, che riconduca i popoli allo stesso punto, da cui partirono, e li faccia rientrare nella loro antica posizione (1). Applichiamo questo principio

(1) La prima idea di questa specie di paligenesia o rigenerazione di nozioni, di viste, di misure viene probabilmente dalla regolarità dei moti concentrici del mondo visibile. Non si aveva riflesso abbastanza sulla differenza che deve passare tra gli atti spontanei, e quelli d' una necessità assoluta. I fenomeni del mondo politico e morale appartengono alla associazione libera e fortuita delle nostre idee, che le modifica e le presenta sotto aspetti differenti. Le parti elementari dei corpi restano le stesse, ma non è cosi di ciò che gli uomini caratterizzano per vero o per falso. In ultima analisi il fisico è sicuro di trovare degli elementi, la cui fissità non si smente giammai; il sito, il moto, la figura d'un corpo può subire una infinità d' altcrazioni, senza che il di lui carattere

ad un partito al presente decaduto da' suoi antichi diritti, ma che fomenta ancora la speranza di risorgere. Alla luce debole e incerta, che la storia getta sulle origini delle nazioni, si veggono queste

specifico sia distrutto; si può quindi dirigerlo a piacere, e farlo comparire a punto nominato. Al contrario, le nozioni essendo vaghe e indeterminate non vanno considerate in se stesse, ma ridotte alla portata di ciascun intelletto. Come nella rappresentazione degli stessi oggetti ciascuno fa entrare diverse idee accessorie, i nostri concetti a forza di passare per una lunga serie d'età diverse non si riconoscono più. Come è dunque possibile che in questa oscillazione perpetua d' idee possa aver luogo un ritorno periodico? Non v' ebbe alcuna analogia tra la metempsicosi di Pitagora e quella che fu ricevuta alle Indie. Qual rapporto tra il dubbio di Socrate e il setticismo di Sesto? Se Aristotile avesse esistito alle lezioni dei dottori scolastici, non avrebbe compresa la spiegazione de' suoi dommi filosofici. Si crede generalmente che la vecchiezza ci faccia rientrare nello stato dell' infanzia. Ma vi è una grande differenza tra il vaneggiamento del vecchio, e la loquacità del ragazzo. Questi s'abbandonna a mille capricci per un eccesso d'attività; quegli non fa che ripetere se stesso per mancanza d'elaterio; il primo apre l'animo a mille sensazioni che si succedono rapidamente, il secondo non ricevendo più impressioni, non vede che delle traccie scancellate nella reminiscenza. Se il selvaggio passa la sua vita a vegetare, l' uomo incivilito va in traccia di tutte le sensazioni più dilicate. Se lo stato di natura si considera come il punto glaciale dell'umanità, convien bensì dire che l'uomo si deprava, ma che non ritorna sull' istessa traccia, per cui passò. Una società imbastardita freme alla vista del precipizio che s'apre sotto i suoi piedi, e in mezzo alla sua decadenza fa di tutto, acciò la sua gloria non sia interamente offuscata. Nel tempo in cui acceleravasi la caduta del nome romano, questi antichi padroni del mondo conservavano la fierezza nazionale, e si gloriavano dell' eroismo de' loro consoli. Contraendo lo spirito d' intrigo e d'interesse particolare, i Greci moderni hanno fatto tregua coi principj di libertà e di patriottismo. Occupati unicamente di ciò che riguarda la loro

libere, sciolte da ogni freno di civile governo, e sottomesse soltanto al potere gerarchico. Nella Gallia, nella Spagna, nell'Italia, nella Germania, nell'Inghilterra i preti erano i giudici, i senatori, i medici, i casuisti della nazione, e ne' varj momenti della di lei esistenza politica esercitarono una autorità più o meno assoluta in ragione della ignoranza universale, e dell'inefficacia del poter civile. Per mancanza di cognizioni politiche i Giudei al tempo de' loro giudici non seppero mantenere la loro indipendenza. La gerarchia essendo divenuta loro onerosa sotto i figli d'Eli e di Samuele, aspirarono al governo reale. Siccome le tribù d'Israele non poterono mai stabilire un giusto rapporto tra il sacerdozio e l'impero, i reami di Gerusalemme e di Samaria rimasero in uno stato incerto ed oscillante. La maggior parte de'

fortuna, non sono essi ad una distanza maggiore dallo stato di natura che gli Aristidi e gli Epaminondi, che non respiravano che la gloria e l'indipendenza? Dall' eroe fino all' avventuriere, dallo spirito sublime fino all' imbecille, dai benefattori del genere umano fino agli scellerati avvi un numero indefinito di gradazioni. La natura che agisce indeterminatamente è occupata a riempire tutti i

sparsi nella totalità degli esseri, e che sembrano prodotti dalle deviazioni e dal non uso. Il corso de' secoli non riconduce esattamente gli stessi fatti, e può paragonarsi ai fiumi che non rimontano verso le loro sorgenti. Ciascun oggetto differisce specificamente dall' altro, e nel quadro mobile del mondo storico si veggono comparire sempre nuovi personaggi. La combinazione delle circostanze esteriori non essendo giammai la stessa, ciascuno riceve diverse modificazioni, e malgrado la somiglianza delle fisonomie nazionali e le arie di famiglia, ciascuno mostra delle qualità che lo caratterizzano.

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