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LA VITA NUOVA.

1885, July 18,

Gift of

Charles Eliot Norton,

of Cambridge.

Tip. Guigoni.

AVVERTENZA.

Crediamo far cosa grata ai nostri lettori premettendo alla Vita Nuova di Dante quanto intorno a questo gioiello della nostra letteratura dice il chiarissimo signor Paolo Emiliani Giudici nella sua lodatissima Istoria della Letteratura Italiana.

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La Vita Nuova va considerata come il primo esempio di quella specie di romanzi, che sebbene derivanti dalla stessa antichità latina, si erano talmente modificati nelle nuove forme dell'arte rigenerata, che apparivano quasi al tutto trasfigurati, e facevansi servire ad un proposito differente da quello che ebbero in principio. Benchè lo insieme della composizione serbi apparentemente le sembianze del genere narrativo, nondimeno allontanasi affatto dalla forma de'novellatori, e si appressa a quella visione, che, come sopra osservammo, era riputata d'indole più nobile, in quanto che derivava da più nobile principio, ed era trattata dagli ingegni dell'ordine superiore, gli scrittori ecclesiastici. L'autore narra il prin cipio, il progresso e la infelicissima fine de' suoi amori; e va cronologicamente innestando le sue rime nella narrazione; il che ci potrebbe servire come norma sicura ad osservare il graduale sviluppo della mente del poeta. Nè trascura, giusta il costume delle scuole di allora, di aggiungere a ciascuna poesia la divisione rettorica delle parti, e la dichiarazione del senso, quasi a mostrarne la ragione produttrice, e lo scopo

preinteso. In tal modo Dante fa da espositore e insieme da poeta, modo che evitato da lui nelle opere posteriori e solamente giustificabile dall'indole del Convito arreca al let tore impressione spiacevole, e tanto maggiormente quanto la narrazione è calda, affettuosa, schietta, e spirante una ineЛsabile leggiadria, che cerca le fibre più tenere del cuore. E fa un effetto a un di presso simile a quello che produrrebbe un musico, il quale ammaliando gli uditori con l'armonia di un' arpa, di quandò in quando si fermasse a descrivere lo stru mento d'onde egli trae suoni si dolci. La Vita Nuova palesa la predilezione che Dante aveva per la forma di visione; il che era segno di mente temprata a sublimissimo genere di scrivere. Anzi, se ben si consideri, quella giovanile scrittura non è che un contesto di visioni intarsiate maestrevolmente e disposte a rappresentare, come il pensiero di Beatrice, e viva e morta rapisce in continue illusioni la fantasia del poeta: nè le estasi ivi descritte si terranno per pure finzioni, se non da chi non fu dalla natura benedetto con una favilla di sentimento, e arido di mente e gelido di cuore suole guardare l'universo come un problema geometrico, e tradurre in nu. meri i movimenti delle umane passioni.

La prosa della Vita Nuova non vuol confondersi con quella de' cronisti e de'novellieri, ma va considerata come il primo esempio di un genere non prima veduto e difficilissimo, nel quale appariscono per la prima volta que' modi letterarii, pro. priamente detti, che ottenuti con gli espedienti dell'arte, in una età rozza come quella di Dante, era inevitabile che ca. dessero in un artifizio spiacevole, producendo un effetto anco più disavvenente della pretta rozzezza. Ne' primordii d'ogni letteratura, e massimamente quando la lingua ed il pensiero non procedono con forze uguali come appunto avvenne nel nascimento dell'idioma italiano lo ingegno, sorretto

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da una cultura siffattamente semplice che vaglia a dirigerne il procedimento lungo le vie della natura, opera in modo da meritare maggiore ammirazione dai posteri che dai contemporanei. Lo esempio delle prose del Novellino, e del Compa. gni, e di quella di Guittone, giustifica la nostra osservazione. Con Dante adunque comincia l'arte della prosa, e in questa sua prima produzione giovanile, anche considerati que' tratti che senteno dell'aridità della forma scentifica de' tempi, la lingua si mostra più pingue, più maestosa, più ardita, che negli scritti di qualunque dei predecessori, e si conduce in guisa che, considerato lo ingombro delle sue forme infantili, sembra più che ordinaria.

Le poesie, sparsevi dentro, son tutte di amore; e qui il poeta fu equo a sè stesso allorchè ci dipinse Buonagiunta da Lucca usare parole di maraviglia ad encomiare lo autore delle nuove rime. Esse spirano un affetto di cui prima di lui non si erano veduti se non lampi leggieri nelle produzioni de' più reputati; una delicatezza che spiritualizzando gli affetti ne fa sparire la sensualità senza annebbiarne le forme sensibili; una lindura, un'intelligenza profonda di ritmo che preannunzia — dandone qua e là gl'indizii — quell'arte di tornire il verso in modo che l'armonia ritragga la espressione degli enti mo. rali; arte nota a pochissimi, e maravigliosamente poi conseguita da Dante.

"

(GIUDICI, Storia della Letteratura Italiana. II. ediz. LEMONNIER, vol. I, pag. 122).

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