simo dicea: Di necessità converrà che la gentilissima Beatrice alcuna volta si muoia. E però mi giunse uno si forte smarrimento, ch'io chiusi gli occhi e cominciai a travagliare come farnetica persona, ed immaginare in questo modo che nel cominciamento dell'errare che fece la mia fantasia, mi apparvero certi visi di donne scapigliate, che mi diceano; « Tu pur morrai. » E, dopo queste donne, m'apparvero certi visi diversi ed orribili a vedere, i quali diceano: Tu se' morto. Cosi cominciando ad errare la mia fantasia, venni a quello che non sapea dove io fossi; e veder mi parea donne andare scapigliate piangendo per via, maravigliosamente tristi; e pareami vedere il sole oscurare sì che le stelle si mostravano d'un colore che mi facea giudicare che piangessero; e parevami che gli uccelli volando cadessero morti, e che fossero grandissimi terremoti. E maravigliandomi in cotale fantasia, e paventando assai, immaginai alcuno amico che mi venisse a dire: « Or non sai? la tua mirabile donna è partita di questo secolo. » Allora cominciai a piangere molto pietosamente; e non solamente piangea nella immaginazione, ma piangea con gli occhi, bagnandoli di vere lagrime. Io immaginava di guardare verso il cielo, e pareami vedere moltitudine di Angeli, i quali tornassero in suso, ed avessero dinanzi loro una nebuletta bianchissima; e pareami che questi Angeli cantassero gloriosamente, e le parole del loro canto mi parea udire che fossero queste: Osanna in excelsis; ed altro non mi parea udire. Allora mi parea che il cuore, ov'era tanto amore, mi dicesse : « Vero è che morta giace la nostra donna. E per questo mi parea andare per vedere il corpo nel quale era stata quella nobilissima anima. E fu si forte la erronea fantasia, che mi mostrò questa donna morta; e pareami che donne le coprissero la testa con un bianco velo; e pareami che اد » la sua faccia avesse tanto aspetto d'umiltade, che parea che dicesse: Io sono a vedere il principio della pace. In questa immaginazione mi giunse tanta umiltà per veder lei, che io chiamava la Morte, e dicea: Dolcissima morte, vieni a me, e non m'esser villana; perocchè tu dei esser gentile, in tal parte se' stata or vieni a me che molto ti desidero; tu vedi ch'io porto già il tuo colore. » E quando io avea veduti compiere tutti i dolorosi misterii che alle corpora de' morti s'usano di fare, mi parea tornare nella mia camera, e quivi mi parea guardare verso il cielo; e sì forte era, la mia immaginazione, che piangendo cominciai a dire con voce vera: « O anima bellissima, com'è beato colui che ti vede!» E dicendo io queste parole con doloroso singulto di pianto, e chiamando la Morte che venisse a me, una donna giovane e gentile, la quale era lungo il mio letto, credendo che il mio piangere e le mie parole fossero lamento per lo dolore della mia infermità, con grande paura cominciò a piangere. Onde l'altre donne, che per la camera erano, s'accôrsero che io piangeva, per lo pianto che vedeano fare a questa: onde facendo lei partire da me, la quale era meco di propinquissima sanguinità congiunta, elle si trassero verso me per isvegliarmi, credendo che io sognassi, e diceanmi: « Non dormir più, e non ti sconfortare. » E parlandomi così, allora cessò la forte fantasia entro quel punto ch'io volea dire: ‹ 0 Beatrice, benedetta sii tu. » E già detto avea: « O Beatrice...;» quando riscuotendomi apersi gli occhi, e vidi ch'io era ingannato; e con tutto ch'io chiamassi questo nome, la mia voce era si rotta del singulto del piangere, che queste donne non mi poterono intendere. Ed avvegnachè io mi vergognassi molto, tuttavia per alcuno ammonimento d'Amore mi rivolsi loro. E quando mi videro, cominciaro a dire: « Questi par morto; e a dir fra loro: « Procuriam di con Così co A confor io avessi iconfortato, e - oro: & 10 vi inciai dal prin ma. Onde io po di dir parole di perche mi parea che però ne dissi questa » Zache veduto avea, simo dicea: Di necessità converrà ch reami che quest le parole del lor queste: Osanna udire. Allora I amore, mi dice stra donna. » I dere il corpo 1 anima. E fu s strò questa do prissero la tes umane, spesso morte, pien di pietate, vane, pa pianger forte : Qual dices; non dormire: Equal dicea perchè si ti sconforte ? Allor lascia la pora fantasia, Fra la voce mia si dolorosa, Chiamando il nome della donna mia. E con tanta la vista vergognosa, Che facea ragionar di morte altrui. Deh! confortram costui Pregara l'ana l'alira umilemente; Edicevan sovente: Che redesti, che tu non hai valore? LA VITA NUOVA ecial avesse tanto aspet In questa immaginan we er veder lei, che sima more, vieni a hè tu dei esser che modo s lure. E and aya la mia fragil vita, i occhi vilmente gravati; smagati niei, che ciascun giva errando : immaginando, scenza e di verità fuora, donne m'apparver crucciati, i dicean Morra' tu pur, morra' ti. i cose dubitose molte vano immaginare ov' io entrai: esser mi parea non so in qual loco, veder donne andar per via disciolte, ual lagrimando e qual traendo guai, Che di tristizia saettavan foco. Poi mi parve vedere a poco a poco Cader gli augelli volando per l'a're. Ed uom m'apparve scolorito e fioco, Mi condusse a veder mia donna morta; Vedea che donne la covrian d'un velo; Che parea che dicesse: io sono in pace. fortarlo. Onde molte parole mi diceano da confortarmi; e talora mi domandavano di che io avessi avuto paura. Ond' io essendo alquanto riconfortato, e conosciuto il falso immaginare, risposi loro: « Io vi dirò quello ch'ho avuto.» Allora cominciai dal principio sino alla fine, e dissi loro ciò che veduto avea, tacendo il nome di questa gentilissima. Onde io poi sanato di questa infermità, proposi di dir parole di questo che m'era avvenuto, perchè mi parea che fosse amorosa cosa a udire; e però ne dissi questa canzone: Donna pielosa e di novella etate, Si mosse con paura a pianger forte : Ed appressarsi per farmi sentire. E qual dicea: perchè si ti sconforte ? Chiamando il nome della donna mia. E rotta si dall'angoscia e dal pianto, Pregava l'una l' alira umilemente; Che vedestù, che tu non hai valore? |