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Queste sono le generazioni di Fares. Fares generò Esron: Esron sì generò Aram: Aram si generò Aminadab: Aminadab si generò Naasson: Naasson generò Salmon: Salmon si generò Booz: Booz si generò Obed: Obed si generò Isai: Isai generò David.

LEGGENDE SPIRITUALI. Copiosissime sono le sacre leggende volgarizzate presso che tutte con maggiore o minor fedeltà dal latino nel secolo XIV. La più ricca collezione a stampa è quella procuratane dal Manni, Firenze, 1731-32, in sei volumi; e per copia di testi ad essa succede la Collezione di leggende ined. scritte nel buon secolo della lingua tosc., data in luce nel 1855, Bologna, Sassi, vol. 2, da FRANC. ZAMBRINI. Una compilazione bene ordinata è quella a cura di I. DEL LUNGO, della quale comparvero due soli volumi (il primo contenente i Padri del deserto, il secondo i Martiri, Firenze, Barbèra, 1863), e che avrebbe dovuto raccogliere il fiore di tutto l'antico tesoro leggendario italiano. Per altre leggende pubblicate sparsamente, vedi ZAMBRINI, Opere volg. a stampa. - Diamo ad esempio di questo genere, la Leggenda del paradiso terrestre, sulle cui origini e ramificazioni è da vedere GRAF, Miti, leggende e superstiz. del m. ero, Torino, Loescher, 1892, vol. I; quella di Giuda, ove sono evidenti reminiscenze del racconto mitologico di Edipo (vedi A. D'ANCONA, La leggenda di Vergogna e quella di Giuda, Bologna, Romagnoli, 1869; CREIZENACH, Judas Iscarioth in legend. u. sag. d. mittelalt., Halle, 1875, e ConSTANS, La légende d'Edipe dans l'antiq., au moyen âge, et dans les temps modern., Paris, 1881); quella dell'Albero della Croce, su cui è da vedere MUSSAFIA, Sulla leggenda dell'Alb. della Cr., Vienna, tip. di Corte e di Stato, 1869, e W. MEYER, Vita Adae et Evae, München, Franz, 1879. In generale poi, per tutta la produzione leggendaria, si può consultare A. MAURY, Essai sur les légendes pieuses du moyen âge, Paris, Ladrange, 1843, e il discorso di G. BASTIA, premesso alla citata collezione zambriniana.

Leggenda del Paradiso Terrestre. Lo Paradiso deliciano si è in terra in questo mondo nelle parti di Oriente, suso uno monte altissimo sopra tutti altri monti e sopra tutto il mondo terreno: del qual Paradiso nascono quattro fiumi li quali cercano tutto il mondo,' li quali hanno nome Tigris, Eufrates, Gion e Fison. E allato di uno di questi fiumi, il quale ha nome Gion, era un monastero di monachi, grandi amici di Dio, e facevano veramente vita angelica. Ora avvenne che una fiata andando tre monachi di questo monastero per l'orto

1 Si volgono per tutte le parti del mondo.

di questo monastero spaziando,' pervennero alla ripa di Gion, e lavaronsi li piedi e le mani. In questo, videro venire giuso per lo detto fiume uno ramo di uno arbore, molto variato di colori bellissimi; e aveva foglie di colore, l'una dell'oro, l'altra dello argento, l'altra dello azzurro, e l'altra era verde; e così erano variate di colori: lo quale ramo era pieno di pomi e di frutti bellissimi e molto amorosi da mangiare. Allora questi monachi presero quello ramo, e guardavano la bellezza sua, e laudavano e glorificavano il nome e la possanza di Dio di così maravelioso arbore; e pensando e guardando quella rama così maraveliosa e bella, e contemplando ciascheduno infra loro medesimi, cominciarono a lacrimare, considerando le grandissime cose di Dio, e dicevano infra loro medesimi: Veramente è santo quello loco donde quello ramo venne. E pensando sopra ciò e lacrimando ciascheduno, riguardava l'uno all' altro e diceva: Di che piangi tu? Rispondevano: Io piango della grande immaginazione e contemplazione che ho nell' anima mia, pensando e contemplando lo loco donde venne questa rama; credo chivi sia Dio con li angeli suoi. E allora ciascheduno disse, lo simigliante pensiero era nell' anima sua. E disse uno di questi monachi: Vogliamo noi andare in quello santo loco, suso per la ripa di questo fiume, tanto che Dio ne conduca a quello santo loco? Risposero li altri: Andiamo, e moviánci al nome di Dio. Andorsene cosi subitamente, senza la parola del suo abbate : tanto erano infiammati e presi dell' amore di Cristo! Andando suso per la ripa del fiume, trovarono l'erbe tutte piene di manna; e di quella mangiavano, la quale era la più dolce e saporosa cosa di questo mondo. Ed ebbero fatica di andare in uno anno là; 2 e trovarono arbori pieni di pomi dolcissimi e suavissimi da mangiare, che toccavano terra d'intorno intorno. Onde andavano con tanta dolcezza e diletto di animo, che quasi non toccavano terra. Quando giunsero appresso del monte, suso il quale era lo Paradiso deliciano, cominciarono a udire lo canto delli angeli del Paradiso. Tutti furono pieni di allegrezza, e in grande desiderio andavano. E questo monte era tutto inarborato d'arbori di diverse maniere, li quali arbori erano pieni di pomi dolcissimi e dilettevoli e suavissimi da mangiare, e erano maraveliosi da vedere; e tutto era pieno di erbe sante, fiorite e di maraveliosi colori, e di diversi meraveliosi odori. Lo quale monte era alto per spazio di cento miglia. E andavano con tanta allegrezza, che giunsero sullo monte che non sentirono quasi niente; e presto furono appresso della porta dello Paradiso; e la porta era serrata, e videro l'angelo cherubino in sulla porta, ch' ei la guardava con una

1 Passeggiando.

3

2 E faticarono un anno per giungere là.
3 Non provarono quasi fatica e stanchezza.

spada di fuoco in mano. E questi monachi si posono a sedere appresso della porta, e guardavano l'angelo cherubino; e avéno tanto dolcezza e gaudio ne loro cuori e ne loro animi a guardare lo detto angelo, che non si ricordavano più di questo mondo nè dell' altro: tanto grandi erano le altissime bellezze e le maravelie di quello angelo! E così stettero alla porta, guardando lo angelo cinque di e cinque notti. Pareva la faccia di questo angelo come la luce del sole. L'angelo parla a loro e dice: Che volete voi? Risposero li monachi: Noi vorremmo venire là dentro, se vi piace, a star tre di o quattro. E la porta si fu incontanente aperta; e questi santi monachi entrano dentro. E incontinente che furono dentro, udirono lo suono della rota del cielo che si volgeva; lo quale suono era di tanta dolcezza e suavitate e di tanto diletto, che quasi non sapevano lo sito dove erano, anzi si posono a sedere dentro della porta: tanto erano allegri e dilettosi di quello suono della rota del cielo! E così stando in grande allegrezza, videro venire verso loro due massari bellissimi e bianchi come la neve, e avevano la barba e i capelli fino a terra: e questi erano Elia e Enoc, santi padri, li quali pose Dio nel Paradiso deliciano a ciò che vivessero infin' alla fin del mondo, per render testimonianza della morte di Gesù Cristo, suo unigenito figliuolo. E dissero a questi tre monachi: Che fate voi qui ? Risposono li monachi : Noi siamo venuti per vedere questo santo loco. Allora dissero li santi padri Elia e Enoc: Rendete grazia e laude al nostro Signore Gesù Cristo, che vi ha donato la grazia e dono così magnifico di essere venuti in questo santo loco; poichè giammai non ci venne uomo di carne nato, ma anime purgate ci vennero e glorificate. Ma poichè piace a Dio nostro Signore, noi vi meneremo mostrando per tutto le grandissime glorie e ammirabili cose del Paradiso santo, tante e tali che lingua non le potrebbe narrare nè cuore immaginare. E pigliarono per mano quelli santi monachi e menaronli per lo Paradiso, mostrandoli li grandi doni di Dio e le maraveliose cose che 'l dolce Gesù aveva fatte. E andando guardando e cercando lo Paradiso, udirono li dilettosi suoni e lo amoroso canto delli angeli del cielo: allora quasi volsero cadere 2 per la grande dolcezza suavissima di quello canto angelico; e alzavano li occhi e la mente e le mani a Dio, rendendo grazie e laude a lui. E poi videro una fontana viva: chi beve di quella acqua non invecchia mai, e chi è vecchio, torna all'etade di trenta anni. E videro l'arbore del bene e del male, per lo quale noi fummo tutti perduti e del quale mangiò Adamo ed Eva. E anche videro l'arbore della nostra salute, dello quale si parti lo legno della Santa Croce: e a questo santo legno questi mo

1 In sembianza di massari; ma forse è da leggere, come più sotto, messeri. 2 Stettero quasi per cadere.

nachi s'inginocchiarono e fecero grande riverenzia, e adorarono Dio con grande pianto. E poi videro uno altro arbore, che chi mangiava de' suoi pomi, giammai non moriva. E poi videro quattro fontane; e di ciascheduna usciva uno fiume il quale cercava il mondo. E poi videro una fontana lunga e larga per spazio di miglia cinque, piena di molti pesci, li quali cantavano di e notte quando udivano il canto del Paradiso; e era si dolce canto, che lingua umana non potrebbe narrare. E poi videro l'arbore della gloria, lo quale era si grande che gittava intorno i rami per lo spazio di un miglio; e le foglie erano d'oro, e erano grandi a modo di foglie di fico, e li suoi pomi parevano lavorati e confettati per maravelia: di tanta dolcezza e di tanto diletto e suavitate a mangiare, che non si potrebbe dire. Lo quale arbore era pieno di uccelli piccoli; e aveano penne rosse come carbone di foco acceso, e parevano lucerne appese, e cantavano tutti ad una voce, sì che parevano veramente angeli del Paradiso celestiale. E così facevano a tutte ore del di; e tanto era dolce e suave quello canto, che ogni mente umana si sarebbe addormentata; e laudavano la corte del Paradiso ogni ora del di. E poi quelli santi padri Elia e Enoc menarono quelli santi monachi alla porta del Paradiso, e dissero a loro: Andate e tornate al vostro monastero, imperciocchè Dio creatore che vi creò vi chiama. Risposero li monachi: Oh, messeri, mercede vi chiamiamo, ch'e' vi piaccia di lassarne stare qui quindeci di. E facevano grandissimo pianto, e gittavansi in terra in ginocchione, e dicevano alli santi padri: Non è ancora otto di, che noi venimo qui. Risposero li santi padri : Voi siete qui dimorati settecento anni. Allora li monachi cominciarono più fortemente a piangere, e levavano al cielo li occhi e le mani e la mente, laudando e glorificando la potenzia e sapienzia del verace Dio, e dicevano: O dolce Gesù Cristo, dappoichè questo loco terreno è tanto suave e dilettevole, or dunque che de' essere la vita beata, ove tu dimori visibilmente con la tua dolce madre? O dolce Gesù Cristo, quanto de'essere lo gaudio e la allegrezza a vedere li cori delli tuoi santi, e a vedere le schiere e le legioni delli Angeli e delli Arcangeli e delle Potestadi e delli Principati! or che allegrezza dee essere a vedere li cori de'Cherubini e Serafini, e a vedere le legioni de' Santi e delle Sante! O dolce Gesù Cristo, ci veniremo noi lassuso a quel tuo regno beato? Risposero li santi padri Elia e Enoc: Andate con la grazia di Dio, e in breve tempo voi anderete in quello regno di vita eterna. Risposero li santi monachi: Come può essere che noi siamo stati qui settecento anni? imperciocchè a noi pare essere di quella medesima etade, che noi erámo quando noi venimmo qui. Risposero li santi padri : Voi avete mangiato di quello pomo dell' arbore che non lassa invecchiare; e avete bevuto dell' acqua santa della fontana che fa ritornare la

vecchiezza in gioventude; e siete dimorati in questo santissimo loco, in lo quale avete udito alquanto della gloria di vita eterna. Imperciò andate al vostro monasterio. Risposero li monachi: O santi padri, trovaremo vivi li nostri compagni? Risposero li santi padri Li vostri compagni e li vostri fratelli sono vivi in vita eterna; ma li corpi loro sono fatti terra e cenere, già passati settecento anni: è rinnovato e riformato lo vostro monasterio di gente nova, sette fiate morti e rinnovati; e sette etadi sono dipoi passate che voi vi partiste. Risposero li monachi: Quelli che mo`lì sono nel monastero non ne vorranno ricevere, e non crederanno che noi siamo stati monachi di quello monasterio; or come faremo noi? Risposero li santi padri: Voi darete a loro questo signale: direte a loro che cerchino in lo altare maggiore, e troveranno lo libro missale su lo quale sono scritti tutti li monachi di quello monasterio da mille anni in qua, e troveranno scritto lo nome vostro e l'ora il di el mese e l'anno e lo tempo che voi partiste per venire qua. E poi darete loro questo altro signale: che in capo di quaranta di voi subito sarete fatti cenere, e di voi non si vederà carne nè ossa; e le anime vostre andaranno a riposarne nel santo riposo di vita eterna, e li angeli del cielo verranno visibilmente per le anime vostre. Allora questi santi monachi ripieni di allegrezza cominciarono a piangere, ed uscirono fuori del Paradiso deliciano, e renderono grazie e mercede e onori alli santi padri. E poi si partirono con grande allegrezza, e giunsero allo monasterio, e trovarono la porta aperta; e andarono in la chiesa, e gittaronsi in ginocchioni dinanzi all'altare, piangendo laudando e magnificando la grande potenzia di Dio, che aveva dato a loro grazia di ritornare a morire a casa loro. E a queste parole vennero tutti li monachi di quello monasterio, e dissero a questi tre monachi: Che andate voi facendo? Ed elli gli dissero il perchè. E lo abate gli disse: Voi dite che siete di questo monasterio; e noi ci siamo già è passato ottanta anni, e giammai non vi abbiamo visti nè cognosciuti. Dunque perchè dite voi cotali bugie? Risposero li tre monachi: Di questo monasterio, prima che voi siate monachi, ci siamo stati dinanzi da voi, e ci partimmo di questo monasterio già sono settecento anni passati, e andammo al santo Paradiso deliciano; e li nostri compagni e fratelli sono morti, e poi è rinnovato sette volte di gente nova. E acciò che voi il crediate, cercate in lo altare maggiore, e troverete il libro missale che vi è dentro, e troverete il memoriale dove noi siamo scritti, e vedrete lo di e l'ora e 'l mese e l'anno che noi ci partimmo. Quando lo abate e tutti li altri monachi udirono dire queste parole, si si fecero grandissima maravelia e senza alcuna dimoranza andarono e cercarono in lo altare, e trovarono come quelli tre monachi erano partiti, e trovarono come era settecento anni che erano par

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