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Ugo sapeva che andava più ratta che saetta di balestro. Ugone, in capo di due dì, vidde il destriere che tutto tremava per la fame, e lui similemente; cominciò a dire: Noi siamo in tale lato, che ci è l'acqua profonda, e non abbiamo erba nè orzo nè biada; io non so consigliare come la faremo; io non so che farmi! E così dicendo, la nave s'accostò a proda a una costa d'uno monte; Ugo presto col cavallo uscì di nave, e vedendola ferma poi, prese la spada, e fece un palo di legno, e voleva attaccare la nave; ma innanzi che lui si rivoltasse a lei, ella si dipartì dalla riva, e ritornossi per la via che venne. Ugo ringrazio Iddio; e fatto alquanto d'erba colla spada al cavallo, e alquanto pasciutosi, e lui con esso, di radici d'erba, montò a cavallo; e rimirando attorno, non vide se non diserti; nè alcuna magione vide. Allora pregò Iddio divotamente, che l'aiutasse.

Rimontato a cavallo Ugo, non vedeva se non selve; e montò il poggio che aveva innanzi; e giunto in sul poggio, vide nella valle fumicare certo fumo piccolo; maravigliossi molto, e disse: Io non credo che in questa parte sia uomo nato! E calando il poggio, non quasi ito, che vidde nella valle grande quantità di gente, che tutti gli parevano d'età di tre anni; ed erane tutta quella valle piena. Santa Maria! disse Ugo, chi ha qui lasciati tanti pitetti fantini? Ma quando questa gente, ch'erano piccinacoli, viddono Ugo, parve loro gran maraviglia, e cominciarono tutti a stridere e a fuggire e entrorono tutti in caverne sotto terra, dove eglino abitavano. Ugo spronò verso loro il cavallo, e gridava: Non abbiate paura! ma eglino, via più ismarriti, più forte fuggivano; il perchè Ugo in poco d'ora non ne vedeva nessuno, e maravigliossi che egli non vedeva uomo che lo potessi domandare che gente era questa; e poi s'abbattè a una di quelle caverne, ed entròvi dentro, e non vi vide nulla da mangiare; e cercando tutta la caverna, vidde piangere dua di questa gente, che gli parevano due femine. Ugo parlò loro in molti modi, ma elleno no' lo intendevano; il che Ugo vedendo, fe' sembiante di mangiare. Quando egli si misse il dito in bocca, le donne lo 'ntesono, e presto si levarono tutt' e due, e andorono in un'altra spelonca, e apportarono quattro panetti d'erba e di spezierie, ed erano grandi come un fondo di bicchiere l'uno. Molto gli parve secco questo pane a Ugo; nondimeno lo prese, e segnollo e mangionne; il quale era di tanta sustanza, che tutto rimase Ugo confortato e satollo; il che vedendo, ne dette uno al cavallo, e simile gli fece; e poi bevve dell'acqua d'una fonte, molto bella e buona; e dipoi, ch'era già sera, messe il cavallo in una di quelle caverne, e entrov vi anche lui, e dormì insino alla mattina. E, venuta la mattina, si levò; e uscito della caverna, subito quelle genti gli furono dintorno. Ugo, per

1 Piccoli.

l'onore, con cenni gli ringraziava, ma eglino niente intendevano, e facevano la maggior festa a Ugo, tra loro, di salti e di risa, che mai si vedesse, e tutti abbaiavano come fanno i cani, e facevano molti inchini. Ugo faceva le maggiori risa del mondo, veggendo i loro atti e festa che faceano tra loro: egli erano tutti pilosi, e vestiti di pelle, e in più luoghi si vedeano loro le carni. Ugo si fece dare per cenni alcuno di que' panetti, e poi per quelle selve prese suo cammino. -(Dall' Ugone d'Alvernia, ed. cit., cap. XXXIV-V.)

ANONIMO. Questa lettera che si riferisce al gran moto dei flagellanti bianchi, che sorse in Italia nel 1399, è di un fattore di Salnello di messer Bartolomeo Panciatichi, e fu inserita da ser Luca di ser Bartolomeo da Pistoia nella sua ancora inedita Istoria della venuta dei Bianchi. La pubblicò primamente il LAMI nelle sue Lezioni di antichità toscane, Firenze, Bonducci, 1766, p. 634, donde lo ZAMBRINI la riprodusse nella dispensa XX della Scelta di curiosità letterarie, Bologna, Romagnoli, 1862.

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Onorevole Maggiore.

La Compagnia dei Bianchi (1399). Iddio, che al presente mette la sua pace nel mondo, vi conceda quella grazia di fidarvene. Io vi fo questa per avvisarvi di quello è avvenuto qua, e di questa grazia che al presente occorre. El principio fu, che dicendosi qua tal cosa de' Bianchi di maggio, noi ce ne facevamo beffe; e dipoi ce ne capitò all'uscita di agosto, tredici; ed io mi partii del fondaco, e andai con loro fino a Santo Pietro, e molto ci inteneri; vero è, che per molti se ne fu fatto beffe di loro veduta. E poi a dì sette di questo, vi entrò il conte Niccola dell' Anguillara con una grande gente; e fu tra loro molte femmine grande ordine aveano e molta devozione, massime del conte, che era iscalzo e col crocifisso in mano. Io ero nel palazzo del papa, per alcuno caso occorso a Salvadore; e il papa volse parlare al conte, e parlato che ebbe il papa col conte, io domandai messer Ambrogio dal Fiesco, che era stato presente a quello, che il papa aveva ditto al conte. Esso mi disse, che egli li domandò, quale cagione lo aveva indutto a questo fatto. Esso conte rispose, che di questi Bianchi capitò nella sua terra: io allora me ne feci beffe, e nondimeno andai con loro a Sutri; e viddi al crocifisso, che io porto in mano, gittare vero sangue per lo costato; del che compunto, io e li miei abbiamo per questo fatto così; e altra cagione non mi indusse. Fu licenziato; e partironsi il medesimo di molti romani. Dipoi il lunedì di Nostra Donna, seguendo le paci, dentro entrò il conte Francesco suo fratello, che già fu a nostro soldo; e con lui la moglie e li figliuoli

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SCRITTORI VARI.

e' suoi terrazzani: e feceno altresì moltissime paci. Entrovvi il dì medesimo Coluza di Monterano e li suoi vassalli. Questo fu nostro capitano, e fu quello tagliò il capo a' baroni franzesi. Questo commosse meglio a divozione per lo modo tenne. E introcci il dì anco altri gentiluomini e baroni con grande divozione, e iscarcerarono il medesimo di tutti li prigioni laici secolari, per qualunque ragione si fossero detenuti e usò di dire il Senatore, che se dicesseno a lui: Vattene o venga, che esso se ne anderebbe; chè non saprei chi potesse riparare alle loro domande. Andò la sera a notte il bando, che si mostrerebbe il sudario martedì; e così fu fatto: e fuvvi grande moltitudine di popolo, che chiamarono misericordia più volte; e grande compunzione seguì alli animi delli uomini. Dipoi volle dare il papa la benedizione; e di già aveva esso cominciato a benedire, che, venendo il conte Niccola e li altri da Santo Pietro in piazza cantando la loro lauda, il papa ristette; e particolarmente li udi cantare; e, in mentre che cantavano, più volte si commosse e venne in una tenerezza e pianto evidente a tutti. Ricevuto che ebbono tutti la benedizione, essi fecero scarcerare tutti li preti e tutti i prigioni dalle prigioni de' chierici; e mirabili casi vi avvenne; ma sarebbe troppo lungo a dire. Tutto dì poi, doppo mangiare, entrarono dentro quelli da Monte Fiasconi, e le loro donne, le quali cantavano la lauda con tanta dolcezza, che era cosa di paradiso; e molti la notarono: e simile entrarono il dì altri di molte terre dattorno, ognuno con divozione: écci fatto sicuro per tutto, chè da xv di in là, s'andava con gran dubbio delli mali che si facevano. Andò il bando martedì sera, che s'aprirebbe il Salvatore stamane, e mostrerebbensi le teste di s. Pietro e di s. Pavolo, e in sullo altare di santo Pietro si porrebbe le reliquie loro, che hanno, e' santi: e simile ogni cosa notabile si mostrerebbe: e così s'è fatto: ed io mi ritrovai a santo Giovanni, e viddi il tutto; e sarebbe cosa notabile a dire la divozione e la moltitudine del popolo Bianco: tutta Roma fa la detta penitenza. E noi fiorentini dobbiamo domattina insieme cominciare in Santo Celso, e ivi pigliare l'abito e fare questa benedetta penitenza, secondo ci concederà messer Domenedio. Salvadore attende oggi di sua mano a fare le veste. Tornando io da santo Giovanni riscontrai gli Orvietani, che si dice che erano diecimila, che erano entrati dentro con molto ordine e divozione e abbondavane tanti, che è cosa mirabile: e dà questo da pensare a molti. L'auditore del papa va a pricissione con certi che 'l seguono; e similmente messer Giovanni Acciaioli, e molti altri cortigiani. Messer Nicola Orsini è partito con MD romani, ed è ito inverso Tagliacozzo.

1 Il paese è tutto tranquillo e quieto, laddove quindici giorni innanzi ec.

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SECOLO XIV.

- SCRITTORI VARI.

Stanotte in sulla mezza notte si levò uno grande romore di miracoli; si dicevano appariti a Santa Maria a Campo di Fiore, e a Santo Agnolo; e tutta Roma con tutti lumi in mano; e molti ignudi, frustandosi con grande pianto, e chiamare misericordia. Andammovi Salvadore ed io; la calca era grandissima: e fu ora, che vorrei essere stato altrove: di questi miracoli non vo' dire più oltre. Molti ci se ne narrano; a me basta vedere il mondo commosso chiedendo misericordia e pace; e vedere seguire tante paci, e così spesso seguire la misericordia e cose maravigliose. Iddio ci aiuti tutti. In Roma a dì X di settembre MCCCLXXXXVIIII.

FINE DEL PRIMO VOLUME.

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