I' Archivio Senese sembrerebbe ancor vivo nel 1319 e negoziante in cuojami. [V. su di lui A. D'ANCONA, C. A. da Siena, poeta umorista del sec. XIII, in Studj di crit. e stor. letter., Bologna, Zanichelli, 1880, p. 105 e seg.] Ritratto burlesco di Neri Piccolino degli Uberti. Quando Ner Piccolin tornò di Francia Che gli uomin gli parevan topolini Or è per lo suo senno a tal condotto, Ond' io metterei il cuor per un fiorino, Della propria miseria. I ho si poco di quel ch'i' vorrei 2 Chè s'i' andassi al mar, non crederei Però malinconia non prenderaggio, Indifferenza della sua amata. La mia malinconia è tanta e tale, 1 Mala ventura, affettando di francesizzare. Quella per cui m'avvien, poco ne cale, Ma questa è la risposta ch'ho da lei: Ch'ella non cura s'i' ho gioie o pene Men d'una paglia che le va tra' piei Mal grado n'abbi Amor, che a lei mi diede! CHIARO DAVANZATI. Prese parte alla battaglia di Montaperti (1260), ed era già morto nell' '80, nè altro si sa di lui (v. NOVATI, in Giorn. Stor. Letterat. ital., V, 404). Come poeta, esce già dalla via trita della maniera provenzaleggiante, e di lontano prelude a nuove forme, se non altro, per certa schiettezza di dettato. Le sue rime, novanta fra canzoni e sonetti, alcuni de quali in corrispondenza con altri rimatori del suo tempo, sono conservate nel cod. vat. 3793, e riprodotte nelle cit. stampe delle Rime volgari, ec. [V. su di lui CASINI, nella Rivista crit. della lett. it., I, 71.] L'amata non è donna, ma angelo. Non me ne maraviglio, donna fina, Ond' io credente sono, ogni fiata Bellezza suprema dell' amata. La splendiente luce, quando appare, 1 dechina, si abbassa, diminuisce; raffina, più mi par perfetto; femina incarnata, donna viva. then th Cotanto ha di virtude il suo guardare, Tanto sormonta e passa il suo valore. E l'altre donne fan di lei bandiera, stward bearer A Firenze. Ahi, dolce e gaja terra fiorentina, Qualunque ha più saver, ti tien reína. Lo re Fiorin ci spese sua potenza: Conti e marchesi, principi e baroni: Cessati fuor d'orgoglio e villania, Acciò che fossi de l'altre maggiore.2 Vêr sua parte, com' fossi più piacente. I bei costumi dal fior della gente, Da' savi il convenente, In pianeta di Leo più sicura; Di piacimento e di valore ornata, Diletto d'ogni bene ed abbondosa, 1 Adesso, immediatamente; passa, supera ogni altra cosa; assempro, per servirsi del suo bel volto come immagine tipica di bellezza, e mostrarla alle genti. 2 Fiorino, favoloso edificatore di Firenze; in sua seguenza, al suo seguito; Gentil, nobili; Cessati fuor, forse i lontani, remoti, esenti da ogni ec. 3 Ver sua parte, dal canto suo; San Giovanni ti concesse la sua immagine; il convenente, l'esser tuo. Ahimè, Fiorenza, ch'è a rimembrare Lo grande stato e la tua franchitate freesms. set as Disposta ed abbassata, ed in penare 1 evil bec L'un l'altro, t'hanno messa in bassitate. J E lo pregio el valore e la franchezza? Credo che dorme e giace in mala parte. Fra li tuoi figli, tormentato sia.1 Fiorenza, posso dire che se' sfiorita, Chè chi non s'aumilía Già sua bontà non puote esser gradita. Anzi se disonrata ed aunita Ed hai perduta vita, Chè messa t'ha ciascuno in schiavonia. . **) Da l'un tuo figlio data, Per l'altro consumare e dar dolore, E per l'altro, a segnore Se oramai, e doneràgli il fio. Non val chiedere a Dio Per te mercè, Fiorenza dolorosa.2 Avarizia, pigrezza e lussura; E ciaschedun che 'n te ha pensamento Di Dio non han paura, Ma sieguon sempre disiar tormento. I piccoli e i maggiori Hanno altro in cor, che non mostran di fuora. Per contrario lavora Onde il signore Iddio, pien di pietate, Per sua nobilitate Ti riconduca a la verace via.3 (Rime volgari, III, 67.) franchitate, libertà; Disposta, cangiata; in fedeltate, in feudo; rio portare, rei portamenti; bassitate, in basso. 2 aumilia, umilia; aunita, vituperata; in schiavonia, in schiavitù ; data.... a segnore, ora a Manfredi ora a Carlo; doneràgli il fio, gli concederai l'omaggio feudale di vassallo. 3 in tua statura, nel tuo stato; Per contrario lavora, travagliati a far il contrario. COMPIUTA DONZELLA. Nulla si sa di questa poetessa. Riferiamo di lei due sonetti, dove fra mezzo alle frasche solite della maniera provenzaleggiante, è pure qualche accento, che parte dal cuore. Quanto al suo proposito di rendersi monaca, è contraddetto da altro suo sonetto, di ringraziamento ad un ignoto, forse maestro Torrigiano, che le aveva diretto gran lodi: esso così si conchiude: Chè d'Amor sono, e vogliolo ubidire. (Rime volg. ec., V, 214.) Lamento amoroso. Alla stagion che il mondo foglia e fiora, Ed in servir ciascun traggesi innanti, E tienemi sovente in forte doglia: Ed io di ciò non ho disio nè voglia, Propositi di vita contemplativa. Lasciar vorría lo mondo, e Dio servire, Però che veggo crescere e salire Ed ancor senno e cortesia morire, E lo fin pregio e tutta la bontate; Nè stare al mondo per mia volontate. Membrandomi che ogn' uom di mal s'adorna, Di ciaschedun son forte disdegnosa, E verso Dio la mia persona torna. Lo padre mio mi fa stare pensosa, Chè di servire a Cristo mi distorna: Non saccio a cui mi vuol dar per isposa. JACOPONE DA TODI. Ser Jacopo Benedetti nacque a Todi circa il 1230, e fu dottor di legge; ma mortagli improvvisamente in una festa la moglie Vanna da lui molto amata, si diede tutto 1 marrimenti, tribolazioni. |