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Ch'ogni mio spirto comincia a fuggire,

4

Se da voi, donne, non son confortato. *

Anche in questo Sonetto tratta il Poeta il subietto che ha trattato ne'tre precedenti. Col nome di Dante fu primamente pubblicato dall' edizion Giuntina a c. 20 retro, e col nome di lui vedesi nel Codice Laurenziano 40, Plut. XL.

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Donna pietosa e di novella etate,
Adorna assai di gentilezze umane,

Era là ov' io chiamava

2

spesso Morte. Veggendo gli occhi miei pien di pietate, 3 Ed ascoltando le parole vane,

4

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E qual dicea perchè si ti sconforte?
Allor lasciai la nova fantasia,"

Chiamando il nome della donna mia.

Era la voce mia si dolorosa,

E rotta si dall' angoscia e dal pianto,
Ch' io solo intesi il nome nel mio core; $
E con tutta la vista vergognosa, 9
Ch'era nel viso mio giunta cotanto,
Mi fece verso lor volgere Amore.
Egli era tale a veder mio colore,

8

Che facea ragionar di morte altrui : 10
Deh confortiam costui,

Pregava l'una l'altra umilemente ;
E dicevan sovente :

Che vedestù, 11 ché tu non hai valore?
E quando un poco confortato fui,

12

Io dissi donne, dicerollo a vui.
Mentre io pensava 13 la mia frale vita,
E vedea il suo durar com'è leggero,
Piansemi Amor nel core, ove dimora;
Per che l'anima mia fu si smarrita,
Che sospirando dicea nel pensiero :
Ben converrà che la mia donna mora.
Io presi tanto smarrimento allora,
Ch'io chiusi gli occhi vilmente gravati ;
Ed eran si smagati 14

Gli spirti miei, che ciascun giva errando:
E poscia immaginando, 15

Di conoscenza e di verità fuora,

Visi di donne m'apparver crucciati, Che mi dicien : morrati pur, morrati. 18 Poi vidi cose dubitose molte 17

Nel vano immaginare, ov'io entrai;
Ed esser mi parea non so in qual loco,
E veder donne andar per via disciolte, 18
Qual lagrimando, e qual traendo guai, 19
Che di tristizia saettavan foco.

Poi mi parve veder appoco appoco
Turbar 20 lo sole ed apparir la stella, 21
E pianger egli ed ella ;

Cader gli augelli volando per l' are,
E la terra tremare;

22

Ed uom m'apparve scolorito e fioco, Dicendomi Che fai? non sai novella? Morta è la donna tua, ch' era si bella. Levava gli occhi miei bagnati in pianti,

E vedea, che parean pioggia di manna,
Gli Angeli che tornavan suso in cielo,
Ed una nuvoletta 23 avean davanti,
Dopo 24 la qual gridavan tutti: Osanna;
E s'altro avesser detto, a voi direlo. 25
Allor diceva Amor: più non ti celo;
Vieni a veder nostra donna che giace.
L'immaginar fallace

Mi condusse a veder mia donna morta ;
E quando l'ebbi 20 scorta,

Vedea che donne la covrian d'un velo;
Ed avea seco umiltà si verace, 27

Che parea che dicesse : io sono in pace.
Io diveniva nel dolor si umile,

Veggendo in lei tanta umiltà formata,
Ch'io dicea Morte, assai dolce ti tegno;
Tu dei omai esser cosa gentile,

Poiché tu se' nella mia donna stata,

E dei aver pietate, e non disdegno:
Vedi che si desideroso vegno

D'esser de' tuoi, ch' io ti somiglio in fede.
Vieni, che 'l cor ti chiede.

Poi mi partia, consumato ogni duolo;

E, quando io era solo,

Dicea, guardando verso l'alto regno:

Beato, anima bella, chi ti vede.

Voi mi chiamaste allor, vostra mercede. 29

23

Una donna compassionevole, e d'età giovanile (era costei consanguinea di Dante), adorna assai d'umane gentilezze, si trovava presso al letto, ove Dante si stava, ritenuto da grave infermità. Vedendo ella pieni d'affanno gli occhi del suo congiunto, ed ascoltandone le parole tronche e vuote di senso, poichè farneticava, si diede pel timore a piangere fortemente. Ma altre donne, che pel piangere di colei s'accorsero dello stato in cui Dante trovavasi, si appressarono ad esso, e lo svegliarono. Quindi egli riavutosi alcun poco, raccontò loro la visione che aveva avuta farneticando, la quale si fu, che gli parea

fosse morta Beatrice, e credea vederne il corpo giacente, cui donne dolenti e scarmigliate cuoprivano d' un velo, mentre l'anima sen volava al cielo, accompagnata da moltitudine di Angeli. Questo è il subietto della presente Canzone, i sensi della quale potranno esser meglio compresi, leggendo le tre pagine, che nel libro della Vita Nuova ad essa precedono.

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2

E poi vidi venir da lunge Amore
Allegro si, che appena il conoscia;
Dicendo or pensa pur di farmi onore;
E'n ciascuna parola sua ridia :

3

E, poco stando meco il mio signore,
Guardando in quella parte, onde venia,
Jo vidi monna Vanna e monna Bice,"
Venire inver lo loco là ov'i' era,

5

L'una appresso dell' altra meraviglia :

E si come la mente mi ridice,

Amor mi disse questa è Primavera,

6

E quella ha nome Amor, 7 si mi somiglia.

Un'altra sua fantastica visione descrive Dante in questo Sonetto. Gli sembrò di vedersi venire incontro Amore tutto giulivo, il quale gli accennasse due vaghissime femmine, che in quel punto sopravvenivano. L'una era Beatrice, la donna sua; l'altra era Giovanna, la donna del di lui primo amico Guido Cavalcanti (Vita Nuova).

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1

Tanto gentile, e tanto onesta pare
La donna mia, quand' ella altrui saluta,
Ch'ogni lingua divien tremando muta,
E gli occhi non ardiscon di guardare.
Ella sen va, sentendosi laudare,
Benignamente d'umiltà vestuta; 2
E par che sia una cosa venuta

Di cielo in terra a miracol mostrare.

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