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le ultime parole, cioè, con bei costumi, perchè forse non li avea neppur egli. 10 Costruisci: Che fanno altrui gentili per ischiatta, ch'è stata lungamente in grande ricchezza.

11 Intendi: Ma a chi considera il vero sembra vilissimo colui, il quale, nella condotta degli avi, avendo scorto il cammino, ha deviato da esso, ed è divenuto similissimo a chi fosse morto e pur camminasse, cioè a dire, similissimo a chi, avendo cessato d'esser uomo, andasse qual bestia vegetando sulla terra. La lezione e l'interpunzione che ho adottata in questi tre versi, è autorizzata dalla dichiarazione che ne fa Dante stesso nel Convito.

12 Intendi: Similmente andò errato l'Imperator Federigo nella sua definizione.

13 Perocchè vili son di lor natura. Ed essendo vili, consegue, che per loro viltà sono contrarie a nobiltà. E qui s'intende viltà per degenerazio

ne,

la quale alla nobiltà s'oppone. (Tratt. IV, cap. 10).

14 Poi, poichè, chi pinge figura, non la può porre, se non può esser lei, perchè, nullo dipintore potrebbe porre alcuna figura, se intenzionalmente non si facesse prima tale, quale la figura esser dee (loc. cit.)

15 Per lor discorrimento, pel loro dileguarsi, vale a dire per la loro perdita, non si sface, non si disfà, non vien meno.

16 Nè di vil padre scenda Nazion, nè che da un padre ignobile discenda una famiglia ec.

17 Par che s' offenda, par che si confuti di per se stessa.

18 Diffinendo con esso, poichè nella loro definizione dicono che a nobiltà si richiede tempo.

19

Ancor segue.... che siam tutti gentili ovver villani. Così disse Boezio:

Omne hominum genus in terris

Simili surgit ab ortu:

Unus enim pater est,
Unus qui cuncta ministrat
Mortales igitur cunctos
Edit nobile germen, etc.

20 I lor diri, come i lor parlari, i loro discorsi, infinito sostantivato. Così dice altrove A danno nostro e delli nostri diri.

21 In questi versi vuol significare, che ogni virtù morale proviene da una sola radice, cioè, da quella principale virtù che fa l'uomo felice nella sua vita operativa, e questa l'abito della nostra buona elezione, il quale sta in mezzo al troppo ed al poco, secondo quell'antico dettato, in medio consistit virtus.

22 Ch' en, ch' enno, che sono, voce verbale che si conserva tuttora nelle nostre campagne.

23 Per supposto, qualche Codice ha presupposto.

24 Cosi Giovenale, che altrove è pur citato da Dante, disse: Nobilitas sola est atque unica virtus. 25 La Stella, il Sole.

26 E converso, al contrario, viceversa. È un latinismo, ed uno di quegli avverbii i quali, come e contrario, ex opposilo, ab æterno ec., erano da' nostri antichi, e più particolarmente da' prosatori, intromessi nelle loro scritture volgari. Cosi Matteo Villani: esempio di mirabile carità intra padre e figliuolo ed

e converso.

27 E noi in donne, ed in età novella, ed in persone d' età giovanile, Vedem questa salute, la gentilezza, poichè in esse (dice Dante) la vergogna è buona e laudabile; la qual vergogna non è virtù, ma certa passion

buona.

28 Il perso, il color turchino.

29 Nessun si vanti, Dicendo: per ischiatta i' son con lei, cioè, colla nobiltà, vale a dire io son nobile; imperocchè Qui genus laudal suum, aliena laudat, Seneca; ed Ovidio: Et genus et proavos et quæ non fecimus ipsi, Vix ea nostra voco.

30 Que' c' han tal grazia fuor di tutti rei, quelli, che scevri d'ogni colpa (o come dice Dante senza macola di vizio) hanno una tal grazia.Reo qui vale realo, colpa, come nel

l' Inf., IV, 40: Per tai difetti, e non per altro rio, Semo perduti, ed altrove.

31 Ben posta, cioè, disposta in ogni sua parte perfettamente.

32 Adorna. Altri testi leggono acconcia, e così legge, e vuol che si legga, il Trivulzio, quantunque a me sembri migliore la prima lezione. In ambedue i casi, la voce è peraltro adoperata non come nome, ma come verbo, significante ornare, abbellire. 33 Senetta, voce latina, senettù, vecchiezza.

errore. Qualche Codice legge: Contra gli erranti, mia Canzon, n'andrai. 37 La donna nostra, la Filosofia morale.

38 Non le tener il tuo mestier coverlo, non le nascondere il tuo officio.

39 Dell'amica vostra, cioè, della vera Nobiltà, amica della Morale e della Virtù.

40 Riesce affatto inutile e inconcludente quello che dice l'Arrivabene (pag. CCXXXIII), cioè, che i sensi

34 Dell'altrui prode, dell'altrui prò, della filosofica Canzone Le dolci rime dell' altrui utilità.

35 La vita umana, secondo Dante, dividesi in quattro parti: l'adolescenza, la gioventù (virilità), la senettù (vecchiezza), il senio (decrepitezza).

36 Contra gli erranti, mia, tu te n' andrai, cioè, o mia Canzone, tu te n' andrai contra coloro che sono in

sono consentanei agli espressi nella prosa del Convito, ove leggesi che la stirpe non fa nobili le singolari persone, ma le singolari persone fanno nobile la stirpe, inquantochè il tratt. IV del Convito fu scritto appositamente dall' Alighieri per ispiegare i filosofici sensi di quel suo poetico componimento.

CANZONE XVII.

Poscia ch' Amor del tutto m' ha lasciato,

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Ma perocchè pietoso

Fu tanto del mio core,

Che non sofferse d'ascoltar suo 2 pianto;

Io canterò cosi disamorato

Contr' al peccato,

Ch' è nato in noi di chiamare a ritroso 3

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Per che son certo, sebben la difendo
Nel dir, com' io la 'ntendo,

Ch' Amor di se mi farà grazia ancora.
Sono, che per gittar via loro avere

Credon capere,

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6

là, dove gli buoni stanno ;

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Ma lor messione a' buon non può piacere,
Perché 'I tenere

Savere

9

fora, e fuggirieno 'l danno,

Che s' aggiunge allo inganno

Di loro e della gente,

C' hanno falso giudizio in lor sentenza.

Qual non dirà fallenza

10

Divorar cibo, ed a lussuria intendere?
Ornarsi, come vendere

Si volesse al mercato de' non saggi?

Che 'l savio non pregia uom per vestimenta,

Perché sono ornamenta,

Ma pregia il senno e gli gentil coraggi. 11

Ed altri son, che per esser ridenti,

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Da quei che so' ingannati

Veggendo rider cosa,

Che l'intelletto ancora non la vede. 12

Ei parlan con vocaboli eccellenti ;

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Ma come al furto il ladro,

Così vanno a pigliar villan diletto;

Non però che in donne è così spento
Leggiadro portamento,

Che paiono 15 animai senza intelletto.
Non è pura virtù la disviata;

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O d'abito che di scienza tiene. 16

Dunque s'ell' è in cavalier lodata,
Sarà causata,

Mischiata di più cose; perchè questa
Convien che di se vesta

L'un bene, e l'altro male:

Ma virtù pura in ciascuno sta bene.
Sollazzo è, che convene

Con esso Amore, e l'opera perfetta :
Da questo terzo retta

18

È leggiadria, ed in suo esser dura,

17

Siccome il Sole, al cui esser s'adduce
Lo calore e la luce,

Con la perfetta sua bella figura.

Ancorché ciel con cielo in punto sia,

Pur leggiadria

19

Disvia cotanto e più quant' io ne conto;

Ed io che le son conto,

Mercè d'una gentile,

Che la mostrava in tutti gli atti sui, 20

Non tacerò di lei, chè villania

Far mi parria

Si ria,

ch'a' suoi nemici sare' giunto : 21

Per che da questo punto

Con rima più sottile

Tratterò il ver di lei, ma non so a cui. 22

Io giuro per colui,

Ch' Amor si chiama, ed è pien di salute,
Che senza oprar virtute,

Nissun puote acquistar verace loda :
Dunque se questa mia materia é buona,
Come ciascun ragiona,

Sarà virtute, e con virtù s' annoda. 23
Al gran pianeta é tutta simigliante,
Che da levante

Avante, infino a tanto che s' asconde,
Con li bei raggi infonde
Vita e virtù quaggiuso

Nella materia si, com'è disposta :
E questa, disdegnosa di cotante
Persone, quante

Sembiante

· portan d' uomo, e non risponde

Il lor frutto alle fronde,

Per lo mal c' hanno in uso,

Simili beni al cor gentile accosta ;
Che in donar vita è tosta 25

24

Col bel sollazzo, e co' begli atti nuovi,
Ch' ognora par che trovi ;

E virtù per esempio ha chi lei piglia.
O falsi cavalier, malvagi e rei
Nemici di costei,

Ch' al prence delle stelle 26 s'assimiglia.
Dona e riceve l'uom, cui questa vuole,
Mai non sen duole; 27

Né 'l Sole, 28

per donar luce alle stelle,

Né per prender da elle

Nel suo effetto aiuto;

Ma l'uno e l'altro in ciò diletto tragge:
Già non s' induce ad ira per parole,

Ma quelle sole

Ricole,

che son buone; e sue novelle 2o

Tutte quante son belle:

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