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DIO.

Sparger quest' ampie sfere al centro intorno
E di spirti sublimi ornar il cielo ;
Temprar degli elementi il vario zelo
E'l mondo far con la lor guerra adorno;
Dar la luna alla notte, il sole al giorno,
Stender nell' aria delle nubi il velo;
Frenar i venti, e far ch'or caldo or gielo
Doni alla terra della copia il corno :
Dar corso a fiumi in questa e 'n quella parte;
Ornar l'uom d' intelletto e di parole;
Dar vita, senso, e moto agli animali ;
Delle tue man son opre altere e sole,

Signor, onde a noi ciechi egri mortali
Mostri il tuo sommo amor la forza e l'arte.
G. FIAMMA.

DIO PRINCIPIO MEZZO E FINE
DI TUTTE LE COSE.

Teco è il Principio, e Tu il Principio sei
Primo ed Eterno onde ogni ben dipende ;
Tu il gran Padre de' Lumi onde discende
Di raggio in guisa ciò che formi e crei.
Tu sei l'ultima meta, e il cammin prende
Verso di Te, quanto di Te sol bei;
E quasi fiamma alla sua sfera ascende
Da questi abissi tenebrosi e rei.

E poichè a Te, senza di Te non sale

Cosa creata, e il suo sentier non vede;
Tu sei la via, Tu le dai moto ed ale,

O sommo ben, da Te ogni ben procede,
Qual dall' ampio Oceàn fiume reale
Vien dal mar, muove al mar, in mar sen riede.

COTTA.

LA PROVIDENZA DI DIO.

Qual Madre i figli con pietoso affetto

Mira, e d'amor si strugge a lor davante,

E un bacia in fronte, ed un si stringe al petto,
Uno tien sui ginocchi, un su le piante;
E mentre agli atti, ai gemiti, all'aspetto,
Lor voglie intende sì diverse e tante,

A questi un guardo, a quei dispensa un detto,
E se ride, o si adira è sempre amante;

Tal

per noi Provvidenza alta infinita

Veglia, e questi conforta, e quei provvede,
E tutti ascolta, e porge a tutti aita;

E se niega talor grazia, o mercede,

O niega sol perchè a pregar ne invita,

O negar finge, e nel negar concede.

VINCENZO FILICAJA.

IL RAVVEDIMENTO.

Dal Pellegrin, che torna al suo soggiorno,
E con lo stanco piè posa ogni cura,
Ridir si fanno i fidi Amici intorno
Dell' aspre vie la più lontana, e dura.
Dal mio Cor, che a se stesso or fa ritorno,
Così dimando anch' io la ria ventura,
In cui fallaci il raggiraro un giorno
Nella men saggia età Speme, e Paura.

In vece di risposta egli sospira,

E stassi ripensando al suo periglio,

Qual chi campò dall' onda, e all' onda mira:
Pur col pensier del sostenuto esiglio

Ristringo il freno all' Appetito, e all' Ira.
Che 'l prò de 'mali è migliorar consiglio.

CARLO MARIA MAGGI.

SONNET.

Scorn not the Sonnet; Critic, you have frown'd,
Mindless of its just honours; with this key
Shakspeare unlock'd his heart; the melody
Of this small lute gave ease to Petrarch's wound;
A thousand times this pipe did Tasso sound;
With it Camoëns soothed an exile's grief;
The Sonnet glitter'd a gay myrtle leaf
Amid the cypress with which Dante crown'd
His visionary brow; a glow-worm lamp,

It cheer'd mild Spenser, call'd from Faery-land

To struggle through dark ways; and, when a damp

Fell round the path of Milton, in his hand

The Thing became a trumpet; whence he blew
Soul-animating strains-alas, too few!

WORDSWORTH.

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