Sayfadaki görseller
PDF
ePub

dei secoli XV e XVI, un anello mancante nella storia del l'eresie, un membro di società segrete, uno scrittore in gergo, vile, doppio, e nascondentesi; lui che, bene o male, più o meno giustamente od ortodossamente, ma certo apertissimamente sempre scrisse ed operò. Povero Dante! tanti secoli dopo morto ti tocca la medesima sorte che in vita: niuno tanto ti nuoce come i tuoi mal veggenti amici.

САРО III.

PAPA BENEDETTO XI. TENTATIVI DI RIPATRIARE
PER PACE O GUERRA.

(ANNO 1304)

Morto e quasi ucciso nel modo detto papa Bonifazio, fu pochi giorni dopo eletto a successore di lui un buon frate Domenicano d'umili natali e dolci virtù, Benedetto XI. Fu in tutto il migliore, se non il solo politicamente buono fra' papi contemporanei di Dante; ed affrettiamoci a dirlo, non fu mai tocco dall'ira Dantesca. Era, come avvenne sovente dei papi, elezione correggitrice delle azioni del predecessore. Così è ritratto dal Muratori, tal compendiatore de' contemporanei che ben si può citare fra essi. «Non era egli nè guelfo nè ghibellino, ma pa>> dre comune; non seminava ma toglieva le discordie; >> non pensava ad esaltar parenti, non a procacciar mo»> neta, e più all' indulgenza che al rigore era portato il >> benigno animo suo (a) ». Certo era questa miglior indole da paciere, che non quella del magnanimo peccato

(a) Mur. ann. all'anno 1304. Conf. con Dino p. 509.

[ocr errors]

re; e Benedetto pacificatosi con li Colonna e con Francia, si rivolse a Firenze, uno de' fuochi di discordia. Mandovvi di Perugia a legato il cardinale Ostiense Niccolò da Prato, frate predicatore ancor esso « di piccioli pa»renti, ma di grande scienza, grazioso e savio, ma di progenie ghibellina », ondechè fu spedito ad istigazione de' Bianchi e Ghibellini, e giunse a Firenze, addi 10 marzo 1834 (a). Nella quale intanto come già i Guelfi vittoriosi s'eran divisi tre anni innanzi, così ora la parte Nera vincitrice s'era di nuovo suddivisa. Messer Corso Donati, non mai contento, era a capo de' grandi naturalmente malcontenti finchè durasse la maggioranza de' popolani. E messer Rosso della Tosa era a capo di questi, che Dino chiama il popolo grasso e Giovanni Villani i buoni huomini di Firenze (b). Sono a vedere nel primo le nuove liste di famiglie accostantesi quinci o quindi alle nuove parti, come già si trovano poche pagine addietro tra la Bianca e Neri. E come già quelle del 1301 erano più o meno pendenti a' fuorusciti Ghibellini, così queste del 1304 si distinguevano principalmente per più o meno di mansuetudine ai fuorusciti Bianchi. Messer Corso, o per il nuovo parentado con Uguccione della Faggiola (c), per la ragione solita d'accostarsi a que' di fuori chiunque si sente men forte addentro, ad ogni modo era per la pace. Il cardinale ricevuto in Firenze con rami d'ulivo e con gran festa «riposato alcuni di domandò balìa dal popolo » di poter costringere i cittadini a pace; la quale fu con» cessa perfino a' calen di maggio 1304, e poi prolungata » per un anno (d) ». Incominciò con far pace tra i divisi addentro; diede uffizi ai partigiani di messer Corso e fecelo esso capitano di parte Guelfa, che come s'è veduto in

[blocks in formation]

0

più luoghi, era ufficio di grande importanza.Addì 26 d'aprile principalmente « raunato il popolo sulla piazza di » santa Maria Novella, nella presenza de' signori fatte mol>> te paci si baciarono in bocca per pace fatta; e contrat» ti se ne fece...... E tanto parea che la pace piacesse » a ognuno, che vegnendo una gran piova niuno si par» tì..... I fuochi furono grandi, le chiese suonavano.... » ma il palagio de' Gianfigliazzi che per la guerra facea » gran fuochi, la sera niente fece, e molto se ne parlò per » li buoni ». Diceano: non era segno di pace (a). Finalmen>> te il cardinale tanto li umiliò con dolci parole che lo lasciarono chiamar sindaci, cioè deputati de' fuorusciti a trattar pace con quelli d'addentro. Due per parte ne nomina Dino; il Villani dice che furono dodici per parte, ma non li nomina (b).

E fra questi non nominati congetturò un biografo che pur fosse Dante. Ma prima, non ce n'è memoria; poi, se fosse vero tal suo ripatriare quantunque temporario, certo ne sarebbe qualche cenno nella Commedia, che dà tutte le fasi principali dell' esilio. Bensì lo troviamo in un documento autentico, uno dei dodici consiglieri adunati un mese dopo in Val d'Ambra nel castello di Gargonza per dirigere i trattati e gli apparecchi di guerra della parte; e si può congetturare, che anche poco innanzi que' medesimi consiglieri pur dirigessero i negoziati con Firenze (c). Ad ogni modo vedesi così tornato Dante dal suo primo rifugio di Verona, e tornatone non solo in buon accordo con sua parte ma uno de' capi di essa ; ond' è chiaro che qualunque fossero i suoi interni disprezzi ei non s'era per anco diviso da essa. Bastante e troppa mutazione di parte fece Dante una volta; non gliene aggiugniamo due altre,

(a) Degno invece di segno dice con evidente errore l'edizione muratoriana p. 511.

(b) Vill. p. 402.

(c) Leon. Aret. p. 50. Veltro p. 71.

facendolo senza necessità nè documento, dividersi e tornare a' suoi.

A quel 1 di maggio che fu più volte fatale a Dante, e osservabile in Firenze che dal festeggiarlo più o meno si giudicava della tranquillità e felicità de' cittadini, narra qui il Villani che come al buon tempo passato del tranquillo e buono stato di Firenze si fecero questa volta le solite brigate e feste «a gara l'una contrada dell' al>> tra ciascuno che meglio sapea e potea. Infra le altre, >> come per antico aveano per costume quelli di Borgo »s. Friano di fare più nuovi e diversi giuochi, si manda>> rono un bando per la terra: chi volesse saper novel» le dell'altro mondo dovesse essere al di di calen di mag»gio in sul ponte alla Carraia e d'intorno all' Arno. Ed » ordinarono in Arno sopra barche, e navicelle palchi ; e » fecionsi la somiglianza e figura dello inferno, con fuo>> chi ed altre pene e martori con uomini contraffatti e >> demonia, orribile a vedere, e altri i quali aveano figura >> d'anime ignude; e mettevanli in quelli diversi tormenti >> con grandissime grida e strida e tempesta la quale parea » odiosa cosa e spaventevole a udire e vedere. E per lo » nuovo giuoco vi trassono a vedere molti cittadini; e il » ponte pieno e calcato di gente, essendo allora di legna» me, cadde per lo peso con la gente che v'era suso. On>> de molta gente vi morìo, e annegò in Arno, e molti se »ne guastarono la persona; sì che il giuoco da beffe tor» nò a vero, com'era ito il bando, che molti per morte » se n'andarono a saper novelle dell' altro mondo, con >> gran pianto e dolore a tutta la città, che ciascuno si >> credea avere perduto o figliuolo o fratello. E fu questo >> segno del futuro danno che in certo tempo dovea avve» nire alla nostra città, per lo soperchio delle peccata dei » cittadini (a). » Da questo fatto nacque poi la favola, che Dante n'avesse presa l'idea del poema, del quale noi ve(a) Vil. p. 403.

demmo la vera origine tredici anni addietro. Altri argomentarono, che all'incontro dal poema divulgato avessero i Fiorentini presa l'idea della festa. Ma il poema qual' è, non era certo pubblico nè fatto ancora, nemmen la prima cantica; benchè non è impossibile che il gran pensiero di esso e i primi canti, o saggi latini, fossero già noti e famosi. Ad ogni modo vedesi qui, ciò che sempre delle opere grandi, com' esse concordino col pubblico gusto. La pretensione di scrivere per la posterità sola è propria di coloro che poi non ci arrivano; i veri grandi scrivono senza questi freddi calcoli, per impeto e bisogno di parlar alla propria generazione, la quale riconoscente li tramanda ai posteri poi.

Del resto il malaugurio cominciò a verificarsi presto. Un appressarsi a Monte Accianico dei Bianchi e Ghibellini che tornarono dal soccorso di Forlì mise sospetto nei reggitori di Firenze (a). Rosso della Tosa capo della parte popolare addentro metteva indugi e ostacoli a' negoziati. Addì 6 maggio l'esecuzione della pace universale che solo poteva farsi con ripatriamenti e accomunamenti d'uffici, fu commessa al cardinale stesso e quattro uomini potenti ma forestieri, e probabilmente lontani; messer Mastino della Torre da Milano, messer Antonio da Fostierato da Lodi, messer Antonio de' Brusciati da Brescia, e messer Guidotti de' Bagni da Bergamo. Certo non era questo modo da conchiuder nulla. Poi « i contrari alla volon>> tà del papa feciono tanto con false parole che rimosso» no il cardinale da Firenze, dicendogli: Monsignore! an»zi che andiate più avanti con l'esecuzione della pace, » fateci certi che Pistoia ubbidisca; perchè facendo noi » pace, e Pistoia rimanesse co' nostri avversari, noi sa» remmo ingannati ». Pistoia origine della divisione dei Bianchi e Neri era la sola città di Toscana rimasta Bian.

(a) Dino p. 511-Vill. p. 402.

« ÖncekiDevam »