Sayfadaki görseller
PDF
ePub

350

CAPO IX.

DANTE A PARIGI E IN INGHILTERRA. RODOLFO, ALBERTO AUSTRIACI, ARRIGO VII DI LUCIMBURGO IMPERADORI.

(ANNI 1308-1311 aprile)

140 E se il mondo sapesse il cor ch'egli ebbe Mendicando sua vita a frusto a frusto, Assai lo loda e più lo loderebbe.

PARAD. VI.

Finito l'Inferno e lasciatolo a fra Ilario, partissi Dante secondo ogni probabilità, nell'anno 1308, di Lunigiana per Parigi. Passò per le due riviere: di che è chiara reminiscenza quel passo in sul principio del Purgatorio; ove nomando i due punti estremi di quella marina dice:

149

Tra Lerici e Turbia la più diserta
La più rotta ruina è una scala

etc.

PURG. III. (a).

e quell' altro, dove accenna come una delle più scoscese la discesa di Noli (b). Quinci poi andando a Parigi, ei non potè passare altrove per Provenza; e molto probabilmente per la via antica e nuova e quasi sola di Avignone, la Babilonia allor tanto invisa ai buoni Italiani, la sede del Guasco Clemente V. Non se ne trova cenno nè reminiscen

(a) Vedi nell' Ediz. Miner. la ragione della lezione qui riferita. (b) Purg. IV, 25.

za nel poema; ma imaginerà ciascuno facilmente la turba di pensieri e passioni, che dovettero, pur passando, destarsi nell'antico ambasciador fiorentino in corte pontificia, ora esule e ramingo; nel poeta destinatosi oramai a correggere sua età. Ad ogni modo, così abbiamo, narratici dal Boccaccio quel massimo viaggio e poi il soggiorno dell' esule in Parigi. « Poichè vide da ogni parte chiu» dersi la via alla tornata, e più di dì in dì divenire vana » la sua speranza, non solamente Toscana, ma tutta Ita» lia abbandonata, passati i monti che quella dividono » dalla provincia di Gallia » (cioè gli Appennini delle due riviere fino a Provenza) « come potè se n'andò a Parigi, » e quivi tutto si diede allo studio e della teologia e del» la filosofia; ritornando ancora in sè dell' altre scienze, >> ciò che forse per gli altri impedimenti avuto se n'era » partito. E in ciò il tempo studiosamente spendendo, av» venne che ec. (a) ». Chiaro è qui; Dante riprese con nuovo ardore la vita studiosa, dirigendola alle opportu nità delle due cantiche restanti, nelle quali tante prove si trovano di tali studii. Ed altri particolari aggiunge il Boccaccio più giù. « Fu ancora questo poeta di maravi>> gliosa capacità e di memoria fermissima e di perspicace » intelletto; intanto che essendo egli a Parigi, e quivi so>> stenendo in una quistione de quolibet che in una scuo>>la di teologia si faceva, quattordici quistioni da diversi » valentuomini, e di diverse materie cogli loro argomenti » pro e contra fatti dagli opponenti, senza mettere tem» po in mezzo raccolse e ordinatamente come poste era» no state recitò quelle ; poi quel medesimo ordine se» guendo, sottilmente solvendo e rispondendo agli argo>> menti contrari; la qual cosa quasi miracolo da tut>> ti i circostanti fu reputata (b) ». Ancora dice altro

[blocks in formation]

ve, che in Parigi « spessissime volte entrò nello studio e » sostenne conclusioni sopra tutte le scienze contra tutti, >> che seco voleano disputare o fargli opposizioni (a) ». E Benvenuto da Imola : « avendo in gioventù vacato alla » filosofia naturale e morale in Firenze, Bologna e Pado»va, in età più matura e già esule diedesi alla sacra Teo» logia in Parigi. Dove tanto splendore acquistò, che ve>> niva dagli uni chiamato poeta, dagli altri filosofo, da>> gli altri teologo (b) ». Nè a tali testimonianze aggiungeremo una terza del Boccaccio (c), o quelle del Villani (d), od altre posteriori (e); tutte inutili dopo quella capitale del Boccaccio nato pochi anni dopo nel 1313, e che intorno al 1320 fu condotto a Parigi dal padre itovi per affari di mercatura. Frequenti erano allora in quella capitale i viaggi de' mercanti italiani; dei quali pur resta memoria nel nome d' una delle vie più mercantili di essà, detta via dei Lombardi. E così Dante vi potè ritrovar molti compatriotti; ma che la vita di lui vi fosse molto diversa, e probabilmente disgiunta e solitaria ei si può argomentare dallo scopo tanto diverso di suo viaggio; ed ancora per una particolarità aggiunta da un abbreviatore della vita del Boccaccio, che quegli studi di Dante in Parigi « furono non senza gran disagio delle cose oppor» tune alla vita (f) ». Finalmente, una non dubbia reminiscenza di tutto ciò veggono tutti in quel luogo del Paradiso dove s. Tommaso, il maggior lume già esso me

(a) Geneal. degli Dei XIV, 11.

(b) Murat. Ant. Ital. Tom. 1, 1036, C. (c) Lett. a Petr. Ediz. Min. V, 133.

(d) Rer. Ital. XIII, p. 508.

(e) Jacopo Filippo da Bergamo Cron. L. XIII (eit. da Arrivab. p. 161) che prolunga il soggiorno di Parigi fino al 1313 che vedremo impossibile. Domenico di messer Bandino d' Arezzo citato dal Pelli p. 132.

(f) Ed. Miu. Tom. v, p. 15.

desimo della scuola di Parigi, additando a Dante i sommi dottori di quelle scienze, gli dice:

133

136

Questi onde a me ritorna il tuo riguardo
È il lume d' uno spirto, ch'in pensieri
Gravi, a morire gli parve esser tardo.
Essa è la luce eterna di Sigieri,

Che leggendo nel vico degli strami
Sillogizzò invidiosi veri.

PARAD. X.

Aggiungono i commentatori, questa via degli strami essere l'antica Rue des fouarres (presso alla piazza Maubert); così detta, perchè non v' essendo allora banchi alle scuole, gli studenti vi portavano paglia o fieno, e lo mutavano e portavano d'erbe odorose nelle solennità. Per quella via dunque andò, su quello strame sedette, impoverito e stentando il nostro grand' esule studioso. Era avversario, era sdegnoso disertore della parte guelfa francese, e nemico personale de' reali di Francia, ch' ei s'apparecchiava a vituperare o già vituperava scrivendo; ondechè non fa meraviglia quella povertà di lui, forse in parte volontaria. E certo la povertà vera, amara a tutti, più amara a chi non crebbe in essa, e più ancora in città attiva e doviziosa dovette far sentire a Dante alcuna delle amarezze, delle quali sono probabile reminiscenza i versi recati in fronte al presente Capitolo. Ma vedesi ivi insieme quella consolazione di gloria sperata, che sorge naturalmente negli animi forti, e principalmente negli studiosi. Necessità prima e troppo superiore a quella di ogni agio, erano per un Dante gli studii; e di questi era fin d'allora liberale Parigi. Anche ai nostri dì vedemmo là rifuggire altri esuli; ed alcuni come Dante, poveri uditori là sedere ricevendo la medesima liberalità; altri portati da una liberalità or maggiore a' seggi di profes

sore, distribuir quindi la scienza ed ai compatriotti e compagni, ed insieme agli ospiti loro.

Se fu, ei fu poi certamente di Parigi, che Dante andò in Inghilterra, non ne abbiamo se non un cenno, pur del Boccaccio; il quale in una epistola poetica a Petrarca dice, che Dante visitò Parisios dudum extremosque Britannos (a). Aggiunse altri poi ch' ei fu là all'università d'Oxford; ma è di quelle congetture in che non istà nulla per il sì e nulla per il no. Nè ci fermeremo noi qui come abbiam fatto nei paesi d'Italia ove Dante ebbe interessi politici, a narrare lo stato dei principio dei popoli di Francia od Inghilterra; non facendo noi una storia dei tempi, ma una vita di Dante. Basti a guida di memoria rammentare che regnavano allora, in Inghilterra Odoardo II frai Plantageneti, e in Francia sempre il medesimo Filippo il Bello, il nemico di Bonifazio e troppo amico di Clemente V. Nel 1307 ottenne quegli da questo la condanna dei Templari, e li mandò sul patibolo appunto negli anni 1309 e seguenti; ondechè Dante dovette essere testimone di tutta quella tragedia, e (quantunque l'università da lui frequentata vi partecipasse) vituperarla in quei versi contro Filippo il Bello, dove dopo aver narrato lo strazio di Bonifazio, egli aggiugne:

91

Veggio il nuovo Pilato si crudele

Che ciò nol sazia, ma senza decreto
Porta nel tempio le cupide vele (b).

PURG. XX.

In tutto il Purgatorio è pieno di memorie di Francia, ed anche di parole francesi.

Ma noi siamo affrettati di rivolgerci anzi a Germania

(a) Ed. Min. v. 133.

(b) Benchè, quel senza decreto sembra riferirsi più alle usurpazioni sulle decime, che non a questa autorizzata dal papa.

« ÖncekiDevam »