Sayfadaki görseller
PDF
ePub

E per novi pensier cangia proposta; Sì che del cominciar tutto si tolle; 40 Tal mi fec' io in quella oscura costa

Perchè, pensando consumai la 'mpresa, Che fu nel cominciar cotanto tosta. 43 Se io ho ben la tua parola intesa,

Rispose del magnanimo quell' ombra, L'anima tua è da viltade offesa, 46 La qual molte fiate, l'uomo ingombra, Sì che d'onrata impresa lo rivolve, Come falso veder bestia, quand' ombra. 49 Da questa tema acciocchè tu ti solve, Dirotti, perch' io venni, e quel che 'ntes i Nel primo punto, che di te mi dolve. 52 lo era in tra color che son sospesi, E donna mi chiamò beata e bella,

Tal che di comandare io la richiesi. 55 Lucevan gli occhi suoi piú che la Stella; E cominciommi a dir soave e piana, Con angelica voce, in sua favella;

58 O anima cortese Mantovana,

Di cui la fama ancor nel mondo dura,
E durerà quanto 'l moto, lontana:
61 L'amico mio, e non della ventura
Nella diserta piaggia è impedito

Si nel cammin, che volto è per paura;

64 E temo che non sia già si smarrito,

che i dubbi venuti anche dopo nell'atto di riprenderlo definiti

vamente.

49. Qui incomincia la seconda parte della prefazione, della ragione dell'opera che apre l'adito ai più intimi arcani dell'anima di D.

53 74. Ecco Beatrice il principal personaggio, lo scopo primo del poema; e con qual melodia veramente celestiale ne parla, e la fa parlare! E non sarebbe sua vera Beatrice! Ci è amore in ogni sillaba.-E sua favella non è il fiorentino, od altra lingua umana, come fu pedantemente chiosato; ma la favella unica, diversa da tutte l'altre della donna amata.

Ch' io mi sia tardi al soccorso levata, Per quel ch'i' ho di lui nel Ciel udito. 67 Or muovi, e con la tua parola ornata,

E con ciò che ha mestieri al suo campare,
L'aiuta sì, ch' io ne sia consolata.
70 I' son Beatrice, che ti faccio andare;
Vegno di loco ove tornar disio:

Amor mi mosse, che mi fa parlare.
73 Quando sarò dinanzi al Signor mio,
Di te mi loderò sovente a lui;
Tacette allora, e poi comincia' io:
76 0 Donna di virtù, sola per cui

L'umana specie eccede ogni contento Da quel ciel ch' ha minori i cerchi sui; 79 Tanto m'aggrada 'l tuo comandamento, Che l' ubbidir, se già fosse, m'è tardi:

Più non t'è uopo aprirmi 'l tuo talento. 82 Ma dimmi la cagion, che non ti guardi

76-78 Ed ecco qui ed al verso 103 caratterizzata più che niun altra la sola allegoria (se anche tal debba dirsi) adombrata sotto Beatrice. Intendi bene prima, che CONTENTO è qui per contenuto; ed il contenuto sotto il cielo minore o della luna è ogni creatura terrena; ondechè qui dice D. che Beatrice è donna di virtù, signora (non figura) della sola virtù per cui l'uomo supera ogni creatura quaggiù, cioè la cognizione di Dio; lo che ei ripete in altre parole al verso 103 dicendola LODA DI DIO VERA, e nell' Inf. X, 131 dicendola QUELLA IL CUI BELL'OCCHIO TUTTO VEDE. Così facendo D. non trasformava sua donna altrimenti che tanti altri poeti ed amatori.-Così facendo D. non trasmutava freddamente sua donna in teologia; ed aveva lei motrice alla cognizione di tutto SECOLO IMMORTALE, lei Guida a tutte LE BEATE GENTI, a tutti i cieli, non a quello solo del sole ov'è confinata la teologia. E così intendendo intenderemo parecchie altre allegorie od alJusioni.

82-93. Primo esempio di quegli scioglimenti di difficoltà inerenti al soggetto, di che abbonda tutto il poema; e che pochi e brevi nell' Inferno e nel Purgatorio vi sono fonti di nuove bellezze, ma che troppo frequenti e troppo lunghi nell'ultima Cantica, intralciano ad ogni passo l'andamento poetico.

Dello scender quaggiuso in questo centro
Dall' ampio loco, ove tornar tu ardi?
85 Dacchè tu vuoi saper cotanto addentro,
Dirotti brevemente, mi rispose,

Perch' io non temo di venir qua entro. 88 Temer si dee di solo quelle cose,

Ch' hanno potenza di fare altrui male;
Dell'altre no, chè non son paurose,
91 I' son fatta da Dio, sua mercè, tale,
Che la vostra miseria non mi tange,

Nè fiamma d'esto 'ncendio non m'assale.
94 Donna è gentil nel Ciel, che si compiange
Di questo 'mpedimento ov' io ti mando,
Sì ché duro giudicio lassù frange.

94. Sia lode al Tommaseo per averci data la prima interpretazione della DONNA GENTIL, che sia soddisfacente; ed è così bella, chiara e feconda d'alta bellezza in tutto il poema, che credo bene sarà l'ultima.-La donna gentil la quale FRANGENDO IL GIUDICIO DI DIO chiama Lucia, che chiama poi Beatrice stessa in aiuto a D. è Maria Vergine. 1. La divozione a lei di Beatrice è notata da D. nella Vita Nova. Lo signore di questa gentilissima, cioè lo signore della giustizia, chiamò questa nobile a gloriare sotto l'insegna di quella reina benedetta Virgo Maria, lo cui nome fue in grandissima riverenza nelle parole di questa beata Beatrice (Vita N. p. 53). Onde si vede che Beatrice gloriava sotto l'insegna di Maria Vergine.2. E di fatto nella CANDIDA ROSA circondante Maria Vergine nel paradiso è il seggio di Beatrice; ed a quello ella spicca il volo quando lascia D. (Parad. XXXI ), in quello egli la vede per l'ultima volta le mani giunte a pregar Maria Vergine per lui (Ib. XXXIII ). 3. La divozione di Beatrice a Maria Vergine è pur seguita da D.; che di lei canta tante volte nel poema, e fra l'altre quelle dove ricorda con tanto amore le preghiere a lei delle partorienti, 4. Nell' ultimo canto di tutto il poema s. Bernardo prega Maria Vergine che compia la visione di D. colla vi. sione di Dio; onde si vede che ella è la motrice di tutta la visione. Quindi già basterebbero queste prove estrinseche al canto presente a provare con probabilità che la DONNA GENTIL prima mossasi in aiuto a D. è Maria Vergine. Ma le prove di certezza abbondano poi dall' adattarsi meglio d'ogni altra, od anzi sola questa interpretazione a quanto segue.

96. DURO GIUDICIO LASSU' FRANGE non può esser detto se non Vita di Dante.

43

97 Questa chiese Lucia in suo dimando. E disse: or abbisogna il tuo fedele

Di te, ed io a te lo raccomando.

100 Lucia, nimica di ciascun crudele,

di colei, a cui fa dir D. da s. Bernardo (Parad. XXXIII, 14).

Che qual vuol grazia e a te non ricorre

Sua disianza vuol volar senz'ali.

97-100. QUESTA CHIESE LUCIA, La DONNA GENTIL non ebbe mestieri di muoversi, non si mosse per parlare a Lucia. E di fatto si veda,per intendere bene tuttociò, come sedessero in paradiso Maria Vergine, Lucia e gli altri santi lor vicini (Parad. XXXII, 31, e 111 138). Sedono dunque in cerchio Maria Vergine con a manca Adamo, Mosè e sant' Anna, santi dell'antica legge in mezzo e in faccia s. Giovanni Battista il quale separa così quelli dai santi della legge nuova, s. Pietro (presso a Maria) s. Giovanni Evangelista e Lucia. Quindi si vede che nessuna DONNA era vicina a Lucia tranne S. Anna, e Maria Vergine: il dubbio sulla DONNA GENTIL non potrebbe dunque essere che tra l' una e l'altra: ma non essendovi ragione di credere che sia s. Anna, e tante all'incontro di credere Maria Vergine, resta certo che è questa.

Quanto a Lucia stessa, tutti gli espositori ne fanno la Grazia; e veramente i versi testè recati della preghiera di s. Bernardo (nota al verso 94) farebbero credere ciò. Ma non fu osserva ta una difficoltà, che risulta dal verso 98, ed è a parer mio insuperabile con questa interpretazione. Ivi D. dice sè stesso il fedele di Lu cia. Ora qual cristiano può essere così arrogante da dirsi il fedele della grazia? Dico la grazia in qualunque de'sensi distinti da'teologi? Non certo D. il quale si confessa così peccatore, che dell'invidia stessa (menomo de' suoi peccati) non ardisce dirsi puro, ma solamente men macchiato ( Purg). Non D. il quale s'arretra alla vista delle fiamme che debbono purgarlo del peccato di lussuria, e non le affronta se non al pensiero di ritrovare al di là la sua desiderata Beatrice; non D. che da questa si fa così vivamente rimproverare i proprii peccati. Quindi parmi che sia da cercare un'altra interpretazione a Lucia; e tanto più che qui la significazione allegorica è principale; non essendo ragione perchè santa Lucia la vergine martire protettrice della vista fosse messa in seggio così distinto in Paradiso, nè perchè ella, più che niun altro santo o santa fosse chiamata a soccorrer D. Ma se di nuovo si

Si mosse, e venne al loco, dov' io ́era,
Che mi sedea con l'antica Rachele;

103 Disse: Beatrice loda di Dio vera,

Che non soccorri quei, che t' amò tanto,

atten da alla situazione degli otto santi in Paradiso (e credo che il fastidio, o la stanchezza degli interpreti giunti al centesimo canto del poema gli abbia sola impediti di ben esaminare tutto ciò e trarne profitto) quella situazione ci darà una interpretazione naturale e indubitabile. Lucia è ivi l'ultima dei santi dal lato destro di Maria, il lato della legge nuova; e siede tra' due ss. Giovanni, il Battista e l'Evangelista; quello annunciatore della nuova legge, della nuova fede, questo che in tutto il suo vangelo continuamente chiama questa fede Lux. Ora che per Lux il poeta abbia detto Lucia o santa Lucia, ei parrà molto facile a chiunque siasi avvezzato a queste trasformazioni Dantesche; e tanto più che altri esempi se ne troverebbero forse nel culto de' santi, ed uno antichissimo di Costantino che dedicò il suo maggior tem pio bizantino a santa Sofia, o la divina sapienza. Parmi dunque poco o nulla da dubitare che qui Lucia sia per la Lux dell'Evangelista, cioè la fede cristiana - E vedasi poi quanto naturale ne segue tutto il rimanente. Maria Vergine volendo mandar Beatrice (come Beatrice, e come cognizione di Dio ) in aiuto a D., la manda non direttamente ma per mezzo della fede; D. è detto fedele di questa cioè fedel credente e non più, e ciò poteva dirsi Dante, di ciò poteva vantarsi e se ne volea vantar tanto più che era o credev asi perseguitato politicamente dal papa. E finalmente colla medesima intenzione recriminatoria e satirica, ei ricorda qui al verso 100, che la fede, la vera fede è nemica di ciascun crudele, nemica di quelle persecuzioni che si facevano a lui e agli altri Bianchi o Ghibellini, quelle a che di nuovo allude egli altrove nell'Inferno.

[ocr errors]

101. Lucia si muove per venire a Beatrice, perchè questa è in seggio quantunque altissimo, pur meno alto che gli otto santi, presso a Rachele. E Rachele nel Paradiso è la contemplazione di Dio, alla quale vedesi quanto opportunamente sia posta vicina Ja cognizione di Dio.

103. E così, subito dopo aver nominata Rachele, D. spiega più chiaramente che altrove mai il solo senso allegorico di Beatrice, dicendola LODA DI DIO VERA.

104. Ma D. torna subito al senso naturale di Beatrice dicendo ch'ei l'AMO TANTO: che così al passato non si riferirebbe bene a niun senso allegorico.

« ÖncekiDevam »