Ch'uscio per te della volgare schiera? 106 Non odi tu la pieta del suo pianto? Non vedi tu la morte, che 'l combatte Su la fiumana onde 'l mar non ha vanto? 109 Al mondo non fur mai persone ratte A far lor pro, ed a fuggir lor danno, Ch' onora te, e quei ch' udito l' hanno. Che del bel monte il corto andar ti tolse. 121 Dunque che è? Perchè, perchè ristai? Perchè tanta viltà nel cor allette? Perchè ardire e franchezza non hai, 124 Poscia che tai tre Donne benedette 105. Questo verso mette fuor di dubbio il nome poetico già acquistatosi da D. prima del poema, per mezzo de' versi giovanili. 108. Quantunque io non entri nelle lezioni dubbie (nè parmi sia da entrarvi in qualunque commento storico o puramente esplicativo, ad uso de' colti) parmi qui avvertire che mi scarto dalla lezione della Minerva, in che non veggo senso, e segno quella del Tommaseo, invece di ove leggendo la fiumana onde il mar non ha vanto. La quale poi certo è quella d'Acheronte, che come tutte l'altre d'inferno veggonsi sgorgar l'una nell'altra sotterra, e non nel mare. 113, 114. È il medesimo pensiero che quello del Tasso Sat che là corre il mondo ove più versi-Di sue dolcezze il lusinghier Parnaso, quasi dicesse Beatrice: tu Virgilio cogli allettamenti della poesia trarrai il mio D. dalla vita viziosa e delle parti, allo studio, al poema a me votivo, a me stessa che 'I trarrò poi a conoscere Dio, a bearsi in Dio, e così a salvarsi.-E così interpretando è chiaro, è splendido di continue bellezze quanto segue, che lasceremo perciò libero di commento. Curan di te nella corte del Cielo, E'l mio parlar tanto ben t' impromette? 127 Quali i fioretti dal notturno gielo Chinati e chiusi, poi che 'l sol gl' imbianca, Si drizzan tutti aperti in loro stelo ; 130 Tal mi fec' io di mia virtute stanca; E tanto buono ardire al cuor mi corse Ch'io cominciai, come persona franca: 133 O pietosa colei che mi soccorse; E tu cortese, ch' ubbidisti tosto 136 Tu m' hai con desiderio il cor disposto Ch'io son tornato nel primo proposto: 139 Or va ch' un sol volere è d' amendue ; Tu duca, tu Signore, e tu Maestro. Così gli dissi; e poichè mosso fue, FINE. 127. Questo verso, insieme con 56 del Parad. XXII è citato dal Libri (Hist. des Mathèmat. t. II, p. 175) come una delle belle osservazioni di scienza naturale fatte da D. INDICE DEI CAPITOLI. L'autore. Libro I.-Dante in Patria. VII. 19 I comuni italiani nei secoli XII e XIII. Firenze.-Maggiori, Nascita, e prime impressioni di Dante. Amore e poesia, in puerizia e adolescenza. La prima idea del poema. 34 La lingua e la poesia volgari.-I poeti e gli artisti italiani contemporanei di Dante. Studi, il trivio ed il quadrivio, la filosofia, la ragion civile, la lingua greca, Casella, Brunetto Latini. L'anno 1289, Ugolino, Carlo Martello di Napoli, la battaglia di Campaldino, la presa di Caprona, Fran cesca. 64 Morte di Beatrice, la vita nuova, la se- VIII. Gemma, e gli altri Donati. La repubblica, le ambascerie. >> 96 » 113 X. I Bianchi. Il giubileo, la terza idea del poema. Il priorato, » 144 XI. XII. Signoria de' Bianchi, potenza di Dante Due prime condanne di Dante. . » 186 Libro II.-Dante in Esilio. » 206 » 223 CAPO I. Dante co' fuorusciti e presso Uguccione » 225 II. I papi contemporanei di Dante fino alla » 243 Bologna, Padova; Ripresa de' lavori. Il Papa Benedetto XI. Tentativi di ripa- » 260 » 274 » 286 Del libro De Vulgari Eloquio. Papa I Malaspina. La morte di Corso Do- » 325 » 337 Dante a Parigi e in Inghilterra. Ro- Dante di ritorno in Italia. Fine ď Ar XIII. Fortuna, caduta d' Uguccione. Can Grande della Scala, Dante in corte a questo. » 403 XIV. Una bella lettera di Dante. Monistero di Fonte Avellana, Bosone da Gub |