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XIX. Che i volgari italici in uno si riducono, e quello si chiama italiano.

Pag. 193

DEL LIBRO SECONDO.

I. Quali sono quelli che denno usare il volgare illustre e quali

no...

...

195

201

II. In qual materia stia bene usare il volgare illustre . III. In qual modo di rime si debba usare il volgare altissimo.. 205 IV. Della varietà dello stile secondo la qualità della poesia . 209 V. Della qualità e varietà dei versi delle canzoni. VI. Delle costruzioni, che si denno usare nelle canzoni . VII. Dei vocaboli che si denno ponere nelle canzoni, e di quelli

213

217

che ponere non si denno.

221

VIII. Che cosa sia canzone, e che in più maniere può variarsi
IX. Quali siano le principali parti della canzone, e che la stan-
zia n'è la parte principalissima..

225

229

X. Che sia il canto della stanzia, e che la stanzia si varia in parecchi modi nella canzone.

231

XI. Della abitudine della stanzi, del numero de' piedi e delle sillabe, e della distinzione de' versi che sono da porsi nel componimento.

235

XII. Della qualità dei versi, che nella stanzia si pongono, e del numero delle sillabe nei versi.

239

XIII. Della relazione delle rime, e con qual ordine nella stanzia si

denno porre.

243

XIV. Del numero de' versi e delle sillabe nella stanzia.

247

DANTIS ALIGHERII

FLORENTINI

MONARCHIA.

LA MONARCHIA

DI

DANTE ALIGHIERI

FIORENTINO.

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1

Quando nel 1311 Arrigo di Lussemburgo imperatore romano scese in Italia, Dante a sostenere e ad afforzare il ghibellinismo, cui egli apparteneva già da più tempo, mandò in pubblico il presente trattato della Monarchia, il quale secondochè opina il Witte, era stato da lui scritto varii anni davanti. In esso si prefigge l'autor di provare: 1" che al ben essere dell' umana società e all'ottima disposizione del mondo è necessaria la monarchia; 2' che l'officio della monarchia, o sia dell'impero, appartenne ed appartiene di diritto al popolo romano, e per conseguenza al re de' romani, ossia all'imperatore; 3 che l'autorità del monarca dipende inmediatamente da Dio, e non da alcun suo ministro o vicario.

1 Vedi la nota, posta in fine di questa Dissertazione.

2

2 « Il libro della Monarchia di Dante, sebbene non quanto la Divina Commedia famoso, ha diritto di farsi apprezzare come parto di quella mente medesima, da cui uscì in luce quel maraviglioso componimento.... La lettura delle opere d' Aristotile e dell' Aquinate avea rivolta la mente dell' Alighieri alle scienze sociali; ma tra l'empirismo del primo, e il razionalismo del secondo, egli si elevò ai più alti concetti della filosofia del diritto, ed apprezzò con savio temperamento e con squisita sagacità ciò ch'esige dalla ragione la struttura organica de' corpi politici, e la pericolosa indole delle passioni nemiche dell'ordine che la scompigliano. Il suo libro può dirsi il primo, nel quale le scienze sociali abbiano posto in alleanza tra loro i bisogni della speculazione e quelli dell' esperienza; della qual verità nelle prime linee del libro dell' Alighieri le tracce manifeste s'incontrano; avvertendo egli, esservi nello scibile umano cognizioni, le quali, vere di loro natura, possono bensì dall'ingegno degli uomini specuJarsi, ma non costruirsi; ed altre esservene, le quali, di lor natura essenzialmente pratiche, possono sperimentalmente formarsi; tra le quali co

DANTE.

- 2.

17

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