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chiamollo il fonte del gentile operare. E due, non v' ha più dubbio oggimai, sono stati gli amori di Dante il primo vero e naturale, il secondo allegorico e spirituale. Il primo noi lo troviamo definito in un verso delle sue liriche:

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e in un suo verso egualmente noi troviamo la definizione del secondo:

« Amor che muove sua virtà dal cielo :.

ma la Vita Nuova (e per gli argomenti e le prove che sono andato finora adducendo, credo averlo bastantemente provato) si aggira tutta quanta sul primo, descritto forse in un modo mistico ed iperbolico, ma non già sul secondo, il quale non avea per allora presa assoluta signoria sulla mente del giovine Dante. Se questi infatti si determinò a non parlar più di Beatrice, insintantochè non potesse in altro modo più degno trattare di lei, e se per venire a ciò si mise a studiare di tutta forza; se egli si proponeva dire un giorno di lei quello che mai era stato detto d' alcuna, e se dopo più lustri, e dopo studii continuati e profondi, attenne la sua promessa, formando della sua amata il personaggio principale del suo poema, anzi il più alto simbolo dell' umano intelletto, qual'è la scienza delle cose divine; come potrà egli dirsi che la Commedia sia una continuazione della Vita Nuova, anzi un secondo lavoro congiunto con quel primo, e connesso sì per i modi, sì per l' allegorie, e sì per lo scopo? La Vita Nuova, io ripeto, è un' ingenua storia de' giovenili amori di Dante per la vezzosa figlia di Folco, nè ha connessione alcuna col Convito, come sostiene il Biscioni, o sivvero colla Commedia, come pretende il Rossetti.

Restami ora a parlare del modo da me tenuto nel pubblicare la presente edizione. Nella stampa del Sermartelli ed in alcuni manoscritti furono (come avverte pure il Biscioni) tolte via tutte le dichiarazioni è divisioni de' poetici componimenti, le quali l'autore stesso, a guisa di chiose o sommarii, avea poste per entro a questa sua operetta. Nelle stampe moderne tali dichiarazioni furono peraltro restituite a' lor luoghi, ed io pure così facendo, ho creduto bene di stamparle in carattere corsivo, affinchè possano a colpo d'occhio distinguersi dal testo, od anco saltarsi da chi non curando la chiosa volesse seguitatamente tener dietro alle narrative, che intorno i suoi amori fa in questo libro l'autore. Nè ho creduto ben fatto di collocarle in piè di pagina a modo di note, come hanno pra

ticato gli editori pesaresi, perchè nei codici esse seguono immediatamente i poetici componimenti ai quali si riferiscono, e restano quindi inframezzate col testo nella guisa stessa che nel Convito, ove le divisioni o sommarii delle canzoni stanno per entro il corpo dell' opera.

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Rispetto alla lezione dirò che ho tenuto a riscontro le quattro principali edizioni che di questa operetta abbiamo: Sermartelli 1576, Biscioni 1723, Poliani 1827, Nobili 1829, e ne ho trascelta quella che m'è apparsa la migliore o la più vera. Oltredichè ho pur riscontrato un codice della nobil famiglia Martelli di Firenze; e dirò che la lezione di questo prezioso Codice, e la stampa procuratane dal Trivulzio (Poliani 1827), sono più specialmente state il fondamento di questa mia edizione. Le principali varianti, resultate da tali riscontri, sono state da me notate in piè di pagina.

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Finalmente mi sono studiato d' apporre a questo libretto, nella guisa che praticai pel Canzoniere, delle illustrazioni e note filologiche, istoriche e critiche, affinchè più agevole ad ogni condizion di lettori ne riuscisse l'intelligenza, ed affinchè non si vedesse uno de' più antichi ed eleganti scritti che vanti l'italiano idioma, andarne nel pubblico, privo d'ogni qualunque commento.

1 Così diceva nella prima mia pubblicazione del 1839; ma oggi le principali edizioni son cinque, poichè nel 1843 venne alla luce in Livorno quella del dottor Alessandro Torri, corredata di pregevoli lavori, e questa pure ho tenuta sempre sott' occhio.

2 Questo è quel medesimo Codice, di cui mi valsi pel confronto delle Rime liriche, e di cui feci più volte menzione nelle illustrazioni al Canzoniere. È membranaceo in fol. picc., ed appartiene al secolo XIV.

DANTE.

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LA VITA NUOVA

DI

DANTE ALIGHIERI.

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§ I. In quella parte del libro della mia memoria, dinanzi alla quale poco si potrebbe leggere, si trova una rubrica, la quale dice incipit Vita Nova. 3 Sotto la quale rubrica io trovo scritte le parole, le quali è mio intendimento d'assemprare ä in questo libello, e se non tutte, almeno la loro sentenzia.

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§ II. Nove fiate già, appresso al mio nascimento, era tornato lo cielo della luce quasi ad un medesimo punto, quanto alla sua propria girazione, quando alli miei occhi apparve prima la gloriosa donna della mia mente, la quale fu chiamata da molti Beatrice, i quali non sapeano che si chiamare. Ella

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1 Dice che poco si potrebbe leggere, perciocchè delle cose avvenuteci nella prima fanciullezza, cioè innanzi l'età di nove anni, poco ci possiam ricordare.

2 rubrica vale argomento, o sommario d'un libro o d'un capitolo, esposto brevemente: e così dicevasi dal color rosso, col quale ordinariamente scrivevasi.

3 Che significhi Vita Nuova l'ho dichiarato sul principio della dissertazione.

4 molte cose e le parole. Ed. Tor.

5 assemprare, ritrarre, copiare, ad exemplum dicere. Forse qui è detto per assembrare, cioè raccorre, unire. Altri testi hanno esemplare.

6 libello per libretto. Altre volte

Dante nel processo chiama libello questa sua operetta. E nel Convito, Tratt. 11, cap. 2, favellando di essa : E siccom' è ragionato per me nello allegato libello.

7 Sole. Intendi: già erano trascorsi quasi nove anni.

8 la gloriosa, al. la graziosa.

9 È questo un passo, che per anco non è stato potuto ben dichiarare da alcuno. Dice Dante, che quand' egli ebbe compiti nove anni, gli apparve davanti agli occhi la gloriosa donna della sua mente, la quale fu chiamata da molti Beatrice, i quali non sapeano che si chiamare, i quali, cioè, non sapevano come chiamarla. Ma se la chiamavan Beatrice, sapevan bene come chiamarla: onde in siffatte pa

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era già in questa vita stata tanto, che nel suo tempo lo cielo stellato era mosso verso la parte d'oriente delle dodici parti l'una d'un grado: sì che quasi dal principio del suo anno nono apparve a me, ed io la vidi quasi alla fine del mio nono anno. 2 Ella apparvemi vestita di nobilissimo colore, umile ed onesto, sanguigno, cinta ed ornata alla guisa che alla sua giovanissima etade si convenia. In quel punto dico veracemente che lo spirito della vita, lo quale dimora nella segretissima camera del cuore, cominciò a tremare si fortemente, che apparia ne' menomi polsi orribilmente; e tremando disse queste parole: Ecce Deus fortior me, qui veniens dominabitur mihi. 6 In quel punto lo spirito animale, il quale dimora nell' alta camera," nella quale tutti li spiriti sensitivi portano le loro percezioni, si cominciò a maravigliare molto, e parlando spezialmente allo spirito del viso, disse queste parole: Apparuit jam beatitudo

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role v'avrebbe contradizione. A toglier la quale, il Trivulzio invece di si chiamare credè doversi leggere si (cosi) chiamare, intendendo allora : fu chiamata da molti Beatrice, i quali non sapeano che chiamarla così, cioè con tal nome. Ma i critici non se ne mostrarono soddisfatti. Invece di i quali io già proposi di leggere e quali, interpretando ed altri, vale a dire: fu chiamata da molti Beatrice, ed altri non sapevano come chiamarla. Ma questa lezione fu trovata più ingegnosa che vera; nè io v'insisto, quantunque sia questo un modo della lingua nostra, e quantunque Dante ne abbia fatt'uso due volte nel cap.14, Tratt. II. del Convito. Parmi peraltro potere e dover dire, che la lezione è errata, o vi ha qualche lacuna; per esempio: fu chiamata da molti Beatrice, ed altri v'avea, i quali non supeano che si chiamare. Che il suo segreto fosse stato scoperto, e che v'avesse molti, i quali sapevano esser Beatrice la donna amata da Dante, lo dice egli stesso sul principio del § XVIII.

1 Vuol dire ch'ella avea d'età la dodicesima parte d'un secolo, cioè anni otto e un terzo. Ciò si prova non tanto dal contesto, quanto dalle

parole stesse di Dante nel Convito, Tratt. II, cap. 6: tutto quel cielo si muove, seguendo il movimento della stellata spera, da occidente a oriente, in cento anni uno grado. E cap. 15: lo movimento quasi insensibile che (il cielo stellato) fa da occidente in oriente per un grado in cento anni. Onde se un grado si fa in cento anni, la dodicesima parte d'un grado si farà in anni otto e un terzo.

2 Poiché Dante era nato nel maggio 1265, e poichè aveva nove anni quand' egli la prima volta s'incontro in Beatrice, perciò il fatto qui accennato accadde nel maggio 1274. 3 veracemente, al. veramente.

Lo spirito o il principio vitale. 5 Nella sua canzone III, st. 5 e 6, l'Alighieri fa la storia del suo innamoramento con queste stesse particolarità, e quasi colle stesse parole. Può anche vedersi il canto XXX del Purgatorio, v. 34 e segg.

6 Ecco un iddio (Amore) più forte di me, che viene a signoreggiarmi. 7 Nel cervello.

8 Della vista. Viso per vista è usa. to spesso da Dante nel Convito e nella Commedia. Lo spirito del viso è la facoltà visiva.

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